
(Giuliano Tafuro – lafionda.org) . Fabrizio De Andrè è un artista universale, un paroliere capace di scrutare la società, i vizi e le virtù delle persone. Il suo concept-album Storia di un impiegato è un disco politico in cui l’artista espone la propria visione poetica sul movimento del ’68. Ascoltandolo oggi, sembra che ci siano delle similitudini tra la storia dell’impiegato di De Andrè e la storia dei grillini. D’altronde il movimento fondato da Beppe Grillo ha dei connotati di rottura tanto quanto il movimento sessantottino.
Il Movimento Cinquestelle nasce ufficialmente nel 2009, in un periodo dove la crisi finanziaria del 2008 e la crisi politica italiana creano segnali di grande insofferenza nella società civile italiana. È il periodo del governo Berlusconi stretto tra la crisi dello spread e il rischio persistente di default per l’Italia. Nel 2011 verrà il presidente Monti a “sanare i conti” con le famose manovre “lacrime e sangue”. Da questa insofferenza il Movimento grillino prende forza, si carica di energia con l’intento di stravolgere il potere.
In questo periodo sembra rivedere il giovane impiegato insofferente per non aver partecipato alla rivoluzione del maggio, rinchiuso nel suo privato fatto di casa e lavoro. Un impiegato che accetta passivamente le decisioni del potere. L’impiegato così come il primo grillino si organizza per dissacrare le élite del potere, dalla politica all’industria alla religione. Il grillino inizia ad organizzarsi e si struttura in Movimento. Ha preso coscienza, come nella “Canzone del maggio” che nonostante si senta assolto – o meglio, non responsabile di ciò che accade – è comunque coinvolto, quindi crea la sua “Bomba in testa” rischiando “la libertà strada per strada per arrivare ad incontrar la gente” nelle piazze, nei gazebo, nei meet-up, portando la sua idea di società nuova pronta ad essere scagliata contro le strutture di potere durante Il ballo mascherato al grido del “vaffa”.
Così come il movimento sessantottino, il Movimento Cinquestelle si struttura in potere anche se non è potere reale, consacrato dalla vittoria delle elezioni, ma è un potere in divenire ben cosciente della futura vittoria. In questo periodo si possono intravedere delle similitudini con le canzoni Sogno numero 2 e La canzone del padre.
Nel primo brano, il grillino è pronto all’ascesa al potere e viene interrogato dal potere stesso, il quale gli ricorda come è diventato potere in divenire. È il momento in cui il grillino è “la parte del boia”, dove “il dito più lungo è il medio” pronto ad assolvere o a condannare a seconda della convenienza del potere stesso che il Movimento Cinquestelle rappresenta. È un potere ancora immaturo dove il “dito medio” è sempre pronto a giudicare. La diretta streaming con Bersani oppure Di Battista e Taverna che, in parlamento da opposizione, sfogano la propria bile contro il potere stabilito.
Nel secondo brano invece il potere cambia tono. Se nel Sogno numero 2, il potere è un giudice ora è un padre che consiglia al nuovo potere come comportarsi, cosa fare, i rischi e i doveri che comporta il potere stesso. “C’è lì un posto, lo ha lasciato tuo padre, non dovrai che restare sul ponte e guardare le altre navi passare le più piccole dirigile al fiume le più grandi sanno già dove andare.” Il Cinquestelle è pronto a diventare potere, sa cosa deve fare, è il potere stesso a dirlo. Conosce i rischi che corre, la rinuncia della famiglia dove la moglie è con il foglio di via e il figlio apatico cade e non si rialza.
