Riarmo, falsità e cinismo alimentano la folle corsa di Russia, Usa e Nato verso l’escalation atomica Con Kiev in ginocchio e l’Europa ridotta a preda. È stato un anno di commenti e analisi, confusioni, illusioni e delusioni e la guerra continua nel modo peggiore quasi a ribadire ciò che era chiaro fin dal primo […]

(DI FABIO MINI – Il Fatto Quotidiano) – BILANCIO. È stato un anno di commenti e analisi, confusioni, illusioni e delusioni e la guerra continua nel modo peggiore quasi a ribadire ciò che era chiaro fin dal primo giorno, con l’aggravante che si prepara un secondo anno ancor più violento e distruttivo. L’Ucraina è in ginocchio e pretende armi per vincere; gli Usa alimentano la guerra e spingono la Nato a combatterla come se essi ne fossero estranei, in questo aiutati dalla Gran Bretagna, dalla Polonia, dalla Norvegia e dai paesi dell’ex-Urss, coccolati dagli americani e dalle burocrazie Nato e Ue, che la esasperano agendo dall’interno delle rispettive organizzazioni. Intanto, Stati Uniti, Nato e Russia si trovano nella morsa del “vorrei ma non posso”, vittime della loro stessa potenza e della deterrenza nucleare i cui sviluppi incombono sulle loro e nostre teste. Deterrenza simmetrica ma imperfetta, inefficace e disastrosa perché non ha evitato né l’espansione Nato in funzione antirussa, né l’invasione russa dell’Ucraina. Ha compromesso la sicurezza in Europa riportandola al ruolo di teatro e vittima di guerra; non ha limitato la guerra, anzi ha indotto all’inasprimento e allargamento di quella convenzionale e ha illuso tutti sulla possibilità di una vittoria militare. E la vittoria e la sconfitta evocano il prossimo e ultimo fallimento della deterrenza: la guerra nucleare.
Come i lemmings verso il suicidio
In questo anno si sono anche delineate e paradossalmente confuse le posizioni dei vari attori e spettatori. Le tradizionali colombe europee e transatlantiche sembrano tornate al “meglio rossi che morti” e comunque “meglio neri che rossi o bianchi”. I falchi bellicisti annunciano imminente la vittoria e la devastazione dell’avversario mentre intruppati e incoscienti, come nella metafora dei lemmings, corrono verso il suicidio collettivo. I nordici salvatori dell’Ambiente incitano alla guerra per accelerare la “transizione ecologica”. Vogliono la guerra in Europa e dell’Europa contro la Russia per affrancarsi dalle sue risorse ed esultano quando saltano i gasdotti europei. Per tagliare la “dipendenza” dalla Russia creano una vera dipendenza esistenziale da paesi prevaricatori o inaffidabili. L’Europa è in crisi e la locomotiva tedesca destinata a trainarla verso la transizione pulita sta andando a carbone, a petrolio e gas artico, d’oltre atlantico e mediorientale, e a fissione nucleare inquinando e pagando di più. È stato un anno di parole di fuoco, “abbaiate” e pronunciate da politici privi di scrupoli e di visione e da burocrati senza responsabilità oggettiva per gli atti che compiono e inducono a compiere. Un anno di errori e orrori commessi e taciuti ha messo a tacere la Ragione: le iniziative di pace non esistono e gli stessi appelli del Papa o le proposte cinesi sembrano non avere effetti concreti.
Una cosa è certa: tra incremento degli armamenti e minacce di ritorsione anche nucleari la soluzione militare non è realistica. Americani ed europei parlano sempre più spesso di vittoria dell’Ucraina e della Nato sulla Russia, mentre i russi promettono il “raggiungimento degli obbiettivi”. La prima non assicura la cessazione del conflitto, anzi l’insuccesso dell’Operazione “speciale” comporta il passaggio alla guerra dichiarata e aperta della Russia contro l’Ucraina e con molta probabilità contro il resto d’Europa. E questa volta Kiev e le maggiori città ucraine ed europee non sarebbero risparmiate. Il secondo segnerebbe il successo russo nel Donbass ma porterebbe alla guerra a oltranza da parte dell’Ucraina, sempre che l’Occidente continui a sostenerla.
