Lo sciopero dei benzinai: concorrenza e trasparenza

Entrambe le parti non vogliono andare allo scontro

(Luca Ricolfi – repubblica.it) – Così, alla fine, i benzinai non sono andati fino in fondo con lo sciopero, interrotto dopo 24 ore. E il governo non è andato fino in fondo con il suo decreto, preferendo dare ampi segnali di disponibilità a rivedere le proprie posizioni. La lezione pare essere che entrambe le parti non vogliono andare allo scontro, e che un punto di equilibrio verrà trovato, forse fin dall’incontro previsto per l’8 febbraio.

Ma quale punto di equilibrio?

Per provare a immaginarne uno, nei giorni scorsi ho fatto una piccola indagine, a partire dal mio benzinaio. Vado alla sua stazione, vedo che il prezzo è alto, e che lui è arrabbiatissimo. Non tanto per l’imminente obbligo di aggiungere (e aggiornare quotidianamente) la nuova cartellonistica con i prezzi medi regionali, ma proprio per la ragione per cui sono un po’ arrabbiato anch’io in quanto automobilista: il prezzo è troppo alto. E qui apprendo una cosa strana: la grande compagnia che lo rifornisce impone a lui un prezzo alto (che allontana gli automobilisti), ma fissa un prezzo sensibilmente più basso a stazioni situate a pochissima distanza dalla sua. Incredulo, faccio un paio di chilometri e scopro che una stazione della stessa catena vende la benzina a 7.7 centesimi in meno, un’altra a 9.7 in meno, e una terza poco più in là addirittura a 13.7. Insomma nel raggio di pochi chilometri, e a parità di marca, il differenziale di prezzo è dello stesso ordine di grandezza dei famosi 18 centesimi di accise, in meno o in più, che hanno scatenato il putiferio delle ultime settimane.

Dunque la domanda è: perché le grandi compagnie impongono differenziali di prezzo così marcati nel medesimo territorio?

Non conosco la risposta, ma che ci sia qualcosa che non va paiono suggerirlo due notizie degli ultimi giorni sui controlli della Guardia di Finanza, in parte richiesti dall’Antitrust.

Prima notizia. Nel periodo marzo-dicembre 2022 la Guardia di Finanza ha effettuato oltre 5000 controlli, riscontrando irregolarità e violazioni in più di 1 caso su 2. Le violazioni riguardano principalmente mancate comunicazioni al Mimit, ma anche la mancata affissione dei prezzi, o la non corrispondenza fra prezzo dichiarato e prezzo praticato.

Seconda notizia. L’Antitrust ha messo nel mirino le cinque principali compagnie petrolifere operanti in Italia (Eni, Esso, IP, Q8, Tamoil), che controllano circa l’80% del mercato, per omesso controllo sulle pratiche dei gestori (benzinai) in materia di prezzi, loro esposizione, trasmissione al Mise. In breve: le irregolarità (circa 1000 quelle riscontrate) sono dei benzinai, ma le compagnie non vigilano, nonostante la legge preveda che lo facciano.

Se mettiamo insieme tutte queste informazioni, sembra logico concludere in modo vagamente salomonico. I benzinai, o meglio una parte dei benzinai, hanno le loro responsabilità in materia di trasparenza dei prezzi, ma le compagnie sono doppiamente responsabili, perché non vigilano come sarebbe loro dovere ma soprattutto perché impongono ai rispettivi benzinai differenze di prezzo significative e difficilmente spiegabili. Né si può escludere che, posto che cinque compagnie controllano l’80% del mercato, siano in atto comportamenti collusivi sui prezzi, a danno della concorrenza.

E il governo?

A me pare che l’esigenza di portare un po’ di trasparenza sui differenziali di prezzo sia sacrosanta, e anzi vada semmai rafforzata (con i controlli, più che con le multe). Ho invece molti dubbi che i cartelli con i prezzi regionali medi siano la soluzione giusta. Questo per due ragioni.

La prima è di natura politico-ideologica: trovo paradossale che un governo che ha come motto “non disturbare chi vuole fare” agisca aumentando gli adempimenti e (sia pure di poco) i costi di produzione. La seconda è di natura tecnica: forse l’esposizione del prezzo medio regionale non è la strada migliore. Per l’automobilista, molto più utile sarebbe sapere se, nei dintorni della stazione in cui vuole rifornirsi, ci sono stazioni sensibilmente più convenienti. Ebbene, non tutti lo sanno, ma questo tipo di informazione già c’è. Non tanto perché esistono vari siti che consentono di avere notizie più o meno accurate e aggiornate sui prezzi praticate nelle varie stazioni, ma perché è il Governo stesso, con il sito Osservaprezzi carburanti del Mimit, a fornire questo prezioso servizio. Basta andare sul sito https://carburanti.mise.gov.it e, con pochissimi clic, si può scegliere una zona e un carburante, e ottenere la lista delle stazioni di servizio in ordine di prezzo: le differenze sono impressionanti. E c’è pure una app gratuita, che consente di farlo da telefonino. Che cosa c’è di meglio per garantire trasparenza dei prezzi e far funzionare la concorrenza? Di qui una modesta proposta: benzinai e compagnie si diano finalmente da fare per garantire informazioni veritiere e tempestive sui prezzi, il governo ritiri l’obbligo di esporre il prezzo medio regionale e, semmai, migliori la sua già utilissima piattaforma dei prezzi e la sua app. Con una app ben fatta e automobilisti avvertiti, la concorrenza farà diminuire i prezzi, senza alcuna necessità di appesantire gli adempimenti dei benzinai.

3 replies

  1. Non è certo la prima volta che i benzinai indicono uno sciopero poi lo ritirano
    Preoccupato dal noto ” effetto penuria” anche chi deve starsene a casa ed ha il serbatoio mezzo pieno, corre a fare benzina. Code ai distributori, che incassano in un giorno quanto in una settimana. Ovviamente lo sciopero viene subito dopo ” sospeso”.

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  2. Un pieno di verità.
    Le fiamme avvolgono l’auto con me dentro, il benzinaio, la regione, lo stato, il mondo, l’universo (ecco la verità).

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  3. Questa cosa dei benzinai avrebbe potuto tranquillamente essere evitata. Questo governo ha già dato bella prova di sè, non c’è che dire.

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