Le proposte di genitori e dirigenti per rimediare

(Alex Corlazzoli – ilfattoquotidiano.it) – “Mai come quest’anno servirebbe un’azione forte per contrastare il caro libri”. A suonare il campanello d’allarme sono gli studenti e le associazioni dei genitori. Il tetto massimo di spesa, fissato dal ministero, è ormai sforato abbondantemente da anni ma le famiglie in questi giorni sono costrette a far fronte a un nuovo incremento rispetto al 2022. A fornire i dati al Fattoquotidiano.it è la Rete degli Studenti Medi: siamo passati da una spesa media (per i testi della secondaria di secondo grado) di 318 euro dell’anno scorso (già oltre il tetto) a 340 euro. Se un libro di scienze, nel 2022, costava in media ventidue euro oggi la stessa edizione è aumentata di tre euro.
Così i libri di italiano sono passati da 18 a 20 euro e quelli di storia dell’arte da 26,80 a 30, 5 euro. “Tendenzialmente – ci spiega il coordinatore nazionale Paolo Notarnicola – i rincari sono di circa due euro a testo, che anche se sembrano pochi in sé, si moltiplicano e vanno ad impattare sulle famiglie già colpite dal carovita”.
Una situazione ben nota a mamme e papà tant’è che Angela Nava, presidente dell’associazione “Genitori Democratici” e Claudia Di Pasquale, presidente Age chiedono di ripristinare il tavolo che un tempo c’era in viale Trastevere proprio sull’adozione dei testi: “È da circa quindici anni – dice Nava – che non viene convocato ma sarebbe ora di rispolverarlo”.
D’altro canto la filiera dell’adozione è complessa. Intanto va detto che a definire i tetti di spesa è un Decreto ministeriale (il numero 781) del 2013. Il limite di spesa vigente per le superiori è rispettivamente a 294 euro per la prima classe; 117 per la classe seconda e 132 euro per la terza classe.
L’eventuale superamento del tetto di spesa è consentito entro il limite massimo del 10% ma dev’essere approvato dal collegio docenti (il “parlamentino” della scuola) che entro la seconda decade di maggio delibera l’adozione dei nuovi testi dopo un passaggio nei consigli di classe dove vengono presentati anche ai rappresentanti dei genitori.
“Le scuole – spiega Notarnicola – non riescono a contenere i prezzi al di sotto del tetto massimo, con cifre che in alcuni casi raggiungono anche i 370 euro. L’ elevato costo, nei fatti, complica ulteriormente l’accessibilità della formazione, aumentando le spese a carico delle famiglie”. Non solo. A detta del coordinatore della Rete “le misure messe in campo a supporto degli studenti ad oggi sono insufficienti. Si tratta per lo più di iniziative dei singoli Comuni, disomogenee sul territorio nazionale, che garantiscono la gratuità a malapena alle famiglie con Isee sotto i 10mila euro. Serve un fondo nazionale che copra interamente il costo dei libri almeno fino ad una soglia Isee di venticinque mila euro, avendo come obiettivo il dettato costituzionale della gratuità dell’istruzione”.
A condividere le parole di Notarnicola è Angela Nava: “C’è un’impotenza nel governare questo processo. Ogni anno facciamo i conti con nuove edizioni non diversi dalle precedenti e libri che servono più agli insegnanti che agli allievi. Forse sarebbe ora di usare il testo digitale ma in questo Paese sembra un miraggio”.
A porre la questione sul piano didattico sono anche i dirigenti scolastici. Lo sa bene Cristina Costarelli a capo del liceo “Newton” a Roma e numero uno dell’Anp Lazio: “Dobbiamo spostare il ragionamento. Il testo non dev’essere un vincolo e non deve dettare il programma ma dev’essere minimale e flessibile. Vedo delle antologie da cinquecento pagine che fanno scappare la voglia di studiare e che, magari, non sono nemmeno adoperate. I tetti sono stati fissati nel 2013 e mai alzati ma l’inflazione la sentono anche gli editori”.
Un’altra soluzione arriva da Claudia Di Pasquale, presidente Age: “Si dovrebbe poter scaricare la spesa dei libri dalla dichiarazione dei redditi a seconda dell’ Isee senza ricorrere a buoni cui l’accesso è difficile”.
E sul ruolo dei genitori aggiunge: “Spesso ci ritroviamo ad approvare, nei consigli di classe, le decisioni dei docenti perché temiamo a dire la nostra. E’ chiaro, tuttavia, che comprare di anno in anno un libro di storia è assurdo: i Fenici non cambiano. A pagare il costo maggiore di questo “gioco”, purtroppo sono le fasce più deboli”.
