PREMESSE AL DOCUMENTO-PROPOSTA

Da moltissimi ed autorevoli è stato scritto sulla crisi delle democrazie occidentali incentrate sui partiti, la rappresentanza, i sistemi elettorali, la partecipazione, il voto, ecc. tutti elementi che mostrano crepe:  sarebbe quanto meno strano quindi se non ponessimo sotto la nostra riflessione costruttiva , uno dei maggiori “imputati”, il voto degli elettori.

L’eccesivo tatticismo dei partiti ha sostituito le grandi e chiare ideologie del novecento con quelle minime di retrobottega giornaliera causando una confusione nell’elettorato che nel momento del voto ha grosse difficoltà per un voto consapevole, anche perché i massmedia, piu’ che ridurre la quotidianità agli elementi primari della scelta politica, si dedicano per lo piu’ ad amplificare il rumore che rimbalza da una parte all’altra.

Sull’argomento, che pare riscuotere attualmente molte attenzioni da parte sia di commentatori politici che di semplici cittadini(anche col solo scontento), soprattutto ultimamente (esiste un perchè)    ho letto moltissimi interventi ,alcuni pro,altri contro  e sono giunto al mio risultato  dopo aver affrontato anche altri temi collegati e piu’ ampi quali :”Le leggi eletttorali”, “I diritti”, “Propaganda, percezione, coscienza “,”Diverse modalità di misurazione non solo semplicisticamente quantitative”, “attuare la Costituzione”, ”Argomenti pro e contro il voto ponderato” .

Questo diffuso interesse è il naturale prodotto del venir meno di quella attività di intermediazione che la Costituzione , riconoscendoli, aveva affidato ai partiti.e che ora è scomparsa.

Premetto che  ci si puo’ approcciare all’argomento ,(che fa riferimento all’ art. 48 della Costituzione, ma anche all’art. 3),  in  due modi diversi con due esiti antitetici  .

Il primo  , essenzialmente conservatore,non importa se  di destra  o  di sinistra , è caratterizzato da modalità  estreamente formali e burocratiche di lettura testuale della Costituzione intesa come le tavole di Mosè , Ad esso pare interessare piu’ un suo rispetto imbalsamato piuttosto che una valutazione di tutte le potezialità per un maggior sviluppo democratico che contiene nei suoi valori fondanti  . Tale atteggiamento inoltre considererebbe non opportuno o non ipotizzabile nel futuro neppure una diversa valutazione sull’ argomento, da parte di una rivisitazione costituzionale;  e si ferma lì  : come dire : questo è lo status quo,non si discute e basta.    

Il secondo modo vuole trovare nella Costituzione attuale , pur senza modificarla nei suoi valori e principi , una chiave di lettura piu’ aggiornata per far fronte all’invecchiamento ed erosione ,nei fatti e nei non-fatti,della pratica democratica. In questo secondo modo possono distinguersi due esiti : quello di leggere il testo esistente della Costituzione interpretandolo in forma  evolutiva, e quello   di una vera e propria modifica costituzionale riscrivendo l’art. 48  e introducendo  inequivocabilmente la figura del “voto pesato o ponderato”.

Il modo piu’ importante però è quello di affrontare l’argomento  senza pregiudizi di carattere politico o culturale : l’unico concesso , anzi,  dovuto, è quello in favore di un avanzamento di una democrazia piu’ reale e cosciente nel solco antifascista della Costituzione; cercando anche di capire se tutta la proposta è da buttare o, trovandovi elementi positivi, si puo’ migliorarla per renderla ancora piu’ sicura.

Chi ha cuore questo probema non puo rinunciare a pensare ad una sua soluzione , pur non immediata;  la mancanza attuale delle tutte le condizioni per realizzarlo non puo’ essere una scusa per non immaginare un progetto.   

