Giuseppe Conte: “Altro che spese militari, la vera guerra degli italiani è riuscire a fare la spesa e pagare le bollette”

“La permanenza nella Nato non è in discussione, ma impegnare 13 miliardi per le armi con le famiglie che non arrivano a fine mese oggi non ha senso. Euro-atlantici sì, YesMan no. Il Pnrr? va a rilento. Dalla Cina auspico un intervento di mediazione nella guerra in Ucraina. Non farò un mio partito. Di Maio? Si concentri a fare il ministro degli esteri”

(Giulio Gambino – tpi.it) – Giuseppe Conte risponde al telefono alla fine di una lunga giornata, all’indomani della spaccatura con Draghi sull’aumento delle spese militari. Il premier, che si è recato al Quirinale da Mattarella, aveva avvertito il possibile venir meno del “patto di maggioranza”. Dopo ore di incertezza, la situazione si ricompone quando il ministro della Difesa Guerini parla di “gradualità” sull’aumento della spesa al 2 per cento del Pil.

Partiamo da questo: lei crede che la guerra in Ucraina sia stata usata come pretesto per accelerare un ingiustificato aumento della spesa militare?
«Penso che il dramma della guerra in Ucraina, che pure ha aperto una ferita lancinante in Europa, non debba farci perdere la lucidità. Sicuramente questo scenario impensabile richiede i massimi sforzi da parte dell’Ue e della comunità internazionale verso una de-escalation, e quindi una soluzione politica. Dobbiamo tutti lavorare per evitare che si ripropongano soluzioni del passato da Guerra fredda, e che si ritorni alla logica della deterrenza, che alcuni vorrebbero interpretare come fosse un’altra corsa al riarmo».

Non è vero che i cittadini chiedono maggiore sicurezza?
«Sì. Ma pensare che una corsa al riarmo possa garantire maggiore sicurezza ai cittadini europei sarebbe comunque una scorciatoia illusoria. Già adesso il numero di armi, di missili balistici e di testate nucleari che ci sono qui in Europa è sufficiente per garantirla. Ricordo che i Paesi Ue nel complesso spendono circa 230 miliardi di dollari in spese militari. Quattro volte di più rispetto alla Russia».

E quindi?
«In questo momento di crisi, dopo due anni di pandemia, e di fronte all’emergenza energetica, per i cittadini la sicurezza è avere la possibilità di fare la spesa, di portare avanti un’attività commerciale e produttiva, riuscire a pagare le bollette della luce e del gas a fine mese».

Lei dice che se Draghi dovesse tirare dritto il Movimento ne prenderà atto. Cosa vuol dire esattamente?
«Sulla questione noi non stiamo piantando una bandierina. Da subito ci siamo dichiarati favorevoli agli aiuti, anche militari, all’Ucraina, date le condizioni eccezionali in cui si trova la popolazione ucraina, aggredita e costretta a difendere le proprie città e i propri territori. Però abbiamo anche detto che di fronte alle diffuse difficoltà che sta attraversando il Paese – che resta in emergenza economica e sociale – chiaramente non ci possiamo permettere una corsa al riarmo. Dobbiamo avere altre priorità».

E quindi il M5S farebbe venire meno la fiducia a questo Governo?
«Noi non lavoriamo per mettere in difficoltà il governo. Riteniamo che, anche alla luce delle recenti dichiarazioni del ministro della Difesa, che finalmente ci si possa incardinare verso la possibilità di una gradualità e progressività dell’incremento delle spese militari, seguendo una curva compatibile non solo con il nostro quadro finanziario, ma anche con le priorità del Paese».

Nel vostro recente colloquio, Draghi le ha spiegato dove vuole prendere i 13 miliardi per le spese militari?
«No, non sappiamo nulla. Posso dirle che da tempo noi chiediamo uno scostamento di bilancio per avere risorse per affrontare con forza questa fase difficile per il nostro Paese. È anche per questo che ci siamo sorpresi di fronte a una prospettiva di un massiccio aumento delle spese militari a breve termine, senza avere allo stato alcuna certezza per le misure di sostegno per cittadini, lavoratori e imprese».

Va ricordato, però, che anche lei aumentò le spese militari durante il suo governo. La cosa al riarmo è in corso da qualche anno ormai…
«Un incremento fisiologico della spesa militare, considerate le esigenze di cybersicurezza, degli investimenti nel settore dell’aerospazio, dell’evoluzione della tecnologia, ci sta. Il problema è che questo incremento è da contenere entro limiti fisiologici. Ed è importante anche la direzione degli investimenti: un conto è destinarli a tutti gli equipaggiamenti che si prestano anche a servizi civili, dove le Forze Armate possono dare anche un grande contributo. Altra cosa è una pianificazione in poco tempo con un picco elevato di investimenti in spese militari che finisce per spingere anche l’Italia verso una corsa al riarmo, come hanno deciso alcuni Paesi, ad esempio la Germania, che ha uno spazio fiscale assolutamente incomparabile rispetto al nostro, o gli Stati Uniti».