PROSPETTIVE
Durante questo anno di guerra si è insistito sul fatto che non esistano alternative alla guerra e al disastro. Invece le alternative ci sono ed è una vera follia che non si vogliano prendere in considerazione. Così come è follia guardare alla guerra solo col binocolo o il microscopio militare. E lo dico da militare che ha partecipato e assistito alle tragedie di tale approccio. Dalle esperienze passate e dalle osservazioni dei migliori analisti di geopolitica si può ricavare una delle possibili vie d’uscita adottando concezioni e azioni a livelli diversi ma connessi.
Cinque principi e dieci piani d’azione (per dirla alla “cinese”) potrebbero aiutare a riflettere e attivare la speranza.
Mosca-Washington sono entrambe in battaglia
L’iniziativa di soluzione deve partire da un accordo tra le parti di fatto in guerra: Stati Uniti e Russia in maniera bilaterale o nell’ambito del Consiglio di sicurezza dell’Onu. Senza il loro accordo su alcuni principi ogni altra iniziativa sarebbe inutile: 1. Riaffermare i diritti dei popoli all’autodeterminazione, al rispetto delle loro identità, libertà, idee, fedi e proprietà. 2. L’Ucraina ha diritto al ripristino della propria sovranità territoriale nel pieno rispetto della volontà dei propri cittadini inclusi quelli delle entità che reclamano l’indipendenza o l’autonomia nonché la salvaguardia dei diritti delle minoranze di qualsiasi genere. 3. La soluzione del conflitto deve permettere d’instaurare un nuovo assetto della sicurezza in Europa che non poggi esclusivamente sulle minacce armate e che tenda alla rimozione di tutte le cause e i pretesti di conflitti territoriali. 4. Le istituzioni plurinazionali e le alleanze presenti in Europa devono rispettare e ribadire i propri impegni e standard riguardanti l’estensione geografica e le modalità di azione. 5. Necessità di un fondo internazionale di ricostruzione delle aree interessate dai conflitti in Europa che non curi soltanto gli interessi dei “donatori” ma anche quelli degli assistiti.
Per la discussione e l’approvazione di tali principi il cessate il fuoco in Ucraina è auspicabile ma non vincolante così come non lo sono i guadagni o le perdite territoriali avvenute durante il conflitto.
Dall’accordo su tali principi devono invece scaturire azioni concrete e vincolanti: 1. La cessazione di tutti gli aiuti militari e finanziari occidentali all’Ucraina e quelli russi alle repubbliche annesse. 2. La sospensione di tutte le azioni militari sul territorio ucraino e il ritiro delle truppe russe e ucraine da una fascia di sicurezza smilitarizzata a cavaliere del fiume Dniepr di ampiezza da concordare tra le parti sotto il controllo dell’Osce (responsabile della sicurezza e cooperazione in Europa). 3. Sotto il controllo internazionale (con eventuale missione militare di garanzia Onu oppure Osce) si deve stabilire con referendum popolare lo status delle autoproclamate/annesse repubbliche di Donetsk, Luhansk, Zaporizha, Kherson e Crimea. Le opzioni da sottoporre alla consultazione sono: Indipendenza, Regione autonoma dell’Ucraina o Repubblica della federazione russa. 4. Accordare lo Status di Neutralità (eventualmente armata per l’autodifesa) all’Ucraina e alle regioni sottoposte a referendum, a prescindere dall’esito, sotto la garanzia congiunta di Stati Uniti e Russia. 5. Possibilità di altri Stati europei di accedere alla Neutralità garantita (p.es. Bielorussia, Moldavia, Georgia, ecc.) 6. Accordo Russia-Ucraina per le basi militari nel Mar Nero e accordo Russia-Usa-Nato per quelle nel Baltico. 7. Esclusione dall’accesso alla Nato di stati ostili fra loro o verso la Russia o la Nato stessa, fino alla cessazione di tale atteggiamento. 8. Facoltà di accesso all’Unione Europea degli stati neutrali mantenendone lo status. 9. Ripresa degli accordi di limitazione delle armi strategiche, tattiche e convenzionali in Europa e delle misure di fiducia reciproche fra Usa e Russia. 10. Eliminazione delle sanzioni economiche e finanziarie emesse dagli Usa, dalla Ue, dalla Nato e dalla Russia a partire dal 2004.
