
(di FRANCESCO CARRARO – lidentita.it) – La decisione del Governo di rottamare il Superbonus introdotto da Conte è stata salutata, dai più, con grida di giubilo: era ora che venisse mandato in soffitta quell’infausto arnese insidiosissimo per le finanze pubbliche.
Ma è davvero così? Per comprenderlo, dobbiamo porci un’altra domanda, preliminare e dirimente: cos’è, in definitiva, il famoso centodieci per cento destinato al comparto edilizio? In buona sostanza, è “moneta” fiscale. Quest’ultima, concettualmente, va intesa come un credito nei confronti del fisco concesso (a fronte della presentazione di una fattura per il pagamento di prestazioni in beni o servizi) dallo Stato ai cittadini e da questi ultimi cedibile a terzi. Il contribuente può usarlo in compensazione sulle tasse future oppure farlo circolare. Tale strumento, peraltro, potrebbe in linea teorica non solo essere previsto per un settore ristretto (come l’edilizia) o a fronte di condizioni peculiari o di destinatari privilegiati, ma reso operativo su ben più vasta scala. Il che, se ci pensate, lo rende l’uovo di colombo giusto per recuperare la “mitica” sovranità monetaria perduta entrando nell’area euro.
Dunque, la moneta fiscale dovrebbe essere considerata un po’ il “Santo Graal” di tutti i sovranisti a ventiquattro carati (compresi molti sostenitori ed esponenti di Fratelli d’Italia). Infatti, non viola la prerogativa esclusiva della BCE di cui all’articolo 128 del TFUE in materia di emissione monetaria e non genera debito pubblico. La principale critica a tale “rimedio”, come visto e come noto, riguarda la sua presunta natura perversa; nel senso che esso rappresenterebbe un bagno di sangue per le casse dello stato. Ma è bastata la prova dei fatti a smentire questa narrazione. Infatti, buona parte della decantata crescita del Pil sotto il Governo Draghi va imputata proprio al circolo virtuoso innescato dal Superbonus: l’Istituto Nomisma ha calcolato come – a fronte di 38,7 miliardi di crediti d’imposta messi in circolo – si sia generato un indotto (foriero ovviamente di entrate fiscali) di 124,8 miliardi di euro. Il che è facilmente comprensibile: se, e quanto più, la moneta fiscale viene fatta “girare” tra gli operatori economici e i consumatori, tanto più il fisco ne beneficerà in termini di introiti futuri. Insomma, da un lato lo Stato ci rimette, con le iniziali “concessioni”, ma dall’altro le usa come leva per sovracompensare l’iniziale (e solo apparente) buco nel bilancio. Un do ut des mirabile, nel contempo “europeista” e “sovranista”, una formula magica che, ove adeguatamente applicata, potrebbe restituire enormi margini di manovra in materia di spesa pubblica “produttiva”. Perché, allora, improvvisamente, il Governo di centrodestra ha deciso di mettere uno stop? Potrà sembrare incredibile, ma non è colpa di un diktat della Commissione europea o di una nuova norma licenziata dal parlamento di Bruxelles o da quello di Roma, ma di una scelta “contabile” fatta da un istituto di statistica. Eurostat ha editato, il primo febbraio scorso, una edizione aggiornata del Manual on Government Deficit and Debt (MGDD). Secondo la vulgata corrente, nel nuovo testo sarebbe scritto che i crediti di imposta non rimborsabili (quali il Superbonus) dovranno essere contabilizzati come debito e deficit laddove abbiano un’alta probabilità di essere utilizzati. Ergo – per colpa di una precisazione semantica decisa unilateralmente da un consesso tecnocratico di burocrati (absit iniuria verbis) – anche il Superbonus acquisterebbe lo stigma del “peccato”: impatta sul debito e, perciò, va frenato, ridotto, limitato. Anzi, già che ci siamo, va abolito del tutto. Fine, dunque, della storia? Fino a un certo punto, anzi forse proprio per niente. In verità, e a ben vedere, neppure l’innovazione lessicale del nuovo MGDD – se rettamente interpretata – è in grado di depotenziare le salvifiche virtù della moneta fiscale.
