Trincee e minacce nucleari. È crollato il mito recente dell’Europa esente da guerre per il quale l’Ue aveva ricevuto il Nobel per la Pace. Ucraina: si avvicina la fine del primo anno di guerra. Ma non finisce nulla. La Russia continua a martellare l’Ucraina […]

(DI FABIO MINI – Il Fatto Quotidiano) – Ucraina: si avvicina la fine del primo anno di guerra. Ma non finisce nulla. La Russia continua a martellare l’Ucraina con missili e artiglierie, l’Ucraina continua a martellare tutto l’Occidente con le richieste sempre più elevate e urgenti di carri armati, aerei da combattimento e munizioni. Non chiede uomini (ufficialmente) per ostentare una capacità residua di combattimento che in effetti non ha. Russia e Ucraina stanno fortificando le proprie posizioni sul terreno non tanto in vista di una soluzione negoziata quanto in funzione di un attacco. Le trincee che entrambi scavano non sono i nuovi confini da imporre ma i capisaldi su cui appoggiare le manovre offensive. L’Ucraina si prepara a quella su Kherson e Crimea, la Russia a quella su Dnipro e Kiev muovendo anche dalla Bielorussia per occupare il territorio a oriente del grande fiume. L’Ucraina cerca di arrestare i russi in Donbass con un velo di forze e spingere i propri e altrui carri armati verso sud-ovest. La Russia cerca di tenere impegnate le forze ucraine in Donbass e premere verso nord-est.
Sono evidenti i rischi di tali scenari: la Russia rischia che le forze ucraine si dirigano invece su Mariupol isolando Crimea e Donbass. Le forze ucraine rischiano di sfasciarsi sulla difesa della Crimea e di rimanere isolate sul fronte Kherson-Mykolaïv proprio mentre i russi sfondano verso Dnipro e minacciano la Capitale. Né la Russia, né l’Ucraina e soprattutto nemmeno l’intera comunità occidentale, della quale l’Ucraina non può fare a meno, vogliono sentir parlare di cessare il fuoco o di porre fine alla guerra. E quindi la guerra continuerà, anzi sarà auspicabile che continui all’infinito in una situazione nella quale nessuna delle parti prevalga sull’altra. Infatti per l’intero Occidente questa guerra non è soltanto l’occasione di un mega business, ma presenta il paradosso che il successo o il fallimento delle manovre sul terreno portano all’escalation convenzionale o nucleare. Stati Uniti, Gran Bretagna, Polonia, Unione europea e Nato si sono impegnati a continuare la guerra fino alla vittoria dell’Ucraina. La Russia si è impegnata a scatenare l’inferno in caso di minaccia “vitale”. Siccome tutti dicono di non volere una terza guerra mondiale e nemmeno far ricorso alle armi nucleari tattiche, qualcuno sta bluffando oppure siamo di fronte a un gioco tra buffoni o mentitori seriali. Nel primo caso scoprire il bluff comporta l’attuazione della minaccia “vitale” alla Russia o agli Stati Uniti-Nato e quindi come minimo alla distruzione dell’Ucraina e dell’Europa. Dovremmo perciò sperare di essere nel secondo caso. E in verità molti indizi portano in questa direzione. Tra baci e abbracci, sorrisi e canzoni, molti commentatori e politici internazionali e nostrani che hanno incitato alla guerra tra Ucraina e Russia stanno cercando di dimostrare che essa è circoscritta a quei territori e interessi. Gli Stati Uniti, la Nato, l’Unione europea e tutti i Paesi cosiddetti occidentali che inviano armi e fiumi di denaro a Kiev affermano di aiutare l’Ucraina a difendersi dall’aggressione russa. Secondo loro, nessuno è in guerra con la Russia e semmai starebbero prevenendo con la deterrenza nucleare e convenzionale, per interposta Ucraina (o “martoriata ucraina” come ormai la definisce il Papa), l’ennesima guerra in Europa. E questo è anche il ritornello che Kiev sta cantando e facendo cantare fino alla noia ai vari festival delle canzoni e delle chiacchiere. Altri commentatori più cauti parlano dello spettro della guerra che aleggia sull’Europa. In entrambi i casi si tratta di parole e musiche infarcite di retorica, ipocrisia, cinismo e miopia mentre da un anno le uniche cose serie e vere le stanno dicendo e cantando le armi. Se si alzasse lo sguardo dall’Ucraina all’intero continente si vedrebbe chiaramente che l’Europa è già in guerra: da attrice, comparsa e vittima. Riprendendo l’immagine del tragico terremoto mediorientale, l’Europa è schiacciata dalla spinta della “placca” anglo-americana contro la placca continentale euroasiatica. Su questa faglia geopolitica si trovano i Paesi europei, Ucraina e Bielorussia comprese, e la Russia stessa che ha cervello, cuore, politica e cultura a occidente del limite geografico degli Urali. E sta crollando tutto con centinaia di migliaia di morti.
