
(Giuseppe Di Maio) – Se avessero votato solo gli iscritti, Bonaccini sarebbe il nuovo segretario del partito democratico. Ma, la strana regola che permette “ai suoi elettori” di votare il segretario, ha deciso diversamente. Non consideriamo il peso che ha avuto il voto di chi (pur non votando PD) ha cercato di condizionare l’esito secondo gli interessi di una parte esterna. Consideriamo solo che il partito vero, cioè quello degli iscritti, ha dato un risultato diverso. Ha dato la prova definitiva della distanza del PD dai suoi elettori, la dimostrazione di quale contraddizione vive l’area del voto che afferisce al partito democratico. E che attesta, infine, come il M5S non aveva ancora intaccato l’elettorato progressista, sciolto l’equivoco del PD e della sua collocazione a sinistra, pure se i lettiani si sperticavano sull’OPA pentastellata al loro partito.
E vabbè: queste sono cose che già si sapevano, e per conto mio (per conto di uno a cui stanno a cuore le fortune del M5S) avevo sperato che Bonaccini ce l’avesse fatta, e fosse andato a comprimere l’area al centro di Calenda e Renzi. Ma ciò che eredita effettivamente la Shlein è un plotone parlamentare selezionato da Letta che non ha niente a che vedere con la presunta svolta radicale del partito. Essa eredita l’ultimo programma elettorale zeppo di sensibilità civile e scarso di quelle sociali, uno statuto recente in cui non si fa assolutamente cenno agli obiettivi politici. Eredita cioè un partito conservatore che ha ancora un elettorato forte di spinte radicali e, se non vuole spaccare il partito, dovrà mediare tra parti inconciliabili. Qui si arresta l’efficacia dello sgambetto che i gazebo piddini hanno fatto al M5S. Poiché il terrore di avere due programmi doppioni è una circostanza senz’alcun fondamento: il nuovo segretario, che sembra venuto fuori da un furbo conclave vaticano e non da un voto popolare, dovrà a breve dimostrare di che pasta sarà fatto il suo nuovo partito.
Voterà l’invio di armi? Voteranno welfare e salario minimo? Deluderà le attese e aprirà al centro? Oppure non deluderà e contenderà lo spazio radicale al M5S? Quando saranno finiti i salamelecchi con Giorgia, con le femministe, con le associazioni dell’accoglienza e degli ambientalisti, non ci vorrà molto per capire quale idea di società ha in mente la Shlein e se il PD è lo strumento adeguato per realizzare il suo pensiero. E malgrado la stampa servile non dimostrerà le inevitabili contraddizioni che dilanieranno la nuova segreteria, toccherà al Movimento fare da guardiano. Gli toccherà denunciare che il lupo cambia il pelo ma non il vizio, oppure aprirà insieme al lupo una stagione di battaglie referendarie che mettano il guinzaglio alla minoranza al governo.
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Ottimo articolo. Personalmente non mi preoccupo molto di quel che succederà di bello o di brutto al pippiriddì, partito che avrebbe dovuto essere ingloriosamente dissolto.
Per me – e, spero, anche per il M5s – vi è ancora differenza fra l’augurare il meglio e il fidarsi incondizionatamente. Secondo me questo errore non verrà commesso e i segnalo in questo senso ci sono. Poi la stampella di regime può latrare quanto vuole. Ad maiora.
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L’errore di fidarsi del PD il movimento l’ha già fatto. Non è pensabile lo faccia ancora ma se dovesse accadere sarà la fine per 5S.
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