Il catalogo è questo – Alla lista potremmo aggiungere anche Serbia, Egitto, Algeria e Afghanistan: quei Paesi dove la nostra idea di democrazia ha portato instabilità, conflitti e islamismo radicale

(Di Massimo Fini – ilfattoquotidiano.it) – Eh già. Adesso si ammette che l’aggressione all’Iraq del 2003 fu un “errore” perché nelle prigioni di Saddam Hussein si formarono gli al-Qaedisti, non ancora Isis, e quell’“errore” costò dai 650 mila ai 750 mila morti, molti di più di quelli provocati dal raìs di Baghdad prima della sua caduta.
Eh già. Adesso si ammette, sia pur obtorto collo, che l’aggressione alla Serbia del 1999, governo D’Alema, oltreché illegittima, fu un errore, perché rafforzò la componente islamista nei Balcani che, diventata Isis, è oggi a un passo da noi. Ma questo “errore” causò circa seimila morti, equamente divisi fra i serbi e gli albanesi kosovari che pur si diceva di voler difendere. Qualche collaboratore del Fatto che aveva sostenuto quell’aggressione si è pentito, Massimo D’Alema no. Aver detto questa verità al programma di Giovanni Floris, Ballarò, presente D’Alema, mi causò l’embargo su tutti i programmi Rai e Fininvest.
Eh già. Oggi si ammette, ma solo dopo che siamo stati vergognosamente sconfitti, che l’invasione occidentale e soprattutto americana in Afghanistan, guerra condotta per motivi puramente ideologici, è stata un “errore”. Ma questo “errore” ha provocato circa 400 mila morti fra gli afghano-talebani, cifra al ribasso perché, si sa, gli afghani, soprattutto se talebani, non sono uomini come tutti gli altri.
Eh già. Che l’aggressione alla Libia del colonnello Mu’ammar Gheddafi, oltre che un “errore”, sia stato un orrore non lo si ammette. Ma parlano i fatti. Oggi la Libia come Stato non esiste più. Ha un governo fantoccio a Tripoli sostenuto dall’Onu e dagli occidentali, che conta meno di niente, e un centro di potere, sia pur limitato, a Bengasi sotto il controllo del tagliagole Haftar. Tutto il resto è un gozzillaio di milizie, dove spadroneggiano gli Isis, ai quali i “mercanti di morte” devono pagare una taglia per salpare dalle loro coste. Qual era la colpa di Gheddafi? Aver favorito gli esponenti della sua tribù, i Warfalla. Ma all’epoca di Gheddafi la Libia era un Paese tranquillo dove i turisti accorrevano per vedere le rovine romane di cui la Libia ha importanti reperti. Non c’erano in Libia le spaventose prigioni di oppositori, come invece è adesso.
Eh già. Gli occidentali plaudirono al golpe che defenestrò i Fratelli Musulmani che avevano vinto nel 2012 le prime elezioni libere in Egitto. Il pretesto era che i Fratelli avrebbero instaurato una dittatura. In realtà, in nome di una presunta dittatura, si legittimava quella precedente. Ai Fratelli, che non avevano introdotto nessuna legge tipo Shar’ia, si imputava di non esser stati efficienti. Se questo criterio dovesse essere adottato, poniamo, in Italia sarebbe legittimo un golpe all’anno. Il risultato è che una frangia dei Fratelli si è data all’Isis. E il doloroso paradosso è che ad attuare il golpe fu il braccio destro di al-Sisi. Risultato: abolizione di tutti i diritti civili e circa 222 mila desaparecidos oltre ad altri di cui non sappiamo più nulla perché la dittatura di al-Sisi ha abolito ogni opposizione e messo l’embargo sulle notizie spiacevoli che potrebbero arrivare all’estero. Patetica è la richiesta del governo e della magistratura italiana di chiamare a rispondere il governo egiziano per la tortura e l’uccisione di Giulio Regeni (sia detto di passata: molto ingenua, sprovveduta e quasi criminale fu la pretesa dell’Università di Cambridge, in cui Regeni stava facendo un dottorato, di sondare i sindacati “autonomi” egiziani. Forse era una delle poche volte in cui i servizi segreti egiziani avevano qualche ragione di sospettare). Dubito molto che al-Sisi si presenti al Procuratore capo di Roma per dare qualche informazione sugli assassini e i torturatori di Regeni. Sarebbe molto meglio che con questa inutile farsa la si faccia finita una volta per tutte. Oggi l’Egitto di al-Sisi, altra tragica ironia, si propone come mediatore fra gli estremisti islamici di Hamas e il governo di Netanyahu. Abbiamo molti lucrosi traffici con l’Egitto e il denaro, si sa, “non olet”.