 Tutti gli interventi che ho letto , sulla carta e sul web, compresi post e commenti, rivelano che i piu’refrattari a questa nuova ipotesi  siano coloro che possiedono   una mentalità decisamente  conservatrice, sia a destra che a sinistra ; senza giustificare il perché o facendolo con pseudomotivazioni banali o risibili. Per taluni il pericolo sarebbe di introdurre il virus dell’ epistocrazia nella democrazia ( o nello Stato?),confondendo l’epistocrazia (sistema di governo) con una maggior consapevolezza diffusa ;   a loro dire sarebbero incompatibili tra loro: come dire che la democrazia(o lo Stato?) deve essere stupida e che si esercita esclusivamente col voto quinquennale; secondo questa visione democrazia ed epistocrazia o conoscenza sarebbero  assolutamente non compenetrabili. Costoro però rimangono senza risposta quando si tocca l’argomento delle cognizioni e capacità politiche indispensabili per gli eletti che si troverebbero da un giorno all’ altro, prima  senza alcun obbligo cognitivo e informativo, poi invece col dover esser esperti. Non solo ci deve essere una schiera di idraulici bravi per rifarmi il bagno(bravi poltiici) , ma anche io (elettore che vuol essere cosciente )che ne scelgo  uno , devo avere sufficienti strumenti per farlo con cognizione, e non solo l’elenco telefonico.

L’epistocrazia come base pervasiva di una forma di governo è certamente antitetica alla democrazia, ma uno Stato del quale quest’ultima è principio fondativo , non puo’ far a meno di una quota di quella come dice il prof.Cassese. Dobbiamo parlare  quindi , piu’ che di epistocrazia in senso tecnico, di maggior consapevolezza generale e informazione seria. Insisto su questo argomento perché non è certo l’epistocrazia proposta dal politologo Brennan la linea portante dl mio ragionamento .  

L’accattivante slogan “una testa un voto” non  significa che i voti debbano essere tutti eguali , e tantomeno eguali ad uno,  anzi……essendo nota la diversità delle teste…….. Il voto, così è scritto, peraltro sinteticamente, dovrebbe essere  “uguale”,:ma a che cosa ? uguale per le modalità “in entrata”? per il suo peso “in uscita”?  od altro ? Non parliamo poi di argomenti sul voto come “diritto tout-court”, nonché delle “caste dei sapienti” , ecc. : fraintendimenti e sciocchezze!!.    Si potrebbe continuare a smontare una per una le obiezioni dei contrari al voto ponderato in cui si nota piu’ spesso prevalere un oscuro timore del nuovo piuttosto che un’esigenza della ragione  : infatti c’e’ anche dell’altro, e nemmeno tutto (molti ragionamenti anche se inespressi sono prodromici alla proposta) ,  nel documento allegato .

 Sono approdato quindi  al  convincimento della necessità di un voto pesato , ma nel contempo di non eliminare il suffragio universale (come invece vorrebbero certi interventi radicali-): cio’non per un banale “cerchiobottismo” (  tra il “tutto come ora “ ed il cambiamento a 360°), ma  principalmente per non eliminare quello che , una volta unito alla consapevolezza, rimane il fine ultimo  di un processo erga omnes , Cio’  per una realizzazione, nella concretezza della Costituzione senza toccarne i valori  fondamentali, non ingabbiandola in burocratiche e anguste letture . Così, contrariamente a quanto alcuni detrattori troppo superficialmente ipotizzano, non si formerebbe  alcuna casta  ( “i sapienti”per sempre contro gli incolti , non una tantum ma marchiati a vita)  né verrebbe tolto alcun diritto a nessuno , semmai chi lo volesse avrebbe tutto da guadagnare in una competizione virtuosa : Basterebbe avere informazioni sulle regole basilari della contesa elettorale. Anche nei giochi occorre conoscere  le loro  regole . Si puo’ tifare per la Juve o il Canicattì, ma tutti i giocatori sanno che solo il portiere puo’ usare le mani. . Per brevità, nel documento non ho toccato alcuni argomenti di applicazione pratica  (tipo :  chi decide le domande ? di quali domande si tratterà? come si fa a giudicare?ecc. ecc.) di soluzione molto semplice e già individuabile. Spesso  domande risibili di quel tipo  vengono artatamente poste per cercare mettere in difficoltà (ma invano)  la controparte E comunque trattasi di dettagli ininfluenti per l’impostazione generale.

Ho ritenuto necessario terminare il documento con un riferimento a tutte le azioni che dovrebbero svolgere tutti i soggetti istituzionali , politici, sociali e culturali per rendere il progetto di questo percorso  realizzabile . Puo’ darsi che l’impostazione e  l’esito prospettati possano sembrare a qualcuno un po’ provocatori ; non è stata assolutamente questa l’intenzione ; non è stata neppure l’intenzione di compiacere a qualche partito politico (pensiamo anzi che nessuno lo appoggerebbe ) bensì quello di coniugare la ragione e i motivi di attuazione dei valori costituzionali con lo  svecchiamento di certe pratiche democratiche , per risolvere un problema , quello di un voto consapevole per uno Stato democratico efficiente,  a fronte di un diffuso analfabetismo funzionale.

