Meloni accusa Frontex: “Nessuna segnalazione sul rischio di naufragio”. I 5 allarmi ignorati

Da Abu Dhabi la premier rompe il silenzio sul naufragio: «Non siamo stati avvertiti». E annuncia un consiglio dei ministri a Cutro. L’ipotesi di nuove misure sui migranti

(Francesco Olivo – lastampa.it) – DALL’INVIATO AD ABU DHABI. Gli onori all’estero e gli oneri in patria. Affacciata sul Golfo Persico, Giorgia Meloni si è difesa dalle accuse che le sono arrivate in questi giorni sul mancato salvataggio dei naufraghi davanti alla costa calabrese: «Non scappo». La premier ha aspettato l’ultimo momento della sua visita negli Emirati Arabi per dare la sua versione sugli sviluppi della tragedia. E, per rispondere alle critiche di non essere andata personalmente sul luogo della tragedia, convoca il prossimo Consiglio dei ministri, probabilmente giovedì prossimo, nella cittadina in provincia di Crotone: «Così da dare un segnale di concretezza».

Davanti alla spiaggia del sontuoso Emirates Palace, l’albergo Mandarin Oriental dove ha alloggiato con la figlia, la premier ha un sentimento ambivalente: da un lato è realmente soddisfatta per gli incontri internazionali, prima con il capo del governo indiano Narendra Modi e poi con lo sceicco Mohamed bin Zayed, dall’altra non riesce a trattenere il fastidio per le polemiche che sono seguite alla tragedia di Cutro. L’esordio lo fa capire: «Buon pomeriggio, il vostro premier muto è qui per rispondere alle vostre domande». Poi, alzando la voce, partono delle domande retoriche: «Ma davvero, in coscienza, c’è qualcuno che ritiene che il governo abbia volutamente fatto morire 60 persone? Vi chiedo se qualcuno pensa che se si fosse potuto salvare 60 persone, non lo avremmo fatto. Vi prego, siamo un minimo seri».

L’idea di riunire il governo nella cittadina della tragedia, arrivata a una settimana dai fatti («ci sto pensando da alcuni giorni»), è un modo per uscire da una difficoltà oggettiva e quindi un tentativo di correre ai ripari, considerata la piega che ha preso la vicenda, visto che alle critiche delle opposizioni si è aggiunta quella del sindaco di Crotone, Vincenzo Voce: «È mancata lei, presidente». Insomma, una risposta andava data. Palazzo Chigi starebbe anche pensando di portare a questo Consiglio dei ministri qualche provvedimento specifico, per esempio sul potenziamento dei centri di permanenza per i rimpatri.

La difesa è stata argomentata così: «Il governo, con il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, è andato il giorno stesso della tragedia. Il governo sono io. Poi è andato il presidente della Repubblica che rappresenta tutte le istituzioni, almeno che qualcuno non ritenga che la presidenza della Repubblica sia in competizione con il governo». Davanti al mare del Golfo Persico, Meloni ha voluto fissare alcuni concetti: il governo non ha responsabilità sulla strage, la linea sull’immigrazione non cambia, non esiste una contrapposizione con il Quirinale e il tema delle dimissioni del ministro dell’Interno non è all’ordine del giorno, «le opposizioni chiedono ogni giorno le dimissioni di un ministro diverso, per cui non fa più notizia», ha liquidato l’argomento Meloni prima di andare a prendere l’aereo che l’ha riportata a Roma. Un punto, quest’ultimo, confermato anche dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, che ha accompagnato la premier nel viaggio: «La questione Piantedosi non esiste e non è mai esistita». Dall’Italia, l’altro vicepremier Matteo Salvini conferma: «Gli unici colpevoli sono gli scafisti».

