Pazienti in barella in attesa del ricovero; 10mila infermieri e quasi 5mila medici in meno; ricorso a professionisti «a gettone» per i turni; nascita di PS privati; «fuga» dei dottori dalla specializzazione. Su 18 milioni di richieste di aiuto, in un caso su 5 si poteva evitare. I servizi pubblici per urgenze minori
(di Maria Giovanna Faiella – corriere.it) – Sono state oltre 18 milioni le richieste di assistenza al Pronto Soccorso nel 2023 e in più di un caso su cinque si poteva evitare. Tornano a crescere da più di un anno gli accessi nelle strutture di emergenza e urgenza dopo il calo negli anni della pandemia, a fronte di una riduzione del personale sanitario, con una carenza di quasi 5 mila medici e 10 mila infermieri. E coi professionisti in servizio costretti a turni massacranti in un’area in cui, oltre alle competenze, occorre anche lucidità poiché arrivano pazienti in condizioni anche a rischio di vita. Per coprire i turni, si fa ricorso anche a medici non specializzati in medicina dell’emergenza o professionisti cosiddetti «a gettone».
Le prospettive per il futuro non sono incoraggianti anche perché c’è una fuga dalla medicina di emergenza urgenza dei giovani neolaureati. Intanto, i Pronto Soccorso della maggior parte degli ospedali italiani continuano a essere sovraffollati, con pazienti anche anziani che rimangono sulle barelle per giorni, in attesa che si liberi il posto letto in reparto per il ricovero. Condizioni non solo poco dignitose per persone con patologie critiche ma che mettono a rischio la vita stessa, come dimostrano studi scientifici.
Ma che cosa sta succedendo? Chi ci curerà se avremo bisogno di cure urgenti? Quali misure si stanno adottando? E cosa può fare ciascuno di noi?
Se è vero, infatti, che il Pronto Soccorso è l’unico avamposto della sanità pubblica aperto 365 giorni l’anno, giorno e notte, e nessuno esce senza una risposta al proprio bisogno di salute anche se attende giornate intere, dobbiamo anche noi utilizzarlo solo quando è davvero necessario.
Codici verdi e bianchi
Il Pronto Soccorso, si sa, è il servizio dedicato alle emergenze sanitarie, spontanee o traumatiche, che necessitano di interventi immediati.
L’anno scorso su oltre 18 milioni di accessi alle strutture di emergenza urgenza, 12 milioni di pazienti (il 68%) hanno ricevuto, dall’infermiere addetto al triage, un codice verde (urgenza minore) o bianco (non urgente). Tra questi, secondo un recente studio di Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, 4 milioni di assistiti avrebbero potuto evitare di rivolgersi alle strutture di emergenza urgenza per i loro disturbi, curabili dal proprio dottore, dal medico di continuità assistenziale (ex guardia medica) o presso l’ambulatorio della Asl.
Osserva Andrea Fabbri, dell’ufficio di presidenza della Società italiana della medicina di emergenza urgenza (Simeu) e direttore dell’Unità operativa Pronto Soccorso, medicina d’urgenza e 118 dell’ospedale di Forlì: «Il Pronto Soccorso è il luogo dove si trattano le emergenze e si fa di tutto per salvare la vita a chi rischia di perderla, ma negli ultimi anni è diventato sempre più il posto dove si cercano risposte ai propri bisogni di salute che non si trovano altrove».
Cure urgenti non gravi sul territorio
Per esempio, continua il dottor Fabbri, «i pazienti a bassa criticità e a bassa complessità di percorso potrebbero essere visitati non nei servizi di emergenza e urgenza ma in strutture prossime al Pronto Soccorso, come succede in tutto il mondo e si sta cercando di fare in Emilia Romagna con i Cau (Centri di assistenza e urgenza), dove si curano le persone con problemi di salute urgenti ma non gravi».
Il potenziamento della medicina territoriale in atto dovrebbe anche garantire adeguata assistenza, fuori dall’ospedale, a chi ha problemi urgenti cosiddetti «minori».
