
(di Marcello Veneziani) – A vederli quei due, l’altra sera e tutte le volte che si sono affrontati, l’italiano sembrava lui, lo sconfitto di domenica scorsa, Carlos Alcaraz. Un italiano un po’ meridionale, comunque mediterraneo, bruno, di carnagione più scura, non alto, proprio come l’italiano viene figurato nel mondo. E invece l’italiano per l‘anagrafe e non solo, diciamo per grazia di Dio e volontà della nazione, era Jannik Sinner, figlio di Siglinde e Hanspeter Sinner, una famiglia dai nomi tipicamente italiani; lui, il ragazzo di carnagione bianca, i capelli rossi, alto e longilineo come un nord-europeo, uno che in casa parla tedesco, e che a parte la cittadinanza fiscale a Montecarlo, è sudtirolese, saldamente inserito nel suo habitat sud tirolese; e quel nome evoca, in chi ha una certa età, ostilità diffuse, a volte disprezzo, voglia di secessione, perfino attentati, e comunque un antico fastidio per la cittadinanza italiana e soprattutto per l’appartenenza all’Italia e una persistente nostalgia austriaca, germanica, se non asburgica.
Eppure è scattato un tifo italiano per Sinner come non era mai successo nel tennis. A livello di masse. Irrazionale diranno alcuni, d’altra parte il tifo è un’affezione che sconfina nell’infezione; idola tribus unito a idola fori, lo chiameranno i colti che hanno letto Bacone. Ma cosa spinge un popolo a tifare davvero con tutto il cuore per un ragazzo invece che l’altro, anche se le apparenze dicono il contrario delle appartenenze, e i legami nazionali, secondo il racconto dominante, non contano più niente? Da dove sbuca questo nazionalismo sportivo, si giocoso ma vivace e verace, da dove spunta questo amor patrio di ritorno? Sbuca dal fatto che dentro di noi abita un noi che nessun individualismo e globalismo riesce ad estirpare, un istinto di familiarità, di preferenza, di predilezione, che è un legame naturale e psicologico, sociale e simbolico, culturale e linguistico. Può declinare il nazionalismo che appartiene ormai a cent’anni fa, può tramontare lo sciovinismo, ma non si può estirpare quel senso di appartenenza a un popolo, a una terra, a una lingua, a un’immaginario condiviso. E lo applichiamo anche laddove non ci sono segni evidenti di italianità: pensate anche alle squadre di calcio, e in certi periodi e in certi paesi perfino alle nazionali di calcio, dove ci sono stranieri. Eppure quelli, benché ingaggiati a suon di soldi, benché provienienti da altri paesi, sono i “nostri”. Alla fine, il marchio nostrano, sia esso italiano o d’altra patria, piccola o grande che sia, conta e racconta ancora e supera ogni reale provenienza e motivazione. Per arrivare agli eccessi, potremmo dire che se facessero una gara internazionale di criceti, quello che porta il tricolore sul dorso sarà sostenuto come il “nostro”. Poi certo, se si passa al regno umano è tutta un’altra storia.
L’impulso al legame di prossimità è da un verso un fatto istintivo, prerazionale, emotivo; dall’altro è una sorta di archetipo platonico, di forma ideale a cui sentiamo di aderire per un innato sentimento di comunità, cioè di identità e appartenenza.
Ma per tornare dai cieli platonici a terra, cioè dall’iperuranio al terreno di gioco, non è stato bello, lo diciamo da italiani, vedere Sinner a Wimbledon abbandonato a se stesso dall’Italia ufficiale e quirinalizia, mentre c’erano i reali della Casa britannica e i Reali di Spagna a tifare per il loro atleta; non c’era nessun sovrano italiano, nessun Presidente nostrano a sostenerlo, neanche uno straccio di ministro dello sport, a sottolineare che l’Italia era davvero tutta con lui, e poi a esultare con lui per la vittoria. Eppure il tennis è diventato ormai uno sport popolare, di massa, diventa l’evento che fa copertina nei media, tutti parlano di tennis come se lo conoscessero da bambini e invece la gran parte della gente fino a poco tempo fa, quando faceva zapping e incrociava una partita di tennis lo vedeva alla stessa stregua dell’intervallo con le pecorelle, cambiava canale o diceva: che palle, c’è il tennis.
Ora è sorto impetuoso l’amore massiccio per il tennis, e insieme il tifo patriottico per Jannik.
Dal canto suo, Sinner ha mostrato di meritarsi questa simpatia popolare; ha mostrato più volte il piacere e perfino l’orgoglio di dirsi italiano, senza nulla togliere alla sua identità altoatesina o sudtirolese; è uno che a differenza del sindaco di Merano, lui mentalmente la fascia tricolore l’ha indossata e l’indossa con fierezza e senza alcuna riluttanza. E poi ci piace come personaggio, la sua umiltà, la sua determinazione, il suo affetto per i suoi genitori, la sua serietà, il suo spirito sportivo e cavalleresco, la sua fraternità con i rivali di gioco, le sue battute fuori dal campo di gioco, in cui tradisce le sue amabili incertezze di ragazzo, per giunta di provincia. O i suoi dubbi se chiamare Sua Altezza la Principessa Kate, lui che era più alto di lei, la ragazza che aveva di fronte.
Poi, certo, ci sono pacchi di soldi, fiumi di spot.
In fondo l’unico precedente storico grandioso a Jannik Re d’Italia di un tedesco salutato come grande italiano è stato l’Imperatore Federico II di Svevia, rossiccio pure lui, come suo nonno Barbarossa, e tedesco doc anche se nato a Jesi, di stirpe Hohenstaufen, che pure veniva definito Puer Apuliae, intendendo per Puglia il sud d’Italia, dove fu magnifico sovrano, tra Napoli, Palermo e la Puglia, dove venne a morire.
