(Giuseppe Di Maio) – A Italo Bocchino piace la nostra Costituzione, l’ha confessato l’altra sera. E gli piace l’articolo 1, dove dice: “…la sovranità appartiene al popolo”. Bersani ha avuto gioco facile, e gli ha ricordato che bisogna leggerlo tutto, l’articolo, e cioè: “… che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.” Non ne parliamo poi del “fondata sul lavoro”, che del lavoro questo governo non se ne ricorda mai, e nei fatti lo disprezza. Bisogna leggere l’articolo 3: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale…”, e “…E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale…”; bisogna leggere l’articolo 4: “La Repubblica… promuove le condizioni che rendano effettivo il diritto al lavoro”; etc…

La Democrazia è un sistema teorico su cui spesso si fa confusione, un sistema che si fonda su un soggetto che in realtà non esiste. Il popolo esisterebbe se avesse concordia e univocità, ma appunto la sua frantumazione in astenuti e votanti (e questi ultimi polverizzati in una miriade di opinioni che le offerte politiche cercano di concentrare), descrive un’entità che fatica a esprimere una “volontà generale”, meno che mai il “bene comune”. Uno Stato democratico per funzionare appalta le maggiori funzioni ad attori esterni, come se la sua democrazia non trovasse in sé le energie per potersi sviluppare. Difatti scuola, stampa, sistema giudiziario, e persino i partiti, sono indispensabili per creare un indirizzo comune e tenere a freno la dimensione privata.

Per poter esprimere la propria volontà il cittadino elettore deve essere formato, deve sapere quali sono la natura e il verso di questa sua azione, deve conoscere lo Stato e gli organi che si appresta ad eleggere. La formazione è sostanzialmente affidata alla scuola e alla “libertà” d’insegnamento, che conferiscono al futuro cittadino il suo valore politico. Senza un’informazione sull’attualità, sull’indirizzo legislativo, sul governo, cioè senza i giornalisti e la “libertà” di stampa, non ci sarebbe un votante cosciente. Così come senza un pacchetto programmatico, un’unità ideologica, insomma senza i partiti, un cittadino non potrebbe esprimere la propria volontà. 

Bocchino, che è persino la testa più lucida tra quelle che fanno propaganda a questo governo, ama la libertà di voto, ma ama anche una scuola di regime, una stampa asservita al padrone e un servizio pubblico colonizzato dalla sua fazione, un pubblico ministero asservito al potere politico, un partito in mano a una congrega di parenti. E ama un finanziamento della politica estorto ai privati che traggono vantaggi dalle loro donazioni. Insomma, gli piacciono i giochi contraffatti: raccontare balle alla gente, avere una maggioranza con una legge elettorale truccata, fare gli interessi di pochi e favoleggiare di essere al servizio dei molti.