Le ricostruzioni degli ultimi giorni che hanno evidenziato possibili errori sul mancato soccorso della barca, non hanno scalfito Meloni, «la questione è semplice, nella sua tragicità», scandisce, prima di dare la sua versione: «Noi non siamo stati avvertiti del fatto che questa imbarcazione rischiava il naufragio». Il tono poi sale: «Vi segnalo che nonostante il fatto che continuiamo a lavorare per fermare i flussi di immigrazione illegale, abbiamo dall’inizio di questo governo continuato a salvare tutte le persone che potevamo salvare quando siamo stati consapevoli del fatto che erano a rischio». L’altra accusa alla quale rispondere è quella di essere fuggita dai microfoni, visto che soltanto il terzo giorno di questa missione internazionale la premier si è sottoposta alle domande dei giornalisti al seguito del suo viaggio: «Ho letto ricostruzioni surreali: io non scappo. Non c’è stato un singolo giorno nel quale io non mi sia occupata di questa materia». Poi, scappa davvero, c’è un aereo che l’aspetta e all’arrivo l’ospitalità sarà meno generosa.

Strage di Crotone, i 5 allarmi ignorati

Dalla telefonata in Turchia agli oblò del barcone aperti, il rapporto inviato all’Italia conteneva tutti gli elementi per far scattare l’emergenza

(GIUSEPPE LEGATO – lastampa.it) – CROTONE. Nell’articolata – e drammatica – vicenda del naufragio dell’imbarcazione “Summer love” finita in mille pezzi contro una secca a pochi metri dalla spiaggia rossa di Steccato di Cutro in provincia di Crotone, nella notte tra sabato e domenica scorsi, una delle poche cose che paiono lineari o perlomeno non interpretabili all’infinito è il contenuto della segnalazione che Frontex (Agenzia europea della Guardia di frontiera e costiera) invia a 27 indirizzi mail alle 23.03 del 25 febbraio.

Cinque ore dopo la profonda carena del caicco turco partito da Smirne all’alba del 22 febbraio per portare in Italia 180 migranti farà tre tonfi in balia delle onde prima di schiantarsi contro una parete rocciosa del fondale. Settanta morti, tra cui 15 bambini, una quarantina di dispersi. Una strage. Il report di Eagle One mette in fila almeno cinque indizi che avrebbero dovuto far scattare l’emergenza ma che, con il senno di poi, sono stati quantomeno mal considerati, se non ignorati.

Il primo: a pagina due del documento, prima e seconda riga, si legge «Call from the boat to Turkey». Ovvero: «Il sistema di monitoraggio satellite Flyng Fish di cui il veicolo è dotato capta prima delle 23 una telefonata partita da un apparecchio satellitare a bordo della barca e diretta verso la Turchia». Il senso dell’indizio è palese soprattutto se unito al resto del dispaccio diramato per l’imbarcazione di lì a pochi minuti: «Open hatches at the bow» cioè «apertura bocchette a prua». Sono gli oblò della nave verosimilmente aperti per consentire a diverse persone di respirare in un contesto saturato dalla presenza di un numero eccessivo di «passeggeri». Ancora «possibile additional people below deck»: «probabili persone aggiuntive sotto coperta» con la chiosa di una «significativa risposta termica da bocchette». Quarto indizio: «Giubbotti di salvataggio non visibili». Infine, l’unico «uomo fuori coperta»: in piena notte e lontanissimo dalle coste, su un’imbarcazione rudimentale, non poteva essere considerato un fatto comune.

La telefonata «captata» è il l’ultimo tassello di un alert obiettivamente difficile da definire – anche per i non addetti ai lavori – criptico: i superstiti del naufragio hanno raccontato agli investigatori come fosse impossibile per loro telefonare da bordo per via dell’utilizzo, da parte degli scafisti di uno o più jammer, disturbatori di frequenza, azionati per impedire ai cellulari di ricevere/trasmettere onde radio. Quindi solo loro, gli scafisti, avrebbero potuto effettuare una chiamata in mare aperto, a 38 miglia dalle coste italiane – a coordinate di latitudine 38° 23’02” e longitudine 017°34’07” – disattivando temporaneamente l’inibitore.

Nel lessico di mare, nella quotidianità dei soccorsi, le informazioni trasmesse appaiono quantomeno allarmanti, se non pacifiche. Il tema è a chi compete interpretarli e cioè chi, nella sostanza, avrebbe dovuto attivare la procedura di soccorso in base – anche – a questi precisi dettagli trasmessi dall’agenzia europea.