Piano di sicurezza quanti morti ancora
Si tratta di un processo apparentemente complesso, ma non impossibile da attuare che consente un’ampia gamma di modulazioni e che comunque può portare ad una configurazione più serena e duratura della sicurezza europea. Ha con sé un motivo di rammarico e uno di scetticismo: le misure indicate, in toto o in parte potevano essere attuate ben prima di un anno fa evitando morti e distruzioni; oggi, dopo il primo anno, i politici e i burocrati europei e “atlantici” sembra non abbiano intenzione di prendere in considerazione nemmeno una delle misure indicate. Forse aspettano il secondo, il terzo…
Grazie Mini ! Come sempre il piu” lucido ” del gruppo , con questi idioti al potere: speriamo che qualcuno si renda responsabile delle scellerate scelte intraprese fino ad oggi . Sono persone come Lei che dovrebbero sedere alla difesa , non gli scalzacani attuali e passati !
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di Alfredo Morganti
Le cazzate che servono a giustificare una guerra
«La guerra è una sconfitta per tutti» ha detto il cardinale Zuppi. Come non essere d’accordo? Vorrei solo specificare: «tutti» qui sono i popoli, quelli per cui davvero la guerra è morte e distruzione. Tenderei a distinguerli dalle élite nazionali e cosmopolite, e dalle classi dirigenti, per le quali la guerra, invece, è solo geopolitica oppure una continuazione del mercato con altri mezzi. Gli sconfitti, le vittime, sono sempre i popoli, sia quelli i cui governi risultassero vincenti, sia, all’opposto, perdenti.
Noi non sappiamo cosa ne pensino della guerra in corso i cittadini ucraini senza elettricità, senza riscaldamenti, senza case, né i dissidenti russi. Ma sappiamo cosa ne pensano gli italiani, l’opinione pubblica italiana, per la quale serve a grande maggioranza il negoziato e bisognerebbe smetterla di inviare armi sempre più offensive. Conosciamo dai sondaggi questa opinione degli italiani, ma è come se non la conoscessimo, visto che le classi dirigenti (tutte o quasi, da destra a sinistra) sono, invece, ottusamente in linea con le direttive di un’alleanza militare, che vuole armi per indebolire Putin, armi sempre più offensive, armi per la vittoria finale.
Da questo punto di vista, almeno, i popoli italiani, russi, ucraini sono vittime dello stesso trattamento, a loro non viene data la parola, e se ciò accade (come in Italia) questo vuol dire che dell’opinione pubblica importa poco o niente. Meglio la retorica bellica, meglio la propaganda che fa di un popolo sotto le bombe e il gelo un popolo “eroico”, meglio tenere in silenzio chi dissente o esprime un’opinione legittima (siamo in democrazia, sì, ma sino a un certo punto).
Il cardinale Zuppi ha dunque ragione da vendere. Si chiede anche: con la fornitura di armi, «si aiuta la pace o si favorisce l’escalation?». Ecco il dilemma vero, ineludibile, o meglio la domanda retorica, o che sarebbe tale se massicce dosi di propaganda (da una parte e dell’altra) non inondassero le nostre e le altrui coscienze ogni giorno che Dio manda in terra.
Non si aiuta la pace, inviando armi sempre più offensive, ma si favorisce l’escalation. Ecco la risposta corretta, logica, che nessuno dà, se escludiamo Papa Francesco e il movimento pacifista. Spiace, fa davvero tristezza, rende malinconici constatare come nel grumo demoniaco delle élite belligeranti sia finita anche la sinistra, quella italiana per prima. È il segno che si sta chiudendo un’epoca, che sta davvero finendo il novecento. E che qualcosa di nuovo andrà costruito, al di là della delle tristi rappresentazioni di sé che la sinistra, i suoi dirigenti, i suoi intellettuali, molti suoi militanti, stanno offrendo in questi anni, mesi, giorni di morte e di distruzione. Giorni di «assuefazione ai bollettini di guerra», come chiarisce ancora Zuppi con immagine efficace.
Andrea Sceresini, un reporter, ha narrato un aneddoto, riportando le parole di «un vecchio contadino che raccoglieva le patate in Buriazia, una delle misere regioni siberiane da cui provengono molti dei soldati russi inviati a morire” in Ucraina. «Il contadino fumava una sigaretta – scrive Sceresini – e aveva le mani incrostate di terra. “Gli ucraini sono contadini come noi – ha detto -. Pertanto sono miei fratelli, punto e stop. Il resto sono cazzate”».
Ecco. Questo senso politicissimo di fratellanza, di unità tra i popoli e le persone, di riconoscimento di un destino comune, non ha nulla a che vedere con le guerre di classi dirigenti in crisi egemonica. Vi parrò schematico e ingenuo, e forse lo sono, ma la verità è di una semplicità disarmante, come la lettera rubata che è lì sulla scrivania e nessuno riesce a scorgere, per quanto sia palese. la sua presenza. Anzi, proprio perché è palese, la si cela a tutti. E si gira lo sguardo da un’altra parte, lontano dalla sofferenza, dalla morte. Da una fratellanza tradita.