Carenza di personale e di posti letto nei reparti
Ma il sovraffollamento nell’area dell’emergenza urgenza va attribuito ad altri motivi, come spiega il dottor Fabbri: «I mali del Pronto Soccorso non dipendono, principalmente, dai codici bianchi e verdi all’ingresso, tra i quali, peraltro, possono nascondersi problemi anche gravi – per fortuna pochi – che richiedono il ricovero; ma sono dovuti soprattutto alla carenza di personale e di posti letto nei reparti, che non possono accogliere i pazienti da ricoverare dopo essere stati stabilizzati al Pronto Soccorso».
«Da anni denunciamo il cosiddetto boarding, cioè la permanenza in Pronto Soccorso, in molti casi in barella, di pazienti già critici e spesso anziani, in attesa di un posto letto per il ricovero – interviene il presidente Simeu, Fabio De Iaco, direttore del PS dell’ospedale Maria Vittoria di Torino – . Trovare il posto letto non è compito del Pronto Soccorso, che non è un’organizzazione autosufficiente, ma dell’intero ospedale».
«Mai più sulle barelle»
Eppure, la riforma del Pronto Soccorso avviata nel 2019, in gran parte disattesa, prometteva: «Mai più pazienti lasciati giorni sulle barelle». E il nuovo approccio di sistema prevedeva che la gestione del sovraffollamento non sia solo un onere del PS ma che debba farsene carico l’intero ospedale, con tutti i reparti chiamati a evitarne l’intasamento. Con l’approvazione in Conferenza Stato-Regioni di tre documenti – Linee di indirizzo nazionali sul triage intraospedaliero, sull’Osservazione breve intensiva (Obi) e sulla gestione del sovraffollamento – le Regioni si erano impegnate a recepire l’Accordo entro febbraio 2020 e a renderlo operativo entro 18 mesi dalla data di approvazione. Poi è arrivata la pandemia e, in molti casi, si è interrotto il passaggio al nuovo modello organizzativo che si stava svolgendo gradualmente; basti pensare che in alcune Regioni i Pronto Soccorso ancora oggi non hanno adottato i nuovi codici di priorità, che sono cinque(si veda il grafico) e non più quattro come in passato.
Riforma disattesa, ma indicazioni tuttora valide
«Quei documenti sottoscritti da Stato e Regioni sono ancora validi e indicano soluzioni tuttora utili, che andrebbero applicate» sottolinea il dottor Fabbri.
Tra le misure raccomandate: l’adozione in ogni azienda sanitaria e ospedaliera di un piano per la gestione del sovraffollamento, requisito per l’accreditamento regionale del Pronto Soccorso dell’ospedale; il servizio di Bed management per facilitare i ricoveri e le dimissioni; il monitoraggio dei tempi di esecuzione e refertazione di esami di laboratorio, radiologici, consulenze al fine di ridurre i tempi di permanenza in Pronto Soccorso, un’«adeguata dotazione organica di personale nella rete dell’emergenza urgenza»; mettere a disposizione del Pronto Soccorso un numero di posti letto in area medica e chirurgica, in condizioni di iperafflusso, come succede, per esempio, nella stagione invernale.
In generale, però, i piani per la gestione del sovraffollamentoin Pronto Soccorso non prevedono un aumento di posti letto ma soluzioni come la riconversione temporanea di una quota di “letti”, di solito dell’area chirurgica, a favore di quella medica.
Per i turni ricorso a «gettonisti»
Quanto alla carenza di personale nei Pronto Soccorso, secondo le stime di Simeu e della Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche (Fnopi), mancano rispettivamente almeno 4.500 medici e 10mila infermieri. E, per coprire i turni, si fa ricorso anche a medici non specializzati in medicina dell’emergenza, a cooperative di servizio o professionisti «a gettone».
Avverte il dottor De Iaco: «Si sta liberalizzando il rapporto col Servizio sanitario nazionale con differenti tipologie contrattuali e di orario (a volte irrisori, per esempio 6-12 ore a settimana), producendo così una continua frammentazione delle risorse professionali che lavorano in PS e riducendo la capacità di governo di queste strutture» sottolinea il presidente Simeu.