Ne Il bombarolo arriva, finalmente, la realizzazione del sogno del potere. Il Movimento finalmente è pronto ad andare al governo, legittimato dalla vittoria delle elezioni e il grillino e lì a sganciare la bomba delle sue idee rivoluzionarie. La testardaggine “dell’essere d’un’altra razza” si concretizza con l’accusa di empeachment per il presidente della Repubblica, l’attenzione nello scendere le scale, l’imbarazzo nel vedere le “tante facce che non hanno un bel colore” si manifesta nei volti impacciati del grillino al potere, insicuro ma pronto a scagliare la bomba delle idee rivoluzionarie del “trentenne disperato”. La dissacrazione del potere si può finalmente attuare ma come nella canzone anche nella realtà l’attentato fallisce. Così come la bomba nella canzone distrugge il chiosco di giornali vicino al parlamento, la bomba di idee e di novità grilline si disperde in dirette social, consensi online e nuovi giornalisti influencer pronti a scagliare il dito medio. È il potere che si è trasformato. È il potere stesso che, accettando il nuovo potere, consolida la sua forza. Se prima “il dito più lungo era l’indice” oggi il nuovo potere si dota sia di indice che di medio.
La fine dell’album, dopo il fallimento dell’attentato segna anche il fallimento del grillino rivoluzionario. Il grillino ora è potere stabile e la sua parte rivoluzionaria è costretta al mea culpa. In Verranno a chiederti del nostro amore, il rivoluzionario è lì a scusarsi con l’elettore che lo ha amato e seguito dal principio. Il potere che è stato scagliato dalle mani in un amore che non era adulto e il protagonista non è riuscito a cambiare il potere anzi ha subito il potere stesso. “Sono riusciti a cambiarci, ci son riusciti lo sai”. Nel primo brano le scuse sono rivolte all’elettorato; nel secondo, invece, le scuse diventano più intime. Nel chiuso di una prigione, le riflessioni diventano personali. Il grillino rivoluzionario non ha più voglia di condividere il potere con il nuovo potere. Quest’ultimo è diventato un secondino, simbolo del controllo, che tiene in prigione il potere rivoluzionario. “Certo bisogna farne di strada da una ginnastica d’obbedienza fino ad un gesto molto più umano che ti dia il senso della violenza, però bisogna farne altrettanta per diventare così coglioni da non riuscire più a capire che non ci sono poteri buoni”. La conclusione amareggiata del grillino rivoluzionario, che voleva cambiare il mondo, che con i suoi vaffa voleva distruggere il potere mentre oggi è costretto a subire il potere stesso, un potere che per sua natura non può essere buono.
Categorie:Cronaca, Editoriali, Interno, Politica
“Io non ho paura di un esercito di leoni se è condotto da una pecora. Io temo un esercito di pecore se è condotto da un leone”
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Adesso il dito è quello del “rivoluzionario democristiano” Conte: ite, missa est.
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L’articolo è un tantino pesantuccio e non riesco criptarlo. Limite mio.
Il succo sarebbe che “partono tutti incendiari e fieri ma quando arrivano sono tutti pompieri”?
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Ottima sintesi RE… concordo!
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Fabrizio de Andrè ha scritto una canzone – vergogna, magnificata a ” sinistra” come tutte le altre altre sue.
È il paradigmatico ” Pescatore” che ha ben accompagnato il cambio di prospettiva di questi nostri anni: l'”eroismo” dell’omicida e del connivente che lo protegge.
Le canzoni, soprattutto se ” magnificate” dalla politica, come si sa si piantano nel cervello e creano connivenza. Il Pescatore, da perfetto mafioso, nega ai ” gendarmi” notizie sull’assassino che ha aiutato, strafregadosene della giustizia dovuta alla vittima. E ci fa pure bella figura!
Povero assassino, ” con gli occhi grandi da bambino” ( captatio benevolentiae all’ ennesima potenza) ! Il comportamento? Bocca chiusa, non vedo, non sento, non parlo… Come la chiameremmo se l’avesse cantata qualcuno ” di destra”? Connivenza omertosa,?
Artista modestissimo, ma come i vari Benigni e C. molto… ” accorto”… E sponsorizzato.
