
(di Marcello Veneziani) – Con l’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca si è completato il quadro delle personalità forti alla guida delle grandi nazioni: Vladimir Putin in Russia, Xi Jinping in Cina, Recep Tayyip Erdogan in Turchia, Narendra Modi in India, Luiz Inácio Lula da Silva in Brasile, solo per restare ai paesi più grandi e popolosi. Autocrati, dittatori o presidenti democratici, ma tutti espressioni dell’Uomo Forte, saldamente al potere da svariati anni o tornati alla guida della nazione dopo un’interruzione. Lo scenario mondiale è contrassegnato da leadership forti e tendenzialmente durature. Invece l’Europa vive da anni ormai una parabola di storica debolezza e di assenza di leadership. Non ha un vero leader che la guidi e la rappresenti, sia che ci si riferisca all’Unione europea e alla sua commissione, sia che si prendano in considerazione i singoli stati. Le due nazioni più influenti, la Germania e la Francia, sono guidate da figure deboli e logorate, sull’orlo della destituzione, con un livello così basso di consensi come non è mai accaduto. E anche altri paesi europei sono in condizioni di fragilità politica, a partire dalla Spagna. Da una parte Ursula van Der Leyen dall’altra Olaf Scholz, Emmanuel Macron, Pedro Sanchez sono tutt’altro che figure salde alla guida dei loro paesi; esprimono leadership scialbe che non sanno imporsi sullo scenario internazionale.
In questo contesto, il governo più solido tra le nazioni fondatrici dell’Europa è proprio quello italiano: Giorgia Meloni sembra saldamente in sella, ha una maggioranza netta e abbastanza coesa che non è frutto di compromessi e accordi provvisori, come succede negli altri paesi europei. Nel resto d’Europa il governo più solido e duraturo, che gode di maggiori e reiterati consensi popolari, è quello ungherese, finora confinato nella black list europea, di Viktor Orban.
Ma il quadro generale dell’Europa è davvero desolante, e rispecchia l’assenza di autorevolezza e di autonomia sullo scenario internazionale, la mancanza di una strategia geopolitica e militare e di una linea propria. Eppure il vento che soffia nel mondo è alla ricerca di leadership salde, in grado di affrontare le turbolenze, i rischi e i contrasti sullo scenario internazionale.
Finora abbiamo considerato la mancanza di un uomo forte come un segno di superiorità della democrazia liberale e parlamentare europea rispetto ai paesi che hanno bisogno di un regime, di un autocrate, di un “padre”. Abbiamo considerato l’Europa come una specie di ztl del pianeta, non solo nel senso del centro storico ma anche della zona abitata dall’élite liberale del mondo, la più avanzata sul piano dei diritti. Ma è sempre più evidente l’irrilevanza dell’Europa sullo scenario mondiale, la sua incapacità di incidere e di influenzare, o anche solo di delineare una sua linea e di tutelare i suoi interessi; si fa trascinare da altri soggetti internazionali (come la Nato o gli Stati Uniti) e non difende né sorveglia i suoi confini, la sua sovranità e la sua civiltà. È inefficace nel fronteggiare le situazioni di crisi: i flussi migratori clandestini, il terrorismo islamico, la concorrenza cinese, i rischi di conflitti alle porte dell’Europa. E poi l’Europa sembra quasi vergognarsi della propria civiltà, della sua storia, delle sue tradizioni religiose, del suo passato coloniale. In compenso, dopo decenni di disarmante pacifismo, l’Europa ha imboccato la pericolosa china del bellicismo e dell’interventismo militare, a rimorchio della strategia Nato-Stati Uniti sul fronte russo.
In Europa si guarda preoccupati all’Uomo forte della Casa Bianca, e si dà una lettura autoritaria e minacciosa del suo avvento alla guida della superpotenza americana. Ma Trump si presenta, al contrario, come l’Uomo Forte che vuole frenare le guerre nel mondo e dunque i rischi di una terza guerra mondiale; vuole arginare la censura alla libertà di pensiero e di opinione in atto negli Usa e non vuole varcare i confini nel nome dell’interventismo americano, pensando al contrario di concentrarsi sul proprio Paese. Trump ha scelto una missione di pace e di libertà, esattamente opposta a quella che viene solitamente attribuita alla personalità autoritaria al potere, pur non essendo un presidente pacifista e liberal ma un realista pragmatico e un patriota neocons. Non si tratta di una pura enunciazione di buone intenzioni perché già nel precedente mandato fu coerente a questa linea: con la sua amministrazione non ci furono guerre con la partecipazione o il patrocinio degli Stati Uniti, non ci fu censura verso chi aveva opinioni diverse da quelle del governo e tantomeno “persecuzione” dell’opposizione interna; e fu limitata l’ingerenza “umanitaria” degli Usa nel mondo, quella forma di colonizzazione “per il bene dell’umanità” che caratterizza solitamente l’interventismo democratico e progressista. Stavolta Trump pensa di andare oltre, e di mettere fine alla guerra tra Russia e Ucraina; di fermare la censura in atto negli Stati Uniti e di invertire la rotta dell’americanizzazione del pianeta, frenando la globalizzazione con i dazi e l’economia protetta.
