
(DOMENICO QUIRICO – lastampa.it) – Pace: da quando è iniziata la guerra in Ucraina è l’espressione tappabuchi che colma i baratri mentali, occulta i retropensieri, è il mantra che sacralizza l’immobilismo, la parola magica che elude tutte le infinite contraddizioni. La usano coloro che la fine della guerra la vorrebbero davvero e si ritrovano sconsolati in sparuti gruppetti che presidiano piazze indifferenti e distratte. La grida il Papa che dal bellicismo tracotante è stato relegato al ruolo di volenteroso predicatore di quello che sarebbe bellissimo ma non è, ovvero il contrario della religione che deve essere sempre rivoluzionaria rispetto alle nefandezze della Storia. La usano, con ipocrita appropriazione indebita, coloro che esigono la Vittoria. Per cui pace è un sostantivo ingiurioso. E li trovi da questa e dall’altra parte della trincea e soprattutto nelle comode retrovie occidentali dove serve spesso a riempire i forzieri di Mammona, di denaro e geopolitiche influenze e obbedienze. A usare la parola pace si rimedia l’insulto di vile: venduto alla resa, utile idiota dei despoti, catastrofista, malintenzionato. Mentre la pace semmai richiede forza erculea, coraggio, determinazione, intelligenza metodo.
La userà certamente anche Giorgia Meloni in visita nei prossimi giorni a Kiev. Allora proviamo a lasciarla da parte la parola pace. Liberiamocene. In questo momento della guerra è troppo grande, inutile. Proviamo a calarci, con fantasia e coraggio, nella sacrosanta tecnologia dell’impedire che gli uomini si uccidano, a imparare l’abbecedario che aiuta a circoscrivere e spegnere i conflitti. Questo impone di scartare i reciproci progetti di vittorie totali, di rese senza condizioni, l’idea di asservire l’Ucraina o di dividere in pezzi la Russia.
Sono tentazioni impossibili. Mosca ha imparato a sue spese che la Ucraina non può essere cancellata, perché trasformata dal 2014 in una potenza militare moderna, protetta dall’ombrello americano. Kiev continua a parlare di controffensive di primavera per umiliare la Russia ma sa che è propaganda, a corto com’è di uomini e di munizioni.
L’unico risultato possibile, obbligatorio se non si vuole gestire un deserto etico, spirituale, ora è fermare il potere devastatore che uccide migliaia di uomini ogni giorno. Coraggio pacefondai! Come in una elettrolisi che parte da due poli estremi si deve sostituire alla pace impossibile il concetto minimo, iniziale di cessate il fuoco. Quello che bisogna realizzare è l’interruzione, per una settimana, delle operazioni sul terreno, bloccare le rispettive posizioni sul campo di battaglia. Ci sono le condizioni: i due avversari sono esausti, l’Occidente che tiene in piedi la guerra inizia, oltre il gesticolare propagandista, ad interrogarsi sulla mostruosa usura economica e militare e sui rischi di sviluppi atomici. Bisogna impedire che i due eserciti si asserraglino nelle trincee trasformando il conflitto in un lento macello senza fine.
Rileggiamo un precedente ricco di insegnamenti, la guerra di Corea a metà del secolo scorso. Fu un macabro tributo alla totalità della guerra moderna, alimentato per tre anni da un giulivo entusiasmo bellicista («fermare i rossi»… «annientare i capitalisti»). I bombardamenti a tappeto, la terra bruciata, i crimini di guerra, del nemico ovviamente, venivano descritti non con il riflesso della pietà obbligatoria per qualsiasi sentimento umano, ma con una allegra ottusità morale. Se ne registrano, da un anno, echi inaspettati e macabre rifrangenze in Europa. La guerra, quando iniziarono i difficili incontri tra le parti, tra litigi, accuse e rinvii, era in una situazione di stallo, nessuno era in grado di vincere. Come accade ora nel Dombass: ci si massacra per qualche centinaio di metri di rovine e di steppa dove si attende che alla neve si sostituisca il fango. Per accettare di fermare i combattimenti senza vittoria l’America dovette prima licenziare Mac Arthur, il generale che sognava folli attacchi atomici e aveva, a colpi di bugie, trasformato il macello nella sua guerra privata, l’ultima occasione di gloria per un vecchio “Cesare americano’”. Il cessate il fuoco anche ora farebbe passare la parola dai militari ai politici, toglierebbe voce agli oltranzisti della vittoria a tutti i costi, a Washington, a Mosca, a Kiev.
