
(Anna Lombroso per il Simplicissimus) – Ormai fanno parte del nostro panorama quotidiano, quegli spettrali scheletri di palazzoni che costeggiano le vie consolari, ridotti a scandalose archeologie edilizie, tirati su con fondi pubblici dietro promesse ricattatorie di improbabili compensazioni. Sono alloggi cominciati e mai finiti o rifiniti e vanno ad aggiungersi agli appartamenti vuoti, 7 milioni secondo l’Istat in pratica il 25% degli alloggi con un incremento del 350 % in dieci anni. Non mi straccerò le vesti perché il governo ha deluso le aspettative degli studenti che dissennatamente, ma so’ ragazzi, si sono prestati a aderire ad una speculazione esplicita ed evidente pretendendo come un diritto i loro scannatoi vicino alla Sapienza, alla Statale, alla Normale, incuranti di provenire da nuclei costretti a coabitazioni insopportabili, a famiglie che occupano case abusivamente (a Roma sarebbero 10 mila quelle censite, più di 3000 a Milano delle quali più di 600 di proprietà del Comune, ma intanto sarebbero 7500 gli appartamenti in attesa di ristrutturazione). I combattenti in tenda con tanto di Merlino come testimonial ricordano che a fronte di circa 700mila studenti fuorisede i posti disponibili sono poco meno di 40mila e l’offerta pubblica negli studentati soddisfa appena il 5 per cento della domanda.
Gli studenti reclamano un’abitazione in affitto ma i prezzi sono aumentati (il canone per il contratto agevolato per studenti è cresciuto del 23 per cento tra il 2019 e il 2021) e le case non si trovano più. Molte, ricorda sull’Internazionale Sarah Gainsforth, sono destinate a turisti, altre erano in ristrutturazione con il bonus 110 per cento e non sono più tornate disponibili per gli studenti. Nessuno di loro sembra pretendere che si realizzino infrastrutture pubbliche di “accoglienza”, studentati, residenze universitarie non sono gradite. E non stupisce che in risposta alla mobilitazione, la ministra Bernini abbia rivendicato di aver sbloccato i 960 milioni di euro stanziati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) per affidare ai gestori di studentati la creazione di 60mila nuovi posti letto entro il 2026. Con questi fondi, da spendere in due fasi, i gestori possono acquistare o prendere in locazione immobili e appartamenti da destinare a studenti, con un vincolo d’uso che è stato ridotto da venticinque a dodici anni e gli immobili acquistati resteranno di loro proprietà.
Tutto congiura insomma nell’ aprire a operatori privati un settore tradizionalmente gestito da enti pubblici. Basta scorrere l’elenco dei beneficiari: la residenza della Campus X a Tor Vergata a Roma ha goduto di oltre undici milioni di euro per 500 posti, in alcuni casi i fondi del Pnrr sono serviti ai gestori per comprare o prendere in affitto edifici che già ospitavano gli studentati, con oltre nove milioni di euro del Pnrr la Camplus international ha acquistato due immobili, quello del Camplus Darsena a Ferrara e quello di Milano, dai proprietari precedenti, Banca Intesa e la Gem immobiliare, un’impresa edile milanese. E a Venezia la Restudent ha acquistato con più di 22 milioni di euro del Pnrr un immobile dove aprirà un nuovo studentato con 284 camere. Il prezzo per una camera singola alla residenza Camplus Gorla di Milano, è di 800 euro al mese; una doppia con bagno privato costa 490 euro al mese, una stanza singola in un monolocale a Torino, alla Camplus in piazzale Aldo Moro, in un edificio preso in affitto dalla Camplus con fondi Pnrr, costa 700 euro; una doppia in monolocale 420. Una singola nell’edificio della Camplus Darsena a Ferrara, acquistato con fondi Pnrr, costa 410 euro al mese; una doppia 350. E questi immobili ricorda la Gainsforth restano di proprietà dei privati e hanno un vincolo d’uso di nove anni, passati i quali i gestori non hanno più l’obbligo di destinare le stanze agli studenti nelle graduatorie per il diritto allo studio.
Ormai la condizione urbana, l’abitare, i diritti di cittadinanza sono solo un problema di ordine pubblico. E alcune agenzie dell’Onu, perfino loro, l’avevano profetizzato anni fa ipotizzando che le città diventassero il teatro di guerre permanenti a bassa intensità, con scontri insanabili tra generazioni, corporazioni, ceti, categorie, tutti parimenti assoggettati umiliati, espropriati di prerogative e certezze. E , l’Italia è tra i paesi europei dove la spesa per la casa pubblica e sociale è più bassa (6€ pro capite contro una media UE di 146€), le case pubbliche sono il 4% del totale (contro una media UE del 20%) e riescono a appagare solo il 5% delle domande in graduatoria, lasciando fuori circa 1,4 milioni di persone. Oggi quella che un tempo si chiamava precarietà abitative interessa sempre più strati sociali: famiglie, nuclei con anziani che costituiscono l’unica fonte di reddito, single, vedove sole, portatori di handicap. E a questi si aggiungono gli “stranieri”, compresi i nostri immigrati interni che non possiedono i titoli e i quattrini per accedere a un diritto inalienabile. Le bolle che si sono susseguite ci hanno insegnato che grazie al processo di finanziarizzazione, la casa ha smesso di rispondere alla domanda reale di uso degli abitanti e il risultato è chiaro: le case hanno costi inaffrontabili non solo per i ceti popolari, ma anche per i ceti medi che si erano illusi di poter far fronte a mutui esosi e ora si agitano sulle scalette delle loro gabbie di cavie, sotto il carico di debiti. Senza contare che spesso l’offerta è nelle mani di piccoli proprietari determinati a massimizzare gli introiti a fronte di una totale assenza di controlli, favoriti dalle politiche di questi anni che hanno deregolato e liberalizzato il mercato dell’affitto. Non so a voi ma a me la prospettiva di vivere in queste giungle urbane mette i brividi, sfruttati, espropriati, maltrattati, umiliati come comparse di un film di fantascienza superato dalla realtà.
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scusa se te lo dico ma…..che senso ha questo articolo? è il solito piangersi addosso degli intellettuali che usano l’intelletto solo per la prosa. Che vuoi dimostrare? o che vuoi mostrare? ti consiglio per i prossimi articoli di aggiungere quel qualcosa in più che non ti so spiegare ma credo tu possa capire. (https://www.ceraunavoltainitalia.com/)
GRAZIE
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come reagiamo?
creiamo i nostri studentati!
Lo so è difficile ma se avessimo cominciato 10 anni fa saremmo alla fine, non facciamoci spaventare dall’impresa
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Anna Lombroso se vuoi cominciamo noi due, io mi occupo del sito per raccolta fondi e tu fai informazione, l’articolo che hai scritto è un buon inizio, ma deve essere un inizio non finire lì!
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Evidentemente non hai capito il senso dell articolo della Lombroso .
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