Fuga dall’emergenza urgenza
Nell’ultimo anno, secondo i dati di Simeu, a fronte di 567 nuovi ingressi di medici dell’emergenza urgenza nei Pronto soccorso, se ne sono persi 1.033: di questi, circa 700 sono andati in pensione o si sono dimessi perché hanno scelto di lavorare nel privato o di passare alla medicina generale; circa 300 trasferiti ad altri reparti ospedalieri. In pratica, solo il 55% dei fuoriusciti è stato sostituito.
E poi: le borse di specializzazione in Medicina d’emergenza urgenza non «attraggono» i neolaureati. Nel 2023, una borsa su due non è stata assegnata. I motivi? Turni massacranti, aggressioni, elevato contenzioso legale non incoraggiano i giovani a intraprendere la professione.
Pronto soccorso privati (si paga): ma lo sono davvero?
Si stanno diffondendo, prevalentemente al Nord, Pronto Soccorso privati, quindi a pagamento. Sono davvero servizi di emergenza urgenza? «Attenzione a definirli Pronto Soccorso — avverte il dottor De Iaco, —. In generale sono ambulatori ad accesso diretto, che possono definirsi “a rapida attesa” o “per codici minori”; infatti, molti stanno cambiando denominazione. Quando si entra in un Pronto Soccorso pubblico – sottolinea il presidente Simeu – è possibile usufruire gratuitamente di tutte le prestazioni del Servizio sanitario nazionale. Per esempio, se il paziente ha mal di stomaco ma si scopre che ha l’infarto, la continuità dell’intervento terapeutico è garantita; in un cosiddetto “Pronto Soccorso privato” o firma e paga tutto, ammesso che la struttura garantisca prestazioni necessarie come la coronarografia eseguita in urgenza, o esce e si rivolge al Pronto Soccorso pubblico, ricominciando il percorso».
Sperimentazione in Emilia Romagna: i Cau (strutture pubbliche)
In Emilia Romagna si stanno diffondendo i Centri di assistenza e urgenza (Cau), strutture territoriali ad accesso diretto dove possono essere visitati, giorno e notte, pazienti con problemi di salute urgenti ma non gravi, per esempio lievi traumatismi, ferite superficiali, coliche, lesioni agli arti, eritemi. Nascono nell’ambito del Piano di riorganizzazione della rete regionale dell’emergenza urgenza, per la gestione dei casi di bassa complessità. Da novembre 2023 al 16 aprile 2024 sono stati già aperti 33 Cau (ne sono previsti altri 30) – distribuiti in modo capillare sul territorio – e visitati oltre 132 mila pazienti, principalmente per disturbi generali, traumi, problemi ortopedici, respiratori, dermatologici, gastrointestinali, cardiovascolari. Si attendono in media 44 minuti per la visita.
I Centri, in generale ubicati vicino a ospedali o nelle Case della Comunità, sono dotati di personale medico e infermieristico (in qualche caso anche operatore sociosanitario), strumenti per la diagnosi (esami di laboratorio, imaging), di supporto di specialisti anche con telemedicina. I residenti e domiciliati che hanno scelto il medico di famiglia in Regione non pagano il ticket; gli altri pagano 20 euro per la visita e le prestazioni erogate. A breve sarà attivato il Numero unico europeo per cure non urgenti: chiamando il numero 116117, gli operatori valuteranno il bisogno di salute del paziente e lo orienteranno verso il Cau o altre strutture adeguate.
Dice Luca Baldino, direttore generale Cura della persona, Salute e Welfare dell’Emilia Romagna: «Dal confronto dei dati sugli accessi al Pronto Soccorso di Piacenza nei tre mesi precedenti alla nascita del Cau e i tre mesi successivi, risulta che gli accessi con codici bianchi in PS erano 2.071 prima del Centro, 379 dopo tre mesi. Anche i codici verdi sono passati da 11.122 a 6.956. Si tratta di dati preliminari che vanno verificati nel tempo».
Se i risultati saranno confermati a lungo termine, potrebbe essere un’esperienza replicabile anche in altre Regioni.
