L’ultimo tentativo di D’Incà per salvare il governo: una lettera con i provvedimenti a rischio se l’esecutivo cade

Giovedì il Ministro 5 stelle aveva provato a slegare il voto di fiducia da quello sul Dl aiuti

(open.online) – «Le eventuali dimissioni del Governo potrebbero condurre ad uno scenario estremamente critico relativamente all’iter dei principali provvedimenti, già presentati alle Camere». Sono queste le parole che si leggono nella lettera diffusa oggi dal ministero per i Rapporti con il Parlamento guidato da Federico D’Incà, esponente del Movimento 5 Stelle. Nel documento si spiegano le numerose misure in via d’approvazione che – avverte il ministero – rischiano di incagliarsi in caso di caduta del governo Draghi. Tra queste viene menzionato il Ddl concorrenza, approvato al Senato e adesso in valutazione alla Camera, e la riforma fiscale che dopo la Camera dovrà andare al Senato per essere vagliata dalla sesta commissione.

Nel documento vengono anche citate diverse riforme utili al raggiungimento degli obiettivi previsti dal Pnrr, che sono già state approvate e sono in attesa della promulgazione dei decreti attuativi. Tra queste, quelle del codice degli appaltidel processo civile e penalee dell’ordinamento giudiziario. Per le prime tre sarà necessaria l’approvazione dei decreti attuativi entro dicembre 2022. Infine, la lettera indica anche due decreti legge in attesa di conversione in scadenza ad agosto: il dl infrastrutture e mobilità e il dl semplificazioni.

I tentativi di D’Incà

La lettera arriva dopo che il ministro D’Incà ha tentato fino all’ultimo di mediare ed evitare la crisi. Suo è stato il tentativo di slegare il voto di fiducia sul governo di giovedì scorso da quello sul decreto aiuti che ha rappresentato il momento di rottura definitiva tra il Movimento 5 Stelle – che ha scelto di astenersi – e il presidente del Consiglio Mario Draghi, che aveva affermato che senza l’appoggio del partito di Giuseppe Conte l’esecutivo non ha ragione di esistere. D’Incà si è anche schierato contro un eventuale ritiro dei ministri pentastellati prima di mercoledì, data in cui Draghi parlerà alle camere, per ufficializzare o smentire le sue annunciate dimissioni.

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8 replies

  1. Allora: concorrenza, il decreto a danno dei tassisti e a favore degli squali internazionali che vogliono mettere al volante di grandi flotte di auto schiavi extracomunitari affamati e a qualsiasi paga, come già accade in Francia e negli USA; la riforma fiscale promessa ( è dal primo governo Berlusconi – 1994- che se ne parla), campa cavallo; la riforma del codice degli appalti potrebbe dare il via libera – in un ambiente anche troppo ” libero” – ai peggiori risultati; la riforma del processo e dell’ordinamento giudiziario è la famosissima riforma Cartabia: in merito condivido il parere del Procuratore Gratteri. Dunque, il governo, per me, può andare serenamente a casa che la Repubblica Italiana non è in pericolo.

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    • Questo è un altro che ha paura di non poter più posare le flaccide natiche su una poltrona parlamentare o governativa. Perchè non è andato con giggino a’ poltrona? Quello ha creato il gruppo “insieme per il futuro”, ovviamente il loro e principalmente il suo, del bibitaro traditore.

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  2. Nei giorni della scissione si faceva anche il suo nome, ma poi è rimasto, forse a fare il renziano nel PD, ma perché non se ne va a sostenere il governo dall’altra parte , perché non lo facciano questo infiltrato?

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  3. Carmen ha colto nel segno. E, credo, non sia il solo cavallo di Troia lasciato a giostrare con il telecomando a distanza.
    Ad ogni modo, qualunque sarà la soluzione individuata e la decisione presa, i 5* saranno ancor più massacrati dal media, all’unisono.
    Pertanto, i 5* se ne facessero una ragione e tornassero a parlare e ad agire con atti conseguenti e coerenti, comunque vada. Se avranno questa coerenza ne raccoglieranno bei frutti e avranno i segni distintivi dei veri anticorpi al “sistema”.

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  4. Certo che esistono vari cavalli di Troia rimasti dentro il M5S dopo la scissione! Di Maio è stato a lezione da Renzi, mi chiedo solo quando inizieranno le conferenze in giro per mezzo mondo……Comunque che si fa dentro un partito/movimento quando ci sono dissidi sulla linea politica? Ci si conta! Se prevale la linea di rottura con il governo, che la sola schiforma della giustizia basterebbe a giustificare, chi non è d’ accordo o si adegua o se ne va! Conte faccia votare i parlamentari 5 stelle, basta una semplice alzata di mano, per decidere….Tanto Draghi non potrà esaudire i punti di richiesta/condizioni poste nella lettera, semplicemente perché Salvini coglierebbe la palla al balzo per opporsi ed aprire lui una crisi di governo. ….ha una impellente necessità di recuperare consenso sulla Meloni! Se Conte ed i parlamentari 5 stelle non ci arrivano, allora meglio che vadano tutti a casa a pettinare le bambole…Cit Bersani!

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