
(FLAVIA PERINA – lastampa.it) – Nel 2020 Fabio Fazio aveva persino fatto il conto: in due anni 123 attacchi da Matteo Salvini. Nel frattempo saranno diventati centocinquanta, duecento. L’ultimo è arrivato ieri: è un beffardo Vae Victis a commento del mancato rinnovo del contratto di Fazio in Rai e del suo conseguente trasloco sul canale Nove. «Belli Ciao», scrive il Capitano in un tweet rivolto al conduttore e a Luciana Littizzetto (pure lei in uscita dalla tv pubblica), un’intemperanza che non è solo la solita salvinata ma anche la demolizione del racconto soft imbastito dal governo sui cambi della guardia in Rai e della tesi: lo facciamo in nome del pluralismo e dell’arricchimento dell’offerta, non per cacciare chi ci sta antipatico e rema contro di noi. Il Belli Ciao di Salvini rivela molte cose. Uno spirito vendicativo che le istituzioni non dovrebbero esibire in modo così plateale. Un certo disprezzo per l’aplomb che si richiede a chi riveste ruoli governativi. Ma soprattutto quel sarcasmo porta allo scoperto l’anomalia Salvini, la sua determinazione a chiamarsi fuori dal racconto dell’esecutivo, il suo rifiuto di adeguarsi agli atti, alle parole, spesso anche ai silenzi che le nuove responsabilità impongono al centrodestra soprattutto quando affronta partite importanti. L’elenco è lungo. L’assenza al cruciale incontro con il premier ucraino Volodymyr Zelensky. In precedenza l’abbandono anticipato del tavolo sulla riforma istituzionale mentre parlava Elly Schlein. Ancora prima la benzina gettata sull’incendio dei rapporti italo-francesi, o la sufficienza mostrata nella fatale conferenza di Cutro, quando giocherellava col telefono mentre gli altri si sbracciavano per difendere il decreto sugli sbarchi.
È un controcanto quotidiano alla linea di comunicazione del governo che col tweet di ieri è uscito allo scoperto e ha picconato l’enorme fatica compiuta a Palazzo Chigi per rivestire coi panni dell’ordinario avvicendamento la modifica degli assetti Rai, dei prossimi palinsesti e di trasmissioni-simbolo del mondo progressista come quella di Fazio e Littizzetto. Un risiko complicatissimo, durato mesi, che ha richiesto atti legislativi (la modifica delle regole delle fondazioni lirico-sinfoniche), infinite trattative con l’amministratore della Rai Carlo Fuortes (che alla fine si è dimesso), la sua sostituzione con Roberto Sergio che sovrintenderà al seguito degli interventi, il tutto per evitare che si potesse dire: è un’occupazione, è un’epurazione. Beh, adesso ci ha pensato Salvini a marcare la faccenda col sigillo della ritorsione personale. Un capolavoro. Chissà che ne pensano Giorgia Meloni e Giancarlo Giorgetti.
L’anomalia Salvini, tuttavia, è anche un metodo di contrattazione, un modo per segnalare uno scontento e chiedere compensazioni, e mai come al tavolo Rai questo risulta evidente. Il Capitano ha le sue ambizioni, i suoi uomini e le sue donne, una lunga filiera che dall’epoca della crisi governo gialloverde è alla ricerca di una rivincita e adesso teme di essere marginalizzata dalla squadra più vicina a Fratelli d’Italia. Quel Belli Ciao è anche un segnale di interventismo agli alleati sulle scelte prossime venture in Rai e al tempo stesso una rassicurazione ad altri belli, i belli di casa Lega: sto occupandomi di voi, non preoccupatevi.
Se lo stipendio di Fazio è spropositato quello del ministro fenomeno sparacassate a ripetizione è equo?
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Esultero solo quando lascerà vespa, lui si costoso fazioso ed incollato alla cadrega
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Il moscolone è furbacchione
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… anche Flavia Perina alla Stampa significa qualcosa, signora Perina …
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