Quando non serve correre in ospedale
In quali casi non è corretto andare al Pronto Soccorso per risolvere i propri problemi di salute? Agenas ha provato a dare una definizione di accessi «impropri», cioè evitabili: sono quei casi di pazienti cui è stato assegnato il codice bianco o verde – esclusi i traumi – che arrivano in modo autonomo al Pronto Soccorso o sono inviati dal medico di famiglia, in giorni feriali o festivi in orari diurni (dalle 8 alle 20) e che alla fine del percorso al PS ritornano a casa o sono inviati a strutture ambulatoriali.
Spiega Maria Pia Randazzo, responsabile Unità operativa statistica e flussi informativi sanitari di Agenas: «È un fenomeno presente in tutte le regioni e in tutte le strutture. Secondo i nostri calcoli, è stato “improprio” circa il 22% degli accessi totali in Pronto Soccorso nel 2023, pari a oltre 3,9 milioni».
Si tratta di pazienti soprattutto uomini, di età compresa tra i 25 e i 64 anni, ma anche bambini. Nel 50% dei casi hanno richiesto cure per disturbi generici, seguono sintomi oculistici, dolori addominali aspecifici, disturbi ginecologici, otorinolaringoiatrici, febbre.
Case della comunità e Ospedali di comunità
Agenas ha poi effettuato una serie di simulazioni in alcuni ospedali e verificato che, eliminando gli accessi impropri, presi in carico sul territorio nelle Case della Comunità, si alleggerisce il carico di lavoro dei Pronto Soccorso.
Del resto, la riforma dell’assistenza territoriale, delineata dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), prevede tra l’altro l’implementazione su tutto il territorio nazionale di strutture di prossimità quali le Case della comunità (almeno 1.038 rinnovate e attrezzate tecnologicamente entro il 2026) e gli Ospedali di comunità (almeno 307 entro il 2026), per migliorare la presa in carico soprattutto di persone in condizioni di cronicità e fragilità con bisogni anche socioassistenziali, nonché di pazienti che necessitano di interventi sanitari a media e bassa intensità clinica, oppure di brevi ricoveri prima di ritornare a casa dopo le dimissioni dall’ospedale per acuti.
Come usare (bene) il Pronto Soccorso. Significato dei 5 codici
Se si ha bisogno di soccorso immediato in situazioni di emergenza e urgenza – come malore improvviso, evento acuto, incidente – che possono provocare gravi conseguenze o mettere in pericolo la vita stessa, bisogna chiamare il 118 (o 112) o recarsi al Pronto Soccorso. Va ricordato che le visite non si effettuano per ordine di arrivo ma in base alla gravità delle condizioni, quindi viene assegnato il codice di priorità da un infermiere esperto in triage.
I codici sono cinque e non più quattro come in passato (in qualche Regione si usa ancora il codice «giallo» invece che i codici «arancione» e «azzurro» ndr):
– codice 1 (rosso) che indica «emergenza» e pericolo di vita, quindi priorità massima con ingresso immediato in sala visite;
– codice 2 (arancione) per le urgenze (potenziale pericolo di vita);
– codice 3 (azzurro), «urgenza differibile»;
– codice 4 (verde), «urgenza minore»;
– codice 5 (bianco), che indica «non urgenza».
Per i codici bianchi non seguiti da ricovero si paga, per legge, una quota fissa di 25 euro (ticket variabile a seconda delle Regioni).
Per problemi di salute in giorni festivi e prefestivi o di notte – quando il medico curante non è in servizio – e per i quali non si può aspettare, si contatta la guardia medica o si va nelle Case della Salute.
Il Pronto Soccorso non va usato per «saltare» liste d’attesa per visite specialistiche ed esami diagnostici.
problema risolto: assicurazione sanitaria obbligatoria
"Mi piace""Mi piace"
Dal modico costo di 15-20 mila euro/anno….
"Mi piace""Mi piace"
Una persona normale tende ad imparare dai propri errori, uno intellettualmente un pò più dotato, capace di osservare la realtà che lo circonda, impara anche dagli errori degli altri..