Infatti, è assai discutibile (per non dire falso) che essa incida sul debito pubblico correttamente considerato secondo i parametri di Maastricht. Perlomeno stando a quanto dichiarato dal Dr. Luca Ascoli (di cui declineremo più sotto qualifica e ruolo) il quale – audito alla Commissione Finanze della Camera dei Deputati il 14 febbraio – ha testualmente dichiarato: “Vorrei sottolineare come, credo impropriamente, si sia in alcuni casi parlato, ultimamente, anche del rischio di un effetto enorme sul debito pubblico nel caso in cui questi crediti d’imposta fossero considerati come pagabili. Vorrei, in questo caso, cogliere l’occasione per ribadire come questo non sia assolutamente il caso e che né nel manuale vi è alcun riferimento ad un aumento del debito né Eurostat ha mai detto o scritto che potrebbe esserci al riguardo un aumento del debito del Governo dovuto a una eventuale pagabilità dei crediti fiscali (…). Non vi è stato fino ad ora nessun impatto sul debito né vi sarà se le cose rimangono così. Lo ribadisco perché credo che sia bene sgombrare il campo da questa possibilità che ultimamente è apparsa su alcuni organi di stampa (…). L’impatto sul deficit dello Stato a lungo termine è esattamente lo stesso”. Ora, chi è Luca Ascoli? Il Direttore delle statistiche sulla finanza pubbliche di Eurostat. Come dire: ipse dixit. Post scriptum: pochi hanno notato che, forse per la prima volta in un documento ufficiale europeo, nella nuova versione del MGDD di Eurostat viene sdoganata la nozione di credito d’imposta “cedibile”. Il che potrebbe aprire una prateria di opportunità per chi avesse la voglia, ma soprattutto la volontà, di vederle e sfruttarle.
Purtroppo siamo governati da persone ottuse o, peggio, in malafede!
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Non vedevano l’ora, Luca… e stanno facendo l’ennesima figura di 💩, perché dovranno scendere a patti, con una bella marcia indietro.
Altro che la nostra “pazienza” (cit Fabri) devono avere gli elettori di questi qui! 🤦🏻♀️
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Ma tutto questo danaro che lo stato avrebbe dovuto incassare come credito d’imposta in futuro e non incasserà, come si farà a non farlo apparire come debito ? Dico questo senza avere simpatie per Giorgetti e ben meno per Meloni ma solo perchè voglio sapere e capire.
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Fra non molto verrà fuori un altro che dirà esattamente il contrario con altrettante buone ragioni e noi, che non ne capiamo, in mezzo.
Lo stesso per la giustizia, chi di noi può dire quale è la ricetta giusta.
Lascia perdere senti a me.
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Cesaregoffredo, le voglio raccontare una storia: mediaset e stellantis pagano le tasse in italia o in olanda? Lei pensa che colossi che possono incassare fatture esose, paghino le tasse tutte? Eni enel ricevono crediti d’imposta, e non pagano le tasse. Senza crediti d’imposta quindi pagherebbero le tasse, giusto?
Io invece faccio così : le tasse non le pago perché sconto i crediti, faccio lavorare e faccio un piacere dall’ambiente.
Invece se non ho crediti d’imposta vado in formula 1, mi faccio fare fatture equivalenti per non pagare le tasse, mi faccio dare rimborsi in nero, che verso nei paradisi fiscali e che corrompono le persone….
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@ cesaregoffredogranese
Il credito d’imposta è il credito, appunto, che il contribuente vanta nei confronti del fisco. Lo stato non incassa nulla dal credito d’imposta, bensì spende. Questa è la prima cosa da correggere.
In parole semplici, se devo al fisco 10 Euro, ma per qualche ragione mi spetta una detrazione di 5 Euro, posso compensare versando 10-5=5 Euro anziché 10.
Può capitare di pagare più del dovuto per errore e in quel caso si ristabilisce una sorta di equilibrio di bilancio (non di cassa) tra me e il fisco. Ma più che altro si verifica perché ci sono provvedimenti che ti danno la possibilità di detrarre dal dovuto una certa quota di tasse (spese mediche, ad esempio).