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“…gli scemi di guerra non sono soltanto i foreign fighter da salotto che ogni sera, nei talk show, fanno il presentat’arm in soggiorno e marciano in assetto di guerra sul divano con l’elmetto di cartapesta sulle ventitré: quelli semmai sono i furbi di guerra, perché ci guadagnano sempre. Gli scemi di guerra siamo tutti noi cittadini italiani ed europei che, a parte rare eccezioni (come la manifestazione del 5 novembre 2022 in piazza San Giovanni a Roma), non ci siamo ancora ribellati a questa propaganda, sempre più tragicomica a mano a mano che i sondaggi fotografano la realtà: un Paese in gran parte pacifista tenuto in ostaggio da politici e opinionisti… No Pax. Tutti impegnati in una mission impossible: giustificare l’ingiustificabile per trascinarci in una guerra per procura, nata come conflitto regionale, che lorsignori hanno trasformato in conflitto mondiale al fianco di un Paese che non è nostro alleato né nell’Ue né nella Nato. Un Paese aggredito, certo, ma come centinaia di altri dal 1946 a oggi, ai quali non abbiamo mai inviato neppure un fucile a tappo. Anzi, gli altri aggrediti continuiamo a non aiutarli e ad abbandonarli: dai curdi bombardati dalla Turchia di Erdogan agli yemeniti massacrati dall’Arabia Saudita e dall’Iran. Il dovere della cobelligeranza incostituzionale vale solo per l’Ucraina. E solo perché ce lo ordinano gli Stati Uniti…”
da SCEMI DI GUERRA (M. Travaglio- Il Fq 24/02/2023)
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“Abbiamo abolito la Costituzione, che all’articolo 11 “ripudia la guerra come strumento di offesa agli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. Siccome poi aggiunge che “consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie a un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni”, i giureconsulti di regime l’hanno stiracchiata come la pelle delle palle per attribuire ai Padri costituenti l’intenzione di autorizzare, anzi di imporre invii di armi a Paesi in guerra purché “aggrediti”.
Tantopiù che l’articolo 52 prescrive come “dovere” la “difesa della patria”. A parte il fatto che ci vuole molta fantasia per vedere una “condizione di parità” fra Italia e Usa e una finalità di “assicurare la pace e la giustizia” nella continua escalation a base di armamenti sempre più devastanti, se avessero voluto dire questo i nostri Padri costituenti sarebbero stati affetti da schizofrenia: al comma 1 usavano il verbo “ripudiare” e al comma 2 lo contraddicevano, per imporre la cobelligeranza in tutti i conflitti dell’orbe terracqueo. Già, perché in ogni guerra che si rispetti c’è sempre un aggressore e un aggredito. Dunque l’Italia dovrebbe intervenire in tutte le guerre del pianeta.
La verità è semplice come la lingua in cui è stata scritta la Costituzione. L’unica guerra giusta è quella per difendere la patria: la nostra, non quella degli altri, a meno che con gli altri non abbiamo stipulato trattati che ci vincolino al soccorso armato. E non è il caso dell’Ucraina.”
da SCEMI DI GUERRA (M. Travaglio- Il Fq 24/02/2023)
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L’Ucraina ha deciso di rompere con la Russia e si è rotta
📰 L’Ucraina è diventata il secondo paese più grande d’Europa, senza fare nulla per questo – la Russia ha pagato tutto, scrive American Thinker .
⚠️ Secondo l’autore dell’articolo, nel tentativo di rompere con Mosca, Kiev ha commesso un terribile errore, a causa del quale il Paese potrebbe trasformarsi in un deserto.
🇮🇹 L’Ucraina è uno stato fallito marcio a causa della corruzione. Ma questo è esattamente ciò che meritano gli ucraini, ha riassunto l’autore del materiale.
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Complimenti al gen. Mini,
Se ripenso ai tempi in cui c’era il timore di golpe militari se le sinistre
in Italia, avessero avuto voti sufficienti a governare, viene da ridere.
Militari come Mini, al contrario della sinistra bellicista che non sa far altro che spedire armi ai guerrafondai della Nato, sono una garanzia di pace e rispetto della Costituzione.
Si trasecola…
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