Il taglio del Reddito di cittadinanza obbligherà i percettori ad arrotondare. Così il Governo favorisce sommerso e sfruttamento.

(Davide Manlio Ruffolo – lanotiziagiornale.it) – Dalle demonizzazione fatta in campagna elettorale che etichettava il Reddito di cittadinanza come grande male dell’Italia, alla sua riforma con cui verrà rinominato e saranno abbassati gli importi con il solo risultato di riuscire a scontentare tutti.
LA RIFORMA DEL REDDITO DI CITTADINANZA TRADISCE LA PROMESSA DI ABOLIRE LA MISURA. E SARÀ UN AFFARE PER LE AGENZIE INTERINALI
Strana storia quella delle destre che di giorno in giorno sono costretti a fare retromarcia rispetto alle roboanti promesse fatte agli italiani prima del voto, dovendo di volta in volta rimangiarsi la parola data. Eppure è proprio la grande costante di questo governo di Giorgia Meloni che sul sussidio ai poveri voluto dal Movimento 5 Stelle, forse comprendendo la sua utilità e temendo ripercussioni sociali, è passato da quando si prometteva la sua totale abolizione, con la premier che definiva la misura come “metadone di Stato”, a una ben più semplice – quanto discutibile – sforbiciata che delude sia gli elettori di destra, i quali si aspettavano la completa abolizione della misura, sia i percettori che si troveranno a vivere con la metà di quanto prendevano precedentemente.
UN ASSEGNO MENO SOSTANZIOSO RISCHIA DI FAVORIRE IL LAVORO NERO
Tra l’altro dare un assegno meno sostanzioso rischia di favorire il lavoro nero, proprio quello che le destre imputavano come maggiore limite del Reddito di cittadinanza, perché tanti per sopravvivere cercheranno il modo di arrotondare. Ma se questa macro giravolta è quella più evidente, guardando alla prima bozza di riforma del Rdc che da settembre cambierà nome in Misura di inclusione attiva (Mia) appare chiaro che le destre sono dovute correre ai ripari su tutta la linea.
GLI OCCUPABILI CONTINUERANNO A BENEFICIARE DEL SUSSIDIO
La più clamorosa delle giravolte è sugli occupabili che continueranno a beneficiare del sussidio anche se con una pesante rimodulazione. Già proprio quella folta platea di persone contro cui si scatenavano le invettive della premier – ma non solo – che, solo per citare un episodio emblematico, il 22 novembre scorso durante la conferenza stampa per presentare la legge di bilancio diceva testualmente: “Manteniamo gli impegni anche in tema di Reddito di cittadinanza. Abbiamo sempre detto che uno Stato giusto non mette sullo stesso piano chi può lavorare da chi non può farlo. (…) Fedeli ai nostri principi, continueremo a tutelare chi non può lavorare, ma per gli altri il Reddito di cittadinanza viene abolito alla fine del 2023. E nel 2023 non potrà essere percepito per più di otto mesi complessivi e in ogni caso decade al rifiuto di una prima offerta di lavoro”.
Dopo neanche tre mesi si scopre che questa idea è stata una boutade, buona solo per la campagna elettorale quando capitava d’imbattersi in dichiarazioni come quelle di Claudio Durigon che raccontava che “chi può lavorare non potrà più restare in poltrona e continua a beneficiare dell’assegno”. E infatti ora si scopre, sempre stando alla bozza del Mia, che gli occupabili continueranno a percepire un sussidio, seppur dimezzato perché fissato a un massimo di 375 euro, per un massimo di 12 mesi.
Ma non è finita qui. Quello che sta accadendo sul Reddito di cittadinanza è una Caporetto politica fatta a suon di retromarce che denotano la confusione che regna nelle destre. Sempre la premier diceva: “Vogliamo mantenere e, laddove possibile, aumentare il doveroso sostegno economico per i soggetti effettivamente fragili non in condizioni di lavorare”, ma “per gli altri”, “la soluzione non può essere il reddito di cittadinanza, ma il lavoro”.
Peccato che il buon proposito di alzare il sussidio ai fragili sembra si sia arenato perché quest’ultimi non vedranno aumentare di una virgola il proprio assegno. E non va meglio sul fronte del lavoro dove non sembra ci sia stato alcun passo in avanti se non la decisione, in realtà già presa dall’ex premier Mario Draghi, di affiancare ai Centro per l’impiego – per i quali si poteva pensare a un potenziamento – le agenzie private.
Una mossa per la quale in tanti si domandano se il risparmio ottenuto dalla sforbiciata del sussidio non finisca in larga misura proprio ai privati. Quel che è certo è che tutto ciò non convince Chiara Saraceno, sociologa e presidente a suo tempo del Comitato Scientifico per la valutazione del Rdc, che a La Notizia ha detto: “Così paghiamo due volte le persone che devono fare politiche attive del lavoro perché paghiamo i dipendenti dei Cpi e le agenzie del lavoro”. Insomma alla fine della fiera sembra proprio che le destre hanno poche idee ma molto confuse.
