Craxi, il leader adulato e poi umiliato

Ma la cosa più sorprendente è che quella sera non fu il frutto di un disegno mediatico. Infatti, come osserva Josi, il giorno dopo nessun quotidiano racconterà quel fatto in prima pagina e, quelle immagini, ripetute fino […]

(di Antonio Padellaro – ilfattoquotidino.it) – “Craxi continuò a marciare verso la porta principale e, controllato che ci fossimo tutti, sibilò: ‘Andiamo’. ‘Tutti’ eravamo tre: Nicola Mansi, il fido ‘orso biondo’, la gigantesca ombra, autista e guardia del corpo di Craxi; Umberto Cicconi, suo fotografo, una faccia da Hollywood, pronta a farsi esplodere per Craxi, e il sottoscritto. E quindi andammo incontro all’onda”.
Luca Josi racconta su “Oggi” la “Sciagurata sera del Raphael”

Ma la cosa più sorprendente è che quella sera non fu il frutto di un disegno mediatico. Infatti, come osserva Josi, il giorno dopo nessun quotidiano racconterà quel fatto in prima pagina e, quelle immagini, ripetute fino all’inverosimile, saranno il frutto della casuale presenza di una troupe. Conoscevo Luca da prima delle famose monetine lanciate, lavoravo al “Corriere della Sera” e il 26enne segretario della Federazione giovanile socialista era una fonte preziosa per comprendere quali fossero i pensieri che attraversavano (e angosciavano) il bunker assediato. Che non era tanto l’hotel di lusso a due passi da piazza Navona, ma un collaudato sistema di potere (e di finanziamenti illegali e di mazzette) immerso negli avvisi di garanzia. E, poi, in un mondo che aveva rapidamente voltato le spalle al potente sull’orlo del baratro (dopo averlo adulato e munto a dovere, secondo tradizione) mi piaceva quella sua temeraria e solitaria lealtà che nascondeva dietro una fisicità smilza, nervosa, sempre sul chi vive. Non immaginando, però, che fosse disposto a cercar (se necessario) la bella morte armato di una rivoltella che, racconta nel memoriale, teneva celata in un cassetto della Lancia Thema del capo. A Josi, che nella sua seconda o terza vita è diventato un apprezzato manager della comunicazione, vorrei chiedere se, oltre naturalmente alle devastanti inchieste di Mani Pulite e al suicidio della Prima Repubblica, la fine politica di Bettino Craxi non sia avvenuta anche per un protagonismo esasperato. Ossia, la consunzione mediatica di un decisionismo percepito alla fine come insopportabile arroganza. Parliamo di un personaggio rimasto per più di un quindicennio sotto la luce accecante della ribalta, quella che non ti consente di guardare negli occhi le persone che hai davanti e che intravedi come massa indistinta sullo sfondo. Ed ecco la parabola di Bettino, nume glorificato certo, ma anche scarnificato in ogni sua cellula e che, a un dato momento, nell’immaginario degli italiani si era trasfigurato in una sorta di nemico pubblico responsabile di ogni nefandezza, vera o presunta. Scrive Josi che “Craxi, va riconosciuto, era assai odiato”. Sì, e non tanto, aggiungiamo noi, “per quella ‘x’ sparata in mezzo al cognome” e neppure “per quel metro e novanta che lo costringeva a guardarti dall’alto in basso o per la sua vocazione a decidere in un Paese notoriamente indeciso a tutto”. Semplicemente: aveva stufato. Un logorio che, successivamente, colpirà quasi tutti i leader mediatici: dal troppo antipatico Matteo Renzi al troppo scostante Beppe Grillo, al troppo cazzaro Matteo Salvini, sia pure senza le drammatiche conseguenze subite dal leader del Garofano. A eccezione di Silvio Berlusconi, che con quel sorriso e quei capelli di plastica è stato considerato più che un personaggio reale la star di un cartoon durato un ventennio. Ma questa è un’altra storia.

Ps: in una intervista sull’“Espresso”, riemersa dal passato, Luca Josi raccontava di una sua lettera a Craxi e, a proposito dei molti tradimenti subiti dall’uomo sul punto di gettare la spugna, citava questa frase di Mark Twain: “Se prendi un cane che muore di fame e lo ingrassi non ti morderà. Questa è la differenza fondamentale tra un cane e un uomo”.

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8 replies

  1. Bravo Padellaro , tutti hanno mangiato alla greppia de lcapo e forse hanno fatto fuori l unico che ci capiva qualcosa di politica . Confronto a chi sta seduto adesso c era solo da leccarsi i baffi , intanto rubano come e piu di prima !

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  2. Belle chiacchiere da cui manca una sola parola: LADRO. Così come alcuni non riescono a pronunciare ” antifascismo”, altri non ce la fanno con ” corrotto/corruttore”. Uno che è riuscito a far bandire dal vocabolario Italiano il termine ” socialista” dovrebbe essere abbandonato all’oblio eterno e non mai, in nessuna occasione, ricordato.

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  3. Anche Mussolini era socialista. E già questo dovrebbe far pensare…
    Sono stati in Renziani di quegli anni, ma con molto più successo: la gente si ricordava ancora Nenni e Pertini…

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  4. Troppa severità su Bettino Craxi.
    Quando fu messo al tappeto, con avviso di garanzia e poi le monetine, ammetto, ho goduto.
    Rappresentava più di tutti il Potere. Ed ero contento che fosse scardinato.
    Ma insisto, Craxi non va raccontato solo come simbolo di un Partito che per aprirsi ad un’agibilità politica competitiva ( DC e PCI avevano altre sovvenzioni) “istituì” più di tutti un metodo tangentizio di finanziamento illecito.
    Craxi è stato molto altro. E il suo socialismo riformista, certamente diverso da quello di Nenni o Pertini ( ma i tempi cambiavano la politica e i progetti da sviluppare), non era robaccia.
    Molto meglio, ma veramente tanto, il suo socialismo riformista, con la schiena dritta verso i Poteri extranazionali, che questo PD, erede di una Sinistra tradita, umiliata e svuotata.

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    • Non c’era solo Craxi, c’erano ” i socialisti” che, ubiquamente, occupavano ogni posto di potere disponibile.

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