Soldi ne ha fatti a palate, mi piacerebbe sapere se in occasione del suo rapimento quella canzone l’avrebbe nuovamente scritta.
Penso proprio di no.
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Artista modestissimo, ma come i vari Benigni e G…aber
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Il pescatore andrebbe accusato di favoreggiamento ma la maggior parte di chi ascolta De André sta dalla parte dell’assassino anziché dei gendarmi perché ?
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Anche a me Il pescatore non mi è mai piaciuto. Ma da qui a definire De André (che nemmeno mi stava simpatico) un artista modestissimo ce ne corre, ciccia cara.
Quanto al ‘dopo il rapimento’, ti ricordo che riuscì a scrivere canzoni come Don Raffaé, a proposito di simpatia per i criminali. Altro che un assassino di passaggio.
Tra l’altro per il rapimento di De André lui espresse comprensione per i suoi stessi rapitori, ma non per i mandanti.
L’esperienza del sequestro si aggiunge al già consolidato contatto con la realtà e con la vita della gente sarda, e diventa ispirazione per la realizzazione di diverse canzoni, scritte ancora con Bubola e raccolte in un album senza titolo, pubblicato nel 1981, comunemente conosciuto come L’indiano dall’immagine di copertina che raffigura un nativo americano. Il filo che lega i vari brani è il parallelismo tra il popolo dei pellerossa e quello sardo. Oltre alla narrazione di questi due popoli sono presenti anche spunti all’attualità del periodo (Se ti tagliassero a pezzetti – un inno alla libertà personificata, il cui verso “signora libertà signorina fantasia” spesso venne modificato dal vivo in “signora libertà signorina anarchia” – contiene un’allusione alla strage di Bologna del 1980[126]).
Sottili, ma non velate, sono le allusioni all’esperienza del sequestro: dalla stessa ripresa della locuzione “Hotel Supramonte” (nome in codice usato dai banditi, anche se in effetti non si trovavano sul Supramonte), alla descrizione degli improvvisati banditi (presente in Franziska) ai quali, comunque, non intende negare note di un certo romanticismo e una connotazione di proletariato periferico che meritava attenzione, coerentemente con le sue tematiche privilegiate. Al processo, De André conferma il perdono per i suoi carcerieri (circa dieci), ma non per i mandanti perché persone economicamente agiate[127]. Il cantautore e suo padre non si costituiscono nemmeno parte civile contro gli autori materiali del sequestro, ma solo, in primo grado, contro i soli capi della banda, tra cui erano un veterinario toscano e un assessore comunale sardo del PCI (che durante il sequestro a volte discuteva di politica con De André stesso), che però, avranno paradossalmente pene molto più basse di quelle degli esecutori grazie alla legge sulla “collaborazione di giustizia”.[128] Nel 1991 De André è anche tra i firmatari della domanda di grazia rivolta al Presidente della Repubblica, nei confronti di uno dei sequestratori, un pastore sardo condannato a 25 anni di prigione.[129]
Una volta tanto puoi anche tacere, Carolina. Ci faresti migliore figura.
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Parole folli, Carolino, parole folli… che dici? L’anima formatrice del messaggio del testo consiste nella interpretazione che De Andre’ fa della misericordia, ovvero la sua proattivita’ e teleonomia. D’altronde il pescatore, il cui passato possiamo immaginare spesso e duro come i calli delle sue mani, ha colto senz’altro gli occhi invasi dalla paura dell’assassino, il quale non doveva essere al sommo crimine abituato vista l’iconografia che lo descrive, e quindi nella disperazione dell’atto e nella dannazione della coscienza potrebbe anche aver scorto le stimmate di ataviche o circonstanziali ingustizie degne di rispetto di fronte alla cieca barbarie della giustizia savoiarda o borbonica. Aspetto di vedere che dice E-sisto.
Telefonare ore pasti.
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@Carolina
Medita sul poeta De Andrè, capace di sovvertire le convinzioni dogmatiche senza, per questo, essere blasfemo.
