
(L’Uomo Poltrona – di Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano) – Il 23 aprile 1993, dopo la bocciatura del suo decreto Salvaladri che ha scatenato il putiferio alla Camera, fra leghisti che sventolano cappi e missini che mostrano guanti bianchi, spugne e manette, Giuliano Amato si dimette da presidente del Consiglio (sostituito da Ciampi) e abbandona la politica: “Per cambiare, dobbiamo trovare nuovi politici. Per questo […]
L’Uomo Poltrona
(di Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano) – Il 23 aprile 1993, dopo la bocciatura del suo decreto Salvaladri che ha scatenato il putiferio alla Camera, fra leghisti che sventolano cappi e missini che mostrano guanti bianchi, spugne e manette, Giuliano Amato si dimette da presidente del Consiglio (sostituito da Ciampi) e abbandona la politica: “Per cambiare, dobbiamo trovare nuovi politici. Per questo confermo che ho deciso di lasciare la politica, dopo questa esperienza da primo ministro. Solo i mandarini vogliono restare sempre e io sono in Parlamento ormai da dieci anni”. Sarà il ritiro più breve della storia.
Tiritiritu? Nel 1994 Berlusconi va al governo e, grato per i decreti pro Fininvest, il 9 novembre nomina Amato presidente dell’Antitrust: chi meglio del santificatore del suo trust? Infatti in tre anni il Dottor Sottile non si accorge della più spaventosa posizione dominante mai vista sui mercati televisivo, editoriale e pubblicitario. In compenso spezza le reni a un trust ben più grave per il libero mercato: le scatole di fiammiferi che, a differenza degli accendini, possono ospitare pubblicità. Uno scandalo: fremente di sdegno, Amato scrive una letteraccia ai presidenti delle Camere, al premier Prodi e al ministro Bersani perché provvedano immantinente: “Fiammiferi e accendini sono prodotti che assolvono alla stessa funzione d’uso e l’esistenza di due distinte discipline normative determina una disparità ingiustificata di trattamento a favore delle imprese attive nella produzione e commercializzazione di fiammiferi”. Ecco perché non vede la trave Fininvest: ha sempre una pagliuzza, anzi un fiammifero nell’occhio.
L’amico Squillante. Nel 1996 Berlusconi gli offre un collegio sicuro in FI e lui, prima di declinare, ne discute con l’amico giudice Renato Squillante, capo dei Gip romani di stretta osservanza socialista e poi berlusconiana, senza sapere che sta per essere arrestato per corruzione. Così il suo nome salta fuori dalle intercettazioni e tabulati dell’inchiesta “toghe sporche”. Nel 1997, in piena Bicamerale, D’Alema lo vuole con sé nel progetto “Cosa 2” per seppellire l’Ulivo prodiano. Ma basta un fax da Hammamet per fermarlo sull’uscio. “Amato – scrive Craxi il 7 febbraio – tutto può fare salvo che ergersi a giudice delle presunte malefatte del Psi, di cui egli, al pari degli altri dirigenti, porta per intero la sua parte di responsabilità… Ma guardacaso, forte delle sue amicizie e altolocate protezioni, a lui non è toccato nulla di nulla. Buon per lui…”. Lo definisce “becchino del Psi”, “voltagabbana”, “una cosa vomitevole come tutti i craxiani diventati anticraxiani”, “un opportunista che strisciava ai miei piedi e ora striscia a quelli degli altri per salvarsi la pelle”.
Poi Craxi ricorda maligno “le sue campagne elettorali sempre finanziate dal partito, tanto in sede nazionale che locale… Non credo che il tutto avvenisse tramite assegni e trasferimenti bancari documentati”. E qui pare proprio che Craxi alluda alle storie del 1983, alla colletta e agli assegni dei vecchi amici Rolando e Coda-Zabet: “Resta da considerare se, per far fronte alle spese delle sue campagne elettorali, furono organizzate, come pare, raccolte di fondi che non rientravano nel controllo dell’amministrazione centrale… senza che mai Amato esternasse le sue perplessità per il sistema generale su cui si imperniava il finanziamento del partito, parte del quale in aperta e risaputa violazione della legge”. Ma “di tutto ciò si può tornare a parlare più nel dettaglio”.