È crollato il mito recente dell’Europa esente da guerre per il quale l’Ue aveva ricevuto il Nobel per la Pace. È crollato il mito dell’Europa unita e “senza frontiere”. In Europa tornano i muri e le trincee. Ogni soldato ucraino o russo che muore è un europeo in meno, una famiglia in meno, una generazione in meno. Ogni miliardo andato in fumo nella guerra e nella corruzione è una goccia di sangue vitale sottratto alla popolazione europea, al suo sviluppo, alla sua civiltà. La deterrenza, con la quale la Nato intendeva impedire alla Russia di attaccare, è crollata. La deterrenza nucleare non ha impedito alla Russia d’invadere l’Ucraina. Anzi probabilmente è stata proprio la dichiarazione di non ricorso alle armi nucleari fra le grandi potenze ribadita all’Onu due mesi prima dell’invasione a darle il via libera. Ma ora, con l’Europa in guerra, l’impegno può essere disatteso e le armi nucleari “tattiche” sono già pronte, da una parte e dall’altra: in Europa. La deterrenza convenzionale con la quale la Nato pensava di evitare l’invasione è crollata e sta crollando anche quella che vorrebbe costringere la Russia a ritirarsi. La deterrenza di questo tipo si basa sulla disponibilità di armi di qualità e quantità adeguate e della volontà d’intervenire direttamente nel conflitto. Quest’ultima non c’è e se ci fosse, l’emorragia di armi e munizioni date o impiegate in Ucraina non sarebbe arrestata dalle nuove produzioni. Nel frattempo tutti gli apparati di difesa europei vengono depauperati e la loro capacità di deterrenza diminuisce, inducendo sia i russi sia gli americani e gli inglesi (con o senza la Nato) a impiegare le loro armi nucleari: in Europa. Gli Stati Uniti vedono il conflitto in Europa come una cosa lontana, un’occasione di liberarsi di avversari, ma soprattutto di “concorrenti”, di ammorbidire i vecchi clienti e farsene di nuovi concedendo promesse e pezzi di carta in cambio di ricchezza reale.
Detesto tutto ciò che ha a che fare con i militari, ma devo ricredermi. Mini presidente della repubblica
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Ma ha senso l’uso di armi nucleari anche tattiche, proprio da un punto di vista strategico? Mi spiego meglio: se la Russia (ipotesi che speriamo mai si avveri) si mettesse a bombardare l’Ucraina con armi atomiche, poi con quei territori che saranno inquinati ed invivibili per secoli, cosa ci fa? Inoltre nei territori del Donbass – che presumo siano obbiettivi dell’ipotetico uso di armi nucleari – vivono anche le popolazioni russofone che Putin ha dichiarato di voler difendere… e ora Putin che fa? Si mette a bombardarli con le atomiche? Ecco in merito all’articolo come sempre ottimo di Fabio Mini ho solo questa osservazione.
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Facendo finta di niente ci avviciniamo passo passo alla Mezzanotte.
Nessuno sapeva che sarebbero scoppiate nemmeno la prima e la seconda guerra mondiale, ma poi una catena di eventi …
Stiamo salendo i gradini dell’escalation e non facciamo nulla, se non gridare che bisogna salire al gradino successivo.
Vedremo soltanto una sfera di fuoco?
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Errata corrige: non ” è crollato il mito dell’Europa esente da guerre”, ma gli US a forza di ” darci” hanno fatto crollare il mito dell’Europa esente da guerre.
Spero solo che, nel caso, non ci pianti da un giorno all’altro con i collaboratori disperati ad attaccarsi al carrello dell’aereo per farsi portare via e sfuggire alle ritorsioni.
È già successo, e da poco, da parte dei ” buoni”…
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L’eventuale uso di armi nucleari tattiche, penso, non andrebbe a colpire i territori del Donbass. Se proprio la Russia dovesse arrivare a un passo dalla sconfitta militare, i bersagli sarebbero secondo me Kiev o Leopoli. Esiste forse, sempre nel caso di prevalenza militare ucraina, un’alternativa di resa (quasi incondizionata) russa, che però ha come presupposto necessario la caduta di Putin.
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