Abbiamo avuto otre 100.000 morti per il covid, una parte dei soldi del next generation EU sono destinati al potenziamento della sanità pubblica,.
Uno dei motivi per cui la Lombardia ha avuto più morti per covid è da imputare al fatto che durante lo sgoverno di Formigoni la medicina territoriale è stata dpotenziata
Cosa si fa in Italia? Sui fondi NGEU gli investimenti in sanità pubblica sono a 0, il nulla del nulla; si continua inoltre a massacrare la sanità pubblica.
Questi dovrebbero essere temi da pubblicare sulle prime pagine tutti i giorni fino a quando il problema non viene risolto.
Noi invece parliamo di Scurati, del 25 aprile, della guerra in medio oriente, di quella in ucraina dove mandiamo pure e armi.
Ma non sarebbe meglio comprare macchinari per gli ospedali, anzichè mandare inutilmente armi in ucraina?
Abbiamo una guerra in casa e ci occupiamo di quelle fuori
"Mi piace"Piace a 3 people
E non è finita qui. Nessuno della cosi detta opposizione si è incatenato davanti a palazzo Chigi per denunciare pubblicamente e ad alta voce gli extraprofitti fatti dalle società energetiche ai danni di tutti i cittadini nel periodo dic2023->Feb2024 ?
O-scurati anche su questo?
"Mi piace"Piace a 1 persona
“Uno dei motivi per cui la Lombardia ha avuto più morti per covid è da imputare al fatto che durante lo sgoverno di Formigoni la medicina territoriale è stata depotenziata…”
Solo in Lombardia?
Ma se le cose stanno così, vogliamo credere che il can can fatto sull’introduzione dei sieri salvifici “non ti vaccini, ti ammali, muori e fai morire” quali panacea, fosse veramente la salute degli itaGliani?
Solo io trovo la cosa contraddittoria, mah (semicit.)?
Poi non lamentiamoci se siamo stati costretti ad accettare quali soluzioni insindacabili, direttive del tipo “tachipirinha e vigile attesa”, altro che medicina territoriale depotenziata…
"Mi piace""Mi piace"
In anteprima esclusiva su Infosannio, a soli 3 anni e mezzo dalla sua pubblicazione, ecco quella che una minoranza di bevitori di balle professionisti, solleticata (quando non direttamente fomentata) da un certo giornalismo sensazionalistico e acchiappaclic, ancora oggi definisce come “tachipirina e vigile attesa”:
Una prece.
"Mi piace""Mi piace"
Da un sito sfollaclic qualunque:
“Covid-19, nuova circolare del Ministero aggiorna le linee guida per le cure domiciliari…
Infine, nei soggetti a domicilio asintomatici o paucisintomatici, viene esplicitato il concetto di ‘vigile attesa’ come sorveglianza clinica attiva, costante monitoraggio dei parametri vitali e delle condizioni cliniche del paziente…utilizzare un trattamento di tipo sintomatico con paracetamolo o FANS in caso di febbre o dolori articolari o muscolari, a meno che non esista chiara controindicazione all’uso, o altri farmaci sintomatici su giudizio clinico”.
https://www.salute.gov.it/portale/news/p3_2_1_1_1.jsp?lingua=italiano&menu=notizie&p=null&id=5449
Per fortuna che abbiamo l’esperto di duty free che, a noi sorci, ci rassicura sulla buona fede dei Sboroni di turno!
"Mi piace"Piace a 1 persona
Sul link presente nell’articolo che hai citato, a pag. 10 troverai esattamente la parte della di me citazione (cit.), e che solo un disinformato cronico potrebbe ancora riassumere come “tachipirinha e vigile attesa”.
"Mi piace""Mi piace"
Slurp!
Vedi caro sofistoide (sto valutando positivamente il tuo QI: non sei propriamente un sofista, ma molti dei tuoi compagnucci nazisanitari, non sono che degli insipidi “paralogisti”), non capisco come possiate ancora non seppellirvi dalla vergogna.
