A luglio eravamo a Ravello, Mimmo De Masi, Cinzia Monteverdi e io, per presentare il mio libro. A Ravello sono vietate le auto. Cinzia e io arrancavamo come zombi sotto la canicola del mezzogiorno. Lui trotterellava e saltellava come un capriolo. Nulla era più lontano di lui dalla morte, che invece se l’è portato via […]

(Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano) – A luglio eravamo a Ravello, Mimmo De Masi, Cinzia Monteverdi e io, per presentare il mio libro. A Ravello sono vietate le auto. Cinzia e io arrancavamo come zombi sotto la canicola del mezzogiorno. Lui trotterellava e saltellava come un capriolo. Nulla era più lontano di lui dalla morte, che invece se l’è portato via in pochi giorni. E non bastano tutte le parole del vocabolario per descrivere chi era, cosa ha rappresentato per il nostro giornale con i suoi articoli e il progetto Scuola, e quanto ci mancherà. Era il nostro amico geniale. Il nostro nonno acquisito, arrivato troppo tardi e andato via troppo presto. Più giovane di tutti noi messi insieme: dovevate vederlo alle riunioni sulla Scuola del Fatto, l’ultima impresa in cui si gettò a capofitto con l’entusiasmo e l’energia di un ragazzino, occupandosi persino dell’erba del prato davanti alla sede prefabbricata nel giardino della nostra redazione.
Di solito gli intellettuali di sinistra sono noiosi, verbosi, seriosi, faziosi, retorici, supponenti, tromboni: lui era tutto l’opposto. Brillante, sintetico, asciutto, spiritoso, ironico e dunque autoironico, mai settario e talmente colto da permettersi il lusso di dissimularlo. Il libro che ci lascia con i testi degli incontri al cinema romano Farnese su Destra e Sinistra ne sono un piccolo esempio: quando alzava il telefono per chiamare intellettuali e professori di idee antitetiche alle sue, quelli correvano perché li aveva convocati “Mimì”, ed era una garanzia di rispetto e imparzialità. Il che, quando prendeva la parola, non gli impediva di inquadrare i problemi con soave nettezza e poi di recidere i nodi col bisturi del suo sulfureo sense of humour. Era atipico anche come scienziato: i sociologi sono famosi per sforzarsi di non farsi mai capire e di riuscirci perfettamente. Lui invece riusciva a sminuzzare i problemi più complicati e i concetti più complessi con una semplicità e un candore di linguaggio che disarmavano.
I giornaloni e l’establishment tutto lo detestavano o perché osava denunciare la morte della Sinistra in nome del turboliberismo “riformista” e “blairiano”, dell’afrore dei banchieri e dei tecnici alla Monti e alla Draghi, e dare invece credito ai 5Stelle che avevano riempito quel vuoto. Persino la Meloni, in anni passati, gli aveva chiesto una mano per addentrarsi nei temi dell’economia e della sociologia in qualche serata privata.
E lui non si era sottratto, perché restava comunque un professore nel vero senso della parola, e sentiva il dovere di insegnare a tutti un poco del molto che sapeva. Uno dei tanti cretini di successo che scrivono in prima pagina l’aveva definito “il teorico del fancazzismo” perché aveva capito fra i primi gli spazi di “ozio creativo” e le voragini occupazionali in arrivo nel mondo del lavoro della società post-industriale (oggetto primario dei suoi studi) con l’intelligenza artificiale, il digitale e l’automazione. I suoi consigli a Grillo e Casaleggio e poi a Di Maio e a Conte hanno aiutato il movimento a diventare adulto e a riempire di contenuti i vuoti dovuti all’ingenuità e all’inesperienza (i milioni di poveri che per tre anni si sono sentiti protagonisti grazie al Reddito di cittadinanza lo devono anche a lui, così come i lavoratori che beneficiano del lavoro agile e in futuro, magari, otterranno anche un salario minimo e una riduzione dell’orario di lavoro). Il che non gli fruttò alcun incarico o sinecura, nel Paese dei raccomandati, e non gli impedì di criticare i 5Stelle quando sbagliavano, come fece per esempio con Grillo e Di Maio per la loro sbornia draghiana e con Conte per la sua renitenza a integrarsi con le altre opposizioni.
Poi c’era il Mimmo privato, il Mimmo delle cene in trattoria con l’adorata moglie Susi, il Mimmo che zompetta curioso nei corridoi del Fatto, il Mimmo dal calore umano trascinante, il Mimmo delle battute, dei sorrisi e delle risate tutte napoletane (anche se era nato in Molise). Il Mimmo che squaderna le sue mille vite e i suoi mille aneddoti sui suoi amici che solo a nominarli vengono i brividi: da Adriano Olivetti a Luiz Inácio Lula da Silva, il presidente brasiliano che lo chiamava per chiedergli consigli (Mimmo in Brasile è conosciutissimo e popolarissimo), dall’erede del patròn di Rede Globo Roberto Marinho (che se lo portava in barca nelle isole greche in vacanza a volte pure con Zuckerberg) a Lina Wertmüller e Pier Paolo Pasolini (che una sera, a cena con lui al ristorante, toccò il sedere a un cameriere e Mimmo raccontava che quella fu l’unica volta in cui gli toccò fare a botte e prenderle).