Però l’incremento ci fu lo stesso…
«Non si considera che parte di quell’incremento è servito proprio per consentire alle Forze Armate di contribuire alla lotta al Covid. In ogni caso è stato un incremento di spesa modesto rispetto ai 130 miliardi di sostegni e investimenti, fatti anche attraverso 5 variazioni di bilancio, per garantire la tenuta del tessuto produttivo sociale del Paese».

Lei ha chiesto qualcosa a Draghi in cambio dell’aumento delle spese militari al 2 per cento del Pil?
«Non chiedo nulla per me. Ho chiesto invece di intervenire e premere in Europa per l’Energy Recovery Fund, che è l’unico strumento che l’Italia può usare per affrontare il caro energia, e quindi di insistere in quella direzione».

Come giudica l’avanzamento dei lavori sul Pnrr?
«Sono molto preoccupato perché, avendo colloqui con tanti amministratori, sto toccando con mano le varie difficoltà che i vari centri di spesa territoriale – dalle Regioni ai Comuni – hanno per l’elaborazione progettuale. Anche per questo ho preannunciato nella riunione plenaria con tutti i comitati politici M5S, l’intenzione di costituire un comitato che contribuisca a vigilare e a controllare l’attuazione del Pnrr, come servizio da offrire a tutti i cittadini e anche al governo stesso».

Conte, lei per vocazione si considera un atlantista?
«Da quando ho assunto l’incarico di presidente non ho mai posto in discussione la nostra collocazione euroatlantica, ma ai consessi internazionali ho sempre partecipato dando un contributo critico, mai limitandomi a posizioni di acquiescenza, perché solo in questo modo si tutela l’interesse nazionale pur in un quadro unitario».

Ritiene che la Cina debba avere un ruolo più proattivo in questo conflitto?
«Mi auguro che possa offrire un contributo e partecipare più attivamente, nell’ambito della comunità internazionale, a una soluzione politica sul conflitto ucraino».

Come si spiega che il M5S è in netto calo mentre lei nei sondaggi mantiene un buon indice di gradimento?
«Cerco di svolgere il mio ruolo di leader M5S col massimo impegno. Cerco di mantenere sempre un contatto stretto con famiglie, imprenditori, cittadini. Le persone evidentemente mi vedono disponibile a capire i loro problemi».

Sembra che le difficoltà per lei, in questi ultimi mesi, arrivino perlopiù dall’interno del Movimento. Mi riferisco ad esempio alle tensioni con Luigi Di Maio…
«Di Maio in questo momento sta facendo il ministro degli Esteri, è un compito molto gravoso. In una fase così complessa è giusto che sia concentrato su questo».

Lo farà prima o poi un suo partito?
«Sono completamente focalizzato sul Movimento 5 Stelle, non esistono altre possibilità».

8 replies

  1. Gli italiani che lottano per sopravvivere, in tutti i sensi, su chi possono contare come forza politica?
    Sul (fu) m5* che cerca alleanze con coloro che hanno distrutto il paese?
    Lasciate stare, vi state occupando di cose che vi ostinate a non voler capire.

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  2. Conte alle 17:30 da Mattarella. Ma riuscirà a dire che proprio la vicenda dell’aggressione all’ucraina insegna che non ha senso portare al 2% la spesa al di fuori di un impegno comune di difesa europea? E che, alla luce di tutto questo, vanno rivisti gli impegni assunti il 2014?. Che è una follia far spendere all’ Italia quasi il 60% di quanto spende la Russia? Basta tiriamo fuori le OO. O andiamo verso una difesa comune o al di fuori di essa anche i 25 mld della spesa attuale sono un’enormita’. Io dico che su questo si riesce, forse, forse, forse a cominciare a riacquistare un minimo di credibilità. Se lo capisco io, che volevo la no fly zone per andare a vedere le carte del bullo putin, possibile che non lo capiscono i tanti che si dichiarano pacifisti (purtroppo con il qlo degli ucraini)?

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      • A proposito tu … oltre alle maiuscole … anche centellinando cum grano salis … facci sapere qualcosa da tuttissimo. Io voglio sempre imparare. Poi quella sopra l’ho scritta perchè me l’hanno IMPARATO. PS Spero che il brivido…. per la no fly. Vabbè che ti viene anche per MOOOOLTO meno!

