Anniversario di Capaci, a Palermo botte per non dare fastidio al governo

“VIETATO CONTESTARE” – Ci sono Piantedosi e Schifani: vietato ricordare Falcone. Il motivo, spiegano fonti della questura, è quello di ridurre il rischio di una possibile contestazione

(DI SAUL CAIA – ilfattoquotidiano.it) – Una donna scaraventata a terra da un agente in borghese, mentre una volante della polizia per poco non investe una disabile. È la peggior fotografia del trentunesimo anniversario della strage di Capaci a Palermo. Il tutto perché al corteo studentesco, formato anche da Cgil, Anpi, Agende Rosse e Associazione Peppino Impastato, è stato bloccato l’accesso all’albero dedicato a Giovanni Falcone, per il consueto omaggio del minuto di silenzio.

L’ordinanza firmata dal questore di Palermo, dopo la decisione del comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, prevedeva il passaggio solo del corteo organizzato dalla fondazione Falcone, guidata da Maria, sorella del giudice.

Il motivo, spiegano fonti della questura, è quello di ridurre il rischio di una possibile contestazione. Presenti infatti il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, il presidente forzista della Sicilia, Renato Schifani, e il sindaco, anche lui di centrodestra, Roberto Lagalla. Questi ultimi sono stati bersaglio degli studenti con ripetuti cori per i loro rapporti politici con figure opache. Chiaro riferimento all’ex governatore Totò Cuffaro e all’ex senatore Marcello Dell’Utri, entrambi condannati in via definitiva per vicende di mafia.

“È una manifestazione per una città pulita, contro la mafia e chi con essa fa affari. Non ci può essere una zona grigia in chi rappresenta le istituzioni, amministrare la città e la Regione, avendo rapporti consolidati con ambienti mafiosi”, dice il segretario Cgil Palermo, Mario Ridulfo.Il corteo poliedrico è composto da tantissimi studenti, giovani, adulti, anziani e persino molti bambini. Al cielo sventolano bandiere con simboli dell’antimafia e dell’antifascismo. C’è addirittura il manifesto con la rivisitazione goliardica del quadro della Madonna con il bambino: sul trono c’è la premier Giorgia Meloni con in braccio il “piccolo” ministro Lollobrigida; al suo fianco, a sinistra, Dell’Utri; a destra Berlusconi e in ginocchio, sorridenti, Lagalla e Schifani.

“Fuori la mafia dallo Stato” è ripetuto come un mantra dal corteo. “Forse diamo fastidio, perché negli ultimi anni la commemorazione è diventata una passerella e quest’anno ha superato se stessa, è una campagna pubblicitaria non decente. Piantedosi, Lagalla e Schifani fermano il corteo per evitare le contestazioni allo Stato che si gira dall’altra parte e finge di non sapere”, ci spiega Armando Sorrentino, vice presidente Anpi Palermo.

Un dispiegamento di forze armate blocca il passaggio del corteo a poche centinaia di metri dall’albero di Falcone, facendolo defluire in un’altra piazza. In tanti però cercano pacificamente di oltrepassare il blocco. La prima maglia degli uomini in divisa si allenta, e fa passare la folla, ma poi c’è un secondo muro. Due furgoni impediscono il passaggio, mentre una macchina della polizia tenta di chiuderne un altro e quasi investe una persona disabile. Sono attimi di forte tensione. “Falcone, Falcone”, grida la folla che vuole passare. Tutti applaudono.

Alla fine, con un po’ di buonsenso, le autorità decidono di lasciare libero il passaggio al corteo. Dal palco vengono pronunciati i nomi delle vittime delle stragi, l’applauso dei presenti è fortissimo. Poi inizia il consueto minuto di silenzio. Al momento dei saluti, però, il corteo grida ancora: “Fuori la mafia dallo Stato!”. Sul palco il sindaco Lagalla sorride e applaude.

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