Questo è quello che si legge, dopo qualche supercaxxola di rito, a fine pag. 10 (è un caso che la paginetta che hai postato sembri più la stipula di un contratto assicurativo, che altro: sai di quelle che occorre il microscopio a scansione di sonda per leggerle? Ecco.. ):
“In particolare, nei soggetti a domicilio asintomatici o paucisintomatici, sulla base delle informazioni
e dei dati attualmente disponibili, si forniscono le seguenti indicazioni di gestione clinica:
cliniche del paziente);
articolari o muscolari, a meno che non esista chiara controindicazione all’uso). Altri
farmaci sintomatici potranno essere utilizzati su giudizio clinico”.
Ma gurda un po’?
E questo è quello che, giornalmente, veniva ripetuto in ogni ambulatorio medico, presidiato da dei senza 00 che avevano prestato fede al giuramento di Ipocrita, pena la radiazione dall’esercizio della professione, comminata ai pochi con le 00 che si sono rifiutati di eseguire ciò che, sempre per il giuramento di cui sopra, furono chiamate “linee guida”, ovvero qualcosa che, sulla carta, non includeva nessun obbligo.
L’avete fatta troppo sp0rca e le persone, anche le più schierate e fiduciose, stanno cominciando a sgamarvi.
"Mi piace""Mi piace"
e.c.: “fosse veramente PER la salute degli itaGliani?”
"Mi piace""Mi piace"
Prima di rispondere sarebbe opportuno comprendere il testo, se il testo non è chiaro è legittimo chiedere precisazioni, non si estrapolano frasi del commento e ci si riferisce solo a quelle ignorando il resto del commento.
Il tema centrale è lo stato pietoso in cui versa la sanità pubblica.
Il covid avrebbe dovuto insegnarci che è un errore gravissimo; la Lombardia è stata certamente tra le regione italiana ad avere più morti per covid.
Dove hai preso la parola vaccini, chi ha parlato di vaccini?
Non entro nemmeno nel merito di questo argomento; sarebbe sufficiente ricordarsi che prima è arrivato il covid e poi sono arrivati i vaccini.
Intanto che i vaccini erano per strada, negli ospedali mancavano posti letto in terapia intensiva, mancavano i respiratori polmonari; te lo ricordi?
Questo significa anche depotenziamento della sanità pubblica, non i vaccini.
Ma questo è solo un episodio significativo, non certo l’unico caso
Molti ospedali sono fatiscenti, privi di apparecchature moderne, a parte le liste di attesa che riguardano anche la gestione ed il malaffare; tanto per riassumere brevemente lo stato delle cose senza collegarlo ad episodi specifici.
"Mi piace""Mi piace"
Egregio lambheart70, il testo l’ho compreso benissimo, per questo non ho chiesto legittime precisazioni.
Ho solo preso a pretesto una parte di ciò che lei ha giustamente evidenziato, e che condivido pienamente, per trarne delle logiche conseguenze, noncurante del fatto che i pasticcini non fossero stati esplicitamente presi in considerazione.
“Intanto che i vaccini erano per strada, negli ospedali mancavano posti letto in terapia intensiva, mancavano i respiratori polmonari; te lo ricordi?”: ma guarda alle volte il caso! E quando i pasticcini sono arrivati in pompa magna sotto scorta dei carabinieri, ci si è dati da fare per mettersi al corrente con l’attrezzatura mancante, invece di accusare i novax (qualsiasi cosa significhi) di rubare i posti letto? Quanti ospedali si sarebbero potuti tenere aperti e quanti messi nelle condizioni minime di poter essere chiamati tali, se i soldi buttati nel c3sso per i pasticcini fossero stati usati per questo scopo?
“sarebbe sufficiente ricordarsi che prima è arrivato il covid e poi sono arrivati i vaccini.”: ah ah ah!
"Mi piace""Mi piace"
I vaccini sono un argomento fuori dal tema dell’articolo.
Il tema dell’articolo è la condizione della sanità pubblica in Italia.
Molto semplice.
"Mi piace""Mi piace"
Ma certo, i effetti i pasticcini son cose che riguardano l’arte culinaria.
