Alla Rai, sempre più melonizzata, starebbero pensando di eliminare dal palinsesto di Rai 3 lo storico programma di inchieste giornalistiche Report, condotto da Sigfrido Ranucci. Un clamoroso autogol per il centrodestra. Non solo perché sarebbe uno schiaffo a quasi trent’anni di meritato successo, ma anche perché creerebbe dei facili martiri. Un errore tutto politico che la Meloni non può non capire. Ma a spingere forse sono i gerarchi dietro di lei. Avessero allora almeno la faccia di emanare l’editto di censura, come il Berlusconi dei bei (e tremendi) tempi

(di Alessio Mannino – mowmag.com) – Bei tempi quelli dell’editto bulgaro, quando Silvio Berlusconi in veste di Presidente del Consiglio faceva cacciare dalla tv pubblica Michele Santoro, Daniele Luttazzi ed Enzo Biagi. Da buon capo-azienda, abituato a comandare e non essere sbugiardato – in ogni imprenditore, anche se illuminato, cova più o meno consciamente un dittatore – non ci trovava nulla di strano a definire il loro lavoro, giornalistico o satirico, “criminoso”. Tuttavia, l’allora Cavalier trionfante aveva una sua onestà nell’esibire la propria intolleranza: sfacciata, spudorata, insultante, ma almeno alla luce del sole, rendendo a tutti visibile l’idiosincrasia, illiberale al cubo, nei confronti del dissenso. Perché Berlusconi, nell’intimo rimasto un sciur padrùn, non è mai stato un politico nel senso psicologico del termine: gliene manca la forma mentis, il dire una cosa per intenderne un’altra, quel modo di fare e pensare, simulatorio e dissimulatorio, pieno di accortezze felpate e astuzie verbali.

Giorgia Meloni, invece, è nata nella politica, ha vissuto di politica e, a naso, non saprebbe fare altro che la politica. Può contestare di brutto, come ha già fatto, un giornalista, una testata o una trasmissione che non le vada a genio perché “faziosa”, si pensi soltanto a Piazza Pulita di Corrado Formigli, in cui non mette piede da anni. Ma non se ne uscirebbe mai in conferenza stampa per far partire, di fatto, una lettera di licenziamento per chicchessia (anche perché le ha abolite, le conferenza stampa). Oggi, poi, che la prudenza “istituzionale” connessa al ruolo di premier le mette il sacro terrore di commettere passi falsi, se ne sta fuori in maniera strategica e sistematica dalla polemica quotidiana. Ha capito, infatti, che il consenso (nel suo caso ancora alto, a distanza di oltre sei mesi dall’insediamento) si conserva apparendo superiore allo scontro di giornata. Ma è ovvio, è stra-ovvio che le sue idee e i suoi progetti li ha, anche riguardo gli organi che quel consenso veicolano, prima fra tutti la Rai che per statuto è in mano al governo di turno.

Si spera non sia sua l’idea, riportata come voce dal Corriere della Sera, di un prossimo sbaraccamento di Report, il programma che dal 1997 è fra i pochi a praticare il giornalismo d’inchiesta. Con Milena Gabanelli prima e Sigfrido Ranucci poi, Report ha avuto sempre una linea di sinistra (legalitaria, ambientalista, antifascista, ecc) che non è mai piaciuta, né poteva piacere, alle destre varie in questi quasi trent’anni di onorato servizio. Adempiuto, per giunta, con due particolarità insidiose: ha saputo realizzare, sul piano tecnico, inchieste nel significato più pregante del termine, producendo cioè notizie, offrendo inediti, firmando scoop, e risultando quindi a maggior ragione scomoda in quanto, così facendo, ha inciso nella carne viva, non limitandosi a confezionare il reportage pronto uso, magari rimasticando cose altrui; secondo, ha orientato il mirino pure contro bersagli che, nel panorama politico del momento, sono collocati anche da quella parte che idealmente è la loro, ma che, per legittime valutazioni giornalistiche e in senso lato politiche (il giornalista “obiettivo” non può esistere, esiste il giornalista onesto, semmai), sono state rese oggetto di attenzioni esattamente come per tutti gli altri. Un conto, infatti, è essere parziali a prescindere, un altro è avere un proprio pensiero. Il pregio di Report è aver scandagliato, indagato e sbertucciato a destra ma anche a sinistra, oggettivamente.

