Il grosso problema del canone Rai

Il governo sembra indeciso se abolirlo o cambiare la modalità di prelievo. I sindacati sono in allarme: “Tornare al bollettino sarebbe la morte dell’azienda”

(Antonio Piccirilli – today.it) – Che ne sarà del canone Rai? I sindacati, in allarme, chiedono lumi al governo per capire cosa devono aspettarsi dopo le ipotesi ventilate da più parti di abolizione o revisione del metodo di esazione dell’imposta. Sul tema però l’esecutivo nicchia e anche l’opposizione inizia a spazientirsi. Anche perché il tempo per approvare una riforma (che la maggioranza intende far partire dal 2024) diventa sempre più risicato. E a viale Mazzini vogliono capire quale destino li attende. Anche e soprattutto dal punto di vista economico. Insomma, sul canone si sta giocando una partita complicata e non si possono escludere colpi di scena. Ma andiamo con ordine. Prima di entrare nel vivo della vicenda facciamo un rapido riassunto delle puntate precedenti. 

Dal 2024 si cambia, ma come?

Della possibilità di cambiare la modalità di esazione del canone si parla da molto tempo. In effetti, come avevamo già spiegato, il nostro Paese si era impegnato con l’Ue a eliminare dal 2023 l’obbligo per le compagnie che vendono elettricità di “raccogliere tramite le bollette somme che non sono direttamente correlate con l’energia”. In campagna elettorale Salvini si era spinto anche più in là, promettendo l’abolizione tout court dell’imposta. “Ci sono già dieci Paesi europei che non fanno pagare il servizio pubblico radiotelevisivo” aveva affermato il leghista aggiungendo che “il canone Rai grazie a Renzi pesa sulla bolletta” e “c’è gente che con 90 euro ci mangia tre volte in più”. 

Resta il fatto che finora il canone è rimasto dov’è. A febbraio il ministro dell’economia Giorgetti ha rivelato però l’intenzione del governo di intervenire. “Il canone Rai – ha detto – deve uscire dalla bolletta (della luce, ndr), per quest’anno lo abbiamo mantenuto e mi sono preso tante critiche, ma deve uscire”. Infine a marzo la Lega ha depositato in Senato un disegno di legge che prevede una progressiva riduzione dell’importo con un taglio a cadenza annuale del 20 per cento “fino al suo totale azzeramento” in cinque anni. Ma finora il ddl è rimasto lettera morta e ai piani alti dell’esecutivo nessuno si sbilancia. E dunque non si sa quale sia davvero il piano della maggioranza: limitarsi a cambiare il modo in cui l’imposta viene riscossa? Oppure andare davvero verso l’abolizione tout court del canone?

I sindacati: “Tornare al bollettino sarebbe la morte dell’azienda”

Il tempo stringe e i sindacati vogliono sapere cosa li aspetta e cosa aspetta la Rai. “C’è un problema legato a come si sostenta quest’azienda, non esiste in natura un’azienda che possa fare un piano industriale senza avere certezza del proprio budget” ha detto giovedì, in audizione di vigilanza Rai, Riccardo Saccone, segretario nazionale del sindacato dei lavoratori della comunicazione. Saccone ha fatto notare che a oggi “noi non sappiamo come verrà riscosso il canone. Se con la bolletta della luce o se si tornerà all’esazione con il bollettino. Lo diciamo subito: se questa dovesse essere la scelta sarebbe la morte per quest’azienda che non ha più la struttura dedicata all’esazione del canone”.

Insomma, i lavoratori sono preoccupati. Già prima, ha aggiunto il sindacalista, “c’era una forte evasione, oggi (tornare al bollettino, ndr) vorrebbe dire condannare l’azienda a non avere certezza del proprio budget. Non esiste al mondo un’azienda che possa fare un progetto di sviluppo senza avere certezza dei fondi che avrà a disposizione”.

