Nel mirino l’ultima inchiesta di Report sui Giochi Milano-Cortina. La Rai non esclude audit interno per verificare i fatti
(di Raffaella Malito – lanotiziagiornale.it) – Che il conduttore di Report, Sigfrido Ranucci, sia un giornalista scomodo nella Rai dell’era Meloni è cosa nota. Questa volta la maggioranza accusa il giornalista di aver mentito in merito alle risposte ricevute dal ministero dei Trasporti sull’inchiesta sulle Olimpiadi Milano-Cortina andata in onda domenica scorsa. Mentre la Rai con la sua presidente fa retromarcia sul caso Scurati, spiegando che “ci sono state anomalie ma non censure”.
LA QUERELLE SULL’ULTIMO CASO REPORT
“La vicenda di Ranucci è una vicenda all’interno del programma. Sarà cura dei responsabili editoriali ricostruire cosa è successo e sicuramente si potrà valutare un internal audit che può essere richiesto sia da me che dall’amministratore delegato”, ha detto la presidente della Rai, Marinella Soldi, in Commissione di Vigilanza.
“Contrariamente a quanto sostenuto durante la puntata di Report da Sigfrido Ranucci, il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha risposto alle domande della trasmissione di Rai 3 a proposito delle Olimpiadi Milano-Cortina. Per la precisione, Report ha scritto il 10 maggio ricevendo risposta dall’ufficio stampa martedì 14 maggio alle ore 18,37”, ha reso noto lo stesso ufficio stampa del Mit.
Che ha allegato quanto inviato alla trasmissione e specificando che gli stessi dati sono disponibili anche sul web. “Sorprende che eccellenti giornalisti d’inchiesta della tv pubblica non siano stati in grado né di controllare la casella di posta elettronica né di cliccare” sul link, ha affermato il ministero.
LA REPLICA DI RANUCCI
Ma in un lungo e articolato post su Facebook, Ranucci spiega che è Report ad aver “sbugiardato” la Lega e il Mit. La prima richiesta di intervista all’ad di Simico, Fabio Massimo Saldini, risale al 26 marzo alle ore 11.42. A questa richiesta sono seguite due lunghe telefonate con l’ufficio stampa che “ci ha spiegato che loro non dovevano rendere conto a noi del cronoprogramma di tutte le opere olimpiche in quanto il loro dovere era quello di rendere conto al ministero delle Infrastrutture”.
“A questa mail non è stata data nessuna risposta ufficiale. Abbiamo, quindi, scritto – ricostruisce Ranucci – una seconda richiesta il 29 aprile alle ore 11.33. In questo caso l’ufficio stampa di Simico ci ha inviato una risposta il 30 aprile, in cui ci ha rinviato al decreto dell’8 settembre 2023, con cui è stato approvato il piano delle opere olimpiche. Il suddetto piano già in nostro possesso indica l’elenco delle opere e il relativo finanziamento, ma non il cronoprogramma esatto dei singoli interventi”.
Di fatto hanno giustificato il mancato invio del cronoprogramma, in quanto il loro dovere è quello di renderne conto agli enti preposti. Al Ministero delle Infrastrutture, scrive ancora il conduttore di Report, “abbiamo scritto una prima volta il 29 marzo, non hanno risposto. Abbiamo scritto di nuovo il 29 aprile e lo stesso giorno il Mit ci ha risposto dicendo che non potevano soddisfare la nostra richiesta”.
“Abbiamo, quindi, inviato una terza richiesta il 10 maggio per chiedere nuovamente il cronoprogramma delle opere, dopo che era stata già rifiutata la richiesta d’intervista al ministro Matteo Salvini. Facendo una ricerca in tutte le mail ricevute dalla nostra redazione, non risulta una risposta del Mit a questa nostra ulteriore richiesta. Sarà nostra premura fare una ulteriore ricerca con il centro assistenza della Rai. Il 13 e 14 maggio abbiamo, invece, continuato ad avere una corrispondenza con l’ufficio stampa di Simico, a cui abbiamo chiesto dei chiarimenti sul bando per la cabinovia di Livigno”.
LA CORRISPONDENZA CON SIMICO
“Con una mail inviata il 14 maggio alla nostra redazione hanno specificato che: ‘Il contributo pubblico per ciascuno intervento del Piano complessivo delle opere olimpiche Milano Cortina 2026 è indicato nel Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 8 settembre 2023. Il testo del DPCM è pubblicato sul sito web del Governo e sul sito web di SIMICO. L’intervento su cui chiedete informazioni è indicato nell’Allegato 1 del DPCM e identificato con il codice A22.0’. Anche in questo caso si fa riferimento solo al decreto dell’8 settembre 2023 e non al cronoprogramma delle opere”.
