L’intervista: “L’elezione diretta del presidente del Consiglio non è il sindaco d’Italia, che personalmente giudico una bestemmia”

(di Giovanna Casadio – repubblica.it) – ROMA — «Le riforme costituzionali non rallenteranno l’autonomia differenziata». Sul tavolo tra le proposte che la Lega sta studiando c’è il “governatorato”, cioè un presidente del Consiglio eletto direttamente sul modello delle Regioni, prevedendo però contrappesi come la “fiducia costruttiva”. Roberto Calderoli è il ministro leghista degli Affari regionali. Non retrocede sull’autonomia: «Se si arenasse, abbandonerei la politica. Sul serio, non come disse Renzi». E ora sulla forma di governo avanza una ipotesi inedita. Difende la maggioranza: «Non è attaccabile sulla Rai, soprattutto da una sinistra che ha fatto carne di porco con le lottizzazioni del servizio radiotelevisivo».
C’è una deriva autoritaria del governo, dall’elezione diretta del presidente della Repubblica o del premier, alle epurazioni in Rai? Salvini saluta Fazio e Littizzetto con un “Belli ciao”.
«Derive autoritarie ci saranno state in passato! Sulla Rai il governo mi pare inattaccabile. Che la sinistra, la quale ha fatto carne di porco del sistema radiotelevisimo con le lottizazioni, ora attacchi, mi fa incavolare. E sono d’accordo con Salvini. Per quello che hanno detto e fatto pagati dalla Rai, è giustificato l’addio di Fazio e Littizzetto».
Le riforme costituzionali di Giorgia Meloni rallentano la “sua” autonomia differenziata?
«Non c’è la riforma di Meloni, bensì di tutto il centrodestra. Nel pacchetto riforme c’è sia l’autonomia differenziata che il presidenzialismo o forme simili. Devono entrambe arrivare a conclusione entro la fine della legislatura. Non sono in concorrenza».
Una accentra e l’altra devolve alle Regioni?
«Una rafforza i poteri del governo, non accentra. E l’autonomia rafforza i poteri territoriali che sono delle Regioni».
Con la ministra Casellati lei va d’accordo, non è in competizione?
«Stiamo costruendo insieme la parte delle riforme costituzionali. Ma l’autonomia differenziata non è una riforma costituzionale bensì l’attuazione della Costituzione in vigore».
Quindi deve andare in porto prima?
«La questione non è da porre così. Davanti abbiamo tre binari da percorrere: i Livelli essenziali di assistenza (Lep) che colpevolmente dalla riforma del centrosinistra del Titolo V del 2001 nessuno ha mai scritto, indipendentemente dall’autonomia differenziata. Significa che un cittadino di Bolzano e uno di Reggio Calabria devono avere gli stessi diritti a fronte delle tasse che entrambi pagano. In parallelo entro fine anno ci sarà la legge di attuazione dell’autonomia. Comincia così il percorso, ovvero la negoziazione delle intese tra lo Stato e le Regoni che avranno il via dal 2024».
Però se l’autonomia si arena, cosa fa?
«Non si sta arenando affatto. Comunque se non dovesse andare in porto, abbandonerei la politica. Sul serio, non come disse Renzi».
Lei non prevede lentezze, benché non abbia convinto le opposizioni né le Regioni?
«A me girano le scatole perché è impensabile che i diritti essenziali non ci siano e che le Regioni, che lo meritino e lo vogliano, non possano gestire delle competenze spendendo meno e meglio rispetto allo Stato. Rallentamenti in commissione parlamentare non ne vedo. Sulle Regioni: non ne ho convinte 4 su 20, e queste quattro sono tutte targate Pd. Aggiungo che due, L’Emilia Romagna e la Toscana, se non avessero ricevuto ordini di scuderia, sarebbero pro autonomia».
C’è insofferenza dei leghisti nel governo?
«Nessuno mi attribuisca quello che non è. Ritengo che il governo del centrodestra sia fatto da persone serie, che cercano di condividere le migliori scelte possibili per il Paese».