Eh già. La stessa inversione di responsabilità si è attuata in Algeria nel 1991 quando il FIS, Fronte Islamico di Salvezza, per nulla radicale, che aveva vinto regolarmente le elezioni, fu tolto di mezzo da un golpe appoggiato da tutto l’Occidente. E che fece allora l’ala più radicale del FIS? Quello che avrebbero fatto in seguito i Fratelli Musulmani: aderì all’islamismo radicale con una conseguente, sanguinosissima, guerra civile. Per aizzare l’odio contro i dissidenti, il governo algerino incendiava e metteva a ferro e fuoco i villaggi. In un’intervista un colonnello francese, che stava con i generali, confermò questa strategia del massacro. Insomma, le elezioni ci vanno bene quando le vinciamo noi, gli occidentali o i nostri amici, ma sono nulle se le vincono i nostri avversari. Il solito doppiopesismo.
Cambiamo scenario. La Siria. Qui, apparentemente, gli occidentali non hanno alcuna responsabilità. Assad è stato appoggiato da Iran, Russia, Cina, Corea del Nord, Egitto e Iraq. Ma in Occidente si fa fatica ad ammettere che i veri vincitori sono gli islamisti radicali di Hayat Tahrir al Sham guidati da al Jolani. Al Jolani si presenta come moderato e cerca di rassicurare l’Occidente facendo dimenticare le sue adesioni ad al-Qaida e all’Isis. Non credo proprio che ciò basti. Questa sua moderazione o si dimostrerà una finzione e avrà breve durata o se finzione non è al Jolani sarà messo da parte dai “duri e puri” dell’Isis, il cui obiettivo non riguarda storie locali, di cui peraltro approfitta, ma la distruzione dell’intero Occidente. E dubito molto che l’Isis si lasci sfuggire un’occasione così favorevole, cioè di instaurare uno Stato Islamico non più in una regione ristretta, come fu a Raqqa e Mosul, ma al centro del mondo in un “mucchio selvaggio” che coinvolge tutti, tranne le realtà, e anche qui in modo limitato, dei Paesi sudamericani. Gli Isis sono i più forti e i più coraggiosi, anche perché hanno la vocazione al martirio che altri gruppi islamisti non hanno. Gli Isis avranno ragione in Siria e non solo, anche perché gli “errori” dell’Occidente hanno contribuito a crearli. Gli occidentali, e non solo loro, hanno poco di che gioire per la defenestrazione di Assad. Oggi al posto di Assad c’è un radicalismo islamista che ha dimensioni mondiali.
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Nel mondo di oggi l’occidente non riesce più ad imporsi come una volta . Cerca disperatamente di mostrare i muscoli ma è tutto inutile ,dovunque prendono sonore legnate . Il pericolo è quello che presi dalla frustrazione arrivino ad utilizzare le atomiche .
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Già fatto in giappone… quindi facile pensare che lo facciano ancora.
Pur di arrivare a dominare il mondo … non ci pensano due volte.
Sempre il profitto contro il genere umano…
Sempre il profitto contro il pianeta.
Il profitto non ha limiti perchè è l’uomo che non ha limiti alla sua arroganza,al suo potere.al suo….PROFITTO!
E qui non c’è religione che tenga e che giustifichi tutto ciò!
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Non solo il profitto, anche l’arroganza dell’imperialismo.
Il potere in sé, il bastone del comando: una vera malattia.
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Grazie Massimo, avanti
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