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@ Carolina
Oltre che ignorante sei prevenuta.
Questa deduzione sulla “mafiosità” di De Andrè è del tutto personale ovviamente. L’autore non si è posto dal punto di vista dell’assassino che scappa, ma nel pescatore che si ritrova di fronte una PERSONA IN DIFFICOLTÀ.
Capisco che per una perbenista fasciolegaiola sia un concetto incomprensibile, ma capita che la realtà superi la tua limitata visione del mondo.
Esempi di profili per l’assassino della canzone:
Un partigiano che scappa dai nazisti.
Un vessato e perseguitato da mafiosi.
Una donna che vorrebbe sottrarsi a ulteriori violenze del suo carnefice.
Un senzatetto che ha deciso di porre termine alle vessazioni di bulli tutti di un pezzo.
Ma la casistica è infinita.
E tutti schieri sempre dalla parte del più forte, incurante delle ragioni di chi fosse in difficoltà.
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“Artista modestissimo” fammi leggere due, dico due strofe al livello di De Andre da te composte e poi ti dirò che hai il diritto di giudicare, se no è il dito più lungo della mano che ti ritrovi infilato.
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L’unico “artista” che ‘sto critico m(us)inchiale davvero predilige è sé stesso: Gastone il Massone, maestro del rutto libero 😄
Ma quale mano, non esser così generoso: di infilato ha piedi, gambe e cosce fino all’inguine, per via di tutte le pedate nel …. che ha preso.
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Ah ah ah ah ah
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Certo che con Evaristo e Ernesto non c’è soddisfazione: ci cascano sempre come due mele cotogne… E si credono pure dei fustigatori implacabli 😆😆😆
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Chètati, GAZZO.
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Povero Gazztone il Massone: non sa mai che mazza dire, ma muore sempre dalla voglia di dirlo.
‘Na Burla umana, ma davvero 😄
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De Andrè e Gaber messi sullo stesso piano di Benigni: questo la dice tutta.
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Ti aspettavi niente di diverso da questo qui? 😄
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Veramente Evaristo, sarebbe stata Carolina a metterli sullo stesso piano, io ho solo aggiunto Gaber perché, sempre Carolina (con la quale concordo al 100%), qualche giorno fa lo aveva scomodato allo stesso modo:
https://infosannio.com/2023/01/22/il-mondo-irreale-chiamato-metaverso/
Quindi, caso mai, “QUESTI qui”, SC3M3TTO di pace… ahaha…
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Chètati, suino.
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Veramente, Gaztone? L’unico verso che meriti tu, meta o no, è una bella pernacchia, o SC3MoTTO di guerra 😄
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Io non faccio la cantante né la poetessa.
Ci mancherebbe che si ” blindi” anche il giudizio su un cantante pop.
Ci manca solo questo.
A chi piace, a chi non piace, stop.
Dato che ha avuto successo come cantante che veicolava ” messaggi’ la canzone citata, non si può certo affermare che non veicolasse un messaggio mafioso: nessuno vede, nessuno parla, si aiutano gli assassini a scappare.
Me siccome era un ” poeta di sinistra”, tutto bene
Mi ripeto: chissà come sarebbe stato contento se, nel corso del suo rapimento, qualcuno che avrebbe potuto salvarlo subito si fosse comportato come il suo ” pescatore”…
E non ci era neppure scappato il morto, solo soldi erano in ballo…
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Allora secondo il tuo rafionamento De Andre’ messaggiava zoofilia promuovendo il sesso tra primati e persone? E l’autoestinzione di anarchici imbranati e abbandonati?
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Non ritengo De Andrè artista modestissimo anzi al contrario. Ci sono canzoni sue bellissime e altre meno. Come Benigli ha fatto film molto belli e altri no e pure Gaber. Paoli, persino Beetowen ha composto genialissime composizioni e avrà stracciato altre meno geniali. Chi nella sua vita ha fatto tutte azioni al TOP? Siamo tutti umani e a volte abbiamo lampi di genio e altre volte no. La critica deve tener conto di questo. Buona giornata.
