
(Giacomo Amadori – la Verità) – (Il Riformista, diretto dal ticket Matteo Renzi-Andrea Ruggieri, è diventato il manganello da dare in testa ai nemici personali della strana coppia. Uno dei primi a farne le spese è stato Sigfrido Ranucci colpevole di aver mandato in onda le immagini dell’incontro carbonaro all’autogrill di Fiano Romano tra l’ex premier e un dirigente dei servizi segreti. Ma anche Ruggieri è in causa con Ranucci: il nipote di Bruno Vespa ha infatti denunciato il conduttore per alcuni messaggi sopra le righe (per cui Ranucci si è scusato) ricevuti quando era membro della commissione di vigilanza Rai.
Ebbene i due quando sentono il nome del vicedirettore di viale Mazzini vedono rosso, come due tori. E adesso che hanno un giornalino provano a togliersi qualche sassolino dai mocassini. Anche se i risultati sono quelli che sono. Tanto che il loro «braccio armato», il giornalista iper renziano Aldo Torchiaro, alla fine del suo articolo di ieri si è lamentato del silenzio calato sul presunto «scoop» anti Ranucci («distrazione o vera e propria congiura del silenzio per non parlarne?» ha chiesto sconfortato).
Conviene ricordare che lo zelante Torchiaro si era già segnalato per la pubblicazione a puntate del video di una trattativa dello stesso Ranucci con una fonte e che un altro renziano doc come Luciano Nobili aveva sventolato un dossier, con presunte fatture e chat (che poi sarebbero risultate false), su un’inchiesta di Report sulla vendita di Piaggio aerospace agli arabi.
Ma adesso Torchiaro ha immortalato, di nascosto, la cena di Ranucci con una fonte al ristorante Cefalù nel quartiere romano di Monteverde vecchio. In uno dei filmati visionati dalla Verità lo si vede mentre si apposta dietro a una delle vetrine e, tenendo il cellulare all’altezza dello sterno, fa qualche scatto furtivo. Poi tutto soddisfatto si sposta per controllare la qualità delle immagini. Ma il nostro aspirante 007 non si è accorto di essere ripreso dalle telecamere del locale.
Il ristorante è gestito da un altro giornalista noto alle cronache giudiziarie, Valter Lavitola, per qualche anno direttore dell’Avanti. […] Il locale annovera tra i suoi clienti lo stesso Torchiaro, l’ex direttore del Riformista Piero Sansonetti e, ovviamente, Ranucci che sulle imprese di Lavitola, in passato, ha realizzato diverse inchieste. Torchiaro anche lunedì era lì a gustare l’aperitivo con degli amici. Domenica, invece, si era presentato con la famiglia, coinvolta nella sua missione anti Ranucci.
Mentre i parenti mangiavano, lui ha iniziato a girare intorno al ristorante per fotografare di nascosto il collega avvistato mentre desinava con don Gianni Fusco, «presidente dell’Unione apostolica del clero e il più fidato consigliere di Pietro Parolin, segretario di Stato della Santa Sede». Un interlocutore di tutto rispetto per ogni giornalista curioso. L’incontro serale è subito diventato per Il Riformista «una strana cenetta», consumata nel «confessionale di Lavitola».
Torchiaro, che si trovava all’esterno, è riuscito, però, a captare alcuni degli argomenti trattati a tavola. Come avrà fatto? Ah saperlo. Al desco si è discusso della trattativa per ottenere la pace tra Russia e Ucraina, degli sviluppi nell’inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, ma anche della tragedia siriana dimenticata da tutti, delle condizioni di salute del Papa e del processo Vaticano al cardinale Angelo Becciu (don Gianni è critico sull’impostazione dell’accusa, Ranucci ha mandato in onda servizi non benevoli su Becciu).
Temi che qualunque cronista, con al tavolo un alto prelato, avrebbe sondato. Valeva per questo la pena di fare la posta a un giornalista sotto scorta, di fotografarlo insieme con una fonte e di cercare di carpirne le parole? Ma la cosa più divertente è che Torchiaro rinfaccia a Ranucci la frequentazione di Lavitola, ricordandone i precedenti giudiziari e i processi in corso in cui l’ex direttore dell’Avanti eviterebbe di andare a testimoniare: «Curioso che mentre i giudici di Bari non riescono a ottenere la deposizione del teste in aula, lo possa incontrare tanto agevolmente e così a lungo Sigfrido Ranucci» scrive Il Riformista.