Frontex, che aiuta i Paesi Ue e quelli associati alla zona Schengen a gestire le loro frontiere esterne, ha già reso noto che «sono sempre le autorità nazionali competenti a classificare un evento come ricerca e soccorso». E «l’evento Ev. Imm. 533/2023», così ribattezzato dalla Centrale operativa del Centro di coordinamento per il salvataggio in mare (MRCC) di Roma, è stato classificato come Law Enforcement, intervento di polizia marittima.

Eppure – ha spiegato un portavoce di Frontex – nelle tarde ore di sabato, «un nostro aereo che sorvegliava l’area italiana di ricerca e soccorso nell’ambito dell’operazione Themis ha avvistato un’imbarcazione pesantemente sovraffollata che si dirigeva verso le coste italiane: come sempre in questi casi, abbiamo immediatamente informato tutte le autorità italiane dell’avvistamento. Il nostro aereo ha continuato a monitorare la zona fino a quando non è dovuto rientrare alla base per mancanza di carburante».

A questo scenario multi-indiziario si sono unite altre informazioni che avrebbero potuto portare a proclamare una Sar, consentendo così alla Guardia costiera di uscire quantomeno con le vedette Cp 321 (su Crotone) e Cp 326 (su Roccella) in grado affrontare il mare con valori fino a forza 8: è il caso del bollettino meteo dell’aeronautica militare diramato per canali ufficiali alle 18 del 25 febbraio «con indicazioni valevoli fino alle 6 del mattino successivo». Si legge: «Ionio settentrionale vento 7, mare molto mosso in aumento». E infatti quando i due mezzi della Guardia di finanza usciranno, in missione di polizia, per individuare l’imbarcazione, saranno costretti a rientrare – intorno alle 3,50 – per la palese impossibilità di rimanere in mare spintonati dalla mareggiata verso la costa e sballottati da una bufera di onde alte e pericolose. I migranti moriranno pochi minuti dopo. Quelli rimasti vivi saranno sentiti nei prossimi giorni con la formula dell’incidente probatorio, per cristallizzare le prove contro gli scafisti e le versioni sulle modalità del naufragio prima che qualcuno non sia più rintracciabile al momento del processo.

4 replies

  1. I migranti sono afgani siriani e tutti provenienti da scenari di guerra. Nessuno che su questa storia abbia messo in rilievo che il vero assassino è l’occidente democratico che continuamente fomenta le guerre. Non ho sentito nessuno dire oltre che accusare la destra (non ha fatto nulla per salvare quelle povere persone), che questi migranti sono opera della nostra malafede coloniale. Ci laviamo la coscienza sporca di sangue, dicendo che loro sono la nostra salvezza per impedire che la popolazione italiana diminuisca o altre cazz@te simili, per non dire la verità

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  2. Non so esattamente come il codice penale definisca questo caso di eccidio. Lo dico con semplicità come spontaneamente mi viene in mente : omicidio multiplo premeditato di uomini, donne e bambini per motivi razziali. Praticamente una strage di innocenti lasciati volutamente annegare per dare un segnale di rigore antimigranti.
    La guardia di finanza su segnalazione accertata di Frontex che ha fornito le cooordinate della barca, si era mossa per accertarsi delle condizioni in cui versava il natante, ma non avendo i mezzi sufficienti per assisterlo, nel tornare in porto aveva allertato la guardia costiera. Questa, come da regolamento, era in procinto di partire per l’opera di salvataggio viste le condizione del mare nel frattempo peggiorate. Ma a quel punto arriva l’ORDINE del ministro Salvini in persona di bloccare l’invio dei soccorsi. Naturalmente col sublime placet della pregiata premier ex pesciarola della Garbatella. Ho seguito in diretta all’ora di pranzo le sue furbesche menzogne che… consiglio a tutti di riascoltare ma lontano dai pasti onde evitare fastidiosi rigurgiti gastrici.

    Un emblematico esempio di abominevole cultura fascista assassina! Punto

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