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Un monumento all’omertà.
Ma vedo che anche il giudizio su un cantante pop deve adeguarsi alla versione prescritta.
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….ggomblotto! 😄
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Molto più sinteticamente, la parabola del grillismo può riassumersi nel pezzo “Il Gorilla”.
Ovviamente, alla fine della storia, quelli che fuggono dal gorilla siamo tutti noi. Anche se molti non ne sono consapevoli.
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Ernesto Silvestro, er cojon3 destro, ne ha anche per te Frankie; parla di STURA: sai per caso che vor di’?
PS: adesso parte la battuta di Evaristo, quello sinistro… Non resiste: scommettiamo? 😆😆
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Prof, a questa compagnia in questo momento sto preferendo addirittura quella estetico-artistica (cit.) di SM, per dire come stiamo messi, nel post su Zacharova e Borrell, estiquaatsi!! 😀
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“Prof”?!….
…. ahahahahahahah
Ah già, è critico m(us)inchiale, giusto 😄
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Un gigantesco cojon3 lo vedi tu allo specchio ogni giorno. Non raderti mai, almeno se vede de meno.
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Esce una cosa su DeAndrè
E vai con la stura,
un mare di @azzate
E l’artista modestissimo
Eh, ma è “di sinistra”, e quindi….
Come Benigni, macheccaz staiaddì
E l’omertà
E non si può certo affermare che non veicolasse un messaggio mafioso (bestiale questa)
E il gorilla
E la parabola del grillismo
E quelli che fuggono dal gorilla siamo noi
Epperò molti non lo capiscono, non sò mmica furbi come lui
Un mare di @azzate
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…arrenditi, non ce la farai mai ad acciuffare Titti…
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E daje. Un mare di @azzate, più una
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Dispiace che ai “morti” gli si faccia dire quello che più aggrada , tanto non possono obiettare.
Che ca@@atem due movimenti simili in tempi diversi con problemi diversi…accostamento infelice…ma tiene famiglia!
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Silvestro, si rilegga il testo del Pescatore e mi dica cosa penserebbe del pescatore ” eroe” se l’assassino avesse ucciso uno dei suoi. Esattamente quello che pensiamo di chi sa e non parla: come lo chiama lei?
Mi riservo di giudicare De Andrè modestissimo,: certamente lo è musicalmente, in quanto si testi ha fatto successo e denaro perché, come Benigni e Gaber ed altri ( non dimentichiamo il Gesù Bambino di Dalla) ha scritto e fatto cose ” giuste’ al momento” giusto” che servivano alle persone giuste ( voltafaccia politico di Gaber è stato strepitoso) ed ha avuto una magnifica cassa di risonanza ideologica quindi un sacco di pubblicità.
Non penso che la politica si faccia con le canzonette, che possono piacere o meno a seconda dei gusti, ma quanto le canzonette servano al ” potere” lo certifica anche la presenza di Mattarella a Sanremo.
O pensa ci sia andato per sentire…Blanco?
Sempre se infosannio mi passa questo commento: evidentemente De Andrè è…off limits, a differenza del turpiloquio e della violenza verbale.
Ennesima conferma…
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Riservati quel che vuoi, tanto si è capito che l’unica cosa che concepisci è essere la Bastian Contraria 24/7.
Non fai la cantante, e se è per questo, nemmeno la critica d’arte. Sei una fatta così di tuo, non c’é bisogno di pagarti. Basta qualcosa che ti ricordi la sinistra e zack! Scatti come una cavalletta.
Il Pescatore fu preceduto da Peter Parker che lasciò fuggire il ladro che di lì a poco uccise il suo amato zio Ben. E da lì nacque Spiderman.
