Il centrosinistra diviso non ha chance. La destra invece marcia compatta con un solo obiettivo: battere la sinistra. Così ci riuscirà facilmente
(di Luca Telese – tpi.it) – Chi ha il pane non ha i denti. E viceversa. La campagna degli assurdi e degli errori si chiuderà con una sconfitta e un paradosso che dovrebbero servire come lezione per la sinistra di domani, qualunque dovesse essere il suo futuro (e il suo leader). Il paradosso è che il “campo largo” in questi giorni continua a salire nei sondaggi, ma la frammentazione del fronte progressista in tre diverse liste rende questa performance vana, anzi dannosa. Infatti, se il centrodestra sfiora il 48%, e tutti gli altri concorrenti messi insieme hanno lo stesso risultato (se non di più), il 90% dei collegi uninominali sarà comunque perso. E questo in virtù di un altro esito che nessuno poteva immaginare: il centrosinistra ha una coalizione ma non ha un leader, mentre il Movimento Cinque Stelle ha un leader, ma non una coalizione.
Malgrado un anno e mezzo di lavoro e di governo comune, infatti, un veto di Enrico Letta ha chiuso a Conte le porte dell’alleanza: «Non posso allearmi con chi ha fatto cadere Draghi». E la posizione, che a molti sembrava virtuosa, è diventata un harakiri anti-politico: un baratto in cui si è sacrificato il futuro dei prossimi cinque anni. Il “piano B” di Letta era quello di correre insieme a Carlo Calenda e alla sua Azione con una coalizione ispirata dall’agenda Draghi, ma il folle sistema elettorale con cui andiamo a votare (per la seconda volta) ha indotto un effetto collaterale. E cioè che a Calenda non è sembrato drammatico rompere il patto che aveva appena siglato, perché il fatto di rinunciare al Movimento aveva già fatto perdere competitività all’alleanza in almeno cento collegi (soprattutto al Sud). E perdere competitività ha ridotto, di conseguenza, la dote di collegi che il Pd poteva offrire di spartirsi con i suoi alleati. Calenda ha pensato che avere non più di dieci eletti in più o in meno, in fondo, non faceva una grande differenza: tanto valeva correre da solo, ma avendo la possibilità di sfruttare il potenziale attrattivo delle due ex ministre di Forza Italia. Per questo ragionamento contorto, ma lineare, il leader di Azione si è comportato come se stesse parafrasando una delle più belle battute di Groucho Marx: «Non farei mai parte di un club che avesse uno come me tra i suoi soci». E se ne è andato.
Certo, anche il M5S ha fatto errori madornali: il più grande è aver imposto (sotto la leadership di Di Maio e di Crimi) il taglio dei parlamentari. In un Paese complesso come l’Italia questo abbatte la capacità di rappresentanza della politica, e quindi la forza stessa delle istituzioni democratiche. Ma non solo: per via della morfologia elettorale, il taglio ha creato degli enormi collegi (al Senato ce ne sono addirittura da un milione di elettori) in cui il centrodestra unito diventa più performante. La forza della sinistra nei centri storici e nelle sue roccaforti dell’Italia centrale è stata annacquata dagli inserimenti delle aree periferiche. E al Sud si è creato un ascensore letale: ogni voto in più a Conte (o al terzo polo) rende più lontano il centrosinistra dalla destra.
Chissà se a Letta sono ronzate le orecchie quando Giorgia Meloni, in pieno agosto, nel suo secondo comizio, ha gridato da un palco: «Noi siamo rimasti uniti perché la prima regola del centrodestra è: battere la sinistra. La nostra priorità – ha spiegato la leader di Fratelli d’Italia – era, è, e rimane: vincere, per mandare a casa la sinistra». Bastava copiarla. Lo imponeva la logica, ma soprattutto questa legge elettorale. Eppure, incredibilmente, nella direzione decisiva nessuno nel Pd (escluso Goffredo Bettini e forse in parte Andrea Orlando) ha avuto la forza, o il coraggio, di spiegare che la mossa di scaricare il M5S era suicida. Nessuno ha avuto l’onestà di spiegare agli elettori quali fossero le conseguenze. Nessuno ha pensato che era assurdo estromettere Conte per un voto di non fiducia, ma tenere nell’alleanza Fratoianni, che aveva votato contro Draghi ben 55 volte. Tutti hanno sottovalutato – altro paradosso – la coerenza di Letta: «Facciamo passare un po’ di tempo – mi disse in quelle ore un ex ministro –, cambierà idea». Ma il segretario non si è più mosso, e le liste sono state chiuse.