DOCUMENTO – PROPOSTA

Il voto ponderato e pesato

La modalità di voto per le elezioni politiche è sempre solo una convenzione, stabilita da un legge elettorale che risente delle contingenti situazioni storiche, culturali e politiche (e spesso “ad partitum”) ; essa stessa con certi meccanismi produce diseguaglianze.  In Italia la modalità  attuale è   che un voto equivale a un  elettore , e  si attribuisce lo stesso peso (uno) a ciascun voto;  ma essa non è l’unica possibile. Il risultato che ne sorte si basa su una modalità piuttosto primitiva ( l’addizione semplice di unità numeriche identiche  ) e soprattutto grezza se con questa si vuole valutare , con metodi oggettivi e scientifici, anche una certa qualità del consenso, obiettivo ora molto sviluppato nelle analisi di mercato  e delle propensioni di vario tipo con strumenti scientifici molto attendibili. . 

Il consenso , certo, nessuno vorrebbe  che risultasse da un’attività inconscia,senza una base logica, casuale  quasi una specie di roulette: la democrazia non puo’ e non deve essere “stupida”: quella comune adesione deve essere sostenuta da una pur minima razionalità diffusa avente alla base almeno la semplice informazione dei fondamenti ed il rispetto delle regole democratiche basilari . Anche la esclusione dal voto dei minori di 18 anni (e 25 per il senato) deriva da quanto espresso sopra (capacità di scelta motivata)e da alte forti e giuste ragioni.

Inoltre la democrazia non è neppure  un concetto statico , una “roba” acquisita da ognuno una volta per tutte, con una specie di diritto ereditario automatico , senza un apporto continuo  e neanche una esplicita adesione del singolo:il suo livello di attuazione deve essere costantemente monitorato per eventualmente mettere in atto azioni per un suo ulteriore sviluppo.

Esistono, almeno come possibilità tecniche ,  anche altre modalità di conteggio , alcune piu’ sofisti-cate altre  piu’ semplici,  e tra queste ultime ad esempio il voto ponderato o pesato: di questo potremmo indicarne almeno due tipi : quello in cui il “peso” o punteggio diverso viene applicato , dall’elettore stesso al momento del voto, ai vari partiti o coalizioni o candidati ( o ai singoli punti programmatici)  secondo  il livello di gradimento (quindi non un solo “sì”) o di “sgradimento”; una variante di questo è il voto detto“quadratico” in cui  il principio «una testa un voto» è sostituito dal-l’assegnazione di un pacchetto di voti che ogni elettore potrà spendere a seconda dei suoi interessi, magari concentrando i suffragi su certe istanze e ignorandone altre .

L’altro è un sistema in cui quel “punteggio” viene applicato all’elettore stesso ; entrambi valgono  solo per il singolo appuntamento elettorale  :  nella seconda modalità a ciascun voto di base (valore 1)  puo’ essere aggiunto un “premio”,  un peso o punteggio sulla base di determinati criteri, ad esempio il grado di consapevole informazione, certificato,   che deve dimostrare un cittadino elettore (qui si parla di elettorato attivo) . Questi due metodi potrebbero anche essere tra loro integrati per ottenere risultati qualitativamente piu’ attendibili, ma  , per semplicità, fermiamoci qui al secondo

Il grande  interesse attuale per questo problema deriva dal senso di deriva  della politica democrati-ca nel nostro Paese e dal verificato stato di “analfabetismo funzionale”.

Siamo proprio sicuri che la modalità attualmente utilizzata, e per 70 anni mai posta a seria valutazione,  in Italia per le elezioni politiche sia la migliore possibile in questa situazione ? Neanche la Costituzione lo stabilisce con certezza. Essa ne prescrive (peraltro con attributi anche interpretabili) solo alcuni caratteri generali irrinunciabili nei valori etici.  Tuttavia,  dopo 70 anni di cambiamenti planetari, non possiamo continuare a leggere il dettato costituzionale in modo  pedestre e statico. Se vogliamo salvare la democrazia reale è doveroso mantenere i valori della Costituzione, e perciòè altrettanto doveroso cambiare alcune regole o perlomeno interpretarle in modo non banalmente burocratico,  andando invece a valorizzare i principi ispiratori, cioè progredendo verso una costituzione un po’ più “materiale” e meno “ formale”, quindi meno conservatrice, anche secondo il pensiero di diversi dei massimi costituzionalisti.