Per carità, non paragoniamo la grande storia con la cronaca sportiva, manteniamo vivo il senso delle proporzioni. Ma se ci pensate bene, a farci amare l’Italia, a farci sentire orgogliosi di essere italiani, nei secoli scorsi sono stati soprattutto coloro che venivano a visitarla, a scoprirla, a conquistarla, a disputarsela e infine a vivere da noi. Ci vollero tedeschi per scoprire il pregio di molte antichità che noi avevamo abbandonato all’incuria per secoli; ci vollero francesi e spagnoli, persino arabi e turchi, per farci capire quanto fosse preziosa l’Italia. C’è voluta ora una carota tirolese dal gambo lungo, travestita da tennista, per farci capire che a volte è bello sentirsi italiani.
Era proprio necessario questo articolo? dove stavi ai tempi di Thoeni, Gros, Plank e compagnia bella?
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Che vuoi farci quando qualcuno vince i parassiti gli si mettono vicino, anche con catta e penna….
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..hai visto mai che cada qualcosa per terra…
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Non e’ piu’ semplice e senza nessun retropensiero, dire che e’ bello quando un rappresentante dello sport italiano fa qualcosa per la prima volta in assoluto, tipo l’oro olimpico delle ragazze della pallavolo e morta li’ ?
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Jannik Sinner, figlio di Siglinde e Hanspeter Sinner, una famiglia dai nomi tipicamente italiani; lui, il ragazzo di carnagione bianca, i capelli rossi, alto e longilineo come un nord-europeo, uno che in casa parla tedesco, e che a parte la cittadinanza fiscale a Montecarlo, è sudtirolese, saldamente inserito nel suo habitat sud tirolese; e quel nome evoca, in chi ha una certa età, ostilità diffuse, a volte disprezzo, voglia di secessione, perfino attentati, e comunque un antico fastidio per la cittadinanza italiana e soprattutto per l’appartenenza all’Italia e una persistente nostalgia austriaca, germanica, se non asburgica.
Certo che è stato un AFFARONE, no? 650.000 morti e 1.000.000 di feriti e mutilati per vincere il torneo di Wimbledon. Come avremmo fatto senza gli alto-atesini.
”’Per arrivare agli eccessi, potremmo dire che se facessero una gara internazionale di criceti, quello che porta il tricolore sul dorso sarà sostenuto come il “nostro”. Poi certo, se si passa al regno umano è tutta un’altra storia.””
Che è quel che purtroppo significa il ‘tifo’.
Echssenefrega se poi i ‘campioni’ come ‘lui’ pagano le tasse all’estero ovvero a noi non ci viene una lira per lo stato sociale.
X Per Loguasto:
La nazionale di pallavolo non è costituita solo dalla Egonu, se è per il discorso dell’origine etnica.
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“650.000 morti e 1.000.000 di feriti e mutilati per vincere il torneo di Wimbledon” ma quanto bisogna essere deficienti ed alla disperata ricerca di polemica per scrivere un’idiozia del genere ?? COMPLIMENTI CI SEI RIUSCITO !!!!
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Lasciando solo per un attimo da parte il piccolo mondo antico di Marcello Veneziani, giova far presente che, nel mondo reale, il ‘bruno, mediterraneo e non alto’ Carlos Alcaraz ha una statura di 183 cm, una buona spanna sopra la statura media degli italiani che ha in testa il nostro scrittore
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È vero che i soldi, tanti, troppi, circolano in molti Sport. A cominciare dal Calcio che seguo con interesse ( la passione è morta…con Gigi Riva). Ma onestamente, forse anche perché il Tennis non mi ha mai preso, me ne sbatto le p…. di Sinner e delle sue vittorie.
Pur “tifando”, in genere, per gli italiani, soprattutto alle Olimpiadi, devo avere empatia per l’atleta. Non ne ho per Sinner, anche per la sua residenza fiscale.
Preferisco appassionarmi mille volte per la Battocletti, straordinaria mezzofondista italiana o per i vari nuotatori/nuotatrici che sono da anni protagonisti in Europa, e spesso nel mondo.
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Quanto è stonato quell’accento alla assenza di autorità. Ho sempre pensato che quella gente dovrebbe lavorare per il paese, non spendere tempo e fiumi di denaro (nostri) per coccolare un sia pur grande atleta e orgoglio italiano che comunque (non) paga le tasse a Montecarlo e ci è apparso in spot pubblicitari di ben 5 diversi prodotti durante la sua bella impresa . A proposito, ho registrato mentalmente quei prodotti per ricordarmi di evitare il loro acquisto. Manie.
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sono contenta pe Sinner , ma io tifo da sempre Alcatraz ,in quanto alla mancanza di autorità italiane la trovo una vergogna nazionale, inammissibile!
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Visto che lo tifi da sempre, impara almeno il cognome corretto…
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Articolo ripugnante, razzista, divisivo, inutile ecc.
Che dici della Enogu? E di Jacobs? E Gustav Thoni te lo sei perso?
Hai applaudito Camoranesi per il Mondiale 2006? E’ più italiano lui o Sinner?
E’ questo il livello del giornalismo?
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Quando non di sa cosa scrivere si cavalca alla meglio l’argomento del giorno. Che poi lo si conosca o meno , sono dettagli.
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Il fisting (dall’inglese fist, “pugno”), è una pratica sessuale umana estrema che consiste nell’introduzione dell’intera mano e, in alcuni casi, anche di due mani contemporaneamente all’interno della vagina o del retto.
Fisting – Wikipedia
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Hai omesso di dire che è una pratica molto utilizzata, nella sola variante passiva, dai commentatori putiniani.
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