
(di Massimo Gramellini – corriere.it) – Due anni fa il professor Luciano Canfora, illustre collaboratore del nostro giornale, definì Giorgia Meloni «neonazista nell’anima» davanti agli studenti di un liceo di Bari. Non condivido il giudizio del professore, ma questo non mi impedisce di pensare che Meloni abbia commesso due errori: uno nel querelare Canfora e l’altro, ancora più grave, nel non aver ritirato la querela dopo essere diventata presidente del Consiglio. Invece il 16 aprile comincerà il processo e non vorrei essere nei panni del giudice che sul banco dell’accusa troverà la premier del suo Paese.
Da sempre i politici hanno la querela facile: nascondono l’insofferenza sotto la maschera del vittimismo. E quando ricoprono un incarico istituzionale tendono a comportarsi come se non l’avessero: pensano che così sembreranno più simpatici e alla mano. Io invece li preferirei compresi nel ruolo, con tutti i privilegi e gli impedimenti che ne derivano. Tra quest’ultimi rientra l’inopportunità di portare in tribunale un privato cittadino, soprattutto per un presunto reato di opinione.
«Io sono Giorgia» non è più Giorgia: non fino a quando sarà la presidente del Consiglio. E da una presidente del Consiglio ci si aspetta che rinunci a trascinarsi dietro le vecchie querele, così come a farne di nuove. Non certo per magnanimità, e non solo per intelligenza politica, ma per senso dello Stato.
P.S. Il Caffè augura a tutti una buona Pasqua senza querele.
A me se qualcuno mi accusa di essere comunista o Stalinista nel sangue ,io non lo querelo affatto.
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Il consueto savoir-faire istituzionale a lasciar perdere le questioni interpersonali in sospeso, una volta che vieni nominato premier, deve ancora entrare nel novero delle norme di galateo adottato dall’ambiente di provenienza di sora Giorgia. Alla Garbatella, in certi ambienti, a chi ti dice qualcosa di scomodo, prima gli dai due bei schiaffoni sul muso o almeno una linguacciuta nonché velenosa risposta, e poi ti metti a discutere. La plebea al governo temo che sia stata colpita nel vivo. In altri termini ha la coda di paglia. Prima di affrontare in un’aula di tribunale Luciano Canfora, le consiglio di fare un pellegrinaggio a Predappio per… “caricarsi”. Che la FORZA del becerume sia con lei!
PS
Sono numerose le sue dichiarazioni nel corso degli anni accumulate a difesa, direttamente o indirettamente, dei personaggi del ventennio, primo fra tutti LUI. Secondo me non vede l’ora di esordire in occasione della riforma costituzionale con le stesse collaudate parole: “IN QUEST’AULA SORDA E GRIGIA… “.Passato poi ai posteri come il “discorso del bivacco”.
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