Guardie e ladri

(Giuseppe Di Maio) – Ho molto apprezzato il reclutamento dei due magistrati Scarpinato e Cafiero De Raho nelle file del Movimento 5 stelle. Ancora di più ho gradito la loro dislocazione tra Camera e Senato (quasi sentinelle del diritto in ognuna delle assemblee contro le porcate della maggioranza); in questo modo Conte si potrà concentrare sui problemi dell’ondivaga galassia pentastellata, con le sue periferie anarchiche e le regolari turbolenze dei suoi eletti. Sono convinto che loro due, più d’ogni altro portavoce, si sentono investiti della missione di smascherare l’essenza della destra, di scoperchiare l’impostura che la ricopre.

Molti illustri commentatori continuano a discettare sull’esistenza di una destra sociale, staccandola dalle mire correnti della destra reazionaria, conservatrice, e dalla storia violenta del ventennio. A mio parere è una trappola per gonzi. Dai tempi della Destra storica, che curava i propri esclusivi interessi per mezzo di un sistema ancora in mano a pochi elettori, nulla è cambiato. Ciò che in seguito passò per “rivoluzione fascista” fu un mero impianto propagandistico con cui si carpiva il favore del popolo, una cosa comune a tutte le dittature come ha fatto anche notare il sociologo De Masi. Ma l’origine, l’essenza, la sopravvivenza stessa del Fascismo, fu piuttosto il manutengolismo, l’obbedienza ad un ordine da cui si potevano estorcere vantaggi per una ristretta cerchia di associati.

Il programma di Sansepolcro era un elenco di legittime rivendicazioni di classe che però non indicavano un nuovo modello di società. La violenza che permeava tutta l’azione nasceva dalla coscienza della forza delle masse popolari (l’avevano dimostrata durante la guerra), dalla sostanziale debolezza e dall’abusività delle classi tradizionalmente dominanti a cui bisognava dare solo una leggera spallata, senza distruggerle. La fame di progresso di classe in un mondo ingessato da secoli, fece del Fascismo un potente motore di mobilità sociale.

Allo stesso modo l’underdog alla Presidenza del Consiglio rappresenta proprio questo animo popolare affamato di avanzamento di ceto, a qualsiasi costo: mentendo sugli obiettivi, sulle strategie, sulle destinazioni delle proprie politiche. Parla di morale senza averla, di capacità senza dimostrarla. Ladri e mentitori a cui i 5 stelle di questa legislatura dovranno fare da guardiani e, tanto più, quelli che per il loro lavoro quarantennale ai vertici del sistema giudiziario hanno scoperto che la disuguaglianza sociale nasce dalla stupidità collettiva e dai banchi delle maggioranze parlamentari.

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  1. “Allo stesso modo l’underdog alla Presidenza del Consiglio rappresenta proprio questo animo popolare affamato di avanzamento di ceto, a qualsiasi costo: mentendo sugli obiettivi, sulle strategie, sulle destinazioni delle proprie politiche. Parla di morale senza averla, di capacità senza dimostrarla.”
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