Con Mosca ferma sulle sue linee e Kiev che non arretra, l’Europa continua a giocare la partita dell’accanimento. Nella speranza di una pace koreana.

(di Gianvito Pipitone – gianvitopipitone.substack.com) – Certo, è difficile andare d’accordo con tutti. Più difficile, forse, che non andare d’accordo con nessuno. Ultimamente, però, pare che il nostro sistema cognitivo — quello profondo, quello che regola percezioni e giudizi — venga messo a dura prova da sollecitazioni sempre più sottili. Ci si guarda intorno, spaesati, e ci si chiede: ma com’è possibile che, in una qualsiasi disputa fra guelfi e ghibellini, non riesca a trovarmi d’accordo con nessuno dei due, né con le loro infinite declinazioni? A quel punto non bisogna disperare: per lo meno vuol dire che siamo vivi e vegeti. Magra consolazione, ma tant’è.
Poi, riflettendoci su, si ritorna alla carica: ma siamo sicuri di stare giocando la stessa partita? E facciamo bene a chiedercelo, di questi tempi, perché tra globalizzazioni distorte e narrazioni virali, potremmo essere teletrasportati — senza accorgercene — su campi di gioco che non avremmo mai immaginato di poter calcare. Nello specifico, un campo di combattimento, immersi nel nel fango fino al collo, al confine fra Russia e Ucraina.
Potenza della narrazione. All’inizio sembrava tutto chiaro. L’invasione russa del febbraio 2022: un atto criminale, un’aggressione a uno Stato sovrano, con bombardamenti non solo sui territori contesi del Donbass, ma anche sul cuore pulsante dell’Ucraina, Kiev. Poi, col passare dei mesi — e ormai sono quattro anni — abbiamo assistito a un progressivo slittamento dell’asse narrativo. Non parlo di verità, che è già più complicato. Parlo di flusso narrativo, quello che si aggiusta, si piega, si modella sotto la pressione di fattori endogeni ed esogeni, come direbbero quelli bravi.
La propaganda, da una parte e dall’altra, ha fatto il suo mestiere. E così siamo passati da “Putin criminale” a “Zelensky nazista”, con in mezzo una miriade di distinguo, di analisi, di torsioni retoriche.
Mi chiedo spesso come sarà archiviata la Storia di questo periodo. Tra cinquant’anni, per esempio, quando il 70-80% delle persone oggi viventi non ci saranno più, biologicamente parlando. Bella domanda. Ma forse non serve aspettare mezzo secolo: basta ascoltare gli storici di oggi, quelli di segno opposto, per capire che la trasmissione della Storia non sarà più univoca. E come potrebbe? Di certo non come per la Seconda guerra mondiale. Non ci sarà più un unico solco narrativo, una vulgata tracciata dai vincitori, bensì una costellazione di memorie, di versioni, tutte divergenti e dissonanti fra loro.
E allora concentriamoci sul presente, facendo un grosso respiro. La sintesi, diceva Hegel, è il miglior risultato. Anche se, a volte, nei rivoli si capisce più che nel fiume.
Si può ritenere, senza contraddizione, che la tensione tra Ucraina e Russia sia stata alimentata nel tempo da una politica spavalda di Kiev, in combutta con la NATO. E che l’autocrate Putin sia stato, in una certa misura, provocato. Ma questo non significa che, pur accettando questa premessa, non si allontani dalla verità incontrovertibile: quella dell’aggressione del 2022 al popolo ucraino— con tutto ciò che comporta oggi — per mano della Russia di Putin.
La controprova è semplice. Se davvero Putin si fosse sentito accerchiato, avrebbe avuto alternative. Poteva appellarsi all’ONU, affidarsi a consigli più miti, usare gli strumenti diplomatici a sua disposizione.
Nel Paese degli 007, è sciocco dire che la guerra fosse l’unica opzione. Avrebbe potuto dimostrare che l’Occidente e l’Ucraina lo stavano stringendo in una tenaglia. Che poi, capirai: stringere la Russia in una tenaglia è come ingoiare una forma intera di parmigiano in un solo boccone. Improbabile. E comunque, se avesse almeno provato a far valere la ragione, piuttosto che bombardare a testa bassa, come accadde quel 22 febbraio del 2022, quando Kiev si trovò con i carri armati alle porte, allora — sai che c’è — tutto poteva essere diverso.