Quindi sulle riforme costituzionali condividerete il presidenzialismo, il semipresidenzialismo o il premierato?
«Nel programma di governo c’è l’intesa sull’elezione diretta del presidente della Repubblica. Abbiamo ora fatto una valutazione dei pro e dei contro. Se in Italia ci fosse l’elezione diretta, il capo dello Stato diventerebbe una figura politica, non più super partes, che è il ruolo perfettamente incarnato da Sergio Mattarella. Preciso: da Mattarella, perché non sempre è stato cosi».
E allora?
«A questo punto la riflessione è per modifiche limitate, e il premierato potrebbe essere la strada giusta».
D’accordo quindi con il sindaco d’Italia?
«L’elezione diretta del presidente del Consiglio non è il sindaco d’Italia, che personalmente giudico una bestemmia. Piuttosto penso al modello “governatore” della Regione, ma calato nel contesto nazionale. Significa che il capo del governo è eletto direttamente dal popolo però collegato a una coalizione di governo che gli garantisca una maggioranza certa in entrambe le Camere. Il principio del premier eletto deve essere controbilanciato dal ruolo del Parlamento, pertanto occorrerebbe introdurre la “fiducia costruttiva”, ovvero solo la maggioranza che ha espresso il premier, ha la possibilità di trovarne un altro, in casi particolari».
Sta studiando anche una legge elettorale ad hoc? Dal Porcellum in poi è abituato a scrivere leggi elettorali.
«Anche troppo abituato. Se me lo chiedono, ho in testa come potrebbe essere, ma non ci tengo ad occuparmene. Comunque prima viene la riforma costituzionale».
L’assenza di Salvini durante la visita di Zelensky a Roma è stato un modo per smarcarsi?
«Ha risposto Salvini stesso, rinviando al mittente le ricostruzioni capziose».
Categorie:Cronaca, Interno, Interviste, Politica
“Senza riforma dell’autonomia lascio la politica”.
Si comincino a organizzare manifestazioni in tutta Italia contro la riforma dell’autonomia.
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“Comunque se non dovesse andare in porto, abbandonerei la politica.”
Ci ha dato un motivo in più per tirare lo sciacquone sulla riforma dell’autonomia, come si farebbe con qualunque altra m…a! Incrociamo le dita e speriamo…
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Lascia la politica ? Magari
Stefania Testa
Roma
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INDICE DI DEMOCRAZIA- Viviana Vivarelli.
Ogni anno in Inghilterra si stila una classifica in base all’indice di democrazia dei vari Paesi. L’Italia non sta molto bene, e, quel che è peggio, è che, col Governo Meloni, la sua caduta in basso fuori da ogni democrazia si è fatta frenetica, ma andavamo male anche con Monti, Renzi e Draghi, tutti e tre sorretti da quel Pd che ormai da 40 anni è in caduta libera e si sposta sempre più a destra. Proprio per colpa del suo sostegno e delle scelte della sua dirigenza, abbiamo avuto al potere in Italia tre rappresentanti di quel sistema neoliberista che appoggia solo il grande Capitale massacrando i diritti dei popoli. E con la Schlein la situazione non cambia, per cui chi sperava finalmente in una rinascita resterà deluso. Nella vita, di fronte al peggio, ci si può anche astenere, ma abbracciarlo non è tollerabile.
L’Economist dice che l’Italia è una democrazia imperfetta che sta piegando sempre più verso un nuovo fascismo.
Secondo il Democracy Index, il nostro Paese ha «il governo più di destra dalla fine della seconda guerra mondiale» e il rischio è che Fratelli d’Italia adotti politiche illiberali «sotto la pressione dei suoi partner di coalizione».
Lo stato della democrazia in 165 Stati e due territori è misurato attraverso una pagella che come a scuola dà voti da 1 a 10 su 5 temi: processo elettorale e pluralismo; funzionamento del governo; partecipazione politica; cultura politica democratica; libertà civili.