È giusto dire, tuttavia, che il gruppo dirigente del Pd ha accettato questa decisione con fatalismo e pigrizia. La destra interna, forse, ha persino festeggiato. C’era in questo errore la stessa spavalda grandeur che portò il gruppo dirigente a seguire Renzi (ad esempio sul Rosatellum). E poi i dirigenti del Pd, soprattutto dopo le amministrative, al contrario dei suoi elettori, sottovalutava Conte: aveva visto i dati delle elezioni comunali e considerava il Movimento in via di estinzione, sopravvalutava la popolarità di Draghi. Anche i dirigenti più a sinistra, si erano convinti che Conte fosse come una di quelle vecchie amanti che quando si incontrando per strada inducono alla malinconia: bellezze sfiorite e rimpianti. Questo sentimento ha prodotto l’errore peggiore: favorire la scissione di Di Maio e farne un alleato prediletto. Oggi i rapporti di forza tra i due movimenti spiegano che abbaglio sia stato. Per il M5S la scissione è stata un atto di guerra. Per i suoi elettori un tradimento. Per il Pd, invece, Impegno Civico è diventato in poche ore un peso, un partner che ti zavorra invece di aiutarti.
Infine, ecco l’ultima follia. Il centrosinistra, dopo la rottura con Calenda, non ha scelto un candidato ufficiale a Palazzo Chigi. Persino Letta non si considera tale: «Dirlo cozzerebbe con le prerogative di Mattarella. Il nostro è un sistema parlamentare». E invece Conte ha rivelato in queste ore di essere efficace, soprattutto come front man. Capace di girare decine di video su tutto (memorabile quello con il caschetto giallo davanti al condominio ecologico). Altra curiosità: Tommaso Rodano su Il Fatto Quotidiano ha raccontato che il Pd raccoglie gli elettori più ricchi e il M5S i più poveri. Un’alleanza sinergica. Certo, i Cinque Stelle avrebbero perso dei voti rispetto alla corsa in solitario, ma avrebbero avuto come compensazione la leadership, esattamente come aveva immaginato Bettini. Ma la corsa in solitudine, somma di due errori, produce due effetti: una strage di eletti. Una perdita di credibilità. E la certezza che i due partiti – volenti o nolenti – se vogliono tornare a vincere, dovranno tornare insieme.
La peste nera è già in movimento per riassorbire il peduncolo mr tentenna
E vaiiiii.
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su una cosa Telese ha ragione
che le due forze politiche dovranno tornare insieme,
ma con una sinistra risanata senza il PD e con questi personaggi.
L’attuale PD deve estinguersi, per far sorgere altro, magari con il solo MS5.
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Su questo blog ce lo auguriamo (quasi) tutti, ma hai idea del numero di “voti clientelari” di cui dispone il PD? I partiti sono delle associazioni equiparabili alla Mafia e, nel loro complesso, l’ammontare delle risorse, direttamente e “indirettamente”, sottratte alla società è probabilmente superiore!
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il PD esisterà finchè avrà la possibilità di esercitare il potere, se non avrà abbastanza voti per aggrapparvisi, le clientele lo abbandoneranno.
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Dissento… si tratta di un feedback (retroattivo). Le clientele garantiscono i voti, da questi deriva il potere che a sua volta compensa le clientele. Inoltre non vanno dimenticati coglioni che votano PD, convinti di votare gli eredi del PC…
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Il PD non si estinguerà mai, il suo elettorato è costituito prevalentemente da dipendenti pubblici, quadri, dirigenti e pensionati, iper-garantiti, con la fine del mese che arriva sempre, tredicesima, quattordicesima, ferie e malattie pagate, e guai a toccare lo status quo, piuttosto il Paese si fotta e che tutti gli altri crepino.