Che definisce il ristorante anche un «refugium peccatorum», «un club di sodali». Bazzicato, però, pure da Torchiaro. Amico di Lavitola per sua stessa ammissione. Al punto da anticipargli via messaggio l’uscita del primo articolo: «Walter ho scritto un pezzo affettuoso su di te, citando l’amico Ranucci, voluto dal direttore. Ti voglio bene».
Ma chi è il direttore che ha voluto il pezzo? Il giornalista Ruggieri o il non giornalista Renzi? Torchiaro scrive che a documentare la cena e a inviare le foto al Riformista non è stato lui, bensì «un professore di liceo che passava per caso». Un chiaro riferimento alla docente che aveva ripreso l’incontro di Renzi con lo 007 Marco Mancini il 23 dicembre 2020. Solo che per scoprire il nome della vera professoressa di Report ci sono voluti mesi e le indagini della Digos e della Procura di Roma, il finto professore del Riformista è stato smascherato in pochi minuti.
Ma può un giornale essere usato per consentire a un politico di regolare i propri conti con una trasmissione di inchiesta? La risposta ci sembra scontata, ma forse non lo è nella redazione del quotidiano, dove lavorano personaggi che avevano animato la Bestiolina social di Renzi, quella messa in piedi ai tempi della fondazione Open. Allora si parlava dell’utilizzo di investigatori privati, oggi si trasformano i cronisti in spioni per pedinare altri cronisti e bruciarne le fonti. È questa l’idea di informazione che ha Renzi? Chissà se l’Ordine dei giornalisti avrà qualcosa da dire.
Ma qualcuno mi sa’ dire quante copie vende al giorno questo incartatotano che continuiamo a chiamare giornale? A naso saranno meno della metà della metà della meta’ di quanti seguono report trasmissione che definisco contapelidel¢ulo dei politici magnoni e dei loro amici prenditori 3.zero.
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Un giornale che si appiattisce, è il caso di dirlo, su scoop così, come se fossero partitelle al tennis club fra amici è qualcosa facente parte di ciò che si potrebbe definire: ordinaria follia; è o ha le sembianze di un paravento, dato, tra l’altro, in pasto alle fauci di una massa di cui, a ben leggere, si ha una stima del tutto irrisoria. Il paravento del giornale, tipo quello usato dal mago di Oz per per le sue prodezze sugli omini verdi, è solo uno strumento e suonato pure male, da coloro che si ritrovano al circo Barnum a farsi le scarpe, le calzamaglia e a rubarsi le battute a vicenda. Detto così potrebbe anche apparire una gag fra amici sbruffocelli che si dividono una futuribile torta nuziale di chissà quale matrimonio politico, in realtà è denso di significati altri, oltre ad una volontà a deprezzare , fino al suo annullamento, la questione pubblica sullo sfondo e gli storici scandali che ne hanno ghiacciato l’opera di verità e il tutto, legato indissolubilmente al politico della fu rinascenza araba. Ma non domando e dico: la democrazia si basa su strumenti di legale rappresentanza elettorale e le persone chiedono gli ausili per migliorare gli spazi e i servizi di tutti e per tutti e che siano comitati, associazioni, o veri corpi elettorali, con tanto di timbro di stato, leggi amminastrive e registrazione ai suoi annali, non cambia la sostanza di cui questi articoli sono completamente privi. Il nodo si rende spontaneo non tanto sulla loro inutile utilità per la democratica Italia, quanto per ciò o per coloro che li sostengono economicamente, a cui va dato atto di abilità per un retrogusto paludosamente nascosto.
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Amministrative.
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Come ho letto qui sul blog, la sostanza dell’articolo sono loro medesimi in un gioco riflesso.
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Se è tutto vero quello che hanno scritto è di una comicità fantozziana😅
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“Il …. è diventato il manganello da dare in testa ai nemici personali della strana coppia”
ha ha ha ha
da che pulpito…
il 90% dell’informazione è così, con conflitti di interesse lunghi kilometri.
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Voglio sperare che nemmeno un euro delle mie tasse vada nelle casse del giornale , e probabilmente troverà il modo di mettercelo ..nella bolletta della luce !
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