De André non è diventato un supereroe, ma tu in compenso sei diventata una superpallosa criticatutto senza criterio.
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Che bei quei tempi quando anche tu eri dei nostri… Quando la Mongolfiera ti cuciva addosso un bel “fascista, stalker seriale e ipodotato mentale”, e tu saltavi come una cavalletta … 😆
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Forse perchè ai bei tempi, sì, quelli dei “nostri” 😂 non ti si conosceva anche come Massoncino Lego. A chiacchiere, ovviamente, come tutto quel che spiaccichi qua.
“La Mongolfiera”, non è il caso di mettere in mezzo anche tua ..rella, trattieniti, su
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Rassegnati 🐱.. mi sa che SMsparviero è innamorato 🥰!!
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Non me ne volere SM abbraccio 💝
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Ma co6lione di un Evarsisto, che ne sai tu dei bei tempi, visto che sei arrivato qui il mese prossimo? Sai quanti ne ho visto passare di qua con buoni propositi come i tuoi e quelli dell’altra gonade, convinti di mettermi a cuccia per il bene del blog? Tantissimi, e tutti quanti spariti come lacrime nella pioggia (cit.)… 😭😭😭… Io nel frattempo mi diverto un sacco 😝
PS: volevo precisare che uso gli emoticon, solo per adattarmi al livello adolescenziale di alcuni utenti e non sembrare scortese… 😆
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Chetati, suino.
A cuccia, insaccato.
Chetati, verro.
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Ancora con questa storia del blogghe che sarebbe tuo per diritto di anzianità, o demente? Ma te la danno la pillolina, m3zza s3ga? 😄
“Adolescenziale”, detto da un ka##one fallito accoppia e ingolla di 61 anni? Divertiti, divertiti, e rimani pure a età 13, il giorno che ti rendi conto di cosa sei…. 😄
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Ancora con questa storia del “voltafaccia” politico di Gaber? Hai postato questa roboante panzana più e più volte, il rifarlo ad oltranza non ne diminuisce le dimensioni. Ti sei fissata, capisco.
Il comparare Benigni, a qualunque livello, a Gaber e De Andrè si commenta da sè.
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Quello che penso io è c’hai un sacco de tempo da pèrde. Questo per er pane. Quanto ar companatico, sembri na vuvuzela.
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Ahó! 😄
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Bbravo!
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O’ fra!
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Non amo particolarmente il cantautore in questione ma voglio scrivere la mia, sgrammaticalmente e sintatticamente male😁.. come ogni cantautore ha scritto brani egregi e meno egregi, tutto qua.. perché denigrarlo? Si prende e si tiene il buono, mentre il cattivo lo si lascia, come tutte le cose della vita.. notte notte gens!!
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“Mastica e sputa
Da una parte il miele
Mastica e sputa
Dall’altra la cera”
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👍🏻
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Ho letto l’articolo ma ho fatto fatica a capirne il senso, e non vedo l’analogia col movimento.
Secondo me in “storia di un impiegato” si parla di una società ingiusta (quella degli anni 70 che è la madre di quella attuale, messa ancora peggio), dove la maggioranza “perbene” accetta le ingiustizie che colpiscono la parte debole della società (quella che De Andrè ha sempre descritto, conoscendola bene, anche per il suo passato da tossicodipendente), pur di tenersi stretti i propri piccoli privilegi, e perchè tanto colpiscono altri (drogati, prostitute, immigrati, ladri, poveri cristi …).
Poi nelle sue canzoni ci sono anche quelli che sentono la profonda ingiustizia del sistema e provano a reagire, ma mancando un movimento politico come il movimento, quello iniziale non quello attuale, non trovano altra via che combatterlo fisicamente.
Solo che il potere è troppo forte e finiscono schiacciati.
Una persona così fra un assassino e la polizia sta col primo a prescindere, perchè nemico del sistema, mentre il borghese, sempre a prescindere, sta con la polizia.
