(adnkronos.com) – No alla riforma del Mes. Il diniego di un nutrito gruppo di parlamentari M5S viene messo nero su bianco in una lettera inviata ai vertici del Movimento. Al netto dei toni concilianti della missiva, il niet suona forte e chiaro, fino alla minaccia di voto contrario in Parlamento al momento della ratifica.
La lettera è indirizzata al capo politico Vito Crimi, ai capigruppo di Senato e Camera pentastellati, Ettore Licheri e Davide Crippa, e a esponenti del governo come il ministro degli Esteri Luigi Di Maio e il sottosegretario a Palazzo Chigi Riccardo Fraccaro. Secondo quanto si apprende, venerdì alle 20.45 si terrà un’assemblea congiunta in videoconferenza con Crimi, proprio per discutere della riforma del Mes in vista del prossimo Consiglio europeo.
“Anche lo scorso anno – ricordano i firmatari – si dava tutto per chiuso ma siamo riusciti nel nostro intento”, ovvero rinviare la riforma con lo stop dell’Italia, “ora è il momento di non arretrare su posizioni che non sono nostre. Ciò è ancora più vero in un momento storico in cui serve reale integrazione europea e spirito di solidarietà fra i Paesi dell’Eurozona, piuttosto che il potenziamento di istituzioni intergovernative esterne alle istituzioni comunitarie. In difetto, l’unico ulteriore passaggio che i parlamentari del MoVimento 5 Stelle avrebbero per bloccare la riforma del MES sarebbe durante il voto di ratifica nelle due Camere”, sottolineano in modo inequivocabile.
Nella lettera, i parlamentari si soffermano su tutte le tappe che hanno portato alla riforma. “In questi ultimi mesi – osservano – non sono mutati né i termini della riforma, né il ‘pacchetto completo’. Ciò che è cambiata invece è la volontà di quasi la metà del Parlamento di accedere al Mes, rendendo de facto questo strumento più vicino al nostro paese, ed il contesto macroeconomico legato alla pandemia Covid che rende ancora più inadeguato questo strumento”.
“L’Europa del postcovid non può essere retta da strumenti pensati per assecondare politiche di austerità. Irrigidire ulteriormente questi strumenti, peraltro, sarebbe un grave errore storico, e non può bastare dire di non volere accedere al MES per avallare a cuor leggero una sua reformatio in peius, proprio per via dei suoi effetti immediati e perché nessuno può essere certo di rimanere al governo del Paese per sempre. In sintesi, il nuovo contesto dovrebbe portarci a riaffermare, con maggiore forza e maggiori argomenti, quanto già ottenuto negli ultimi mesi: NO alla riforma del MES”.
Gli eletti 5 Stelle, “consci delle diverse posizioni nella maggioranza, che non vogliamo in nessun modo mettere a rischio”, chiedono dunque “che nella prossima risoluzione parlamentare venga richiesto che la riforma sia subordinata alla chiusura di tutti gli altri elementi (EDIS e NGEU) delle riforme economico-finanziarie europee in ossequio alla logica di pacchetto, o in subordine, a rinviare quantomeno gli aspetti più critici della riforma del Mes”. Ora è il “momento di non arretrare su posizioni che non sono nostre”, pena il voto contrario in Parlamento, ultima spiaggia per fermare una riforma che i firmatari della lettera osteggiano in maniera inequivocabile.
NEL M5S C’È CHI SI SFILA – Alcuni eletti 5 Stelle stanno prendendo le distanze dalla lettera che la ‘fronda’ grillina ha inviato ai vertici. “Vorrei che la mia firma alla lettera sulla risoluzione venisse tolta in quanto erroneamente inserita”, è la richiesta, secondo quanto apprende l’Adnkronos, avanzata via mail dal deputato M5S Mattia Fantinati, il cui nome compariva nell’elenco dei firmatari. Anche la deputata Iolanda Di Stasio si sfila: “Ho più volte ribadito la mia contrarietà all’attivazione del Mes per il nostro Paese, ma mai firmato la lettera”.
Interviene in una nota anche la senatrice del Movimento 5 Stelle Loredana Russo: “Smentisco di aver firmato tale lettera, di cui non avevo nemmeno letto il testo fino alla pubblicazione dell’articolo in questione. Resto fermamente contraria al ricorso al Mes, ma ogni mia scelta anche sulla riforma di tale strumento avverrà all’esito di un confronto interno al gruppo e nel pieno rispetto delle decisioni che assumeremo collegialmente come sempre fin qui avvenuto”.
Revoca la sua adesione la deputata M5S Sabrina De Carlo. “Pur condividendo nel merito la proposta dei colleghi e appoggiando pienamente la posizione del MoVimento 5 Stelle di piena contrarietà all’uso di uno strumento che non risolverebbe i problemi del nostro Paese, accendendo un ulteriore debito, ho revocato la mia adesione alla lettera inviata onde evitare sterili strumentalizzazioni politiche” spiega De Carlo.
Siamo al redde rationem. La lettera rappresenta una manifestazione di coerenza rispetto al programma del M5S sul Mes, e rispetto anche alla risoluzione votata un anno fa esatto, che legava l’approvazione della riforma alla c.d. logica a pacchetto sugli altri strumenti di intervento UE. Portarla fino in fondo non sarebbe altro che la logica conseguenza delle scelte di allora: finalmente il PD, IV e gli altri eurofanatici capirebbero che in un governo di coalizione non comanda necessariamente il PD, specie se il Movimento ha ancora la maggioranza relativa in Parlamento, e che nemmeno si prendono ordini da Bruxelles dicendo sissignore com’è avvenuto finora. Sarebbe un atto di dignità e di coerenza.
Ma.
Innanzitutto c’è da immaginare che il documento sia già oggetto di un fuoco di fila da parte del PD e di IV, che faranno pressioni immense, assieme a Bruxelles, affinché i “ribelli” siano stanati, bastonati e ridotti all’obbedienza (come osano prospettare un “no” all’Europa?), minacciando in caso contrario di far cadere il governo e di spedire Conte a pulire i cessi della sua università. E infatti si vede già che, tra i firmatari, alcuni topi stanno lasciando la barca che affonda, poiché questi cuor di leone, visto il polverone suscitato, hanno già deciso di ritirare il proprio nome, alcuni con scuse ridicole (“non sapevo”, “non voglio che sia strumentalizzata”).
Anche se resisteranno, comunque, i dissidenti si troveranno di fronte a un bivio: andare fino in fondo o ritrattare all’ultimo.
Fermo rimanendo che, anche se costoro votassero no, il governo si salverebbe lo stesso, con tutta probabilità grazie al soccorso dei responsabili forzaitalioti, resta la domanda: ci sarà ancora un barlume di coerenza o questa lettera non è che un fuoco di paglia?
Dovessi scommettere, io ai Lloyds di Londra punterei una bella sommetta sul fatto che, comunque, il 9 l’Italia dirà sì alla riforma del Mes.
"Mi piace""Mi piace"
I voti ritornano col coraggio. È questo che non vogliono capire Crimi e buonafede.
Gli italiani amano quelli con le palle
"Mi piace""Mi piace"