Il secondo ritiro. Un paio di mesi dopo, ad aprile, Amato anticipa che a ottobre si dimetterà dall’Antitrust e si ritirerà di nuovo dalla vita pubblica: “Torno all’insegnamento a tempo pieno, non potrò avere altri incarichi”. Anche stavolta, dura meno di un anno. Nell’ottobre ’98 D’Alema, premier al posto di Prodi, lo richiama in servizio come ministro delle Riforme. Nel 1999, scaduto Scalfaro, si elegge il nuovo presidente. E Berlusconi, guarda un po’, punta su Amato. Ma passa Ciampi. E Amato lo rimpiazza al Tesoro. Nel 2000 muore Craxi e lui è l’unico ex big socialista a disertare il funerale. Però gli ha scritto qualche giorno prima per assicurargli che si stava prodigando per farlo rimpatriare con un salvacondotto. “Giuliano scrive bene – ha commentato Craxi morente nell’ospedale militare di Tunisi – ma non dice nulla. È quello che s’è comportato peggio”. Insieme al suo cuore, si ferma anche il suo fax. E Amato può rientrare in politica. “Io al posto di D’Alema? Per me il problema non esiste” (7-11-1999). Infatti, il 25 aprile 2000, a sette anni dal suo primo ritiro dalla politica, torna a Palazzo Chigi.
Il Dottor Purtroppo. Nell’anno e poco più che resta alla fine della legislatura, il governo Amato riesce a varare alcune leggi vergogna che non erano riuscite neppure a B.. Una è quella del guardasigilli Piero Fassino contro i pentiti di mafia, proprio ora che cominciano a parlare della Trattativa avviata sotto il governo Amato. L’altra è la legge penale tributaria, che fissa soglie altissime di non punibilità per l’evasione e la frode e depenalizza l’uso delle false fatture, per la gioia di molti imputati eccellenti, tra cui B., Dell’Utri e Romiti. Memorabile la sua dichiarazione sul Gay Pride del 2000, nell’anno del Giubileo: lui avrebbe tanto voluto impedire il corteo omosessuale nella Città Santa, ma non può perché “purtroppo c’è la Costituzione”. Un ottimo viatico per la Corte costituzionale.
Lo Sceriffo. Nel 2001, siccome ha lasciato la politica, Amato è rieletto senatore dell’Ulivo e nel 2002 diventa vicepresidente della Convenzione europea che riscrive la Costituzione Ue. Nel 2006 passa alla Camera. Allo scadere di Ciampi, è di nuovo il candidato di B. al Colle, ma vince Napolitano e lui deve accontentarsi del Viminale. Come ministro dell’Interno dovrebbe dire qualcosa sull’indulto extra-large, ma non dice una parola. Poi, quando la frittata è fatta e 26 mila detenuti sono usciti di galera, tornando perlopiù a delinquere, fa sapere di aver votato l’indulto “con grande sofferenza”. E, visto che la criminalità riesplode, diventa sceriffo: non contro i delitti dei colletti bianchi, ma contro lavavetri, ambulanti, mendicanti. Ai clienti delle prostitute vuole mandare la multa a domicilio, i graffitari sogna di punirli per “porto non autorizzato di bomboletta spray”. Poi va a Palermo a commemorare Falcone e uno studente gli ricorda i 25 condannati in Parlamento e lui lo zittisce: “Sei un piccolo capetto populista, sono reati minori”. Tipo mafia, corruzione, bancarotta, frode, cosette così.
Il Poltronissimo. Nel 2008 Berlusconi torna premier per la terza volta e Amato si ritira dalla politica per la terza volta. Il tempo libero lo dedica ai suoi due hobby preferiti. Uno è il tennis (di cui ha dato prova in una memorabile puntata di Porta a Porta con Panatta). L’altro la collezione di poltrone: 77 in 37 anni. Presidente della Treccani, membro del Comitato nazionale e del Coordinamento del Pd, presidente della “commissione Attali” creata a Roma dal sindaco nero Alemanno, consulente della Deutsche Bank, presidente onorario della Fondazione Ildebrando Imberciadori per la ricerca storica ecc. Roba da far invidia a “Divani & Divani”. Nel 2010 sponsorizza Giuseppe Mussari, l’avvocato che presiede il Mps (coi risultati a tutti noti), al vertice dell’Abi; ma anche per ottenere da lui un finanziamento al Circolo Tennis Orbetello, di cui è ovviamente presidente onorario. Eccoli al telefono, intercettati dai pm di Siena il 1° aprile 2010. Amato: “Mi vergogno a chiedertelo, ma per il nostro torneo a Orbetello è importante perché noi siano ormai sull’osso, che rimanga immutata la cifra della sponsorizzazione. Ciullini ha