(Massimo Fini – massimofini.it) – Oltre al Covid esiste, come se non bastasse, anche un “Long Covid”. Persone guarite ufficialmente da questa rognosissima influenza (ma sarà poi un’influenza, vai a sapere) accusano gli stessi sintomi e malesseri di quando erano malate: una grande stanchezza, debolezza, ansia, perdita di memoria, dolori muscolari. E’ comprensibile per chi ha vissuto un grande stress. Più curioso è che più o meno gli stessi sintomi li avvertono persone che non solo non hanno avuto il Covid ma non ne sono state nemmeno sfiorate. Qui entra in campo la paura, una componente consustanziale all’essere umano che può essere positiva, perché è grazie alla paura che noi abbiamo potuto sopravvivere per millenni a differenza di altre specie animali, ma anche, come in questo caso, negativa perché paralizzante. Basta uno stranuto, un colpo di tosse, un po’ di stanchezza (ma chi non è stanco in questa società ossessiva e nevrotica?) che subito si pensa al Covid e alla morte. Paura del tutto irrazionale perché in Italia i morti per Covid sono attualmente lo zero virgola della popolazione. Bisognerebbe che tutti ci ricordassimo del detto del vecchio e saggio Epicuro: “Muore mille volte chi ha paura della morte”. Che è proprio la situazione irrazionale che stiamo vivendo, peraltro in una società che, per una sua folle ubris non contempla la morte biologica, quella inevitabile che prima o poi arriva per tutti, ma l’ha proibita, scomunicata, dichiarata pornografica.

Credo però che in molti di noi più che la paura della morte operi un autentico e molto razionale terrore della trafila delle “quarantene”. Sono abbastanza convinto che le “quarantene” faranno più danni del Covid. L’ansia abbassa le difese immunitarie che si aprono a malattie ben più pericolose del Covid. Ma questo lo potremo sapere solo a epidemia superata e sempre che sia superata. Infatti l’aver tentato di bloccarla in tutti i modi ci espone a continui colpi di ritorno (ad uno stiamo assistendo in questi giorni) come una molla troppo compressa torna su con la stessa forza con cui l’abbiamo schiacciata. E un’altalena del genere può continuare all’infinito.

Il governo italiano ha deciso una linea, poi seguita più o meno da tutti gli altri Paesi europei, e l’ha portata avanti in modo coerente, forse l’unico appunto che gli si può fare è di non aver rafforzato i presidi sanitari fin dal momento in cui l’epidemia è comparsa in Cina, perché oggi tutto si muove a velocità supersonica.

Io, che per fortuna di tutti non sono presidente del Consiglio, avrei seguito una linea completamente diversa. Storicamente le epidemie non nascono a caso, arrivano quando c’è un eccesso di popolazione. Nel mondo non siamo poi molti, sette miliardi e mezzo circa, ma questa cifra è moltiplicata proprio dalla velocità degli spostamenti per cui, forzando un po’ il paradosso, è come se stessimo tutti nello stesso posto. L’epidemia ha la funzione di sfoltire questo eccesso di popolazione, eliminando i soggetti più deboli. Nel mondo i morti per Covid si aggirano attualmente fra gli 800 e i 900 mila. Quanti sarebbero stati senza le misure di contenimento presi dai vari Paesi? Il doppio, il triplo? Nell’ultima guerra mondiale, in un’area molto più ristretta (Europa e Giappone) i morti sono stati 50 milioni. La guerra ha avuto la funzione di un’epidemia. Se si fosse lasciato che l’epidemia sfogasse liberamente il suo corso alla fine se ne sarebbe andata, per mancanza di alimento, come sempre se ne sono andate le epidemie e se ne sarebbe riparlato fra trent’anni. Invece rischiamo di portarcela appresso per trent’anni ancora e forse più.

Massimo Fini

Il Fatto Quotidiano, 8 settembre 2020