
(di Massimo Gramellini – corriere.it) – È sorprendente che un noto liberale come Matteo Salvini accusi gli europarlamentari di Forza Italia di avere salvato Ilaria Salis dalle fauci di Orbán, aggiungendo i loro voti a quelli del centrosinistra nella segretezza dell’urna.
Lungi dal considerarli dei traditori, ero convinto che li avrebbe ringraziati per la coerenza.
Il centrodestra, di cui Salvini fa parte fino a prova contraria, ha fondato la sua storia sulla strenua difesa delle libertà individuali. E il garantismo è come la tolleranza: ha un senso solo se lo applichi anzitutto ai tuoi avversari, specie quando il sistema giudiziario che li reclama appartiene a una democrazia piena di buchi come l’ungherese.
Neanche il peggior nemico di Ilaria Salis può onestamente affermare che ci sia un giudice a Budapest. Un magistrato, cioè, in grado di valutare con autonomia e indipendenza l’operato della eurodeputata italiana, dopo che un ministro del governo Orbán le ha già recapitato un messaggio minatorio con le coordinate del carcere.
In un contesto del genere, mandarla a processo equivaleva a mandarla in galera. Il reato che le contestano è stato commesso prima della sua elezione, certo. Ma con che coraggio, e con che umanità, un liberale può consegnare una rivale a un destino già scritto?
Viva i «traditori» per averci evitato l’ennesima replica di uno spettacolo grottesco. Quello di una parte politica che vuol negare alla controparte le stesse garanzie che pretende per sé.
“Il centrodestra, di cui Salvini fa parte fino a prova contraria, ha fondato la sua storia sulla strenua difesa delle libertà individuali” cioè salvare sempre e comunque i suoi rappresentanti mafiosi, camorristi, evasori etc.
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Che poi proprio questo PAGLIACCIO parla?
L’hanno salvato per le accuse sulla nave del 2018, anzi su due differenti casi ad essere sinceri. Ma nel primo caso fu il governo che si schierò con lui. Ovviamente ha la memoria corta.
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