fatto sapere che il Monte vorrebbe scendere da 150 a 125”. Mussari: “Va bene, ma la compensiamo in un altro modo”. A: “Guarda un po’ se riesci, sennò io non saprei come fare”. M: “La trovo, contaci”. Nel 2011 è presidente del Comitato dei Garanti per i 150 anni dell’Unità d’Italia e consulente di Monti per i tagli ai finanziamenti pubblici ai partiti (in qualità di intenditore). Nel 2012 è presidente della Scuola superiore Sant’Anna di Pisa e dell’International advisory board di Unicredit. Nel 2013, come sempre, è il candidato di Berlusconi (e Napolitano) al Colle, ma alla fine Re Giorgio fa il bis. Sulle polemiche per le sue mega-pensioni (una è sostituita dallo stipendio alla Consulta, l’altra – assicura lui – va in beneficenza), scrive una lettera strappalacrime a Repubblica: “Io non faccio parte della Casta”. Nel 2013 Napolitano gli trova finalmente un posto a sedere: giudice della Corte costituzionale. Nella speranza che quel trampolino di lancio, alla tenera età di 77 anni, 23 dopo le sue prime dimissioni, lo proietti sull’amato (o Amato) Colle. Re Giorgio lascia nel 2015 e Berlusconi, tanto per cambiare, tifa per lui. Ma Renzi frega entrambi e fa eleggere Mattarella. Il Caimano grida al tradimento, rompe il Patto del Nazareno e rivela (o millanta?): “Amato mi aveva promesso la grazia per Dell’Utri”. Oggi, a quasi 84 anni e a 29 dal suo primo addio irrevocabile alla politica, è di nuovo in corsa. Pare disposto a restare lì solo un annetto, per tenere in caldo la sedia a Draghi. Come sempre, il suo sponsor più attivo è un vecchio amico dai tempi della Torino degli scandali, siculo-subalpino come lui: Ignazio Moncada, ex agente segreto, consulente, manager, lobbista e tante altre cose, ancora ascoltatissimo da giornaloni e siti di gossip. Un altro che sa tutto, ma è senza polpastrelli.
"Mi piace"Piace a 1 persona
Grazie Raf. Buon finde
"Mi piace""Mi piace"
Sir Biss. (Disney)
Quelli che strisciano o sono vermi o serpi. Capisco il giudizio malevolo di Craxi quando ha subito il tradimento, ma essendo stato lui il sostenitore della brillante carriera del “ratto”, bisogna ridimensionare la fama di statista eccelso e mente lungimirante che il segretario del psi ha,in certi ambienti, ancora oggi.
"Mi piace""Mi piace"
Qualcuno sa spiegarmi perché i politici italiani sono così disonesti?
Notte,
"Mi piace"Piace a 1 persona
Perche’ noi glielo permettiamo
"Mi piace"Piace a 1 persona
Perché essere onesti non paga, basta guardare il M5S per averne la riprova.
"Mi piace"Piace a 3 people
La nazione più bella del mondo governata dai migliori politici del mondo scelti da noi scrupolosame in democrazia .
"Mi piace""Mi piace"
Beh questo è certo, se quella che manca è l’onestà intellettuale
"Mi piace""Mi piace"
Il “son tutti uguali” è il lavaggio del cervello che i media schierati attuano sugli ingenui che si credono tipi svegli.
Ad esempio a Roma è stato fatto un lavoro incredibile dalla giunta Raggi, ma se uno vuol vedere solo cinghiali e spazzatura, senza neanche sapere i perchè e i percome, c’è poco da fare.
"Mi piace"Piace a 4 people
alt!!
qui ci sono due articoli in uno
il primo su Amato-poltrona continua col Berlusca in cerca della poltrona
"Mi piace"Piace a 1 persona
Teniamolo d’occhio questo soggetto, e magari teniamoci pronti al momento opportuno a svuotare i conti correnti.. Tutti noi, a parte uno
"Mi piace""Mi piace"
Non esiste nessun pulito! Sono tutti collusi! Il disgusto mi assale! A che pro pagare le tasse!, per essere i soliti a pagare!
"Mi piace""Mi piace"
Secondo me dovresti aggiungere qualche punto esclamativo. Hai mai pensato d’imparare lo spagnolo? ¡Hola!
"Mi piace"Piace a 3 people
l’articolo di travaglio non è completo, anzi è mescolato con un altro che riguarda l’elezione del presidente della repubblica
"Mi piace"Piace a 1 persona
Con questi “politici” chiunque venga eletto PDR sara’ una marionetta del sistema marcio, buono solo a passerelle e a ricevere ordini dal “MERCATO” sovranazionale, come questo attuale insomma, che secondo me viene riconfermato (visto il precedente re giorgio), conoscendo la melma politica che ci circonda e ci assilla da decenni, e forse visto il “popolo” che siamo ce lo meritiamo pure.