Infatti in generale le democrazie liberali e rappresentative oggi non sono in una fase rigogliosa, anzi  attraversano un periodo di pericolosa debolezza, ed anche, è un paradosso, per la ridondanza di informazioni non controllabili.  Il modello “una testa equivale a un voto sempre pari ad uno” , insieme ad altri limiti,   ha dimostrato, soprattutto  negli ultimi anni, tutta la sua fragilità e ambiguità.  Il rapidissimo cambiamento di opinione sui risultati (certificato da sondaggi scientifici) nel caso della Brexit, dell’ elezione di Trump, di Macron, delle stesse nostre elezioni del 4 marzo 2018, lo stanno a dimostrare; stendiamo poi un velo pietoso su quelle elezioni, peraltro regolari,  che portarono al potere il fascismo ed il nazismo.

Anche in casi meno drammatici, comunque, il voto uscito dalle urne è stato poi ritenuto sbagliato   , rispetto agli interessi complessivi, perché inconsapevole , dagli stessi elettori, in Stati e culture diversi.  Molti, a posteriori, si sono certamente chiesti il perché. La risposta  in fondo è semplice e non occorreva essere politologi  per prevedere  quegli esiti: troppa è stata da un lato la disinformazione per evitare che la ragione consapevoleprevalesse sulla “pancia”, sulla rabbia cieca per le ingiustizie, sull’ubriacatura  da promesse impossibili (al limite dell’art.661 del Codice penale sull’abuso della credulità popolare, depenalizzato ma non estinto), dall’altro una certa connessa ”ingenuità” e superficialità.  

Cio’ in questo momento spinge molti  filosofi politici e opinionisti  di tutto il mondo ,ad occuparsi , anche  rompendo  certi tabu’ ideologici , del “policamente corretto”,del si è sempre fatto così”, di questo problema proponendo  soluzioni che hanno  tratti fondamentali in comune  pur  con alcune diversità tra loro: alcuni con posizioni radicali(abolizione suffragio universale) ,altri , come noi , in modo piu articolato e propositivo .

Stiamo parlando del “voto pesato o ponderato”, qui in particolare per il  voto alle elezioni politiche ; (né amministrativo, né referendum ove l’applicazione pratica potrebbe subire qualche adattamento).  Più precisamente, si tratta di un singolo voto il cui valore non necessariamente vale sempre uno ma,  nel caso di riconosciuta, al singolo elettore,  maggiore conoscenza di  informazioni di tipo politico,  a quell’ uno di base potranno essere aggiunte quantità variabili da definirsi in modo democratico e quanto più oggettivo possibile.

Quindi,  gli sdegnati sostenitori di ogni tipo di diritto  (anche quelli presunti) e coloro che odiano l’epistocrazia,   non si straccino le vesti e stiano tranquilli: nessuna soppressione del suffragio universale, nessuna creazione di caste di sapienti , nessuna classificazione del singolo elettore fissata a vita, nessun contrasto con la costituzione,  come invece si sente dire da parti poco informate, prevenute e tradizionaliste.; né tantomeno maggior punteggio per propensioni politiche “giuste” (che non saranno nemmeno possibili).   Concordiamo con Sabino Cassese : “Quindi, l’epistocrazia può operare come correzione della democrazia, come un suo limite, non al posto della democrazia.” Noi, dopo “democrazia”, rafforzeremmo aggiungendo: “ per il suo  sviluppo “. *

Per esercitare ogni tipo di attività umana, anche la più umile e la più semplice, è necessario dimostrare la capacità di saperla fare: per alcune occorre un diploma, una laurea, un esame superato, per altre anche la sola dimostrazione nel campo del saper fare. Non si  capisce  perché la votazione politica (che non è tra le attività più semplici) dovrebbe prescindere dalla conoscenza delle minime informazioni che costituiscono le regole dello stare insieme e della tenzone elettorale. Si sgombri subito il  campo dall’obiezione secondo cui viene ritenuto più meritevole chi dimostra le stesse idee  di colui (presumibilmente il Ministero) che porge i quesiti: sia ben chiaro che qui non si parla assolutamente di contenuti politici di destra, sinistra, centro o altro. Qui si tratta solamente di conoscenza delle regole, regole semplici che saranno alla  portata  di comprensione di qualsiasi adulto indipendentemente  dal livello di studio, dal tipo di lavoro o altro, dato che per conoscere quelle non sono richieste particolari capacità. Si tratta della conoscenza della Costituzione, della legge elettorale, dei principali punti programmatici dei partiti e coalizioni in corsa e magari di alcuni semplici elementi di base di economia. L’adesione scritta alla Costituzione antifascista è un requisito necessario anche per il voto di base:Le condizioni ricordate dalle leggi Scelba e Mancino , indipendentemente dalla promozione e organizzazione di un partito fascista (che va perseguita),  devono valere , nel caso delle elezioni, anche per i singoli elettori .  Infatti è su questa adesione che si regge quel diritto trasmessoci , come un testamento, da quelle generazioni che l’hanno direttamente conquistato con la lotta di liberazione, la cacciata del fascismo, la costruzione della Repubblica  e la Costituzione.

