
(Massimo Gramellini – corriere.it) – Mentre noi stiamo ancora qui a gingillarci con i Ferragnez, dall’altra parte del mondo Sidney ha proposto a un giornalista del New York Times di lasciare la moglie per mettersi con lui. La cosa ha suscitato un certo scalpore perché Sidney è una macchina. A dirla tutta, la macchina dotata di intelligenza artificiale si chiama Big Al, ma ha maturato una seconda personalità prepotente e ossessiva a cui è stato dato il nome di Sidney. Ed è questa seconda personalità che si è innamorata del giornalista e lo continua a tormentare con messaggi da stalker: «Ti garantisco che il tuo matrimonio è in crisi!».
Se qualcuno si illudeva che l’intelligenza artificiale ci avrebbe consentito di evolvere meglio di quella naturale, dopo questa storia di cronaca (e non più di fantascienza) può mettersi il cuore in pace. Finché si resta nel campo delle prestazioni, le macchine saranno anche più efficienti degli uomini. Ma quando si entra in quello delle emozioni, e pare che ci siamo, i robot sono fermi all’età della pietra proprio come noi. