Non restava che prendersela con la Russia

“Wagner: Zero prove dell’impatto sui flussi”. Gli esperti smentiscono Palazzo Chigi. Docenti e attivisti non credono al complotto: “Gli arrivi sono sempre dovuti a più fattori. E sulla Libia conta la Turchia”

(DI LORENZO GIARELLI – Il Fatto Quotidiano) – Non restava che prendersela con la Russia. Dopo venti giorni disastrosi nella gestione (anche comunicativa) della tragedia di Cutro e, più in generale, degli sbarchi, il governo trova le colpe delle proprie debolezze molto lontano, chiamando in causa il Gruppo Wagner, ovvero una formazione para-militare russa che da tempo controlla diverse aree dell’Africa, anche in Libia. In una insolita sintonia tra alleati, FdI, Lega e FI hanno indicano il nemico russo: “L’aumento esponenziale del fenomeno migratorio che parte dell’Africa – è la versione del ministro Guido Crosetto – è, in misura non indifferente, anche parte di una strategia chiara di guerra ibrida che la divisione Wagner”. Insomma: destabilizzare l’Italia e l’Europa attraverso i migranti, vendicandosi del supporto all’Ucraina.

La teoria è suggestiva e senz’altro parte da elementi di verità (riscontrati anche dai nostri servizi), ma diversi esperti del settore contestano che possa essere stata una decisione della Wagner a stravolgere l’intero flusso migratorio verso l’Italia. Molti dubbi li ha Nicola Melis, coordinatore di Scienze Politiche all’Università di Cagliari e responsabile scientifico di AttraversaMenti, un progetto di approfondimento proprio sul Mediterraneo. Parlando col Fatto, Melis parte da considerazioni oggettive, al netto ovviamente di informazioni dei servizi: “Ci sono studi che stanno iniziando a valutare l’impatto di Wagner sui flussi migratori, ma siamo ancora in una fase molto embrionale, è un tema che ha bisogno di essere storicizzato. Per il momento non abbiamo dati scientifici che ci dimostrano un impatto”. E, anche se fosse, bisognerebbe poi collegare l’aumento dei flussi a una precisa volontà politica dei russi: “Mi sembra un’esagerazione pretestuosa, i flussi variano spesso a seconda di diversi fattori geopolitici in Africa e in Asia, abbiamo appena avuto un forte terremoto tra Siria e Turchia. Se anche ci fosse una strategia da parte di Wagner, potrebbe essere uno di questi tanti fattori, ma di certo non sufficiente a condizionare per intero gli arrivi in Italia”.

Anche perché, ricorda Melis, nella scorsa campagna elettorale il fattore russo nell’aumento degli sbarchi era citato come elemento destabilizzante che mirava a favorire la Lega, la quale avrebbe così potuto impostare la propria propaganda sul solito vecchio argomento dei porti chiusi. Adesso, invece, Wagner diventa spina nel fianco del governo di destra: “Questo dimostra l’ideologismo con cui vengono trattati certi argomenti – lamenta Melis – che possono essere trattati in un senso e poi nell’esatto contrario in base alle proprie comodità”.

Anche Paolo Ciani, onorevole di Demos ed esponente della Comunità di Sant’Egidio (tra le più attive nell’accoglienza), boccia il governo: “Non posseggo le notizie che possono avere i ministri della Difesa e degli Esteri, ma sinceramente sarei stupito da una simile strategia. Sono anni che siamo sotto una forte pressione migratoria e ci sono stati momenti anche molto peggiori di questo, basti pensare alle primavere arabe. Non è la volontà di un singolo gruppo paramilitare e neanche di un singolo Stato a spostare così tanto i numeri. Anche perché negli ultimi giorni abbiamo avuto molte partenze anche da Tunisia e Turchia, oltreché dalla Libia”.

Cecilia Strada, una vita nel Mediterraneo tra Emergency e Resq, lo dice chiaro: “Per l’esperienza che abbiamo noi, a detereminare i flussi non sono strategie per destabilizzare l’Europa, ma pull factors (le nostre condizioni di vita) e push factors (le condizioni di vita di chi parte). È ovvio che in giro per l’Africa ci sono gruppi di mercenari, anche al servizio dei potenti locali, che fanno affari coi migranti, ma dire che stiamo soffrendo per colpa di un piano di destabilizzazione studiato a tavolino mi ricorda gli allarmi per il piano di islamizzazione dell’Europa”.