Il 15 maggio Simico “ci ha nuovamente scritto rinviandoci di nuovo ai due DPCM con i piani delle opere olimpiche, anche questi privi del cronoprogramma”. Solo il 18 maggio, a poche ore dalla messa in onda, “l’ufficio stampa di Simico ci ha inviato il link con il cronoprogramma delle opere. Per non dare il tempo di visionarlo e commentarlo. Ma la sola pubblicazione è un successo di Report. Il pubblico giudicherà chi mente”, chiosa Ranucci.
Duro il commento dell’Usigrai: “Ora è chiaro, il problema della maggioranza della Vigilanza Rai e dei vertici dell’azienda è quello di silenziare le voci fuori dal coro. La giravolta della presidente Soldi ha chiarito che Report e caso Scurati sono le spine nel fianco di chi pensa di controllare la Rai colpendo i dipendenti sgraditi e piegando la commissione di indirizzo ai voleri di questa o quella parte politica”.
Grande Sigfrido ¢ontapelidel¢ulo di questa classe politica oscena.
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Ma dico, parliamo di Rai, ministeri, ministri, oppure della signora Lella, sua parrucchiera, e la figlia della nipote del calzolaio all’angolo, vicino al bidone della differenziata? Esiste la posta PEC, ovvero caselle certificate le quali non danno possibilità di errore: una volta inviata la mail il riscontro di ricezione è automatico. Se il destinatario non dovesse leggerla, sono solamente fatti suoi, ha valore, anche legale, la ricezione nella casella del ricevente. Detto questo, grande Ranucci e Report unica trasmissione Rai che guardo al computer.
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Purtroppo, la PEC serve per testimoniare la ricezione e il contenuto.
Non obbliga alla risposta da parte del ricevente.
Ed è ovvio che i giornalisti di Report abbiano utilizzato una PEC.
Le risposte ci sono state se è vero ciò che racconta Ranucci.
Quella oggetto del contendere è arrivata “tardi”.
Niente di nuovo sotto il sole
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Gentile Stefano, sono RAO, quindi rilascio SPID, Firme digitali e, appunto, PEC. Che il ricevente non abbia obbligo di rispondere è vero, ma non potrebbe mai affermare “non l’ho letta”, perché per la PEC, a livello legale, vale la regola “la legge non ammette ignoranza”, quindi la posta PEC va controllata, se non lo fai sono “razzi” tuoi e nulla servirebbe affermare “non l’ho letta”. Se ricevi una PEC legale, mettiamo con scadenza per il ricorso a 60 gg., tu non leggi, non rispondi e fai passare il tempo… Beh, verrai condannato in quanto l’invio di una PEC equivale all’aver ricevuto una raccomandata A.R. Esempio classico: l’Agenzia delle entrate manda la Pec ad una P.I., questi non risponde e non paga nei termini, riceverà una visita dall’Agenzia stessa e dovrà pagare la multa + sanzioni per ritardato pagamento. Ciao, buona serata.
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Buongiorno,
lo ha detto Lei, dipende dal perchè della PEC.
Se ne ricevo una che non “intima” nulla e magari mi contesta tutti i guai del mondo ma non ha natura legale, posso benissimo non rispondere.
Altro scenario è quando sono (sarei) “obbligato” a rispondere cioè una PEC “legale”.
Anche in quel caso la risposta non è certo una email ma un possibile intervento legale.
Il “non l’ho letta” è automaticamente escluso per la natura stessa del meccanismo PEC, ma, ripeto sarebbero “razzi miei” solo se tentassi di dire “non c’era scritto niente”.
Ma posso ritenere che il contenuto è falso, illogico, aleatorio, privo di importanza and so on.
E on sono obbligato a comunicarlo al mittente
Secondo me, dà troppa importanza alla PEC.
Il ricorso è ad una multa, infrazione, avviso di garanzia etc. che arriva sempre anche in forma cartacea e RACCOMANDATA RR proprio perchè NON si è ancora obbligati ad avere come singoli cittadini la PEC e non si può far finta di non averla ricevuta.
Non faccia l’esempio “scolastico” agenzia entrate versus P.I.
