Via libera alla norma che fissa a 70 anni l’età massima per i sovrintendenti degli enti lirici, salta Lissner al San Carlo, pronto l’attuale ad Rai che così fa scattare la giostra delle nomine

(PAOLO BARONI – lastampa.it) – ROMA. Il Consiglio dei ministri non sblocca la partita delle nomine, non decide né sulla Guardia di Finanza e men che meno sul ricambio ai vertici della Polizia, si limita a indicare Nicola Dell’Acqua come commissario straordinario per l’emergenza idrica e a deliberare lo stato di emergenza a seguito dell’alluvione in Emilia Romagna, stanziando 10 milioni di euro. Viene varata anche la norma sulle fondazioni liriche: una sorta di “norma ad personam” per far saltare il sovrintendente del San Carlo di Napoli Stéphane Lissner a causa di raggiunti limiti di età (70 anni) ed aprire così la strada all’uscita dalla Rai dell’attuale ad Carlo Fuortes. Dando così il via alla giostra delle nomine nella tv pubblica. Ma a sorpresa, oltre a prorogare per due mesi (sino a tutto giugno) la rottamazione quater e i vertici del Cts, il governo decide di commissariare sia l’Inps che l’Inail, con la scusa di voler modificare la loro governance.
Tempo dieci giorni dall’approvazione del nuovo decreto che porta la firme di ben sei ministri (Giorgetti, Calderone, Urso, Schillaci, Sangiuliano e Abodi) e i due presidenti, Pasquale Tridico e Franco Bettoni, verranno estromessi dalla guida dei loro enti. La mossa colpisce soprattutto Pasquale Tridico, nominato il 15 aprile del 2019 dal governo Conte 1 e il cui mandato naturale scadrebbe solo fra un anno, mentre il mandato di Bettoni scade a luglio di quest’anno.
Un fulmine a ciel sereno. «È una decisione immotivata, indegna, incomprensibile sul piano istituzionale e gestionale. Pura aggressività politica che reca danno anche alla credibilità delle istituzioni – commenta a sera tra il sorpreso e l’amareggiato Tridico, uno dei padri del reddito di cittadinanza tanto caro ai 5 Stelle. E’ uno schiaffo al lavoro fatto in questi anni. Un ente pubblico – spiega a la Stampa– si commissaria quando c’è malaffare, quando c’è corruzione, dissesto finanziario oppure un cambio di governance vera, magari perché si danno tutti i poteri al presidente oppure si introduce un amministratore delegato».
Insomma una mossa brutta, forse pure discutibile dal punto di vista giuridico, sopratutto che stride col lavoro fatto in questi anni e che il presidente dell’Inps rivendica con orgoglio. «Abbiamo gestito la crisi legata al Covid con 16 milioni di utenti in più a cui erogare sussidi e prestazioni, 60 miliardi aggiuntivi rispetto ai 380 miliardi gestiti ordinariamente – ricorda Tridico – senza contare poi l’assegno unico e tutti gli altri bonus. Abbiamo portato a termine la trasformazione digitale dell’ente, abbiamo cambiato e rinnovato l’istituto e assunto 12 mila persone e raggiunto già il 75% degli obiettivi del Pnrr. L’Inps è diventato un ente trasparente, alla portata degli utenti, rinnovando capitale umano e tecnologie. I meriti dell’Inps sono sotto gli occhi di tutti e oggi tutto si può dire dell’Inps tranne che è un carrozzone».
Nonostante questo, il governo ieri a deciso di voltare pagine sia all’Inps che all’Inail. Decidendo di abolire la figura del vicepresidente nei due enti (incarichi ricoperti da Marialuisa Gnecchi (Pd) all’Inps e Paolo Lazzara nominato all’Inail su indicazione dei 5 Stelle) e modificando i poteri del presidente a cui d’ora in poi spetterà la nomina del direttore generale. La cui disciplina viene poi modificata stabilendo che lo stesso sia nominato dal cda su proposta del presidente, duri in carica 4 anni (in allineamento con tutti gli altri organi, anziché 5) e sia scelto con procedura comparativa di interpello, come per i dirigenti della pubblica amministrazione, anziché tra i dirigenti interni o tra gli esperti della materia. In via di prima applicazione “al fine di procedere agli adeguamenti dei regolamenti organizzativi e interni degli enti, si prevede che entro 10 giorni dall’entrata in vigore del decreto-legge – spiega una nota di Palazzo Chigi – sia nominato un commissario straordinario, con la conseguente decadenza dei presidenti, dei vicepresidenti e dei consigli di amministrazione».
Durissime le critiche delle opposizioni. Per i capigruppo dei 5 Stelle di Camera e Senato, Francesco Silvestri e Stefano Patuanelli «“commissariare Inps e Inail è un doppio errore, il governo per piazzare persone gradite alla maggioranza produrrà danni come sul Pnrr». «Il decreto legge approvato dal governo Meloni è un marchingegno costruito solo per mettere le mani subito su Rai, Inps e Inail – ha twittato invece il responsabile economico del Pd Antonio Misiani – È una indecenza, una forzatura gravissima e senza precedenti che non può essere avallata in alcun modo».
Come, niente Carriolina?!…. scandalo.
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