‘Mazza oh, i comparti stagni dei sommergibili al tuo confronto sono degli scolapasta!
In futuro starò più attento.
"Mi piace""Mi piace"
Andare fuori tema significa avere pochezza di idee sull’argomento.
Non è questione di compartimenti stagni; se uno vuol parlare d’altro è libero di farlo, anzichè rispondermi, scrivevi un tuo commento.
Se si parla di A ed io scrivo un commento, mi si risponde parlando di A; indipendentemente dal fatto che uno condivida o meno; ma di A si parla; altrimenti si fa solo casino, oltre, ripeto, a manifestare scarsità di idee sul tema.
"Mi piace""Mi piace"
Ah ah ah! OT (metto le mani avanti): sei sposato? Altrimenti ti potrei presentare la grad(assa). Farebbe al caso tuo…
"Mi piace""Mi piace"
“vigile attesa e paracetamolo” sono esattamente ciò che ha scritto Gatto!
Il resto del protocollo sono divieti a usare.
Quindi?!?
Ma ogni volta con sta storia? Eppure si legge chiaramente e hanno vietato ai medici di esercitare la professione medica indipendente e cosciente e di attendersi a un protocollo standard da applicare su tutta la popolazione.
Aggiunsero, bontà loro, di far bere e mangiare il paziente….ma niente antivirali mi raccomando!
Poi in ospedale ti sedavano e ti intubavano…
"Mi piace""Mi piace"
E quindi niente, se in un protocollo di quindici pagine si riescono a leggere solo quelle due parole, non rimane altro che la compassione.
"Mi piace""Mi piace"
E niente, se in un protocollo di 15 pagine di superca22ole, i medici passacarte negli ambulatori, non sono riusciti che a “consigliare” tachipiriña e Godot, sta a vedere che la colpa è (ancora) della stampa senzionalistica, dei siti acchiappaclic e della Raggi (oggi si direbbe: di Putin, ma, all’epoca, non era ancora motivo di preoccupazione).
"Mi piace"Piace a 2 people
Il Corrierone è uno di quei giornaloni che ha dato credibilità e consenso al governo post-fascista dei Melones. Adesso si stanno rendendo conto che nella ricca e prospera Lombardia (amministrata da decenni dalla destra-destra che foraggia la sanità privata) la Sanità è ridotta come un un paese del Sahel… Chi è causa del suo mal pianga se stesso.
"Mi piace"Piace a 2 people
Sociopat, sei tornato bello combattivo?
Ora però non scrivere papiri alla Guénon se no non posso leggerti!!!
"Mi piace""Mi piace"
A vostra disposizione!
PS: apprezzo l’accento
"Mi piace""Mi piace"
Lo so lo so, era per intenerirti!
"Mi piace""Mi piace"
Solo il vero amore supera la prova del tempo.
"Mi piace"Piace a 1 persona
Ah ah ah!
Jonny bello, trattamelo bene, perché è un attimo che si infuria e ricomincia con le scorribande!
"Mi piace"Piace a 1 persona
Ci proverò, ma non ti prometto niente.
"Mi piace"Piace a 1 persona
Bene: la prova del tempo l’abbiamo risolta. Adesso dobbiamo risolvere quella dello spazio.
"Mi piace""Mi piace"
“…Per esempio, continua il dottor Fabbri, «i pazienti a bassa criticità e a bassa complessità di percorso potrebbero essere visitati non nei servizi di emergenza e urgenza ma in strutture prossime al Pronto Soccorso, come succede in tutto il mondo e si sta cercando di fare in Emilia Romagna con i Cau (Centri di assistenza e urgenza), dove si curano le persone con problemi di salute urgenti ma non gravi».
Il potenziamento della medicina territoriale in atto dovrebbe anche garantire adeguata assistenza, fuori dall’ospedale, a chi ha problemi urgenti cosiddetti «minori».
Il problema è che in Lombardia (s)governa da 20 anni la destra alla quale – per chi non l’avesse ancora capito – non interessa per niente la Sanità Pubblica. Questi se devono riempì solo le saccocce loro!
"Mi piace"Piace a 1 persona