La redazione di Report NON è l’agenzia delle entrate e chi risponde non è una P.I.
Da quel che racconta la Redazione di Report si tratta di una email senza natura “legale” anche perchè sarebbe “illegale” raccontarla in giro.
Cosa dovrebbe fare il “ricevente” ricorso entro 60gg ?
E contro chi ?
Poi, se legge bene, la risposta c’è stata, lo afferma Report stesso, tardi, a distanza di poche ore prima della trasmissione per cui crolla pure il suo “ragionamento”.
La PEC è attestato ufficiale quando “incorpora” un documento come il bilancio di una società o una semplice fattura elettronica tra aziende, entità preposte, singoli professionisti and so on.
Non bisogna che sia una “domanda” in attesa di una risposta.
Lo è e basta.
Buona giornata anche a Lei.
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Gentile Stefano, come ho scritto nel primo ragionamento, non parliamo della “sora Lella” che deve comunicare alla vicina di pianerottolo il detersivo usato o la marca di assorbenti, con le ali o i nuovi motori biturbo che li rendono più veloci…., bensì ministeri, trasmissioni Rai (che presumo siano tenuti ad avere posta PEC), ministri… insomma qui si parla di “pubblico interesse“. Se devono parlare di cene, giochi nel parco, mistress, putt@noni o altro, lo facciano con posta normale, uòzapp & segnali di fumo, e – soprattutto – non rompano i c0glioni a noi. Altrimenti – cortesemente – usino le PEC. Che non siano tenuti a rispondere nessuno l’ha messo in dubbio, almeno non io, ma che non ci siano giochetti – dato che, ripeto, si parla d’interesse pubblico – del tipo “non l’ho ricevuta”, “non l’ho letta”, “non l’hanno aperta” e amenità del genere. Non hai risposto? Giustifica il perché: la Rai è televisione pubblica, non pubica…, tu sei un ministro (o ministero), quindi che non facciano rimpiattino, per affari di pubblico interesse.
N.b.: ho motivo di pensare tu sia una persona intelligente, ragione per la quale evita le “bacchettate sulle dita” (“Non faccia l’esempio “scolastico” agenzia entrate versus P.I.”), anche perché le mie sono particolarmente grosse, quindi il dolore risulta essere maggiore (non inteso come grado militare)… 😉 Ciao, buona giornata.
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Nessuna bacchettata e se l’ho fatto me le dò da solo.
Il pubblico interesse non c’entra nulla perchè è una “lite” tra diversi.
Che sia di “interesse pubblico” non modifica la natura del contendere.
Una Redazione anche se di un servizio in larga parte pubblico pone una questione di interesse specifico, pubblico è una forzatura, ad un’entità “privata” che è la SpA SIMICO, anche se “traghettata” dal Mit. Non esiste obbligo di risposta, per un po’ l’entità fa l’indiana poi risponde.
In mezzo ci sono i giochi a “rimpiattino” come li chiama Lei, ma la sostanza non cambia: non esiste un obbligo di risposta che fra l’altro avviene anche se non immediatamente soddisfacente.
Un po’ con telefonate un po’ con e-mail, un po’ con documenti.
Ora capisco che per Lei sembri un teatrino, e io posso essere d’accordo per il semplice fatto che quello che è stato risposto dopo molto tempo poteva essere risposto “subito”, ma questo è casomai un episodio di disonestà professionale ed intellettuale non una contravvenzione ad una regola, il diniego ad un atto dovuto.
SIMICO avrebbe potuto non rispondere e non avrebbe dovuto giustificare nulla, perchè appunto non si tratta di un atto dovuto in qualche modo obbligatorio.
Quello che invito a non confondere una cosa è l’interesse pubblico altra cosa è il pubblico interesse.
Le qualità di “cura” di un vaccino sono di interesse pubblico. Non tutti sono obbligati a conoscerle neanche gli addetti ai lavori.
Le norme sulla somministrazione degli stessi sono di pubblico interesse, tutti hanno diritto a conoscerle e obbligatoriamente gli addetti ai lavori.
E’ comunque per me un piacere scrivere con Lei, che di certo non merita bacchettate.