Il fatto è che quando porti in detrazione qualsiasi cosa, di fatto lo stato rinuncia ad una parte dei suoi introiti, pari al controvalore della deduzione. Poiché il suo bilancio resta lo stesso (non è che perché di ha concesso di sgravare le spese mediche lascia le strade coi buchi – che sarebbe in un certo senso la via maestra per un bilancio statale in ordine) i soldi che lascia nelle tue tasche in virtù del provvedimento che ha prodotto per te il credito d’imposta li deve trovare altrove e non ci sono che due strade per farlo: nuove tasse o nuovo deficit.
Il deficit è il debito corrente, cioè quello dell’anno in corso. Di deficit in deficit si forma il debito pubblico che ben conosciamo.
Seconda cosa da puntualizzare è “l’apparire”. I giochetti contabili, il maquillage dei bilanci non lo praticano solo le aziende, ma pure gli stati. Ricordi la Grecia? Al netto di come è stata trattata, la Grecia, attraverso “l’apparire” nascose una voragine pazzesca nei suoi conti pubblici.
Poi, è chiaro che ci sono giochetti e giochetti. Non si può dare una spiegazione in un post anche perché occorre conoscere la contabilità e le tecniche di bilancio per capire i meccanismi. Ma può bastare questo esempio.
Come sai, ci si dà un gran daffare per sdoganale l’idea che i soldi per investimenti (pubblici) non vengano conteggiati nel deficit. In pratica, tu per lavorare hai bisogno della macchina e la devi comprare altrimenti non lavori. Allora, nel tuo bilancio dici: questi soldi per l’auto non li considero come un debito ma come un investimento.
Non è sbagliato, ma il problema di questo giochino (al netto del fatto che poi i nostri politici ci finanziano, sì, ma perlopiù i provvedimenti cattura consenso e basta) è che la somma che hai preso a prestito per l’auto la devi comunque restituire (è debito con la maschera, ma sempre debito) e se poi non lavori o, peggio, con la macchina ci vai in vacanza (i politici nostrani che finanziano il consenso anziché le attività produttive) il conto “appare” sì, ma in tutta la sua drammatica evidenza: non sai dove prendere i soldi.
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Se ti interessa (e se riesci a dimenticarti per dieci minuti che sono un fa sci sta a quanto dicono qui 😊 ) in fondo a questa pagina trovi un mio post con una spiegazione più inquadrata sul funzionamento del super bonus e sul perché sia (anche, ma non solo) un problema https://infosannio.com/2023/02/19/toh-chi-si-rivede/
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“Poiché il suo bilancio resta lo stesso” è proprio questo l’errore di fondo. La minore richiesta di energia (che ricordo importiamo dall’estero in grandissima parte) generata dall’efficientamento energetico (che è l’obiettivo del provvedimento, non altro come qualcuno pensa) porterà nei prossimi anni ad una minore spesa statale per acquistarla dall’estero (siamo il 2° importatore di energia europeo, dopo la Germania).
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https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/02/21/superbonus-brancaccio-ance-a-la7-non-e-vero-che-ha-causato-aumento-prezzi-e-che-e-stato-scritto-male-aveva-regole-molto-stringenti/7072614/… tanto per capire meglio…
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Sono stufo di dare perle ai porci ottusi che non vogliono capire o non ci arrivano ignoranza. E questa è una loro colpa, non la mia.
L’ho già spiegato,per l’ennesima volta, ieri sotto un atro articolo che bisogna considerare il SBonus come UN INVESTIMENTO, con un ritorno A LEVA pin termini di tasse, tributi, imposte e contributi che sta generando.
E’ così difficile capirlo? E’ così difficile capire che questi inetti, incapaci e in malafede hanno bisogno di alimentare l’odio verso un nemico senza il quale decadono le loro menzogne? E chi meglio del M5S che non si compromette con i solidi ladroni, corrotti e mafiosi?
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Jerome
👏🏻👏🏻👏🏻👏🏻👏🏻👏🏻👏🏻👏🏻
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Bravo è proprio così.
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