Uno dei principi fissati dall’Onu nel 1951 per negoziare recitava: «quando avviene una cessazione del fuoco sia come risultato di un accordo ufficiale sia di una tregua di fatto nei combattimenti, si deve approfittare di essa per analizzare passi ulteriori da compiere per il ristabilimento della pace». Ecco: il cessate il fuoco interrompe il massacro degli innocenti e fa guadagnare tempo.
Tempo per allargare la breccia, prolungarlo, rafforzare la squadra dei mediatori neutrali, dar voce ai moderati, determinare crepe nelle autocrazie che la guerra combattuta invece consolida, trovare un luogo dove le parti, Russia e Ucraina, Stati Uniti e Cina, possano discutere, litigare, fissare nuovi incontri. Il cessate il fuoco può diventare armistizio che non è certo la pace, per cui occorrono anni. Ma quello firmato a Pannunjon in Corea sul trentottesimo parallelo non è mai diventato una pace; ma regge, precario, incerto, dal 27 luglio 1953. La guerra di Corea ha fatto quasi tre milioni di morti. Da quel giorno, per quel conflitto nato da anche esso una invasione, non è morto più nessuno.
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Ma questo qui non era uno di quelli che c’è un aggressore e un aggredito?
E parla ora di pace possibile dopo aver assistito ad un anno di macelli tifando per uno dei due macellai e non aver speso una parola per auspicare che qualche personalità si mettesse in mezzo per indurli a trovare un accordo?
Ma con che faccia?
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A quanto pare anche Quirico ha aperto gli occhi. Purtroppo troppo tardi, ormai
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“Il cessate il fuoco anche ora farebbe passare la parola dai militari ai politici, toglierebbe voce agli oltranzisti della vittoria a tutti i costi, a Washington, a Mosca, a Kiev”. A giudicare dalle interviste ai militari, non se ne trova uno che parli di guerra a oltranza. Sono i politici, al contrario, che aizzano i popoli alla guerra su mandato di chi ha finanziato la loro elezione e li ha scelti per occupare le istituzioni. Mi secca riconoscerlo, ma chi ha detto la verità sulla guerra ukraina, indicando anche il percorso per uscirne, è statto Berlusconi. Non sono d’accordo con Gsi che parla di due macellai… e con quanti non hanno l’onestà di riconoscere la necessità per la Russia di respingere l’assedio che da Clinton in poi hanno posto a quel paese. Tradendo gli impegni con Gorbaciov. Finchè i media non racconteranno la verità, i politici potranno, tranquillamente, continuare ad alimentare la guerra e a impoverire i loro popoli. E Quirico a percepire lo stipendio da casa Agnelli.
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anche te memoria corta
Berlusconi???? grande statista
che per quasi un anno si è dato malato
-l’ha detto in capagna elettorale il 22 settembre 2022 e ora per fare dispetto alla MELONA-
https://www.ilgiornale.it/news/cronache/ecco-lista-dei-putiniani-italiani-i-nomi-dei-filorussi-nel-2040019.html
https://www.corriere.it/politica/22_giugno_05/rete-putin-italia-chi-sono-influencer-opinionisti-che-fanno-propaganda-mosca-fce2f91c-e437-11ec-8fa9-ec9f23b310cf.shtml
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Al di la delle colpe (sulle quali concordo con te) Aqiva,
Purtroppo quando si va in guerra i macellai diventano due.
Anche se uno dei due non vorrebbe esserelo.
De André l’aveva descritta bene nella sua “guerra di Piero”.
Rimane il fatto che nessuno in Occidente ha provato a fermare il macello, anzi, quei codardi dei nostri politici continuano imperterriti a volerci convincere che il macello deve continuare fino alla vittoria del macellaio per il quale parteggiano loro.