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Gentile Stefano, è piacevole anche per me, anche se – ogni tanto – trovo i tuoi commenti “arcani”, probabilmente tanto quanto, altri utenti, troveranno così i miei! 😉
Nel merito hai ragione: la risposta tra soggetti “privati” non è obbligatoria ma il senso che volevo dare era un altro: trattandosi di questioni di pubblico rilievo la corrispondenza avvenga con strumenti che documentino, senza possibilità di essere smentiti, se una mail è stata davvero inviata, per cui automaticamente ricevuta. In questo modo il destinatario non potrà fare il gioco delle 3 scimmiette. Vedi Stefano, a me e penso molti altri, il politico (giornalista, industriale, calciatore o chi si vuole) che “glissa” sottraendosi alla domanda segnalante un problema che lo riguarda, non fa esattamente buona impressione, “puzza di cane” lontano un miglio. Simico è un soggetto privato che però intasca soldi pubblici. Non erano tenuti a rispondere? Non lo metto in dubbio, però che ci siano prove certe (PEC) a certificare che non vogliono dare spiegazioni. Per quanto riguarda “le bacchettate”, non farci caso: vale per i signori e anche per i permalosi, quindi “ci si nasce”, ed io lo nacqui! 😉
Ciao, buona serata.
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Gentile @pinolucino,
anche se sa di “arruffianamento”, il problema è che non esiste un modo “normato” di “essere gentiluomini”: quelle “regole non scritte” che per noi sono un “noblesse oblige” non lo sono per altri.
Ora, per un attimo, vada oltre il nostro dialogare e si chieda quanti in Italia conoscono la PEC e quanti tra quelli che la conoscono la considerino una sorta di “do ut des”.
Per lei, fa bene a pensarlo, l’obligatorietà della risposta c’è anche se non veramente obbligata perchè parte dal fatto che un “onesto” debba rispondere.
Ma se io le spedisco una PEC dove la accuso di cose false o aleatorie o inesistenti perchè mi dovrebbe rispondere ?
Ella parte dal fatto che Report abbia contestato cose “vere”, (in realtà ha solo richiesto un programma non ha contestato nulla) quindi la sua “obbligatorietà alla risposta è “viziata” dal fatto che vuole “smascherare” i bugiardi, il fatto che non rispondano diventa secondario e viene impropriamente utilizzato a conferma che “hanno torto e si nascondono non rispondendo”.
Poi però hanno risposto ma questo, mi scusi, Ella non lo dice mai proprio perchè la sua, anche la mia, tesi è che c’è un torto, un abuso, indipendente da una risposta e-mail.
Allora diciamo questo: c’è un abuso, un torto e basta senza necessità di trovare conferma da un non risposta e-mail.
Perchè alla fine, credo, a noi non interessa il cronoprogramma ma l’utilizzo sbagliato di soldi pubblici che porta alla devastazione dell’ambiente, e-mail o no, PEC o no.
La SIMICO non diventa
“più colpevole” se non risponde alla e-mail: lo è comunque anche senza l’esistenza della e-mail.
Poi, ma è solo un aspetto tecnologico
“…se una mail è stata davvero inviata, per cui automaticamente ricevuta.”
E un “falso positivo”, in quanto i sistemi di posta quando inviano NON necessariamente determinano una ricezione. Sono due sistemi differenti: NON sono lo stesso.
Le sarà capitato di ricevere un messaggio di ritorno che dice “impossibile raggiungere la casella di posta xxxx” oppure “il sistema ricevente ha rifiutato il messaggio inviato perchè yyy” and so on.
Le e-mail di tipo PEC sono al 99% identiche a quelle “normali” e soffrono delle stesse problematiche.
La differenza è che, siccome sono a pagamento, in caso di “non ricezione” si può chiedere il risarcimento del danno diretto e di quello indiretto qualora fosse dimostrato causato dal sistema.
Per cui si può dimostrare che una e-mail è stata sicuramente inviata ma non che è stata sicuramente ricevuta proprio per il suo contrario e cioè “non è stata possibile la sua ricezione”.
C’è un sistema, adottato dalle Poste ma anche da Aruba, che ha alti costi, ma che garantisce la ricezione in tempo utile qualsiasi sia il problema.
Ma è ibrido, non solo telematico digitale.
Costa un botto.
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Non insistere Pino, qui abbiamo a che fare con il futuro prossimo venturo:
L’ I(diocracy)A(rtificial) in piena regola.
Si salvi chi può!
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Grande piùuntata quella di Report sugli affari sporchi della Lega e sull’incredibile scempio ambientale altrimenti denominato “Olimpiadi di Cortina 2026”. Speriamo che una frana dissolva quei mostri di cemento armato… Dio ci aiuti!
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Grande Ranucci…..!!! Ranucci….uno di noi…..!!!!
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