Certo, con eccezioni (siamo sicuri, per esempio, che nel 2020 un controllino, oltre che alla Cisl, non si potesse fare anche a Cgil e Uil?). Epperò da chi, e da qual pulpito può venire mai la predica su una impossibile equanimità totale nel far le pulci in ogni direzione? Quanti, per dire, sono i valorosi kamikaze nei giornali, siti e tv di destra che si curano delle magagne e degli obbrobri dei partiti e politici di destra? Idem a sinistra, al centro, per chi simpatizza per il M5S, per chi è pagato da Confindustria o dalla Chiesa. Se un difetto ce l’ha, Report, e lo diciamo con tutto il rispetto per chi si smazza settimane e mesi di approfondimenti, appostamenti e incrociamenti di dati, fonti e visure, il tutto accumulando querele su querele e magari finendo pure accusati di giocare sporco, è un difetto comune alla stragrandissima maggioranza della categoria: il soggiacere a quel punto di vista corrente, ma limitante, per cui in fin dei conti viviamo, parafrasando Voltaire, nel “miglior dei peggiori mondi possibili”, il che non permette di andar ancora oltre nell’azzannare i poteri ultra-forti che non sono politici, non sono industriali, sono finanziari, sovranazionali e molto difficili anche solo da individuare e nominare. Report ha fatto molto, su questo fronte (ottimi, anzi indispensabili i servizi sulla speculazione bancaria o sul folle mercato europeo del gas o sulla gestione della pandemia, per citarne solo alcuni), e tuttavia, con la bravura assoluta dimostrata negli anni, potrebbe far salire ancor di più l’asticella.