Un concetto ribadito in un documento unitario firmato dalle rappresentanze sindacali. “Togliere il canone dalla bolletta elettrica” si legge, “significherebbe probabilmente dare nuovo fiato all’evasione di quella che, viene a torto considerata da molti un pesante prelievo”. In effetti prima che Renzi decidesse di spostare il prelievo sulla bolletta (e ridurre l’importo da 113 a 90 euro), erano stati raggiunti dei tassi di evasione monstre con stime superiori al 25%. Da allora il numero di coloro che pagano l’imposta è salito di 7 milioni. 

Canone tv, le due opzioni sul tavolo dell’esecutivo

Cancellare il canone, come chiede la Lega, costerebbe caro. Basti pensare che nel 2021 le entrate da canone hanno sfiorato gli 1,82 miliardi di euro (dati di viale Mazzini) e l’86% delle risorse (almeno secondo Mediobanca) è finito nelle casse della tv pubblica. Nel disegno di legge presentato dal Carroccio viene spiegato che il fabbisogno finanziario per l’abolizione verrebbe “coperto attraverso la revisione del sistema delle imposte indirette, nonché dai proventi derivanti dalla pubblicità televisiva”. Oltre che con i soldi della pubblicità (che del resto sono già a bilancio) la tv pubblica dovrebbe essere finanziata con le risorse provenienti da altre tasse. In definitiva con il denaro dei contribuenti.

D’altro canto anche l’ipotesi di togliere il canone dalla bolletta presenta degli inconvenienti: il rischio di tornare ai vecchi tempi, quando l’imposta veniva pagata (cara) da una quota di contribuenti ed evasa da molti “furbetti”, è una possibilità molto concreta. Da Palazzo Chigi, per ora, (quasi) tutto tace. Anche perché nella maggioranza sembrano coesistere visioni diverse: se la Lega spinge per l’abolizione, in Forza Italia sono molto più prudenti su questa possibilità, preoccupati dal destino della tivù pubblica che senza fondi finirebbe in evidenti difficoltà.

L’opposizione: “Maggioranza in confusione, ci dicano cosa vogliono fare”

A chiedere chiarezza sono anche diversi esponenti dell’opposizione. Stefano Graziano, capogruppo Pd in commissione di Vigilanza Rai, a margine dell’audizione dei sindacati, si è detto radicalmente contrario alla possibilità di cancellare il canone “che rappresenta i 2/3 del bilancio della Rai”. Per questo, ha aggiunto, “il governo ci dica chiaramente se vuole che la Rai chiuda o meno”.

“La maggioranza appare divisa e in confusione, Lega e Fdi e Fi sembrano non andare nella stessa direzione e questo crea molto sconcerto”  ha detto ancora l’esponente Pd chiedendo che il ministro Giorgetti “venga al più presto audito in commissione”.  Sulla stessa linea l’esponente del Movimento 5 Stelle in commissione di vigilanza Rai Dolores Bevilacqua. I sindacati “hanno dato un messaggio molto chiaro: eliminare il canone significherebbe la morte dell’azienda” ha detto la pentastellata. “L’auspicio è che il messaggio sia giunto agli esponenti della Lega e al loro leader Salvini, che ha detto addirittura che il servizio pubblico sarebbe inutile e che vorrebbe eliminare totalmente il canone”. 

“L’impatto sulla qualità del servizio, sul pluralismo e in generale sul ruolo stesso della Rai sarebbe devastante – si legge nella nota – senza contare le eventuali conseguenze in termini di possibili futuri esuberi o ridimensionamento generale dell’azienda. Condividiamo in pieno le preoccupazioni dei sindacati e chiediamo al governo, in primis al ministro Giorgetti, una risposta celere su questo fronte: cosa intendono fare sul canone Rai?”.

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1 reply

  1. I governi stanno in piedi grazie alla disinformazione RAI, come possono rinunciarci?
    Il canone si abolisce quando si è all’opposizione, ma una volta al governo si mantiene.
    La destra si dovrà rimangiare anche questa, e perderà un’altra fetta di creduloni.

    Rimane il fatto che basta non avere la tv e il canone si può non pagare. Tanto i talk fanno vomitare, i tg sono una comica, i film sono vecchi pieni di pubblicità e a orari assurdi, tutto il resto è stranoia.
    Pagare per un prodotto scadentissimo e per farci prendere per il culo è da sindrome di Stoccolma.

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