
(Massimo Gramellini – corriere.it) – La signora Cecilia Bonaccorsi, in vacanza a San Martino di Castrozza con la famiglia, ha raccontato sui social di aver lasciato l’albergo dopo essere stata invitata dalla proprietaria a continuare la cena in una saletta riservata, dal momento che gli altri clienti si erano lamentati di suo figlio Tommaso, disabile cognitivo. L’albergatrice si è poi profusa in sentite scuse, il sindaco ha ricordato che l’inclusività nelle sue valli regna sovrana e tutti si sono giustamente premurati di salvaguardare il buon nome della propria azienda e della propria terra, foriero di fatturati futuri.
A me invece incuriosisce di più il punto di vista di chi è rimasto nel cono d’ombra di questa storia, ma ne rappresenta il motore primo: i villeggianti degli altri tavoli che si sono lamentati di Tommaso con l’albergatrice.
Non sappiamo che cosa abbia fatto il ragazzo per infastidirli tanto, ma di una cosa sono ragionevolmente sicuro: si saranno sentiti lesi in un loro diritto, quello di passare la sospirata settimana bianca in santa pace. I diritti, quando sono i nostri, vengono prima. Così come i doveri, quando sono quelli degli altri. Quel ragazzo era come un sensore che li riportava alla complessità della vita, mentre loro avevano pagato proprio per lasciarla fuori dalla porta. Vorrei pensare che l’episodio abbia finito col disturbargli lo stesso la vacanza con una punta intermittente di rimorso, ma non ne sono poi così sicuro.
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Davvero me lo auguro anch’io…
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Tratto dal Corriere, un pezzo del post della mamma che scrive come se fosse il figlio a parlare.
“… Sono stato trattato come un cane non ammesso nella sala ristorante comune».
No, Tommaso, non sei stato trattato come un cane. Quell’immondizia dei titolari dell’albergo, ai turisti che dicono “veniamo lì solo se potete prendere anche il nostro cane” mai direbbero di no per non perdere il cliente e perché oggi l’animalismo maleducato e prevaricatore la fa da padrone. E quell’ immondizia dei turisti che hanno scelto di protestare (spero non siano stati tutti, almeno) non si sognerebbero mai di dire ad uno che li obbliga a mangiare col suo cane sotto la tavola “non mi sta bene”, protestando allo stesso modo col titolare dell’albergo, sempre a causa di un malinteso animalismo cialtrone.
I cani, da quell’immondizia di persone, sono trattati meglio.
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Non capisco che bisogno ci sia di prendersela con i cani a margine di una notizia del genere.
Le espressioni “animalismo maleducato” e “animalismo cialtrone” che ha utilizzato la qualificano per chi lei è veramente: un tollerante a targhe alterne.
Lei faccia come crede, io a differenza sua continuerò a rispettare animali e persone alla stessa identica maniera.
Le persone che al ristorante si sono lamentate di questo povero ragazzo sono fatte esattamente della sua stessa pasta.
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