Putin ha scelto invece la guerra ad altissima intensità. Da lì, la Storia ha cambiato campo di gioco, oltre che regolamento. Ma si può andare oltre. Certamente. C’è una grossa fetta di opinione pubblica che, pur attribuendo a Putin la responsabilità del disastro, non condivide la risposta muscolare dell’Occidente: il riarmo, l’abbaiare ai confini, la politica a trazione tedesca che cerca la guerra più che evitarla.
Sì, è giusto puntare il dito contro la deriva autoritaria e l’asse sempre più esplicito tra Trump e Putin. Ma non si può continuare a raccontare questa guerra come se fosse una condanna divina. Sono passati quattro anni, e nel frattempo l’Europa si è riarmata, le economie si sono irrigidite, le diplomazie si sono affievolite, e persino il regime di Putin ha trovato nuove scuse per esistere. Con una terza guerra mondiale che bussa insistentemente alle porte.
Trovo difficile emozionarmi in questa Europa che si commuove per la resistenza ucraina ma non sa costruire la pace. Anzi, non mi ci trovo proprio. Piuttosto: invece che procurargli armi, bisognerebbe convincere Zelensky a trattare, seriamente, prendendo in considerazione anche di mettere sul piatto i sacri confini. Anche se l’affronto brucia. Perché prima si ferma il sangue, poi — quando tutto si è calmato — si cerca di stabilizzare, sotto un nuovo equilibrio. Al contrario, se invece continuiamo a stare lì a discutere il centimetro … ciao cuore.
E soprattutto, con uno come Putin — che è tecnicamente un criminale, e non per opinione personale ma per mandato della Corte Penale Internazionale, che lo accusa di deportazione illegale di bambini nel contesto di questa guerra — non si può giocare secondo le sue regole. Quelle regole vanno rovesciate.
Per il bene del suo popolo, Zelensky non si lasci sedurre dalle sirene della vittoria futura — perché non arriverà, e di certo non per grazia dello Spirito Santo. Faccia invece il passo difficile, quello che sblocca lo stallo: fermi i combattimenti, congeli il fronte. Accetti l’ipotesi che moltichiamano “pace coreana”, con la speranza che produca gli stessi effetti di quell’armistizio che, sul 38° parallelo, dura da oltre settant’anni.
Lo faccia per salvare vite, per riportare a casa i bambini, non per cedere all’invasore. Lo faccia per la Storia. E poi tratti — con il coltello fra i denti, ad oltranza — sulle clausole di sicurezza. Blindi una pace sul nuovo confine. Costruisca un futuro che non sia solo memoria di lutti e macerie, ma architettura di sopravvivenza. Perché, continuare a combattere una guerra che non riporterà in vita i morti e che si propone di provocarne ancora di più, non aiuterà nessuno a stare meglio, non è resistenza: è accanimento. E l’accanimento, in politica come in medicina, non è mai una cura. Specialmente contro un male incurabile.
In Corea la pace è fra due nazioni che però sono iper armate e alleate di superpotenze.
Proprio quello che Putin non vuole per l’Ucraina. Quindi l’ipotesi della pace coreana non è sul piatto.
Putin vorrebbe oltre ai territori anche l’Ucraina disarmata e con garanzie di sicurezza date agli ucraini da Putin stesso…
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È quello che pretendono gli USA da Messico e Canada o sbaglio? A suo tempo gli USA volevano Texas, California, Nevada, Nuovo Messico e se li sono presi. È tipico di chi si reputa superpotenza avanzare pretese: o scendi a patti o ci fai la guerra.
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Riguardo ai territori del sud degli USA, parliamo di fatti antecendenti al 1850, quando in Europa esistevano ancora l’Impero Ottomano e Lombardia e Veneto facevano parte di quello austriaco. L’Italia è diventata una Repubblica un secolo dopo. Per favore….
Il punto è che Messico e Canada non devono difendere il territorio dagli USA (al massimo sono gli USA che vogliono difendersi dai clandestini messicani).
Per cui Messico e Canada (al di là degli screzi, come ci sono anche tra Francia e Italia) sono ben felici sotto l’influenza USA e non hanno bisogno di stringere alleanze economiche o militari con altre potenze.
Per cui parliamo di niente.
Al contrario l’Ucraina vorrebbe uscire dalle grinfie russe (e ti credo, visto a cosa l’hanno portata) ma non può perchè secondo Putin è roba sua.
E infatti l’Ucraina ci sta facendo la guerra. Dura, dolorosa, ma lo è anche per la Russia.
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Di niente? Allora Israele che rivendica tutta la Palestina, l’intero Golan per farci la grande Israele biblica, a tuo dire, è parlare di niente su una montagna di cadaveri? E Trump che pretende l’Islanda?