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“..De Andrè ha sempre descritto, conoscendola bene, anche per il suo passato da tossicodipendente”…
All’uopo segnalo questa sua bellisisma (e meno conosciuta di altre):
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👍🏻
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Più che il grandissimo de Andre,l’avventura dei 5s con il governo Draghi
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I grillini rivoluzionari??!! Grillo come Che Guevara? Di Maio come Robespierre? Suvvia, siamo seri! Il miglior Grillo, quello dei vaffa, io lo paragonerei al massimo a Masaniello, anche se non è un analfabeta ed molto più furbo. Mentre Di Maio non è stato più rivoluzionario di Renzi, ed è tutto dire. Grillo, attore navigato, quasi perfetto nel ruolo del giacobino alla genovese, è quello che convinse i grillini che Mario Draghi, cioè la quintessenza dell’establishment, era uno di loro. Grillo, bugiardo matricolato, è quello che presentò il nuclearista Cingolani come se fosse un ambientalista gretino (ma una consonante era sbagliata) e un degno successore del grande e rimpianto ministro Sergio Costa. Il quale invece andava confermato e difeso con tutte le forze. Come pure il bravissimo Alfonso Bonafede, sostituito da Cartabia, una controriformista che mi dà il voltastomaco solo a nominarla. Stamane il FQ ci ha spiegato, cifre alla mano, che con Draghi e Cingolani, sostenuti purtroppo dal fu “rivoluzionario” M5s, le rinnovabili in Italia sono crollate (meno 13% nel 2022) invece di decollare come sarebbe stato logico col prezzo del gas alle stelle. Di Maio, attore tirocinante, fece finta di chiedere l’impeachment di Mattarella (e c’erano tutte le ragioni) poi diventò più mattarelliano e più draghiano di Enrico Letta. Ed è tutto dire. Grillo e Di Maio si rimangiarono come nulla fosse la parola data agli italiani nella campagna elettorale del 2018 (anche all’ingenuo sottoscritto che li votò). Non faremo alleanze con nessuno, ma se non avremo la maggioranza assoluta accetteremo al massimo appoggi esterni. Poi si allearono con il peggiore di tutti, Salvini, e lì iniziarono i guai del Movimento. Signori, per essere rivoluzionari bisogna essere seri. 6 milioni di voti persi in 4 anni, ma senza Giuseppe Conte, che non sarà rivoluzionario ma è una persona seria, ficcatevelo nella zucca: il Movimento sarebbe SPARITO, ovvero avrebbe preso i voti da prefisso telefonico del partitino tragicomico di Di Maio e degli altri traditori. E lo avrebbe meritato eccome di sparire dopo la sequela inopinata e sciagurata di erroracci e tradimenti commessi. Con un atto finalmente rivoluzionario, facendo cadere Draghi, rompendo, sia pure in modo molto tardivo, la sciagurata e inopinata alleanza con Letta, Salvini, Berlusconi (!) e Renzi (!!), ALLEANZA VOLUTA DA GRILLO, Giuseppe Conte ha inaugurato con il nuovo Movimento un percorso di redenzione, un percorso di serietà. Non so dove potrà arrivare, ma almeno ci prova a offrire un’alternativa al paese. Chi dice che con l’avvocato il Movimento si è imborghesito è più ingenuo di me. Non ha ancora capito che si era imborghesito nel 2017, quando il padre padrone scelse come capo politico l’incravattato poltronista Di Maio al posto di un purosangue della politica movimentista come Alessandro Di Battista. Qualcuno dirà: fu la base a votare. Vi ripeto: non siate ingenui. Alessandro e Conte si stimano a vicenda: sono due idealisti, due politici per passione, non certo per mestiere, onesti, intelligenti, cocciuti il giusto. A mio modestissimo avviso, chi vuole il bene dell’Italia e del Movimento oggi deve sperare e lottare affinché i due trovino un percorso comune.