Ma ciò detto, è già tanto, tantissimo quel che ha prodotto finora. Nella tv di Stato lottizzata per norma e regola, in cui qualità e preparazione professionale vengono troppo spesso dopo l’appartenenza non solo di partito, ma anche a questa o quella lobby di capibanda, qualcuno che fa del giornalismo investigativo, nonostante tutto, c’è. Non è poco. Assieme a Presa diretta di Riccardo Iacona e ai magistrali racconti di vita di Domenico Iannacone (tutti su Rai 3, fra parentesi), Report mostra agli italiani, almeno a quelli un minimo curiosi e dotati di senso civico, che l’informazione è tale solo se svela i nessi, i fattacci e le profondità nascoste acquattate sotto il flusso delle news e dei talk. Insomma, alzi la mano chi, anche votasse Fratelli d’Italia o Lega o Forza Italia, non ha mai trovato un servizio interessante in Report. La Meloni, che non sarà un’amante della libertà di stampa ma ingenua non è, dovrebbe tenersela stretta, una spina nel fianco così. Ma forse sono i gerarchi e gerarchetti, assetati di vendetta e smaniosi di “ripulire gli angolini”, a spingerla all’autogol. Perché di autogol si tratterebbe. Politico, se vogliamo lasciar stare l’etica del merito e il bene dell’azienda Rai. La Meloni continui pure, sbagliando, a non confrontarsi con i giornalisti, ma non scada ai livelli miserevoli di berlusconiana memoria. Non faccia diventare dei facili martiri Ranucci & C: farebbe un regalo all’opposizione (e alla concorrenza, benché immaginare certe inchieste altrove, con i costi e le rogne che si portano appresso, non sia automatico). Lei questo può capirlo. Il difficile è forse farlo capire e digerire alla panzerdivision di saccheggiatori che non vedono l’ora di far tabula rasa. Ma che allora, quanto meno, ci mettano la faccia, alla Silvio, anziché nascondersi dietro lo “spoil system” e altri barbari e paraculeschi anglismi. Vogliamo la bieca censura, vogliamo i colonnelli!
E niente, si continua a far finta di non capire che Gioggia è esattamente come i suoi colonnelli, se non peggio
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Io apprezzerei anche che Mattarella non andasse in giro come una trottola da uno Stato all’ altro a fare il guerrafondaio. Occuparsi un po’ anche di chi gli ha sempre pagato il lauto stipendio?
Forse i ” problemi di sicurezza” che abbiamo noi comuni cittadini non vengono da Putin.
Anzi.
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Mmm
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C’è poco da fare la piccola balilla è fascista dentro
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Solo dentro?
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Che la RAI sia lottizzata è cosa risaputa da sempre ed è stata lottizzata per dare voce pure al PCI, assegnandogli RAI3 canale appositamente creato.
Chi ha una certa età ricorda che quando gli iscritti alla sezione italiana del PCUS , CRAXI ricordava loro che il CdA era formato da questa serie di numeri: 4,3,2,1,1,1 cioè 4 consiglieri alla dc, 3 al pci, 2 al psi e uno ciascuno ai cespugli del pentapartito. Con lo stesso criterio venivano fatte le assunzioni.
Solo successivamente al 1994 ha cominciato ad avere qualche ossicino anche la destra italiana, fino ad allora esclusa da ogni spartizione e fu per questo, forse, che non fu nemmeno sfiorata da tangentopoli.
Fino ad oggi Giorgia Meloni non ha minimamente toccato l’organigramma della RAI, forse anche perché, pur essendo il suo, il partito di maggioranza relativa, non ha rappresentanti nel CdA.
Quindi, solo chi ha portato il cervello all’ammasso può credere alla barzelletta di una RAI è sempre più “melonizzata”, a meno che non si creda che giornalisti rai siano solo dei pennivendoli pronti a farsi comprare dal più forte del momento.
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Il problema della Rai. ?()? Comunque è vero che rai TRE fu creata e data alla sinistra e molti programmi, compreso report hanno quella matrice e allora? La destra è riuscita ad interporsi attraverso i canali privati e la pubblicità a sistema. Ma sia l’una che l’altra si strutturano su più livelli esiste il basso , il medio e l’alto . Si è parlato del nuovo film di Nanni Moretti in modo ambivalente , i tempi cambiano ma i privilegi non possono adeguarsi perché ciò significherebbe concedere qualcosa ad altro diverso da sé e in ambito politico è sempre la dialettica fra i partiti o fra ciò che si chiama destra e sinistra a contendersi spazi economici e mediatici che poi sviluppano cascate di altri elementi . Ma la televisione italiana è comunque inguardabile e il problema della spartizione dello spazio siderale riduce i contenuti a suppellettili quindi ben vengano i contenuti;ma se questi sono nella forma mentis di una sinistra evoluta non va bene? Se qualcosa disturba la destra o che alla destra non piacebdeve essere incenerito? sarà vero anche il contrario ? Non mi sembra che colpo grosso abbia subito censure, neanche i programmi per adulti alla mezzanotte e un minuto qui di la censura è solo stupidamente politica come lo furono le azioni repressive, la cancellazione di programmi e l’allontanamento di persone adeguate e tecnicamente preparate. se tali uscite sono messaggi alla parte politica avversa non lo è invece per i cittadini a cui si tolgono servizi di informazione; la strada di una maggiore informazione, più approfondita ed equilibrata dovrebbe essere un precetto comune, oltre al buon gusto di un linguaggio forbito e immagini sobrie, specialmente in alcune fasce orarie . Ma i bellissimi film vengono proiettati di notte, anche Pippi calze lunghe viene data di notte, per lasciare spazio ai beautifil, al segreto e ai programmi politici serali oltre alle ciofeche del carrozzone che servono solo per una propaganda spesso tracciata sul ridicolo. La televisione di stato dovrebbe appartenere a tutto l’arco parlamentare e ogni partito dovrebbe essere messo nella condizione di poter proporre programmi all’interno di una cornice ben definita. Per quanto riguarda i film , siamo sulla luna del tappeto mezzo americano. Fate pace con il cervello. Comunque i programmi di Berlusconi sono inguardabili e se la Meloni volesse fare opera Pia, invece di togliere report, tolga la spazzatura in faccia a milioni di telespettatori , molti le saranno grati, ma non credo possa giungere a tanto. Ormai il made in Italy ha questa impronta e sarà difficile darle un becco di pellicano.
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Comunque anche la sinistra, che ha occupato lo spazio televisivo per decadi in sequel di programmi ormai inguardabili e inascoltabili, le stesse parole ripetute secolo dopo secolo con le manguste a guardiola del fortino.
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E.c sono.
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Non si può, è inutile: se non si prendono le difese di Fabio Fazio ( invecchiato col suo programma e ormai miliardario, in anni di militanza), Santoro ( già dimenticata la “fuga” dall’ odiatissimo Berlusconi per qualche dollaro in più?) che si “risveglia” ad ogni guerra, e “mostri sacri” in Tv da secoli , da applaudire ad ogni respiro ( è l’ etichetta quella che conta, ma non era “i vecchi rubano il futuro ai giovani”?) si è “fascisti”.
A me Fazio, con suo finto balbettio di venerazione nei confronti di chiunque si è scelto di omaggiare con vergognose marchette ( c’è semmpre un libro, un film, una comparsata in uscita) è sempre stato antipatico e mai mi è parso “di sinistra”. Si potrà mandarlo in dorata pensione (anzi, a prendere altri milioni altrove: a “sinistra” non sono mai abbastanza) prima o poi? NO. ci hanno sempre detto che è “di sinistra”, quindi deve morire in video. E in RAI. Altrimenti è “epuraziopne”.
Il trend è preoccupante: l’ accusa di “fascismo” ( e non vedo proprio cosa ci entri) si estende anche alla supplica al nostro desu ex machina a capo della qualunque ma che fa finta di non contare alcunchè Mattarella, che da qualche tempo è tutto un viavai all’ estero a fare il guerrafondaio. Cura i nostri interessi di paese alla frutta? Macchè va a “cementare” il fronte pro ucraino lanciando i soliti proclami contro Putin. Come se non ne avessimo già abbastanza e non pagassimo già abbastanza questa gurra nella quale siamo dentro fino al collo anche se giuridicamente inesistente per il nostro Paese.
La guerra statunitense contro la Russia ci ha portato solo guai, e grossi: il popolo italiano è per la stragrande maggioranza contro questa guerra (ma ormai, come per tutto, si sta abituando) e si sente più in pericolo a girare in centro alla sera che dalle minacce di Putin.
In Italia, Mattarella partecipa servito e riverito a cerimonie di ogni genere ( e tesse trame Migliori) inanellando quando va bene le solite ovvietà. . Nei confronti dei semplici cittadini e dei loro problemi non esibisce certo la medesima attenzione di quella che mostra giramdo ovunque ad invocare ( e rassicurare) il continuo della guerra.
Non capisco cosa ci entri il “fascismo” con tutto questo.
Anzi.
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