"Mi piace""Mi piace"
l’articolo di Travaglio è mischiato con un altro coi soliti retroscena sull’elezione del Presidente della Repubblica.
e il bello è che, a parte un paio di persone che evidentemente hanno un paio di neuroni funzionanti e lo hanno segnalato, gli altri sono partiti coi soliti commenti ad minchiam sui politici corrotti, il sistema marcio, i parlamentari che arrubbano e le altre banalità trite e ritrite.
credo che si potrebbe anche scrivere il titolo dell’articolo e poi battere tasti a caso tipo afdrybxdjvcdfgbhthbvcfh e gli indignati speciali partirebbero coi loro “signora mia” senza nemmeno curarsi del contenuto dell’articolo. provare per credere.
"Mi piace"Piace a 1 persona
La seconda parte dell’articolo, al posto della parte riguardante B., impaginata per errore, è questa:
(MARCO TRAVAGLIO – Il Fatto Quotidiano) – Poi Craxi ricorda maligno “le sue campagne elettorali sempre finanziate dal partito, tanto in sede nazionale che locale… Non credo che il tutto avvenisse tramite assegni e trasferimenti bancari documentati”. E qui pare proprio che Craxi alluda alle storie del 1983, alla colletta e agli assegni dei vecchi amici Rolando e Coda-Zabet: “Resta da considerare se, per far fronte alle spese delle sue campagne elettorali, furono organizzate, come pare, raccolte di fondi che non rientravano nel controllo dell’amministrazione centrale… senza che mai Amato esternasse le sue perplessità per il sistema generale su cui si imperniava il finanziamento del partito, parte del quale in aperta e risaputa violazione della legge”. Ma “di tutto ciò si può tornare a parlare più nel dettaglio”.
Il secondo ritiro. Un paio di mesi dopo, ad aprile, Amato anticipa che a ottobre si dimetterà dall’Antitrust e si ritirerà di nuovo dalla vita pubblica: “Torno all’insegnamento a tempo pieno, non potrò avere altri incarichi”. Anche stavolta, dura meno di un anno. Nell’ottobre ’98 D’Alema, premier al posto di Prodi, lo richiama in servizio come ministro delle Riforme. Nel 1999, scaduto Scalfaro, si elegge il nuovo presidente. E Berlusconi, guarda un po’, punta su Amato. Ma passa Ciampi. E Amato lo rimpiazza al Tesoro. Nel 2000 muore Craxi e lui è l’unico ex big socialista a disertare il funerale. Però gli ha scritto qualche giorno prima per assicurargli che si stava prodigando per farlo rimpatriare con un salvacondotto. “Giuliano scrive bene – ha commentato Craxi morente nell’ospedale militare di Tunisi – ma non dice nulla. È quello che s’è comportato peggio”. Insieme al suo cuore, si ferma anche il suo fax. E Amato può rientrare in politica. “Io al posto di D’Alema? Per me il problema non esiste” (7-11-1999). Infatti, il 25 aprile 2000, a sette anni dal suo primo ritiro dalla politica, torna a Palazzo Chigi.
Il Dottor Purtroppo. Nell’anno e poco più che resta alla fine della legislatura, il governo Amato riesce a varare alcune leggi vergogna che non erano riuscite neppure a B.. Una è quella del guardasigilli Piero Fassino contro i pentiti di mafia, proprio ora che cominciano a parlare della Trattativa avviata sotto il governo Amato. L’altra è la legge penale tributaria, che fissa soglie altissime di non punibilità per l’evasione e la frode e depenalizza l’uso delle false fatture, per la gioia di molti imputati eccellenti, tra cui B., Dell’Utri e Romiti. Memorabile la sua dichiarazione sul Gay Pride del 2000, nell’anno del Giubileo: lui avrebbe tanto voluto impedire il corteo omosessuale nella Città Santa, ma non può perché “purtroppo c’è la Costituzione”. Un ottimo viatico per la Corte costituzionale.
