La lesa zelenskità di Berlusconi si chiama democrazia

Se i nostri giornali non fossero così ciecamente invaghiti di Zelensky (“ex comico rivelatosi eroe e condottiero”, come ripetono da un anno), sarebbe più chiaro cosa è successo a Kiev: il presidente di un Paese estero, non Ue e non Nato, redarguisce […]

(DI DANIELA RANIERI – Il Fatto Quotidiano) – Se i nostri giornali non fossero così ciecamente invaghiti di Zelensky (“ex comico rivelatosi eroe e condottiero”, come ripetono da un anno), sarebbe più chiaro cosa è successo a Kiev: il presidente di un Paese estero, non Ue e non Nato, redarguisce duramente e con sarcasmo un parlamentare di un altro Paese (che gli sta mandando soldi e armi) per come la pensa in merito alle cause della guerra, accusandolo di parlare così perché non ha “la casa bombardata dai missili, i carri armati nel giardino e i parenti ammazzati” e “tutto questo grazie all’amore fraterno della Russia”.

Che Berlusconi sia amico dell’autocrate Putin è vero (lo scriviamo da anni, anche quando i giornali progressisti pubblicavano per soldi le gazzette della propaganda putiniana e ciò era ritenuto molto chic), ma non bisogna per forza essersi scambiati regali con Putin per pensare, come Berlusconi, che l’Ucraina “non doveva attaccare il Donbass”.

Ci sono analisti autorevolissimi che collegano l’aggressione di Putin di un anno fa a ciò che è successo nei territori filorussi dal 2014, alle uccisioni di civili da parte delle milizie filo-naziste ucraine, all’espansione della Nato a est (un nome su tutti, Noam Chomsky, filosofo e linguista statunitense di padre ucraino: “Gli osservatori dell’Osce avevano segnalato un forte aumento della violenza nella regione del Donbass, che molti, non solo la Russia, denunciano essere in gran parte di matrice ucraina”).

Meloni ha rassicurato Zelensky che l’Italia “non tentenna” sul sostegno militare a Kiev, ciò che solo dovrebbe interessargli; ma Zelensky lamenta proprio il dissenso nell’opinione pubblica: “Diversi leader – ha detto – hanno diritto di pensiero (bontà sua, ndr). Il vero problema è l’approccio della società italiana che a quel leader ha dato un mandato”. Già, il problema della democrazia in Paesi dove non vige la legge marziale. E se per ipotesi altri parlamentari la pensassero come Berlusconi? E se come lui la pensassero gli italiani, che in maggioranza sono già contrari all’invio incessante di armi?

Nel suo Paese Zelensky ha risolto il problema alla radice, mettendo fuorilegge gli 11 partiti d’opposizione (i cui capi e militanti finiscono dispersi), ma dovrebbe concedere ai leader dei Paesi europei di non essere per forza filo-Ucraina e filo-Nato, se non altro perché rappresentano cittadini con idee diverse. O vuole vietarlo? Non bisogna per forza essere sotto le bombe per dissentire circa il modo in cui il governo del proprio Paese (ignorando il Parlamento) decide di (non) applicare la Costituzione, che stabilisce che l’Italia ripudia la guerra. E il fatto che Zelensky sia sotto le bombe per colpa di Putin non lo rende ipso facto la bocca della verità (basterebbe a provarlo il fatto che a novembre ha cercato di far passare come russo il missile caduto in Polonia, pur sapendo che era ucraino e chiedendo un intervento Nato).

È facile derubricare le uscite di Berlusconi a deliri senili (i giornali esultano per la tempra maschia del soldato-statista: “Al presidente ucraino non è rimasto che prenderlo a calci”, Rep). Ma quando il Papa parlò della guerra come conseguenza dell’“abbaiare della Nato alle porte della Russia” e definì “pazzi” coloro che votarono per il riarmo, i giornali cominciarono a ignorare le sue esternazioni. Galli della Loggia su Libero definì la posizione del Papa “filo-russa” tout court. E tutti stettero zitti quando Zelensky, per mezzo del suo ambasciatore presso la Santa Sede, cercò di dissuadere il Vaticano dal far sfilare insieme alla Via Crucis una donna russa e una ucraina; o quando intimò all’Europa di rinunciare al gas russo che però l’Ucraina continuava ad acquistare, lucrando sui diritti di transito del gasdotto; o quando ordinava che artisti, atleti e intellettuali russi venissero esclusi da tutti i consessi e le kermesse occidentali, alle quali lui invece non disdegna di intervenire con spiccata attitudine per lo storytelling epico.

Per l’establishment occidentale Zelensky è Cassazione mondiale. La patriota Meloni, che ha preso i voti promettendo l’autonomia dalla “tirannia acefala di un’anonima sovrastruttura burocratica incapace di rappresentare le esigenze degli Stati membri e le istanze dei loro cittadini” (Tesi di Trieste, manifesto di FdI), evidentemente ritiene che gli interessi del presidente ucraino e degli Usa coincidano con quelli del popolo italiano. Tacendo accanto a Zelensky senza difendere la libertà di pensiero del suo alleato di governo, Meloni ha contraddetto la sua postura sovranista e anti-establishment. Per sua fortuna, i giornali mainstream sono tutti con lei e contro Berlusconi, non perché sia Berlusconi (campione di anti-democrazia), ma perché reo di lesa zelenskità.

