Censure mussoliniane, censure preventive: i chierici non cambiano

Ricardo Franco Levi, presidente dell’Associazione editori, in veste di commissario straordinario del governo per l’Italia paese ospite alla Fiera di Francoforte (del 2024!), con larghissimo […]

(di Silvia Truzzi – ilfattoquotidiano.it) – Bocciati – Francolevi, Francoforte. Ricardo Franco Levi, presidente dell’Associazione editori, in veste di commissario straordinario del governo per l’Italia paese ospite alla Fiera di Francoforte (del 2024!), con larghissimo anticipo aveva scritto una lettera con la quale chiedeva a Carlo Rovelli di rinunciare alla lectio magistralis durante la cerimonia di apertura della manifestazione, a causa delle sue prese di posizione sulla guerra in Ucraina (che nulla hanno a che vedere con la lectio suddetta): “Il clamore, l’eco, le reazioni che hanno fatto seguito al suo intervento al concerto del Primo Maggio — ha scritto Levi a Rovelli — mi inducono a pensare, mi danno, anzi, la quasi certezza, che la sua lezione che così fortemente avevo immaginato e voluto per la cerimonia di inaugurazione della Buchmesse con l’Italia Ospite d’Onore diverrebbe l’occasione non per assaporare, guidati dalle sue parole, il fascino della ricerca e per lanciare uno sguardo ai confini della conoscenza, ma, invece, per rivivere polemiche e attacchi”. Poi la cosa è rientrata perché il governo si è smarcato e gli editori hanno vivacemente protestato contro l’assurdo silenziatore (le censure trovano sempre il proprio antidoto), Levi ha rilanciato l’invito (perdendo la faccia, come da lui stesso amesso al Salone di Torino) e resterà commissario, a dispetto delle molte richieste di dimissioni. Che dire? “La trahison des clercs” ha quasi cent’anni, non è affatto invecchiato.

Aporia culturale
Meta aveva negato l’apertura di un account Instagram all’eurodeputata di Forza Italia Alessandra Mussolini per via del suo cognome. Lo ha raccontato lei con questo edificante apologo: “Sto tentando di aprire un account Instagram con il nome Alessandra Mussolini. Lo faccio per lavoro, perché ormai le piattaforme sono fondamentali per lavorare. Mi hanno mandato una spiegazione in cui dicono che non accettano l’account per la policy della community”. Attenzione, che non è finita. Ideona: “Ho provato a farlo con Alessandra Gramsci, e me lo prendono. Ho provato con Alessandra Berlinguer, e me lo prendono. Con Alessandra Mussolini, no. Ma io non mi cambio il cognome per Instagram. Questo è un pregiudizio che diventa violenza”. Ma vero che le limitazioni della libertà sono brutte? Per dire: ebrei e dissidenti, ai tempi del nonno, per il loro nome rischiavano la pelle. Chissà se qualcuno le ha poi spiegato che né Berlinguer né Gramsci hanno insanguinato l’Italia con la violenza squadrista, né l’hanno mandata in guerra e nemmeno le hanno imposto la vergogna delle leggi razziali (Gramsci per altro, arrestato su ordine del nonno perché bisognava “impedire a quel cervello di funzionare per vent’anni”, è morto in carcere). Ma tranquilli, la favoletta ha il lieto fine: l’egemonia culturale ha ceduto e Alessandra Mussolini ha il suo account Instagram.

Ministro fazioso
L’addio di Fabio Fazio alla Rai tiene (e terrà) banco. La scelta del conduttore di Che tempo di traslocare su Discovery ha mandato in brodo di giuggiole il ministro Salvini che nella evidentemente incontenibile eccitazione del momento ha fatto a Fazio il regalo di questo tweet: “Belli ciao” (pensa di essere spiritoso?). Carlo Canepa su Twitter ha contato il numero di frecciatine e pseudo post che negli ultimi anni Matteo Salvini ha dedicato a Fabio Fazio: più di 40 cinguettii, usando espressioni come: “l’eccitato Fazio”, “kompagno Fazio”, “super-pagato Fazio”, “Fazio-Flop” (chi è il fazioso?). Martedi sera, poi, mentre l’Emilia Romagna annegava in un mare di fango, l’incontenibile ha twittato: “Cuore e impegno (e telefono che squilla di continuo) dedicati ai cittadini di Emilia e Romagna che lottano con acqua e fango. Un Milan senza cuore, grinta e idee non merita neanche un pensiero”. Che però lo meritava, se alla fine il ministro ha voluto metterlo. Ora, a parte le questioni di opportunità che non sono poca cosa, ma costui quando lavora?

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1 reply

  1. Siamo pieni di questi personaggi strapagati per non fare altro che danni e per di più con seri sproloqui indegni di una classe politica che dovrebbe svolgere la propria carica con onore , lo hanno giurato .e sono ancora li ad ammorbarci con i loro demenziali messaggi..

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