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Un commento che allarga il cuore!! Fantastico!! Grazie 🥰
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Grazie a te.
Volevo aggiungere o precisare una cosa. Il percorso del nuovo Movimento riparte dalle tante cose buone fatte. Da tutti, inclusi Grillo e Di Maio.
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Ergo: alla fine della parabola del grillismo, il gorilla c’entra eccome.
Anzi, un intero branco, di gorilla..
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Epperò per alcuni ce sta sempre il gorilla. Annassero allo zoo
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Non si può cercare Verità nelle canzonette, soprattutto in quelle che hanno tanto successo. C’è sempre un Editore che paga, in tanti ci guadagnano, si diventa ricchi.
Ormai la canzone non è semplicemente una canzone musicalmente ben fatta e ben cantata, si bada esclusivamente al messaggio che manda ( vedi rap che, guarda caso, da dove ci arriva?), e dagli anni ’60 e ’70 in poi ogni cosa è diventato ” messaggio ideologico” che veicola politica e pubblicità: dalla moda, al cibo, alla musica, alla comicità, al cinema…
Messaggi ideologici che per più provengono, nei modi e nei contenuti, da Oltreoceano. E chi pensa ” differente” non ottiene spazio.
Quanto la solita storia dei borghesi che stanno con i Carabinieri mentre gli ” altri ” stanno con i delinquenti ( nel caso della canzone di cui si parla addirittura assassini), occorrerebbe chiedersi come mai chi è diventato ricchissimo veicolando questo pensiero quando è toccato a lui dimostrare di essere dalla parte dei suoi ” eroi” alle Forze dell’ Ordine si è rivolto, eccome!
Si fanno sempre i fenomeni con le terga degli altri.
Insomma, come dice @Muky, sono solo canzonette. Triste che siano canzoni di occhiuti miliardari, edite da altrettanto occhiuti Editori, trasmesse da ancora più occhiuti media per lo più governativi, che ben fiutano l’aria, a dirigere i nostri pensieri ed i nostri passi, e senza alcun dubbio ( il dubbio è sempre visto con sospetto: fasciata, nazista. Proprio il fascismo ce lo ha insegnato che il pensiero dei ” buoni” è unico…,).
La presenza di Mattarella a Sanremo, che imita, come al solito, il comportamento dei Presidenti US sempre presenti alle continue ” celebrazioni” di cantanti e attori, ci ha dato la plateale conferma di tutto questo: sono i cantanti, gli attori, i rappers…che guidano la ” coscienza” del Paese.
Le canzoni ormai sono solo un pretesto: solo politica. Addirittura agli ordini del Presidente attore di un Paese in guerra che ci prescrive pure la programmazione della Scala, non pago di averci ridotto in mutande.
A forza di ben pubblicizzate canzonette e di ostracismo nei confronti dei ” bastian contrari”, le finte ” canzoni di protesta” che inondano il mercato, da decenni pubblicizzate ovunque hanno fatto il loro lavoro. Ridurre i cervelli al Pensiero unico che non coglie più nemmeno le contraddizioni a volte clamorose dei messaggi che veicolano.
Basta guardarsi intorno e si vedono chiaramente i risultati di tutto ciò.
I nostri think tank sono cantanti, attori, influencer pieni di soldi. E nessuno che si chieda come mai sono lì, per quale ragione gli si conceda tanto spazio,tanta pubblicità e tanta ricchezza.
La stessa ragione per cui ci si sbraccia per Patrick Zaki, da tempo libero e bello,mentre si nasconde il destino di Assange. O si entra in guerra contro la Russia mentre si partecipa allegramente all’invasione e alla devastazione di altri Paesi.
Convenienza, signori, convenienza…
Ormai incapaci di ” bastian contrario”, di cogliere qualsivoglia contraddizione, allegramente eseguiamo.
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E niente, er mare de @azzate è n’oceano.
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