Taglio alle tasse, precariato, Rdc: ecco tutte le bugie di Meloni &C. Video social e dichiarazioni, ma niente conferenza stampa per poter dire falsità senza il famoso “contraddittorio” […]

(DI ROBERTO ROTUNNO – Il Fatto Quotidiano.it) – Secondo la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, quello approvato il 1º maggio dal suo governo è “il più grande taglio di tasse degli ultimi decenni”. Secondo la ministra del Lavoro, Marina Calderone, è un decreto che “non aumenta la precarietà”. Secondo la realtà, invece, il mini-taglio di contributi è molto inferiore a diversi altri interventi decisi negli ultimi anni dai governi precedenti e – grazie a questo provvedimento – per le imprese sarà molto più facile assumere con contratti a tempo determinato e, in alcuni settori, con i voucher.
L’operazione propagandistica dell’esecutivo, iniziata con un Consiglio dei ministri nel giorno della Festa dei lavoratori, prosegue con un insolito modo di comunicarne i contenuti, anche sul piano del metodo: non una conferenza stampa, ma un video sui social e qualche dichiarazione. Forse perché così le inesattezze sparse a piene mani dall’esecutivo, facilmente contestabili, non avrebbero avuto il fastidio del “contraddittorio”, termine tornato in auge proprio il 1° maggio sul parco del concertone.
La prima falsità, la più evidente, riguarda la frase di Meloni secondo cui nessun altro governo avrebbe tagliato così tanto i tributi ai lavoratori. Occorre intanto una premessa: il provvedimento non interviene sull’Irpef, ma sui contributi previdenziali. E non lo fa con uno sconto strutturale, cioè valido per sempre, ma con risorse che lo garantiscono solo da luglio a dicembre. Il taglio arriva al 7% per i redditi sotto i 25 mila euro e al 6% per quelli sotto i 35 mila: va ricordato che queste fasce di reddito beneficiavano già di uno sconto – di entità un po’ inferiore – approvato prima dal governo Draghi nel 2022 e poi confermato e ampliato dal governo Meloni con la legge di Bilancio 2023. Ora il governo “spende” sul tema circa 4 miliardi di euro, una somma ben inferiore a quella stanziata in operazioni simili: il governo Draghi, ad esempio, ha messo 7 miliardi sulla riduzione delle aliquote Irpef, passate da cinque a quattro, mentre per il bonus Irpef da 80 euro – arrivato nel 2014 col governo Renzi – lo stanziamento fu di 10 miliardi. Tale somma è stata aumentata di ulteriori 5 miliardi dal governo Conte-2, che portò il bonus a 100 euro estendendo anche la fascia di reddito coinvolta fino ai 40 mila euro. Insomma, anche se sommassimo il taglio contributivo previsto in legge di Bilancio dal governo Meloni (5 miliardi) con quest’ultimo non saremmo affatto di fronte al “più grande taglio di tasse” della storia recente.
Per capire quanto limitata sarà la portata dell’intervento basta fare i conti in tasca ai beneficiari. Quelli con redditi più bassi, tipo chi dichiara 10 mila euro l’anno e già oggi ha uno sconto del 3% (19 euro), adesso avrà altri 25 euro in busta paga. Come al solito, i benefici maggiori – quantomeno considerando i valori assoluti – vanno ai redditi più alti: il risparmio sui contributi arriverà a quasi 100 euro per chi guadagna 35 mila euro, limite massimo per ottenere la sforbiciata. Delizioso che una parte dei 4 miliardi dello sgravio (1,1 miliardi) verrà pagata dal conseguente – e per la verità inevitabile – aumento dell’Irpef, sicché i 100 euro che il decreto di lunedì garantirà ai più fortunati saranno – secondo la Cgil – una sessantina netti e di lì a scendere.
Passiamo al precariato, che secondo Calderone non è incentivato dal decreto, che si limita a permettere alle aziende di stipulare contratti a termine “dove c’è una necessità temporanea per motivi organizzativi e produttivi”.
Messa in questi termini, sembra che finora le imprese siano finora state ingabbiate in norme troppo rigide per le loro necessità. In realtà, è dal 2021 che i contratti a tempo determinato sono tornati a volare, raggiungendo infatti a febbraio 2022 il record storico secondo l’Istat, con oltre 3 milioni e 100 mila dipendenti a scadenza.
La semplificazione delle causali, per i contratti da almeno 12 mesi, avrà l’effetto di aumentare le assunzioni precarie. Il Financial Times ad esempio, nel descrivere il decreto, ha enfatizzato proprio questo aspetto: da ora in poi sarà più facile assumere a tempo determinato, cosa che al quotidiano britannico, ovviamente, sembra buona.
Lo stare tanti anni all’opposizione ha dato modo alla premier di studiare formarsi e prendere esempio da tutti i governi precedenti di come prendere bene per il ¢ulo gli italiani con una particolare dedizione per le ¢hiappe delle classi sociali piu povere👍👍👍
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Niente conferenza stampa per non “rubare la scena” ai festeggiamenti del 1° maggio. Meloni conosce molto bene i sinistrati e sapeva che non le avreste fatto delle domande sul merito dei provvedimenti adottati, ma avreste fatto degli show con accuse volgari e non pertinenti.
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Ovviamente tutta la stampa italiana è di sinistra, magari comunista! Povera Meloni, così brava ma, povera stellina, non è capace di barcamenarsi con due o tre domande cattivelle! Avete, tu e la Meloni, una coda di paglia lunga chilometri!
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Non bisogna essere per forza di sx per capire che non è un taglio IRPEF ma un taglio sui contributi previdenziali, e che poi una parte ti torna con l’aliquota IRPEF alla quale arrivi comincia ad essere troppo complicato per qualsiasi imbecille dx o sx che sia.
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