La Nato in Ucraina rappresenta una minaccia esistenziale per la Russia. Ne consegue che la Russia è disposta a sacrificare la propria esistenza pur di vincere la guerra. La guerra in Ucraina può finire in vari modi, ma è pressoché impossibile che finisca con la sconfitta della Russia […]

(di Alessandro Orsini – ilfattoquotidiano.it) – La Nato in Ucraina rappresenta una minaccia esistenziale per la Russia. Ne consegue che la Russia è disposta a sacrificare la propria esistenza pur di vincere la guerra. La guerra in Ucraina può finire in vari modi, ma è pressoché impossibile che finisca con la sconfitta della Russia e il ritiro senza condizioni delle sue truppe. Quando sentiamo dire ai leader europei che la guerra con la Russia finirà con la liberazione della Crimea e degli altri territori occupati, ci piace ricordare che il più grande crimine di un capo di Stato verso il proprio popolo è la mancanza di senso della realtà. Mario Draghi ha appena dichiarato che: “La lotta per la Crimea è parte della lotta per liberare l’Ucraina”. A Draghi ricordiamo che l’ottimismo senza realismo può causare milioni di morti. Dichiarazioni che incoraggiano l’Ucraina a battersi per liberare la Crimea sono provenute da molti altri leader europei. Com’è possibile che non vedano la realtà davanti ai loro occhi? La Crimea non può essere liberata nemmeno teoricamente giacché Biden non sta aiutando veramente l’Ucraina: alimenta la guerra dall’esterno, ma non aiuta Kiev. Biden non fornisce all’Ucraina le armi per una controffensiva efficace essendo consapevole che Putin, posto in una condizione disperata, ricorrerebbe alle armi nucleari. Draghi dovrebbe prestare attenzione al tipo di armi che Biden ha concesso all’Ucraina. All’inizio del conflitto, Biden ha rifornito l’Ucraina dei missili Javelin e dei Manpads, che sono rispettivamente missili anti-carro e anti-elicottero. Biden si è limitato a dare agli ucraini il minimo indispensabile per non essere travolti: Javelin e Manpads servono più per difendersi che per attaccare. Quando la Russia ha iniziato a radere al suolo intere città come Mariupol, Biden ha consegnato all’Ucraina, con estenuante lentezza, armi più potenti come gli Himars, artiglieria a medio e lungo raggio. Tuttavia, la gittata degli Himars dipende dalle munizioni. Alcune arrivano lontano e altre vicino. Biden si è rifiutato di inviare le munizioni a lungo raggio per impedire agli ucraini di colpire il territorio russo. Zelensky protesta, ma Biden fa spallucce e rassicura continuamente Putin che gli Usa non si impegneranno direttamente nella guerra. Come dire: “Caro Putin, fai con calma”. Biden vuole sconfiggere la Russia in Ucraina, ma è consapevole di poterlo fare soltanto attraverso la strategia del dissanguamento. La guerra deve proseguire il più a lungo possibile senza degenerare in un conflitto nucleare. La guerra perfetta, per Biden, è una guerra che duri molti anni senza porre Putin in una condizione disperata. Nella visione di Biden, il modello ideale di guerra in Ucraina è la guerra in Siria, che dissangua la Russia, o la guerra in Yemen, che sfianca l’Iran. Non è la guerra per la conquista del Giappone nella seconda guerra mondiale che si concluse con due bombe atomiche. Se gli Stati Uniti le hanno utilizzate per piegare il Giappone nel 1945, la Russia può usarle nel 2022 per piegare l’Ucraina. Non è putinismo; è realismo. Sotto il profilo morale, gli uomini non sono progrediti dal 1945 a oggi; i russi potrebbero fare agli ucraini ciò che gli americani hanno fatto ai giapponesi. Moralmente gli uomini non sono cambiati. I problemi dell’umanità sono gli stessi e anche le ricette per risolverli: razzismo, guerre per dirimere le controversie internazionali, militarizzazione di intere società, demonizzazione del nemico politico, nazionalismo guerrafondaio, corsa agli armamenti, occupazione dei territori altrui e disprezzo per il diritto internazionale da parte di tutti i blocchi, incluso quello liberale, come dimostra, tra le altre cose, la perdurante occupazione israeliana dei territori palestinesi, ma anche la violazione dei diritti umani in Egitto dove vige una dittatura appoggiata proprio dagli Stati Uniti e dall’Unione europea.