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  3. Intanto sul Corriere uno dei pennivendoli di regime (precisiamo: uno davvero squallido) scrive su 5 Stelle e Conte:

    M5S, il tentativo di sopravvivere di un populismo in declino
    (di Massimo Franco)

    Sulle spese militari Conte si è mosso anche a rischio di ritrovarsi con solo la metà dei Cinque Stelle, rispolverando i «cavalli di battaglia» del passato

    Il tema, a questo punto, non è tanto se la filiera antigovernativa del M5S provocherà una crisi di governo: oltre tutto in piena guerra russa contro l’Ucraina e con il piano per la ripresa ancora da approvare. L’ipotesi che oggi Giuseppe Conte dia seguito alle minacce e non voti la fiducia sull’aumento delle spese militari è esclusa . I Cinque Stelle già dicono che appoggeranno il governo, fingendo di avere vinto. L’incognita più corposa riguarda il futuro della maggioranza di Mario Draghi quando e se si materializzerà un «cessate il fuoco».

    Lo strappo politico dell’ex premier grillino rimane, però. E pesa negativamente: sul futuro dell’esecutivo, sulla credibilità internazionale dei Cinque Stelle, che pure hanno un loro uomo alla Farnesina, e sulle prospettive dell’asse col Pd. Il segretario Enrico Letta è stato costretto a dire: «Lavoriamo per evitare la crisi». E ha aggiunto che, se ci fosse davvero, «l’Italia lascerebbe sbigottito il mondo intero»: uno sbigottimento provocato dal suo alleato-principe. Ma un M5S in caduta elettorale e risucchiato nelle logiche del passato non sembra preoccuparsi troppo di mettere in tensione la stabilità. Più cala nei sondaggi, più è tentato di marcare la propria diversità. Ormai, appare un partito allo sbando che prova maldestramente a dissociarsi: per poi fermarsi per mancanza di sponde.

    Conte si è mosso anche a rischio di ritrovarsi con solo la metà dei Cinque Stelle; e di fare ripiombare il Paese nel girone degli inaffidabili. Per questo i timori riguardano quanto potrà accadere quando l’aggressione russa si fermerà. A quel punto, l’offensiva dei partiti contro Palazzo Chigi potrebbe tornare a inasprirsi su ogni provvedimento in agenda, mano a mano che ci si avvicina alla fine della legislatura. Le provocazioni nei confronti di Draghi fanno pensare a una manovra di logoramento con l’obiettivo immediato di impedirgli di governare; e con quello di prospettiva di bruciare l’eventualità che resti premier dopo elezioni senza vincitori.

    Dopo il voto per il Quirinale, l’impressione è che un populismo in declino cerchi di sopravvivere, a destra e a sinistra, rinunciando a qualunque ripensamento. Rispolvera i «cavalli di battaglia» del passato. E si spinge sul terreno scivoloso delle alleanze internazionali proprio mentre Draghi rafforza in senso atlantista l’appartenenza dell’Italia all’Europa, e l’opposizione di Giorgia Meloni si schiera con lui. È un’operazione nel segno di una polemica stantia contro l’establishment. Evoca una saldatura di fatto in un fronte genericamente antibellico tra settori del M5S, schegge del pacifismo cattolico, sovranisti e frammenti dell’estrema sinistra: tutti da sempre anti-Nato e ostili al «banchiere Draghi». Sono aree culturali che vanno al di là della categoria del «filo-putinismo». Segnalano, semmai, una voglia di chiudere la parentesi del governo, atlantista ed europeista, come un’anomalia; con Conte in prima fila a indebolire la posizione italiana tra gli alleati europei. È questo a preoccupare anche il Quirinale.

    30 marzo 2022

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  4. alla fine i nodi dovrebbero venire al pettine
    uscire da questo governo MAFIOSO e avulso dal paese
    guidato dal peggiore cameriere della vera sede di Via Vittorio Veneto, 121
    che mai la storia italiana abbia mai avuto.
    non importa se saranno all’opposizione da soli se recuperano dignità
    daranno voce alla maggioranza delle persone
    io le vedo tutti i giorni chiedere la rateizzazione delle bollette
    vuol dire rimandare
    ad ottobre novembre non avranno finito di pagare le rate
    che dovranno affrontare un altro inverno
    molti si sono ritrovati disoccupati o in cassa integrazione
    per la chiusura di interi comparti, che non possono produrre con costi energetici decuplicati
    che ci sia qualcuno che parli per queste persone!!!!

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