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Il governo Draghi è caduto perché il PD ha voluto infilare nel Decreto Aiuti il termovalorizzatore di Roma e poteri speciali (senza gara pubblica (in pieno stile Berlusconi / Bertolaso) al sindaco PD Gualtieri per salvargli e chiappe e poi si è rifiutato di rimuoverlo quando è stato fatto notare che non c’entrava nulla con gli scopi del Decreto e poteva essere risolto con una legge separata.
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Assolutamente no, avessero confermato in campagna elettorale una alleanza, 5s avrebbe perso ulteriori voti.
Se Conte prende più del 10% è perché non si è legato a Letta.
Difficilmente però si avvicinerà al >30% come nel 2018; l’essere stato nel governo Draghi ed aver votato a favore 55 volte su 55 lo ha condannato a partito minore, probabilmente per sempre.
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Concordo con Adriano 58 il PD deve estinguersi.Ed è bene che si estingue anche il cagliostrismo alleato contro Conte delle lobby,dei giornaloni,del baciamucche,dell’evasore di Arcore,di quella che va in Spagna a sbraitare a un raduno di fascisti e del bullo di Rignano.
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Se quel che resta del cadavere del mv5s si ricongiunge con la melma pdiota designerà definitivamente la sua putrefazione e relativa scomparsa.
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“Certo, anche il M5S ha fatto errori madornali: il più grande è aver imposto (sotto la leadership di Di Maio e di Crimi) il taglio dei parlamentari.”
A Telé, ma che stai a dì! Il taglio è la miglior cosa che poteva capitarci da 50 anni a questa parte, e non dimenticare che il 70% degli italiani l’ha approvato.
E poi basta fare finta di non sapere che a Letta, come a tutti gli altri, non frega niente chi vince, l’importante è togliersi dalle balle Conte e il M5S.
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Telese fa un errore clamoroso, immaginando di sommare le supposte percentuali del PD, del M5s e del cosiddetto Terzo Polo. Il PD ha uno zoccolo duro ( i garantiti di Sistema) ma non andrà mai oltre. Solo i 5stelle crescono rispetto ai sondaggi di un mese e mezzo fa e in parte si materializza una discreta percentuale di Calenda/Renzi. Perché? Perché solo in autonomia, lontani dal PD, puoi raccontare una tua diversità. E vale soprattutto per il Movimento. Quindi tutti insieme, in un caravanserraglio centrosinistrorso, perdevano pesantemente lo stesso contro il centrodestra. Che vincerà per la Meloni, non certo per Salvini e Berlusconi. E la Meloni si sta giocando la carta della sua lontananza dal Potere di questi anni. Se stai col PD…. sei il Potere di questi anni. E ti votano contro.
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Il verbo: la risalita di Conte significa che, il movimento 🌟🌟🌟🌟🌟 splendenti doveva e deve rimanere da solo!! Nei secoli dei secoli!! È una sinergia di fattori la risalita, una delle quali è proprio il fatto di essere da soli!! Chi cacchio se ne frega del PD!! Ci hanno distrutto!! E chi di spada ferisce di spada perisce!! Capisci a me!!
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Niente paura, passato il 26/09/22 il mv5s tronzi si ricongiungerà con il suo eterno amore mai sopito, il PD.
Letta tornerà nel dimenticatoio in uno scantinato di Parigi e tutto sarà come prima.
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Il 26 governeranno le destre, quindi la ricongiunzione di cui parli è solo nella tua fantasia.
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Ahahahah ahahah ahahahah
Paura è?
Lo scudiero è uno scudiero non un cavaliere, solo un addetto alla raccolta di voti da portare in dote al cavalier PD suo signore e padrone.
Se mi sbaglio tanto meglio per voi.