Lo Sceriffo. Nel 2001, siccome ha lasciato la politica, Amato è rieletto senatore dell’Ulivo e nel 2002 diventa vicepresidente della Convenzione europea che riscrive la Costituzione Ue. Nel 2006 passa alla Camera. Allo scadere di Ciampi, è di nuovo il candidato di B. al Colle, ma vince Napolitano e lui deve accontentarsi del Viminale. Come ministro dell’Interno dovrebbe dire qualcosa sull’indulto extra-large, ma non dice una parola. Poi, quando la frittata è fatta e 26 mila detenuti sono usciti di galera, tornando perlopiù a delinquere, fa sapere di aver votato l’indulto “con grande sofferenza”. E, visto che la criminalità riesplode, diventa sceriffo: non contro i delitti dei colletti bianchi, ma contro lavavetri, ambulanti, mendicanti. Ai clienti delle prostitute vuole mandare la multa a domicilio, i graffitari sogna di punirli per “porto non autorizzato di bomboletta spray”. Poi va a Palermo a commemorare Falcone e uno studente gli ricorda i 25 condannati in Parlamento e lui lo zittisce: “Sei un piccolo capetto populista, sono reati minori”. Tipo mafia, corruzione, bancarotta, frode, cosette così.
Il Poltronissimo. Nel 2008 Berlusconi torna premier per la terza volta e Amato si ritira dalla politica per la terza volta. Il tempo libero lo dedica ai suoi due hobby preferiti. Uno è il tennis (di cui ha dato prova in una memorabile puntata di Porta a Porta con Panatta). L’altro la collezione di poltrone: 77 in 37 anni. Presidente della Treccani, membro del Comitato nazionale e del Coordinamento del Pd, presidente della “commissione Attali” creata a Roma dal sindaco nero Alemanno, consulente della Deutsche Bank, presidente onorario della Fondazione Ildebrando Imberciadori per la ricerca storica ecc. Roba da far invidia a “Divani & Divani”. Nel 2010 sponsorizza Giuseppe Mussari, l’avvocato che presiede il Mps (coi risultati a tutti noti), al vertice dell’Abi; ma anche per ottenere da lui un finanziamento al Circolo Tennis Orbetello, di cui è ovviamente presidente onorario. Eccoli al telefono, intercettati dai pm di Siena il 1° aprile 2010. Amato: “Mi vergogno a chiedertelo, ma per il nostro torneo a Orbetello è importante perché noi siano ormai sull’osso, che rimanga immutata la cifra della sponsorizzazione. Ciullini ha fatto sapere che il Monte vorrebbe scendere da 150 a 125”. Mussari: “Va bene, ma la compensiamo in un altro modo”. A: “Guarda un po’ se riesci, sennò io non saprei come fare”. M: “La trovo, contaci”. Nel 2011 è presidente del Comitato dei Garanti per i 150 anni dell’Unità d’Italia e consulente di Monti per i tagli ai finanziamenti pubblici ai partiti (in qualità di intenditore). Nel 2012 è presidente della Scuola superiore Sant’Anna di Pisa e dell’International advisory board di Unicredit. Nel 2013, come sempre, è il candidato di Berlusconi (e Napolitano) al Colle, ma alla fine Re Giorgio fa il bis. Sulle polemiche per le sue mega-pensioni (una è sostituita dallo stipendio alla Consulta, l’altra – assicura lui – va in beneficenza), scrive una lettera strappalacrime a Repubblica: “Io non faccio parte della Casta”. Nel 2013 Napolitano gli trova finalmente un posto a sedere: giudice della Corte costituzionale. Nella speranza che quel trampolino di lancio, alla tenera età di 77 anni, 23 dopo le sue prime dimissioni, lo proietti sull’amato (o Amato) Colle. Re Giorgio lascia nel 2015 e Berlusconi, tanto per cambiare, tifa per lui. Ma Renzi frega entrambi e fa eleggere Mattarella. Il Caimano grida al tradimento, rompe il Patto del Nazareno e rivela (o millanta?): “Amato mi aveva promesso la grazia per Dell’Utri”. Oggi, a quasi 84 anni e a 29 dal suo primo addio irrevocabile alla politica, è di nuovo in corsa. Pare disposto a restare lì solo un annetto, per tenere in caldo la sedia a Draghi. Come sempre, il suo sponsor più attivo è un vecchio amico dai tempi della Torino degli scandali, siculo-subalpino come lui: Ignazio Moncada, ex agente segreto, consulente, manager, lobbista e tante altre cose, ancora ascoltatissimo da giornaloni e siti di gossip. Un altro che sa tutto, ma è senza polpastrelli.
(4-fine)
"Mi piace"Piace a 3 people
Bè, uno spasso questo viaggio a ritroso.
Aspettiamo con ansia il feuilleton su Casini.
Grazie @Anail.
"Mi piace""Mi piace"