Ottant’anni dopo quel 25 aprile del 1945, i principi fondanti su cui è stata costruita la nostra impalcatura istituzionale sono in pericolo. La direzione esplicita che hanno intrapreso Meloni, Salvini e i loro alleati è quella delle democrature, che stanno allargando la loro sfera d’influenza non solo in Europa, ma anche nei sistemi politici che sono stati per decenni modelli di democrazie liberali

(Emiliano Fittipaldi – editorialedomani.it) – Il governo di Giorgia Meloni ordina per iscritto che l’ottantesimo anniversario della Liberazione dal regime nazifascista sia festeggiato, a causa della morte di papa Francesco, “con sobrietà”. Una richiesta bislacca e pretestuosa che lo stesso pontefice degli ultimi – che era tutto tranne che sobrio – avrebbe respinto con fermezza, visto il peso dei valori in gioco nella giornata che oggi ricorda (e rilancia) gli ideali della Resistenza.
La Liberazione non è una banale ricorrenza, ma rappresenta per un pezzo largo di italiani la tensione immanente di quelle virtù democratiche che hanno permesso a questo paese di tornare dalla parte giusta della storia, dopo che i progenitori politici della destra che guida Palazzo Chigi avevano macchiato d’infamia l’Italia.
Prima eliminando la sovranità popolare, poi alleandosi con la Germania hitleriana ed entrando in guerra, infine partecipando all’Olocausto degli ebrei e allo sterminio di rom, omosessuali e dissidenti politici. La battaglia per la Liberazione grazie a cui alleati, partigiani e forze comuniste e cattoliche hanno sconfitto il regime di Benito Mussolini ricostruendo una democrazia parlamentare basata sulla Costituzione non è stata affatto, né poteva essere, “sobria”. E la festa che ne è seguita è stata giustamente sfrenata, smodata, perché nulla inebria più della libertà riconquistata.
Ottant’anni dopo quel 25 aprile del 1945, i principi fondanti su cui è stata costruita la nostra impalcatura istituzionale sono in pericolo. Domani lo denuncia da tempo, da quando l’esecutivo ha cominciato a smontare pezzo per pezzo i cardini del liberalismo e dell’egualitarismo. Attraverso l’umiliazione del parlamento, il picconamento della separazione dei poteri, il tentativo di sottomettere la magistratura.
Per tacere del disprezzo per la stampa che osa criticare (ne è rimasta poca, sottoposta all’olio di ricino di attacchi delegittimanti e querele temerarie) e della limitazione del dissenso attraverso norme illiberali, in primis l’osceno decreto Sicurezza. La direzione esplicita che hanno intrapreso Meloni, Salvini e i loro alleati è quella delle democrature, che stanno allargando la loro sfera d’influenza non solo in Europa, ma anche nei sistemi politici che sono stati per decenni modelli di democrazie liberali, su tutti gli Stati Uniti e Israele.
Il golpista Donald Trump e l’oligarchia capeggiata dai reazionari Elon Musk e JD Vance stanno provando a smantellare i check and balance del sistema americano, che rischia di essere ferito a morte dal nuovo tecno-autoritarismo. Stessa deriva per quella che molti definiscono “l’unica democrazia del Medio Oriente”: oltre ai crimini di guerra per le stragi di Gaza, il premier Netanyahu (sotto processo per corruzione) sta tentando da anni di piegare i poteri dei giudici e della corte costituzionale, per dare all’esecutivo mani libere su temi delicatissimi e divisivi. “Aprile è il più crudele dei mesi”, e in questo 2025 come mai prima.
Festeggiare le Resistenze non è solo un omaggio a chi ci ha permesso di vivere ottanta anni di libertà, ma è un impegno a difendere ogni giorno diritti che per il futuro, anche a breve termine, non sono scontati. Combattendo politicamente coloro che vogliono cancellarli. Non è un abbaiare alla luna: ricordiamoci che chi non si dichiara antifascista è sempre un fascista.
Dipende. Se si è contro la dittatura di Mussolini e il suo nazionalismo e razzismo e la sua alleanza con Hitler e la propensione a fare guerre, certo che sono antifascista. Se però per antifascista significa appartenere a uno schieramento che vive di rendita per il dolo fatto di esistere ma che spesso utilizza gli stessi comportamenti di chi dice di combattere, allora mi risulta difficile essere con loro . Ancora di più non mi sento partecipe quando in EU si è un tutt’ uno con i fasci a riarmare e minacciare guerre e anche allearsi con i nazisti di Bandera in Ucraina mi fa schifo.
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Il movimento di liberazione è sempre in cammino, perché non è mai arrivato…
Non è ancora riuscito, infatti, ad estirpare l’erbaccia infestante del fascismo.
Ad ogni 25 Aprile si chiude un libro, e se ne apre subito un altro, perché bisogna sempre ricominciare da capo.
E così sarà per sempre.
Come nel paradosso di Zenone, purtroppo Achille non raggiungerà mai la tartaruga.
Ci sarà sempre uno spazio che separa dalla meta, una distanza tra l’antifascismo e il fascismo, sentimento che si annida nell’animo stesso degli uomini. Degli uomini fascisti.
Trovo grotteschi, e inutilmente retorici gli appelli alla riconciliazione.
Non potrà mai esserci pacificazione tra l’erbaccia e il diserbante.
Gli uomini si riconoscono dai loro desideri…
I partigiani furono semplicemente gli uomini dal forte desiderio di libertà e di giustizia.
Un desiderio antifascista.
I desideri della vendetta, della discriminazione e della sopraffazione sono desideri fascisti.
Benché si cerchi di camuffarli, essi si manifestano e imperversano con quel tanto d’iracondia e di violenza a fatica trattenute.
Ecco perché non bisogna mai stancarsi di ricominciare sempre da capo…
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A quando un bell’articolo su guelfi vs ghibellini? Sono passati 100 anni basta per pietà…
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80 dalla caduta… fascismo vs antifascismo is the new dividi e impera
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Ma se abbiamo una schiera di discendenti e discepoli dei nazi-fascisti al Governo, e se abbiamo la medesima schiera nella classe dirigente, e se il “nostro alleato liberatore” saluta col braccio teso nazista, ma di quale anti-fascismo stiamo cianciando?
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