D’altro canto l’Associazione italiana editori si difende in questo modo: “La crescita dei prezzi dei testi scolastici – spiega Paolo Tartaglino, vicepresidente dell’Aie Italiana e presidente del gruppo educativo – è stata di oltre sei punti percentuali inferiore all’inflazione reale nel 2022 e si mantiene ben al di sotto dell’inflazione anche nel 2023. Nella scuola primaria i prezzi non sono stati aggiornati all’inflazione reale e nella scuola secondaria i tetti di spesa, fermi da anni, non possono più costituire un riferimento adeguato e creano serie difficolta a dirigenti scolastici e docenti nel poter scegliere gli strumenti più adatti alle loro esigenze didattiche. Serve un intervento di sistema che permetta di assorbire criticità che il settore editoriale da una parte e la scuola dall’altra non possono più risolvere autonomamente”.
QUALE E’ IL PROBLEMA ? SI FA UN BONUS. POICHE’ IL SAPERE NON PUO’ ESSERE RISTRETTO IN UNA SERIE DI NOZIONI DA “SUSSIDIARIO” SCOLASTICO MA E’ MOLTO PIU’ VASTO , ALLORA SI PUO’ UTILIZZARE PER TUTTO, ANCHE PER L’ ACQUISTO DI STRUMENTI MUSICALI O DI OPERE D’ARTE DI PITTURA O SCULTURA. QUALE E’ IL PROBLEMA ?
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Al contempo dobbiamo prendere in considerazione la costituzione, che prevede per la scuola dell’obbligo che si faccia carico lo stato.
Non vedo perché se la legge lo prevede, deve essere così disattesa, e sempre a danno dei cittadini.
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Come ci ha, del tutto inintenzionalmente, messo una pulce nell’orecchio Angela Nava, il punto è produrre una situazione in cui ci si possa sbarazzare degli ultimi libri rimasti nelle case degli italiani (da quando questi ultimi non hanno più alcuna idea di dove si trovi una libreria). E questo lo si potrà fare spingendo – con la pragmatica, buonissima e democraticissima coscienza di essere andati incontri alle difficoltà economiche di milioni di famiglie – all’utilizzo di testi digitali
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Quintali di carta dei quali se ne usa una piccolissima parte.
Ho esperienza di una scuola in Sudafrica: notebook leggero da portarsi su e giù a casa ( acquistato tramite la scuola una volta per tutte) e biblioteca scolastica fornitissima che acquista i testi ed i manuali e li da in uso gratuito agli studenti che devono averne cura perché rimarranno proprietà della scuola per gli anni seguenti. Se danneggiati andranno risarciti.
Ovviamente, chi vuole e può, può privatamente acquistarsi quello che vuole.
Ma la lobby dei librai, che ormai guadagnano solo sui libri di scuola che cambiano praticamente ogni anno e sono un grosso affare garantito dallo stato, da noi è dura a morire.
Ovviamente che vuole
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Ma perchè poi i libri di testo devono cambiare ogni anno? A parte il testo di Storia, non ne vedo la ragione se non quella di continuare a distruggere per consumare.
https://beppegrillo.it/la-storia-delle-cose/
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Si faccia la domanda e si dia la risposta.
Io sono ” analogica” e certamente preferisco i libri di carta, ma non vedo nessuna differenza nel leggere un ebook. Sempre lettura è, molto più ecologica, comoda ( mai fatto un trasloco con migliaia di libri? E negli appartamenti sempre più piccoli dove si mettono?) e la biblioteca l’hai sempre con te.
È solo questione di abitudine.
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Non capisco:
1- La Melona non parlava delle tasse come di un PIZZO DI STATO? E questa dei libri cosa sarebbe?
2-ma senti, i librai si lamentano che i prezzi sono rimasti quelli del 2013 e dicono che gli aumenti sono sotto il livello dell’inflazione. Ma se quest’anno ci dicono che un libro aumenta del 10% da 22 a 25 euro, con che faccia dicono queste menzogne? E sopratutto, CHI decide che ogni anno devi comprare un libro di storia nuovo? Di matematica, di diritto?
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Non ci entra il Ministro. Nulla vieta al Consiglio di Istituto ed al Dirigente manager di decidere altrimenti.
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Appunto: perché fanno queste decisioni a carico delle famiglie?
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Farsi la domanda e darsi la risposta.
Come camperebbero le Case Editrici e tutto l’ambaradan pseudo intellettuale che ci gira intorno, poi? Col romanzetto estivo? Col libretto della Littizzetto?
Chi compra più un saggio ( di poche pagine, per carità !) che non sia della solita compagnia di giro politicamente corretta e presentato in TV come ” epocale”?
Ma ormai la propaganda è in moto ed è colpa del Governo anche il costo del caffè…
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