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Quoto le parole di Lucapas perche’ sono tutte sottoscrivibili:
“Certo, anche il M5S ha fatto errori madornali: il più grande è aver imposto (sotto la leadership di Di Maio e di Crimi) il taglio dei parlamentari.”
A Telé, ma che stai a dì! Il taglio è la miglior cosa che poteva capitarci da 50 anni a questa parte, e non dimenticare che il 70% degli italiani l’ha approvato.
E poi basta fare finta di non sapere che a Letta, come a tutti gli altri, non frega niente chi vince, l’importante è togliersi dalle balle Conte e il M5S.”
Circa il pensiero di Letta… non e’ certo cambiato nel tempo:
https://www.ilfattoquotidiano.it/2012/07/13/enrico-letta-il-popolo-della-liberta-e-meglio-di-beppe-grillo/292738/
Il Pd, come il resto del Parlamento vede i 5* come il vero/unico avversario (quel taglio di poltrone che il Movimento ha fatto, 345 deputati + portaborse + annessi e connessi, e’ poi stato un grave sfregio al Sistema di Potere…).
Il Pregiudicato Berlusconi e i suoi compari legaioli e meloniani (e tutti i loro tirapiedi: dai Sallusti ai Mieli e tutto quello che ci sta in mezzo) preferiscono di gran lunga il PD ai 5*, esattamente come e’ vero il contrario:
il patto non scritto (non ce n’e’ bisogno: e’ un vincolo di… “sangue”!) tra le due destre era, e’ e sara’ quello di avversare, per quanto possibile, l’ingresso dei 5* nel Parlamento o comunque blandirli e corromperli o, in ogni caso, di renderli il piu’ possibile inifluenti nelle decisioni che riguardino la sfera pubblica (“pubblica”…si fa per dire ).
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Rifare l’alleanza con il PD nel distrropico post 25 settembre prossimo venturo? Bella domanda a cui segue una orrida risposta.
Il problema vero sta nel fatto che il PD non è un partito politico, ma è una matrioska (qualsiasi riferimento a Putin è puramente casuale e non voluto) della quale noi vediamo solo la bambola più interna: cioè il martoriato PD.
La bambola sopra sono i poteri economici italiani, quelli vecchi come il cucco, malissimo abituati e benissimo sedimentati . La bambola più sopra è l’acciaccata finanza nostrana ed europea. Ancora più sopra c’è la finanza USA e gli onnipotenti fondi di investomento (vedi BlackRock & C.) anche USA. L’ultima bambola è lui, lo “Zio Sam”, in tutte le sue forme, emanazioni ed aspetti inquietanti.
In all his shitty glory, potremmo dire.
Altra domanda: si può togliere il PD da Lì? La risposta è si, ma lo possono fare solo gli elettori del PD stesso, e quando il PD sarà al 3,5% e i soliti noti (si, saranno ancora lì, dentro a quel 3,5) per la disperazione richiameranno Renzi a fare il segrtario, allora si potrà pensare a qualcosa.
Ammesso che, su esplicita richiesta, Renzi e renziani se na vadano finalmente ‘affan…
Anche da quel 3,5 rimasto.
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Il M5S non deve andare in coalizione elettorale con nessuno. Punto.
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Infatti: a maggior ragione se poi le alleanze sono auspicate da Telese. Quello che forse vorrebbe 1200 deputati e 600 senatori, raddoppiando i 900 del passato per la ” rappresentativita”. Ma per favore…
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La risalita del movimento 5S di Conte dimostra che aveva ed ha ragione Di Battista: l’abbraccio del PD era soffocante e mortale.
Infatti, è stato sufficiente che il PD, convinto di aver soffocato la ribellione degli onesti, abbandonasse Conte al suo destino e gli onesti ribelli hanno ripreso a illudersi che mister tentenna sia rinsavito.
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Il discorso di Telese vale per questa legge elettorale… se la cambiano le sue tesi non hanno più senso.
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Al posto di Letta, travolto dal voto , è già pronto un altro prodotto dei media: Bonaccini , che con la sua autonomia differenziata preparerà un’altra degna Waterloo per la fu sinistra
.r
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