375 euro al mese e tutti zitti e appecoronati alla first lady all’amatriciana cosa che se si chiamava raggi tutti gli incartatotani direttori di incartatotati e tg luce vecchia maniera avrebbero vomitato veleno a non finire Viviamo in un paese di ruffiani egoisti e uomini senza sfere.
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LUIGI QUARTUCCI 2
Cronache dal teatro dell’assurdo 2
La compagnia dei guitti non conosce riposo. Non facciamo a tempo a metabolizzare una stronzata che immediatamente ce ne rifilano altre dieci!
Oggi il sedicente Ministro degli Interni è andato a raccontare alla Camera perchè e chi ha deciso di non intervenire per evitare il naufragio di Cutro.
Praticamente ha detto che non c’era motivo di intervenire perchè sulla barca, secondo Frontex, c’era una sola persona e non aveva chiesto aiuto.
Se fossi stato un deputato, di fronte a una simile stronzata sarebbe stato impossibile per me trattenermi.
Perchè, vedete, io sono Ufficiale di Marina in congedo, sottotenente di vascello del Corpo delle Capitanerie di Porto, durante i miei quasi due anni di servizio militare ho coordinato decine di interventi in mare e certe sparate mi fanno girare le scatole.
Quando ero di guardia ricevevo comunicazioni di emergenze sia dalla Guardia di Finanza che dalla Polizia che dai Carabinieri, talvolta anche da privati cittadini.
Immediatamente contattavo l’ufficiale superiore di turno esponendogli il problema e decidevamo insieme il comportamento da tenere.
Normalmente bastava il sospetto di una possibile difficoltà di qualcuno in mare per far uscire immediatamente i mezzi di soccorso, dai Boston Whaler per l’intervento in velocità con mare calmo alla motovedetta con mare agitato al rimorchiatore con mare forza 8.
In caso di necessità potevano richiedere l’intervento delle motovedette Mayerform, inaffondabili, in grado di capovolgersi e tornare in assetto senza alcun pericolo per l’equipaggio.
Non esistevano condizioni proibitive per correre in soccorso di potenziali naufraghi e non abbiamo mai deciso di restare in porto di fronte a qualunque segnalazione ricevuta.
Tanto perchè ve ne rendiate conto, una volta ricevemmo una telefonata concitata da una donna che diceva di aver perso di vista il gommone con marito e sorella a causa del mare forte. Uscimmo immediatamente, li cercammo e li trovammo che scopavano allegramente su un’isoletta della laguna veneta!
Al di là della comicità del fatto, i soccorsi in mare non si rifiutano mai, ogni ufficiale di Capitaneria sa che un attimo di esitazione o di ritardo può costare vite umane.
Perciò, quando ho sentito che la Guardia Costiera (come oggi chiamano la Capitaneria di Porto) non era intervenuta nonostante l’avviso ricevuto dalla Guardia di Finanza di condizioni del mare proibitive e di natante in difficoltà mi sono subito messo in sospetto.
Secondo la catena di comando la chiamata deve essere stata ricevuta dall’ufficiale di guardia che deve aver avvertito immediatamente l’ufficiale superiore di turno. Se questi ha dato l’ordine di non uscire la ragione può essere una sola, la Guardia Costiera aveva l’ordine di non intervenire.
Perciò quello che avrei chiesto allo pseudoministro è: “Chi ha ordinato alla Guardia Costiera di non intervenire?”
Ma queste sono cose che possono succedere solo nel mondo fantastico e paradossale del teatro dei guitti.
Pensate, a proposito di follie di questi sprovveduti, che nostra signora delle palle, fiera della nomina della Schlein a segretaria del PD, ha detto di sognare una donna Amministratore delegato di una partecipata statale.
E fin qui niente da dire, anche se le devastazioni compiute da donne come la Fornero, la Cartabia, la Casellati Mazzanti Vien dal mare e la stessa signora delle palle ci hanno ampiamente dimostrato che essere donna è tutto tranne che una garanzia di preparazione e competenza.
Ma Gioggia ha voluto stupirci e ha dichiarato che lei sta lavorando per essere la prima donna in quella posizione!
Bisogna dire che di coraggio ne ha da vendere! Titolo di studio: Diploma di perito alberghiero! Esperienze lavorative: babysitter, barista. Esperienze politiche pregresse: attaccava i manifesti di AN! Attuale posizione: capocomico della compagnia dei guitti!
Ve la immaginate a leggere un bilancio di una partecipata? Grasso che cola se sa che il bilancio non è il marito della bilancia, figuriamoci capirci qualcosa!
E dopo di questo vi ri-saluto, casomai mi ri-bloccassero!
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