L’Italia è considerata una “democrazia iimperfetta”, è già arretrata di 3 posizioni, è scesa al 34° posto. Non va meglio per gli Stati Uniti.
DEMOCRATURA-Viviana Vivarelli
La democratura è un sistema che sta a metà tra la democrazia e la dittatura, in cui troviamo l’elezione popolare del Parlamento e dunque del Capo del Governo, come è stato per Erdogan o Putin, ma manca l’equilibrio dei poteri, i diritti del cittadino non sono garantiti, il Governo sovrasta il Parlamento, le leggi discendono dal Capo del Governo, le minoranze non sono rispettate, gli avversari politici sono atterrati, l’opposizione è schiacciata e sono calpestati diritti fondamentali come la libertà di stampa, di espressione e di opinione, forzando la Nazione verso un pensiero unico con l’epurazione dalla diffusione mediatica e dal potere di quanti pensino qualcosa di diverso dal premier.
Ci domandiamo quanto oggi ci sia rimasto in Italia di democrazia e quanti Italiani si rendano conto che stiamo velocemente marciando verso un sistema autoritario.
Eduardo Galeano parlò di ‘dittatura costituzionale’, sistema che piace molto al capitalismo perché il potere si esercita molto più facilmente su un popolo in catene che su un popolo democratico e libero. Distruggere i diritti democratici è il primo presupposto del piano imperialista del capitalismo americano. “L’ordine criminale del mondo”. Così Galeano definisce l’ordine che l’imperialismo impone oggi ai popoli. Gli USA e alcuni Paesi sono di fatto dittature anche sotto parvenze democratiche. Una dittatura distruttiva e mendace sta distruggendo il pianeta, spaventando i popoli con ricatti, bombe, torture, devastazioni ambientali, distruzione di valori e diritti vitali universali, stravolgimento delle Costituzioni.
In Europa questo piano si sta attuando mediante la Bce, la Commissione europea, il Fondo Monetario e la Banca Mondiale e ora la guerra all’Ucraina presa come pretesto per tagliare i diritti dei cittadini e la loro sopravvivenza materiale.
Le nuove riforme di questo Governo neofascista a favore del Presidenzialismo e di altre deformazioni costituzionali e lo stravolgimento del sistema penale con la depenalizzazione dei reati e dunque con il via libera alla criminalità comune e organizzata ne sono già risultati visibili.
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jean- jacques r
Terza classifica aggiornata del ministro più pirla. Balzo in avanti di Lollobrigida (etnia) e Valditara (affitti). Ma Salvini non molla (belli ciao).
Meloni fuori concorso
1-Lollobrigida
2-Salvini
3-Sangiuliano
4-Valditara
5-Santanchè
6-Calderoli
7-Roccella
8-Piantedosi
9-Nordio
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Ma no! Piantedosi è da podio😅
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E dov’è crocetto cricetto ?
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Giuliano san per medeve essere il primo della pirla compilation
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Calderoli dice che se non si fa il Presidenzialismo a diretta elezione popolare lascia la politica.
Mi sembra che tutti quelli che dovevano lasciare la politica o lasciare l’Italia se non si faceva questo o quello siano la maggioranza parlamentare o governativa. Come mai non sono stati coerenti e sono sempre qui?
Siamo pieni di penultimatum che non sono arrivati fino alla fine.
E certamente, se avessero mantenuto le loro minacce, questo sarebbe stato un Paese migliore.
A Calderoli evidemente non basta aver fatto la porcata del Porcellum. Ora pensa alla porcata del Presidenzialismo alla vaccinara.
Non so che dire: se lascia l’Italia, beh, ce ne faremo una ragione.
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Addio
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Ciao ciao, faccia di 🐷
Che la terra ti sia piombo.
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“Calderoli: “Ora serve il governatore d’Italia, senza riforma dell’autonomia lascio la politica””. Avresti dovuto lasciarla da un pezzo visto le ca**ate che hai combinato nel corso della tua carriera politica (si fa per dire…)
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