Pure il chirurgo e volontario Raffaele Salinari, portavoce di Cini (Coordinamento italiano ogn internazionali) non minimizza il ruolo della Russia, senza però imputare a Mosca le nostre difficoltà: “Sappiamo benissimo che la Russia ha scelto di avanzare in Africa, al punto che quasi tutti gli Stati africani si sono opposti alle sanzioni a Mosca un anno fa. Dopodiché dire che in questo momento subiamo una ‘bomba biologica’ fomentata dalla Russia mi sembra molto tirato per i capelli, vuol dire falsificare la situazione partendo da un nucleo di verità. Anche se ci fosse una strategia, i flussi sono un fatto talmente multi-fattoriale che non possono essere ricondotti a un unico elemento”.

Chi riconosce un’influenza russa è Germano Dottori, analista e consigliere d’amministrazione della Fondazione Med-Or (gruppo Leonardo): “La portata strategica della penetrazione russa nel perimetro africano un tempo dominato dalla Francia è un fattore di rischio sul quale ha richiamato l’attenzione la Fondazione Med-Or. Fornendo i propri servizi di sicurezza a vari attori locali, la Wagner dilata l’influenza di Mosca nelle aree dove si genera parte dei flussi che ci raggiungono”. Wagner può dunque innescare i flussi, ma i “rubinetti” della Libia sono gestiti altrove: “Sono i turchi a controllare le porte di accesso all’Europa”. E infatti “sono loro che potrebbero aiutarci a gestire il fenomeno”. Non certo gratis, si intende.

Contattato dall’agenzia Dire, un altro studioso si dimostra poco convinto dalla linea del governo. Si tratta di Jalel Harchaoui, politologo specializzato in Nord Africa e Libia del think tank inglese Royal United Services Institute: “Non c’è alcuna prova di un coinvolgimento russo nell’attuale aumento del fenomeno migratorio dalla Libia”. Certo, le autorità italiane hanno comunque di che preoccuparsi: “Da poco meno di un anno stanno aumentando i viaggi via mare dalla Cirenaica e sta emergendo una nuova rotta che parte dall’Egitto”. I motivi? Più di uno: “Sicuramente dobbiamo citare l’acuirsi della crisi economica in Egitto, che ha giocato un ruolo fondamentale. D’altra parte invece, c’è un più ampio incremento di tutte le attività illegali che passano per l’ovest libico: il traffico di esseri umani ma anche di oro, droghe come marijuana e captagon e poi il contrabbando di carburante”. Tradotto: troppo semplice cavarsela solo con il piano segreto dei russi.

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8 replies

  1. Gli Us sono in seri guai: droga a fiumi, Covid che resiste in barba al giuramento di Biden di due anni fa, banche alla deriva, immigrati, popolo che, esattamente come in Europa, non si riconosce nelle élite Dem… ecc… Hai voglia a dire che sono “cattivi!, ormai non basta più…
    Attenzione al coccodrillo quando è in difficoltà, si innervosisce e morde. Soporattutto chi gli è più vicino…

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  2. Ma non serve porsi la domanda , la Russia, da stato cancro come lo è da sempre, sicuramente sta seminando metastasi.

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  3. Le ondate di profughi dall’Africa sono iniziate con la caduta di Gheddafi nel 2011 voluta da Francia, Usa e Gran Bretagna. La Wagner neppure esisteva.
    Alberto Negri
    Visto da qb
    “Le ondate di profughi dall’Africa sono iniziate con la caduta di Gheddafi nel 2011 voluta da Francia, Usa e Gran Bretagna. La Wagner (uno dei gruppi di mercenari più preparati e feroci del mondo, ndr) neppure esisteva. In Tripolitania non c’è la Wagner ma le milizie locali e della Turchia. In Cirenaica i più influenti sono Haftar e gli egiziani che scaricano migliaia di poveri”. E poi “oggi risulta che la maggioranza degli sbarchi, un terzo, arriva dalla Tunisia sull’orlo del fallimento finanziario”. È la risposta del giornalista Alberto Negri a chi pensa che dietro alle ondate migratorie dal Nord-Africa ci sia Mosca.

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  4. Più che prendersela con la Russia potevano prendersela con La Russa molto più addomesticabile e innoquo🤔

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