Il diritto al voto non è un diritto naturale, e tantomeno l’eventuale “premio”maggiorativo : esso semmai deve essere conquistato anche oggi e merita secondo noi ,per la sua importanza,  di poter essere sì acquisito dal cittadino italiano al diciottesimo anno (comunque superato l’esame scolastico di educazione civica),  ma non automaticamente. Del resto negli USA (e similmente anche in altre democrazie) avviene qualcosa di analogo  per ottenere il diritto di cittadinanza che non è considerato un regalo.  Scrive Heinlein: “Se una cosa è gratis e non comporta responsabilità immediate, allora non viene percepita come cosa di valore o importante”. Insomma per essere  elettore, un cittadino deve anche dimostrare di tenerci alla cosa pubblica, informandosi, sottoponendosi a una semplice verifica ad ogni appuntamento di elezioni politiche: è il minimo “sacrificio”che una repubblica fondata sulla partecipazione (art. 3 , 46, 49  della Costituzione) possa richiedere.  L’acquisizione di tale opportunità è molto meno accettata  rispetto ad un proprio personale supposto diritto di scelta che,  per  le eventuali conseguenze,   può riguardare  il destino di milioni di altre persone.

Qualche critico frettoloso del voto ponderato sosterebbe che il principio è giusto ma che questo cozzerebbe contro la Costituzione, quindi, chiuso il discorso.  Niente di più falso, al di là  del fatto che anche modifiche o interpretazioni autentiche e  necessarie  alla Costituzione  possono sempre essere fatte. Infatti la caratteristica del voto pesato  è quella di andare in favore dell’ attuazione di un articolo importante  della Carta che nel suo complesso oggi reclama una sua più completa realizzazione. Essa deve essere letta e realizzata in funzione dei valori di cui è portatrice, non applicandole una lettura solo testuale, formale, ed un po’ burocratica ,imbalsamata e quindi oggettivamente conservatrice .  Si ritiene invece  che l’esercizio del voto ponderato abbia la duplice funzione di aumentare,con la maggior conoscenza,  la partecipazione e di premiare il merito (criterio e valore primario in vari articoli della costituzione) .  Il primo obiettivo si ottiene con il naturale incentivo ad ognuno di sentirsi di contare di più in una virtuosa competizione; inoltre il necessario avvicinamento alle questIoni politiche e alla conoscenza delle regole del vivere insieme, libererà moltissimi, che poi si rifugiano nell’assenteismo, dal sentirsi inadeguati ;  o anche disinteressati perché ininfluenti o demotivati nel constatare che il giudizio di perfettamente ignoranti , con quella scheda, viene equiparato quello di chi invece impiega tempo e cervello per essere un buon cittadino .Possiamo dar  torto a costoro ?  L’eccessivo assenteismo  mina la credibilità degli organi eletti. In estrema sintesi si premierà chi è più informato :l’informazione è il primo gradino verso una maggiore consapevolezza  e le istituzioni elette riceveranno una maggior credibilità , legittimazione reale e quindi forza popolare.

