Un anno di guerra in Ucraina: ecco cosa non abbiamo capito

(Aldo Giannuli – it.insideover.com) – Siamo al primo anniversario della guerra in Ucraina, e sembra che l’opinione pubblica (tanto occidentale quanto dell’est) dia segni assuefazione, ma ancora non pare che abbia capito l’importanza del fatto. È strano, veniamo da un trentennio nel quale si è fatto abbondante uso ed abuso del termine “epocale”, speso anche per cose di rilievo modesto, ed ora, che ci troviamo davvero a una svolta che cambierà il mondo, l’aggettivo è scomparso dai media.

Ci limitiamo ad aspettare che la guerra si concluda per riprendere a fare quello che facevamo prima. Ad esempio, i tedeschi sperano di riprendere a fare affari con la Russia, i russi pensano che quello che conta è la quantità di terreno strappato all’Ucraina e gli ucraini pensano che dopo sarà inevitabile il loro ingresso nella Nato. La Nato pensa che sarà restaurata la gerarchia mondiale con in testa gli Usa, che a loro volta pensano che la globalizzazione a trazione americana riprenderà.

Ma la globalizzazione ci sarà ancora? Sì, ma come? È poco probabile che avrà le stesse modalità di prima. E dell’Onu che ce ne facciamo? Può continuare così o, dopo la guerra, saremo costretti a prendere atto che, così come è, possiamo anche farne a meno? O proveremo a rifondarla? E della crisi finanziaria (sempre in agguato), che ne sarà? Pandemia e guerra, paradossalmente, l’hanno procrastinata, grazie alla alluvione di liquidità che esse hanno comportato ma che non può durare all’infinito e sarà seguita da una perturbazione senza precedenti. E il dollaro sarà sempre moneta mondiale?

Potremmo proseguire con gli intrecci di queste dinamiche con il mutamento climatico, con le alterazioni demografiche, ecc. A ogni svolta dobbiamo aspettarci che si accendano nuovi conflitti anche armati. Alla guerra seguirà un dopoguerra non meno conflittuale ed anzi più drammatico.

Verso il crollo dell’ordine mondiale

Quello che dobbiamo capire e a cui dobbiamo prepararci è che questa guerra sta facendo crollare l’Ordine Mondiale che c’era (ed era giù in crisi almeno dal 2008) ma non ne produrrà un altro, che verrà dopo un lungo periodo di crisi e scontri sanguinosi. Il primo bacino che esploderà è già pronto: l’Africa, dove si profila un conflitto generalizzato a livello continentale, con dietro, la Cina, gli Usa, la Francia, forse India e Giappone, quanto alla Russia dipende da come uscirà dalla guerra.

Altrettanto ragionevole è attendersi una nuova rivoluzione di intelligence; tanto i russi quanto gli americani in questa guerra hanno fallito completamente per la raccolta informativa e l’analisi facendo previsioni totalmente sbagliate. E sappiamno per esperienza che ogni mutamento nel mondo dell’intelligence comporta le sue sperimentazioni che raramente sono indolori per gli altri. Per esempio, mettiamo nel conto la probabilità di una forte destabilizzazione monetaria.

Tutte cose non inevitabili se si avrà la saggezza di pensare a un nuovo ordine più cooperativo e un po’ meno competitivo, con camere di compensazione, organismi internazionali di mediazione più efficaci di quelli esistenti. Ma a tutto questo si oppone una visione basata sul primato imperiale nel quale contano solo gli equilibri di forza e la capacità di un soggetto di imporre la sua volontà agli altri. Non che si possa sognare un ordine mondiale non competitivo e nel quale non contino gli equilibri di forza, questo ci sarà sempre. Il problema è che questa situazione considera esclusivi questi elementi e cancella ogni possibile mediazione e cooperazione. Decisamente, dopo la guerra, verrà il dopoguerra. Che sarà peggiore.