Il potere di Meloni e gli alleati deboli

(FLAVIA PERINA – lastampa.it) – Siamo solo a maggio ma Matteo Salvini già annuncia un’edizione speciale del raduno di Pontida a settembre. L’ultimo bollettino medico su Silvio Berlusconi conferma la necessità di proseguire la degenza, ma Forza Italia continua a far girare la voce di un ritorno in campo del Cavaliere sabato a Milano. La fase due del governo di Giorgia Meloni, ben raccontata ieri da Lucia Annunziata, è una evidente fonte di nervosismo dei suoi alleati che cercano uno spazio di visibilità e di intervento politico sempre più difficile da trovare. Persino la polemica sulle grandi ricorrenze civili italiane, il 25 aprile e la Festa del Lavoro, sembra aver rafforzato la primogenitura assoluta della premier nel suo campo e chissà che Berlusconi e Salvini non abbiano persino nostalgia dell’epoca in cui i grandi nemici pubblici, i sospetti autocrati, gli antagonisti ideologici del sindacato erano loro, e contro di loro si esponevano manifesti scandalosi e pupazzi da bruciare in piazza.

E tuttavia l’irritazione si esprime al massimo nel mugugno o in qualche dispetto d’aula, rovesciando uno schema che è stato abituale in tutte le precedenti esperienze di governo della coalizione. Anche Berlusconi, come Meloni, era dotato di una supremazia numerica assoluta ma con lui il controcanto degli alleati era storia quotidiana: Pierferdinando Casini, Umberto Bossi, Gianfranco Fini, per non parlare degli ex-pupilli come Raffaele Fitto o Angelino Alfano, gli fecero vedere i sorci verdi in una catena di scissioni, litigi, separazioni elettorali, minacce e riconciliazioni che per anni rese il Centrodestra un’area ad alto rischio sismico, dove ogni partita elettorale era incerta fino all’ultimo e la mitologica “unità della coalizione” aveva bisogno di essere ribadita ogni sei mesi con un pranzo, un comizio tutti insieme, una convention.

Sotto il segno di Giorgia Meloni nulla di tutto ciò è visibile, tutto è sotterraneo. La presidente del Consiglio ha portato a termine con concessioni minime le nomine nei grandi enti pubblici. Ha ristrutturato integralmente la catena di comando del Piano Nazionale di Ripresa intestandola a Palazzo Chigi. Si appresta a chiudere con lo stesso piglio di marcia la partita della Rai. Oscura ogni altro componente di governo con una comunicazione dove nessuno è mai citato, ringraziato, segnalato nemmeno per i provvedimenti di sua diretta competenza, vedi il recente intervento sul taglio del cuneo fiscale. Non una mosca vola. Se l’opposizione deve ancora trovare la chiave per esercitare il suo ruolo, Lega e Forza Italia sembrano nella stessa situazione, davanti alla stessa domanda: come fare per contare qualcosa? O almeno far vedere di contare qualcosa?

Il fatto è che il rodaggio della premier, il “momento underdog”, è finito e adesso è arrivata l’ora di sviluppare un progetto di consolidamento del potere che Meloni in tutta evidenza vuole giocare in proprio. Non soltanto per motivi politici. Lo spirito di rivalsa contro le vecchie egemonie che tanti segnalano negli interventi della destra mica ha come bersaglio solo gli avversari, anzi: un pezzo importante di quel sentimento di rivincita riguarda gli alleati, i vecchi padroni della coalizione che hanno sempre trattato FdI e prima An come socio minore, da accontentare con le briciole e talvolta da trattare con disprezzo. E il sottotesto della fase due è appunto questo: Lega e FI cerchino attenzione come credono, si facciano Pontida o la convention con la videochiamata. Le cose serie le decidiamo noi, siamo noi i primattori sulla scena, non la lasceremo ad altri.

1 reply

  1. “Oscura ogni altro componente di governo con una comunicazione dove nessuno è mai citato, ringraziato, segnalato nemmeno per i provvedimenti di sua diretta competenza, vedi il recente intervento sul taglio del cuneo fiscale. Non una mosca vola.”

    Hanno scoperto, o forse lo sapevano già, che in Italia vivono gli italioti.., non i francesi.

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