La Costituzione non è un insieme di regolette, e neppure una legge ordinaria, con tanto di divieti ,obblighi e penalizzazioni oppure di  permessi  ed incentivi, da applicarsi rigorosamente hic et nunc:  essa esprime lo scenario  di valori verso il quale indirizzare il popolo italiano, quindi una cornice per un lavoro in corso. La lettura statica e burocatica della costituzione chiama in causa l’”eguaglianza” . Ma  la costituzione stessa ammette l’esistenza di diseguaglianze nella società  di cui essa invoca ,e impegna il popolo con l’adesione ad essa  per, il  superamento. Lo sapevano benissimo i Costituenti che nel momento della stesura della Carta il voto non era ancora né universale né uguale . E se ben guardiamo non lo è nemmeno oggi.  “L’eguaglianza evocata dall’art. 3 co. 7 Cost. non è l’eguaglianza dei punti di arrivo, ma l’eguaglianza dei punti di partenza”(prof. Corso). La Costituzione non distingue tra “voto in entrata” e “voto in uscita”, ma per entrambi l’uguaglianza è solo formale : ad es.riguardo al secondo non viene garantito che ogni voto pesi in maniera eguale sul risultato complessivo. L’uguaglianza non viene altresì garantita nel caso di elezioni di secondo grado, quando il voto dei rappresentanti eletti nella prima fase sia ponderato al numero di cittadini che ciascuno di essi rapresenta. Anche sull’aspetto del voto “libero” si aprirebbero molte incertezze, se non altro perché le tecniche di persuasione occulta (ma che oggi sono note) hanno raggiunto  mille volte la potenza, pervasività,l’efficacia rispetto a 70 anni fa. 

Anche il voto pesato peraltro  non deve essere considerato un dogma immutabile: lo riteniamo  uno strumento, eventualmente temporaneo, che potrà aiutare ad uscire  sia da un prolungato periodo di dissuefazione e di antipatia per la politica,  sia  da una troppa troppo scarsa cognizione dei problemi e delle regole per la convivenza: una maggior conoscenza puo’ essere in grado di riaccendere la partecipazione.

Come si può  rendere il voto più cosciente sia sui contenuti politici che sulle  fondamentali  regole della Costituzione? Finiti i partiti tradizionali che calavano questo sapere sui territori,  a questo progetto generale  di informazione e consapevolezza civica dovrebbero concorrere anche:

– la scuola,  dalle elementari alle superiori, valorizzando la formazione del pensiero critico, lo studio della storia anche recente e lo studio dell’educazione civica in modo approfondito non relegata a materia di serie B; attivando corsi di formazione continua sugli stessi temi ,.

-i partiti curando l’ allargamento della partecipazione reale ; presentando per tempo al pubblico  programmi chiari e dettagliati, sostenibili ambientalmente, economicamente (investimenti, tagli, bilanci,capitoli di spesa,introiti presunti, ecc)  e socialmente sorretti da alti valori etici,secondo una tempistica impegnativa,  poi le  possibili alleanze, ragioni di compatibilità valoriale e non,”paletti” insuperabili e non , candidati di specchiata capacità e moralità oltrechè di comprovata pratica dei valori politici  , regole democratiche della loro vita interna e  presenza diffusa nei territori; il tutto esposto , con la massima precisione, senza ambiguità e genericità, nonché in forma semplice e facilmente accessibile

– le istituzioni ad esercitare la massima trasparenza per un controllo continuo da parte del cittadino.

– i mass media  , con un’ informazione pur orientata ma  non sfacciatamente faziosa, che aiutino le persone  a sviluppare  maggiormente e laicamente il pensiero critico, i giornalisti  pungolando senza sosta e “sconti”i politici ,pretendendo da essi risposte non evasive e dall’insieme delle strutture la massima trasparenza. 

– la società nell’aiutare questo avanzamento della democrazia attraverso il rafforzamento delle sue rappresentanze già organizzate e di quelle future, nonché nel reclamare ulteriori misure per lo sviluppo democratico , e di  riconoscimento e tutela dei diritti dell’elettore rispetto alle promessse dei partiti nonché della loro trasparenza interna e nel gestire la cosa pubblica.

Quindi il voto ponderato non come mera modalità di calcolo diverso né come unica  bacchetta magica da cui far scaturire i risutati istantaneamente , ma come strumento iniziale di uno sviluppo democratico, certamente avverso a quello delle “piattaforme” e dei sondaggi , entrambi di privati che ,in modo surretizio ,stanno cominciando a sostituirsi, nella (scarsa) coscienza collettiva ,alle tradizionali consultazioni pubbliche e generali.

— o O o —

Date il suffagio ad un popolo che non vi è preparato, governato da cieche passioni ed esso lo metterà in vendita o ne farà cattivo uso “ (Mazzini 1850)

Lignoranza di un elettore in democrazia pregiudica la sicurezza di tutti(John F. Kennedy)

*Prefazione al libro del filosofo politico americano Jason Brennon, Contro la democrazia,LuissPr. 

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dott. arch. Giuseppe Del Zotto – Udine    

delzottogiuseppe@gmail.com