(Tommaso Merlo) – In Ucraina l’Occidente arma e finanzia un popolo invaso, in Israele arma e finanzia l’invasore. Una incoerenza impressionante. Come se gli ucraini avessero diritti umani inviolabili e degni di essere difesi, mentre i palestinesi non ne avessero. Come se sul fronte ucraino fosse in gioco la libertà di un popolo a vivere a casa propria ed autodeterminarsi, mentre in Palestina no. Come se gli Ucraini fossero esseri umani come noi, mentre i palestinesi no. Una incoerenza impressionante possibile grazie al fatto che la guerra è una scelta e di natura politica. La guerra si fa quando conviene, non quando è giusto. Per decenni l’Occidente ha scatenato guerre in nome della democrazia e dei diritti umani, miliardi e vite gettate per poi lasciare alle spalle solo macerie. Dall’Afghanistan dove dopo vent’anni trionfano i Talebani o in Iraq dove ancora si leccano le ferite. Guerre fatte per sottrarre risorse, per svuotare i magazzini ed ingrassare l’indotto bellico e per ragioni cosiddette strategiche. Per piazzare cioè basi militari nei pressi di presunti nemici, dalla Cina alla Russia. Ed è proprio per questo che è scoppiata la guerra in Ucraina, quei bulli degli americani volevano coronare in fretta e furia il loro sogno proibito di piazzare basi militari alle porte di Mosca. E grazie alla complicità di un governo di Kiev amatoriale e della nullità politica dell’Europea, hanno scatenato l’inferno. Che Putin fosse un mussolini di stampo mafioso lo si sapeva da lungo tempo. Si è divorato la democrazia russa e nel suo curriculum spiccano gemme come quella cecena. Era impensabile piazzare missili sull’uscio di casa di Putin e pretendere che il suo ego da secolo scorso facesse spallucce. La guerra poteva essere evitata gestendo la questione ucraina politicamente, coordinando con Mosca la transizione del vasto territorio ucraino verso un’altra sfera d’influenza dopo secoli a braccetto coi sovietici. Ma forse nemmeno gli americani pretendevano di trasformare l’Ucraina in una base militare NATO senza conseguenze, è che era tempo di una nuova guerra. La guerra è una scelta che si fa perché conviene. È cronaca. L’Europa sta spendendo miliardi di soldi dei poveri cristi che non riescono ad arrivare a fine mese per finanziare il massacro in Ucraina. Il business del decennio per l’indotto bellico. Una guerra ovviamente per procura, altra specialità della casa occidentale. Fornire armi e guardarsi lo spettacolo dal divano. Già, il problema dei palestinesi è che la loro guerra non rende, anzi, rende vendere le armi ad Israele, al loro invasore. Miliardi che paesi come l’Italia incassano da anni senza battere ciglio, armi poi usate per perseguitare i palestinesi alla faccia dei diritti umani e della libertà di autodeterminazione. A livello strategico poi, è Israele l’alleato di ferro dell’Occidente e quindi se occupa tutta la terra palestinese non cambia nulla, anzi, meglio. Una incoerenza impressionante resa possibile da una politica alla mercè delle lobby e del proprio ego. Potentati economici interessati solo al profitto e ad ogni costo, politicanti interessati solo alla propria carriera e non certo a cambiare un mondo che gli ha permesso di insediarsi su quella poltrona. Il compito principale della politica oggi è far digerire alle masse il pensiero unico e smussare le impressionanti incoerenze come quella della disparità di trattamento tra ucraini e palestinesi.