L’Europa invece è ancora ferma al film precedente, è mentalmente rimasta all’era Obama-Biden, e non ha mai elaborato una risposta autonoma e sovrana ai grandi equilibri internazionali e alla globalizzazione, limitandosi a seguire il loro solco. Avrebbe bisogno di una leadership forte e lungimirante, capace di esprimere decisioni sovrane e di inserirsi tra i Grandi della Terra con una sua posizione autorevole. Nell’era dell’Uomo Forte, l’Europa è l’anello debole.
Capita di scrivere certe cose quando nello svegliarsi la mattina, anziché appoggiare i piedi per terra, si sbatte la testa sullo spigolo del comodino.
Facciamo quindi qualche riflessione,
Condivisibile la premessa; l’Unione Europea è un gigante economico, ma un nano politico.
Vero anche il fatto che il Governo Meloni, tra le grandi realtà europee, è quello che gode di maggiore stabilità politica; ma è altrettanto vero che il governo italiano nel contesto internazionale non conta nulla; ne è la riprova che quando ci sono vertici internazionali al di fuori di quelli che rivestono un ruolo formale (G7, G20, Cop vattelapesca ecc) non se la inkula nessuno; fatto salvo di quando c’è da mettere mani al portafogli per l’acquisto di armi.
Lo so, Marcello, nel contesto del discorso, la tua era una leccata di passaggio.
Tornando al tema principale, nel testo scrivi più volte di “uomo forte” e ti auguri che anche in Europa arrivi questo “uomo forte” , perché, a tuo dire, sarebbe la soluzione di tutti i mali,
Io non sono convinto; l’uomo forte così come tu lo concepisci e lo descrivi è una persona autoritaria; non c’è bisogno di una persona autoritaria; c’è bisogno di una persona AUTOREVOLE, il che è una cosa ben diversa.
Trump, contrariamente a quanto tu scrivi, non vuole fermare le guerre nel mondo; Trump non vuole finanziare la guerra in Ucraina perché ha capito che quel posto li, per le malconce finanze americane, rappresenta il pozzo di San Patrizio.
Trump è malvisto dall’establishment europeo e non solo perché vuole attuare una politica daziaria; che per l’Europa nel suo complesso significherebbe passare da una fase di stagnazione ad una recessione conclamata.
L’Europa è stata finora una realtà dove convivono aspetti cooperativi e aspetti competitivi tra i paesi membri.
Vediamo se il corso degli eventi sarà utile a far comprendere che in questo mix tra cooperazione e competitività sarebbe meglio dare più spazio alla prima.
Ma per far questo serve autorevolezza, non autorità
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Draghi è autorevole, lo richiamassero in servizio, no?
E prima ancora c’era Gentiloni.
E prima ancora c’era Monti.
E prima ancora Prodi.
E pure Ciampi.
Tutta gente molto autorevole.
MA se dietro c’é il NULLA, ecco che arriviamo al posto dove siamo arrivati.
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Il governo della caciottara è stabile, il più stabile in Europa, ma è come una zucca vuota che galleggia nel mare magnum globale: zero idee, null’altra politica economica che quella dei suoi finanziatori, parenti, amici e affini; null’altra politica estera se non quella a rimorchio degli USA, con qualche chiazza di sovranismo ridicolo da agitare contro i disgraziati …
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Eh, caro Veneziani, attento a non esagerare: a rincorrere il mito dell’ “uomo forte” un certo rischio c’è. Ne san qualcosa i tedeschi di circa una novantina di anni fa. C’era una volta un certo imbianchino austriaco naturalizzato tedesco – uno coi baffetti a rettangolo sotto al naso che urlava sempre – cheeee… 😬
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Meloni è come un vaso di terracotta, costretto a viaggiare con molti vasi di ferro”.
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Marcello Veneziani scrive per laVerità. Giusto?
LaVerità che da prolega, è passata armi e bagagli a scrivere le meraviglie del governo Meloni. Giusto?
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