Meloni ha detto che sosterrà Zelensky “fino alla fine”. Non proprio una prospettiva rassicurante, ma che forse resterà l’unica possibile, con tutte le armi che gli abbiamo mandato.

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11 replies

  1. NON C’E’ PIU’ TEMPO DA PERDERE.

    Zelensky è come una mina impazzita. Ormai la megalomania gli ha offuscato il cervello. I troppi onori che ha ricevuto senza merito dalle potenza occidentali ha ingigantito il suo deliro di potenza. Ormai si crede un nuovo Hitler, in grado di dare ordini all’Occidente. La protezione americana ha prodotto questa follia. Il modo scellerato con cui ormai sfida la terza guerra mondiale fa di lui una delle persone più pericolose del mondo. Sarebbe l’ora di mettere un freno al suo delirio. E non sono più sufficienti i grandi affari delle multinazionali delle armi e i sogni di strapotere americano o i comandi allucinati della von der Leyen per farci ignorare il rischio gigantesco che sta correndo l’Europa.
    Con questo pazzo e chi lo asseconda ogni giorno può essere l’ultimo per il mondo.

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  2. VILTA’ E SERVILISMO- Viviana Vivarelli.

    Balzano agli occhi due fatti incontestabili:

    -la linea europeista per cui l’Italia deve fare la fine della Grecia e si devono troncare tutte le leggi che possono rialzare l’economia o lo stato sociale (linea autodistruttiva che la Meloni copia dall’Agenda Draghi e che spiega sia i suoi tagli alla sanità e alla scuola che lo stop sl Superbonus). Il comando è uno: l’Italia deve morire!

    -il servilismo ottuso e cieco con cui la Meloni, sempre copiando l’Agenda Draghi, si prostra agli interessi di Washington, che intende mortificare la stessa Europa, ed è pronta ad ogni genuflessione pure a quel mostriciattolo di Zelensky e contro i suoi stessi alleati, pur di garantirsi protezioni USA, fornendo il decimo invio di armi all’Ucraina e vaneggiando di ritorno al servizio militare obbligatorio e di uso delle armi insegnato nelle scuole, in un delirio bellicista che poco si addice al nostro popolo.

    A questi due intenti criminogeni la maggioranza del popolo italiano ha detto di no, anche se l’astensione e l’inettitudine della sinistra non hanno raccolto questo no, rendendolo potere.

    Io mi chiedo: dove ci porterà tutto questo?
    Il quadro totale è allucinante: una premier invasata di potere e disposta a fare qualsiasi cosa contro l’Italia pur di garantire a sé stessa appoggi potenti e infusa di un tale neoliberismo da essere più realista del re. Un pericolo pubblico per noi tutti.

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  3. LA MELONI SERVA DI ZELENSKY- Viviana Vivarell.

    Io non ho mai parlato bene di Berlusconi. Nei 1800 numeri del quotidiano on line che ho tenuto nel web per molti anni, mai una volta ho preso le sue difese e ho sempre denunciato i suoi reati e le sue presunte assoluzioni.
    Ciò non toglie che non posso accettare che un omuncolo come Zelensky attacchi Berlusconi, che è il capo di un partito europeo, per aver detto quello che per ogni persona di buon senso è la verità:
    «… bastava che Zelensky] cessasse di attaccare le due repubbliche autonome del Donbass e questo non sarebbe avvenuto. Io giudico molto, molto, molto negativamente il comportamento di questo signore».
    Credo che ognuno abbia il diritto di esprimere le proprie opinioni. Ma per Zelensy no. Tutti devono ossequiarlo come fosse un dio in Terra. La sua megalomania non sopporta critiche, nemmeno dal capo di un partito come Berlusconi.
    Non gli basta aver messo fuori legge gli 11 partiti dell’opposizione. Non gli basta aver chiuso le chiese ortodosse perché il patriarca Kirill è putiniano. Non gli basta aver schiacciato l’autodeterminazione di due Province, appiattendo ogni diritto nazionalista sotto i suoi ordini. Non gli basta aver vietato la lingua russa e aver represso la cultura russa. Non gli basta aver comandato il pensiero unico in Ucraina come nella peggior dittatura e negare ogni evidenza con una faccia di tolla incredibile. Non gli basta aver infarcito ogni resoconto di questa guerra di balle gigantesche che i giornalisti servi hanno fedelmente riportato. Ora vuole comandare anche la libera opinione del capo di un partito di un altro Paese. Vuole comandare in casa nostra. Vuole vietare che si dica quello che tutti sanno ma che nessuno ha il coraggio di dire, la verità storica innegabile che il padrone americano ha comandato come unica verità raccontabile.
    E davanti a questo insulto politico che offende il primo alleato della Meloni, questa che fa? Ridacchia, ossequia, minimizza. Offende anche lei Berlusconi, come fosse l’ultima delle sciacquette! Bella figura davvero per un capo di Governo e per i deficienti che la seguono!

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    • In trent’anni che lo conosco e lo disprezzo per aver ridotto l’Italia ad un mercato di vacche zoppe, mai avrei pensato di dovermi onestamente schierarmi in sua difesa contro insulti sconsiderati per aver detto qualcosa che condivido, insieme a qualche decina di milioni di Italiani

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  4. A Napoli si dice: rispetto il cane per il padrone.
    E quando il padrone abbandonerà il cane, e sono convinta succederà, Meloni si riposizionerà e per il cane saranno uccelli senza zucchero.
    Ho pazienza, tanta pazienza 😆

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