Ascoltando quell’omino piccolo piccolo, con quella vocetta di falsetto e ruggine tipica di molti napoletani, mi stupivo sempre delle mille cose che era riuscito e continuava a fare. Ma i vini migliori stanno nelle botti piccole. Lui non lo sapeva, perché non credeva: ma per noi del Fatto era un regalo del Cielo. E, come tutte le cose belle, è durato troppo poco.
Grazie Marco Travaglio per l’omaggio a De Masi 💝… e sì, l’Italia da oggi è ancor più povera!!! I suoi insegnamenti saranno ancor più preziosi e da conservare accuratamente……
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Qualcuno ha sentito in televisione passare la notizia della morte del grande sociologo?
Telemeloni ha ignorato del tutto la notizia , perché vicino al M5S, perché era un intellettuale , e poi anche perché era meridionale.
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Peccato che alla sua intelligenza non abbiano fatto ricorso i governanti italiani.. Avrebbero senza dubbio commesso meno errori e avrebbero reso più civile questo Parse.
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È una perdita inattesa ed importante. Con tutti i tromboni che imperversano scoppiando di salute mentre sparano cazzate a mitraglia, doveva andarsene una delle persone più positive che ho letto e sentito.
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Nooo! Com’è possibile? Un tonfo al cuore. Senza parole. R.I.P
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Ho letto MT coi brividi, oggi…e ieri ho avuto un colpo al cuore e le lacrime agli occhi, quando ho visto passare l’inaspettata notizia al tg di Sky.
Ma i giganti come Mimmo De Masi non muoiono mai.
E ora che ha scoperto che il cielo esiste, anche se ce l’aveva già dentro, magari butterà un occhio sul nostro povero Paese, a cui ha dato tanto…
Ti ho adorato, carissimo De Masi, non smetterò certo ora… 💖
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Che tristezza 😦
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Lo credevo napoletano, come quel genio indimenticato di Troisi che, con ironia ci insegnava a capire i grandi misteri della vita. Un riferimento per chi ancora crede che si lavora per vivere e non il contrario. Ci mancherà.
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Non dovevi morire
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L’ho piu’ volte nominato (e lodato) De Masi in queste pagine.
E’ tra i pochissimi che da tempo aveva ben capito che automazione, delocalizzazione e globalizzazione avrebbero creato una rivoluzione nel mondo del lavoro… e che solo una riduzione dell’orario del lavoro ed una sua miglior redistribuzione erano l’unica via d’uscita.
Mi sembrano fin concetti (troppo) facili da capire.
Il punto e’ che non e’ che non li capiscono.
Chi manovra le leve del SISTEMA ben conosce il problema (e la possibile, quasi ovvia, soluzione).
Ma riduzione generalizzata dell’orario di lavoro significherebbe anche nuove centinaia di migliaia di posti di lavoro… ovvero abbassare notevolmente la forza contrattuale dei “prenditori” (anzi meglio: togliergli la possibilita’ di ricattare i lavoratori).
E questo al Sistema proprio non va…
Lui l’aveva capito ma soprattutto aveva il coraggio di dirlo… ed infatti ha avuto ben pochi pubblici riconoscimenti…
Il tempo gli dara’ ragione.
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Nooo
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Nooo! Com’è possibile. Un tonfo al cuore è una sensazione di vuoto incredibile. Con il suo background è tutta l’esperienza era uno dei pochi che poteva discettare di certe tematiche. R.I.P
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Gli uomini come Domenico De Masi non dovrebbero morire mai. Sono talmente pochi che quando ne muore uno…è come se morissero un milione e mezzo di cinesi, tutti assime, tutti in sola volta.E il dolore è un dolore troppo grande: è un dolore moltiplicato…
Poter rivedere e riscoltare le sue conferenze, le sue lezioni e i suoi tanti interventi ci darà un po’ di sollievo.
Ci sia di conforto il ricordo, il solo capace di fare di ognuno un esistente per sempre.
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Rodotà, Dario Fo, Casaleggio Senior, De Masi: morti troppo “giovani” con ancora tantissimo da dare e da insegnare;
ogni volta è un tonfo, è la consapevolezza di perdere un amico dell’umanità
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Una perdita simile non sono capace di commentarla. Mi rimangono i ricordi e l’elogio di Marco Travaglio
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Pensare che l’unica volta che ho visto i 5 minuti del vespone è stata con lui ospite…..
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NO COMMENT
Mettersi sul podio sfruttando la morte pure di chi ti detestava.
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Carissimo Marco, Grazie di cuore per il brillante, commovente, umanissimo ricordo del Professore De Masi.
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E pensare che in tv tutti i ciarlatani si approfittavano della sua voce bassa per parlagli sopra senza nessun rispetto. Povera Italia .
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