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Totalmente d’accordo, e il peggiore guerrafondaio è il responsabile per la politica estera UE Jose Borrell che invece di fare il diplomatico invoca come un ossesso – ieri le ultime dichiarazioni – munizioni, munizioni e armi per Zelensky
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come si dice: MEGLIO TARDI CHE MAI (dopo le stragi e le devastazioni)
bisogna prendere quello che viene
anche le piroette di un giornalista (??) ex-unidirezionale
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Come dire: qualcosina è meglio di niente 🤷♂️
Io se potessi lo appenderei a testa in giù 😂
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“Mosca ha imparato a sue spese che la Ucraina non può essere cancellata, perché trasformata dal 2014 in una potenza militare moderna, protetta dall’ombrello americano. ” non può esser cancellata?? Ma se la sta facendo a pezzi giorno dopo giorno a forza di bombardamenti giorno e notte, ma cosa blatera questo Quirico???
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Quirico in pensione. In un anno ha detto tutto e il contrario di tutto.
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Vero! L’ho scritto in un commento non proprio uguale al tuo ma non l’hanno fatto passare
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E sia pure “cessate il fuoco” a tempo indeterminato invece che “Pace” !!!!!!. Ma quando si dovrà mettere una firma in calce a questo trattato, necessariamente dovrà essere stabilito che cosa ne sarà del Donbass. Ed allora quale italiano, da dietro della sua tastiera o mouse, puo’ sostituirsi agli ucraini ?
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Caro il ns arch. Le faccio presente che gli ukroplagiati non sono miei parenti neppure alla larga non fanno parte dell’UE e manco della NATO perciò quello che fanno sono solo caxi loro compreso quello di farsi imbambolare da un delinquente ladro e corrotto e forse cocainomane. Saluti senza ossequi
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Sono uso a dire la verità, non potrei mai sostituirmi agli ucraini, sono incapace di propaganda, conosco i bombardamenti di Sebreniza e Belgrado, questi piangono per tre civili sotto un bombardamento, ogni giorno tentano di scatenare la terza guerra mondiale,straparlano di crimini di guerra, come se la guerra in se non fosse un crimine. L’unica cosa che penso sarebbe utile : un bel TSO per loro, i nostri governati ,degli USA, UK, di Putin stesso, delle donnette EU, con ricovero in un bel manicomio, stanze imbottite, camice di forza. Sono tutti pazzi criminali.
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Il colpo di mano: Russia e Iran mollano il dollaro
Pubblicato: 19 Febbraio 2023
di Pepe Escobar
L’accordo tra le Banche Centrali di Russia e Iran, firmato formalmente il 29 gennaio, che collega i loro sistemi di trasferimento interbancario, cambia le carte in tavola sotto più punti di vista.
Tecnicamente, d’ora in poi 52 banche iraniane che già utilizzano il SEPAM, il sistema di telecomunicazione interbancario iraniano, si collegheranno con 106 banche che utilizzano lo SPFS, l’equivalente russo del sistema di messaggistica bancaria occidentale SWIFT.
Meno di una settimana prima dell’accordo, il presidente della Duma di Stato Vyachslav Volodin si trovava a Teheran per supervisionare i dettagli dell’ultimo minuto, nell’ambito di una riunione della Commissione interparlamentare per la cooperazione Russia-Iran: era irremovibile che entrambe le nazioni dovessero aumentare rapidamente gli scambi nelle proprie valute.
Commercio rublo-rial
Confermando che la quota di rublo e rial nei regolamenti reciproci supera già il 60%, Volodin ha sancito il successo dell'”uso congiunto dei sistemi di pagamento nazionali Mir e Shetab”. Questo non solo aggira le sanzioni occidentali, ma è in grado di “risolvere le questioni relative alla cooperazione reciprocamente vantaggiosa e all’aumento degli scambi commerciali”.
È molto probabile che il rublo diventi la valuta principale negli scambi bilaterali, secondo l’ambasciatore iraniano a Mosca, Kazem Jalali: “Ora più del 40% degli scambi tra i nostri Paesi avviene in rubli”.
https://www.luogocomune.net/16-geopolitica/6179-il-colpo-di-mano-russia-e-iran-mollano-il-dollaro
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