Conte: “Luigi aveva un piano sin dai giorni del Colle, si ricordi dei Gilet gialli”. I maggiorenti a 5Stelle, quelli al vertice per quantificare i danni attuali della scissione e prevenire quelli futuri, glielo dicono in coro: “Giuseppe, dai territori ci chiedono di uscire dal governo, o almeno di spiegare perché restiamo dentro”. Ma Giuseppe, cioè il presidente del M5S, Conte, prende altro tempo […]

(DI LUCA DE CAROLIS – Il Fatto Quotidiano) – I maggiorenti a 5Stelle, quelli al vertice per quantificare i danni attuali della scissione e prevenire quelli futuri, glielo dicono in coro: “Giuseppe, dai territori ci chiedono di uscire dal governo, o almeno di spiegare perché restiamo dentro”. Ma Giuseppe, cioè il presidente del M5S, Conte, prende altro tempo.
Lasciare la maggioranza oggi proprio non si può e domani neppure. “Farlo ora sarebbe un favore a Luigi Di Maio”, fa capire. Un regalo all’uomo che ha spaccato il Movimento e che da qui a domenica conta di ingrossare le truppe, già forti di 61 eletti. “È chiaro che Di Maio seguisse una sua agenda già dal passaggio significativo del Quirinale, l’idea di un gruppo non nasce in un giorno solo”, lo accusa l’ex premier a Otto e mezzo. Convinto che il ministro sperasse nel no del M5S alla risoluzione per giustificare un piano pre-ordinato. Anche per questo, ieri, nell’ennesimo Consiglio nazionale del M5S, l’ex premier dice che non è il caso di strappare. Lo fa ripetere anche a pretoriani come il capodelegazione Stefano Patuanelli e alla vicepresidente Alessandra Todde: “L’appoggio al governo non è in discussione”. Invece in tv annuncia: “Sentirò Draghi in settimana e valuteremo come procedere, lo andrò a trovare, ma non metterò in discussione il nostro sostegno”. Non adesso, certo. Ma tra qualche settimana sì che Conte potrebbe strappare. Sull’invio di nuove armi all’Ucraina, o sull’inceneritore a Roma. Potrebbe rompere con l’esecutivo di Di Maio, “di cui però non chiederò le dimissioni” giura. “Magari Giuseppe si decidesse a strappare” si sfogano vari contiani, esausti, dentro la Camera. In attesa dello strappo dell’avvocato, che ora ha due urgenze: convincere alcuni big a non unirsi a Di Maio, e decidere cosa fare del voto sui due mandati.
Uno snodo per il Movimento, previsto per la prossima settimana, che ora Conte medita di rinviare. C’è il muro di Beppe grillo, contrarissimo a cambiare la regola. Ma ci sono pure le proteste di diversi veterani, “perché se gli iscritti votassero no anche alle deroghe, con che autorevolezza potremmo lavorare da qui a fine legislatura?”. Ma c’è chi insiste: “Abbiamo preso un impegno”. Il nodo aleggia anche sul corridoio di Montecitorio, dove i lealisti del Movimento siedono sui divanetti assieme ai dimaiani, i neo-membri di “Insieme per il futuro”. C’è chi ieri mattina ha pianto per l’addio, chi si è già pentito, chi è sospettato di rimanere nel M5S come quinta colonna di Di Maio. Intanto però ci sono altri 5Stelle corteggiati. Come il capogruppo alla Camera, Davide Crippa, a cui è legatissimo tutto il Direttivo. In forte bilico l’ex ministra all’Istruzione Lucia Azzolina. Mentre l’ex Guardasigilli Alfonso Bonafede è cupo. I loro casi vengono informalmente discussi in un pranzo con Conte e alcuni dirigenti. Si lavora per recuperarli, anche se in chat l’ex ministro smentisce di voler uscire.
Nega anche un altro veterano, Riccardo Fraccaro. Ma i dimaiani insistono. Infine, il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, per ora trattenuto dal traslocare al Misto. Nell’attesa Conte prova a fare squadra con vari big, anche a tavola, sotto la sede di via Campo Marzio a Roma. C’è anche il presidente della Camera, Roberto Fico, che infierisce su Di Maio: “La scissione è un’operazione di potere e non politica”. In riunione l’ex premier invita a non tenere conto “di chi se ne è andato”. I generali ascoltano, ma lo esortano a cambiare: “Devi essere più veloce, non risolvere un problema alla volta. E devi rispondere di più al telefono ai nostri”. Ai cronisti, Conte rivendica: “Il M5S resta la prima forza nell’occuparsi di giustizia sociale e transizione ecologica”. Invece a Otto e mezzo picchia duro: “Di Maio non si deve permettere di minare l’onore del M5S, se parliamo del Conte-1 e del Conte-2 bisogna anche ricordarsi dei Gilet gialli”. Per il ministro ha solo fiele: “Non ho stappato una bottiglia per il suo addio, ma ora c’è un elemento di chiarezza”. E poi, “non ho capito il suo progetto politico, però al centro c’è un affollamento pazzesco”. In serata, assemblea del M5S. Tutti in piedi per Conte. Lui giura: “Siamo una comunità forte”. Sipario, per ora.
Il RE TENTENNA del XXI Secolo, con rispetto per Carlo Alberto!
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se si esce e non hai pronta un’alternativa valida
fai la fine degli aventiniani
nel mio piccolo vado anche alle riunioni condominiali
dell’appartamentino di mia madre, per non trovare sorprese
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