Comunqie il mio era un esempio per sottolineare come le politiche delle potenze non sono mai cambiate. Che gli ucraini non siano contenti d’essere neutrali ci sta. Ma ci sta che anche i serbi non siano stati contenti di rinunciare al Kossovo per fare contenta la NATO. Era forse roba degli USA il Kossovo? Però ci hanno fatto una grande base militare. E hanno bombardato la Serbia per più di 2 mesi? Questo per dire che non ci si può richiamare alle leggi internazionali a discrezione. Altrimenti lo dicano: al mondo comanda la NATO, punto. Altrimenti è solo ipocrisia. Come quella di considerare le Americhe come cortile di casa senza riconoscere alla Russia uguale diritto di disporre dei paesi ai suoi confini. Perché in fondo di questo si tratta: affermare d’essere l’unica potenza che dispone pure dei destini delle altre nazioni.
ps:non tutti gli ucraini vorrebbero uscire dallE GRINFIE RUSSE. C’è una buona minoranza che vuole restare russa. Questi li ammazzi così risolvi il problema alla radice?
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Dimenticavo: gli USA ammassano truppe e mezzi contro lo stato sovrano del Venezuela e Trump minaccia pure la Colombia. Per adesso si limitano ad affondare battelli. Ma se gli gira potrebbe invadere il Venezuela o farci un colpo di stato. Che facciamo, armiamo pure il Venezuela? Possibile che non si capisca che l’occidente sta scatenando la fine del mondo? Che l’invasione russa non è che la reazione alle politiche aggressive e illegali occidentali?
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Se i libri di storia che verranno, in fila per bene gli avvenimenti metteranno, di certo non si scorderanno di quei documenti provanti i tanti interventi, non certo mancanti, a segnalare da parte dei russi alle autorità competenti, certi insani comportamenti provocanti, tra il 2014 ed il 2022, legittimi risentimenti di cui solo i malpensanti o gli ignoranti (in materia) o chi in cattiva fede o chi più o meno tonto, non vuol tener conto…
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Bel discorso, peccato che finisca per franare sul punto che Zelenskj non è che un attore, più precisamente una marionetta. Dal momento che dovesse accettare una tregua in stile coreano, chi tira i suoi fili lo metterebbe da parte, in un modo o nell’altro. Anche perché i russi, scottati da Minsk 1 e 2, non concedono più il tempi per un riarmo: vogliono garanzie certe.
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la marionetta protagonista del suo personaggio non mollera mai il suo tragico protagonismo , si è troppo impersonato in un novello che Guevara! Per favore dategli un ruolo in film,vedrete che dell Ucraina se ne sbattera
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Caro Pipitone il “volemose bene ” non è tanto coerente con i fatti . Tutti o quasi tutti vorremmo essere bravi e buoni ma nella realtà dobbiamo fare i conti con chi per fare affari o per il piacere dato dal potere o dall’ ambizione di comandare e dominare ti viene a condizionare la tua predisposizione naturale ad essere pacifico.
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a chi si riferisce quando parla di “predisposizione naturale” ad essere pacifico?
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Ahi ahi ahi…
l’Aufhebung hegeliana non è il miglior risultato, è solo “passettino” in avanti
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La controprova è semplice. Se davvero Putin si fosse sentito accerchiato, avrebbe avuto alternative. Poteva appellarsi all’ONU, affidarsi a consigli più miti, usare gli strumenti diplomatici a sua disposizione.
Nel Paese degli 007, è sciocco dire che la guerra fosse l’unica opzione. Avrebbe potuto dimostrare che l’Occidente e l’Ucraina lo stavano stringendo in una tenaglia. Che poi, capirai: stringere la Russia in una tenaglia è come ingoiare una forma intera di parmigiano in un solo boccone. Improbabile. E comunque, se avesse almeno provato a far valere la ragione, piuttosto che bombardare a testa bassa, come accadde quel 22 febbraio del 2022, quando Kiev si trovò con i carri armati alle porte, allora — sai che c’è — tutto poteva essere diverso.
Questo ragiona come se non avesse visto cosa è successo dal 2007 al 2022 e dove sono finiti tutti gli appelli al dialogo e alla diplomazia di Putin.
Poteva dimostrare? E che ci vuole, basta una cartina con i paesi dell’ex Patto di Varsavia.
E poi sai che gli frega agli altri di cosa vuoi dimostrare quando sono tutti impagnati a baciare il qulo del presidente USA di turno.
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Pippitone /pippone co(tossetta)… lione Questo paga e chiede l’obolo ai suoi lettori sulla piattaforma substack?
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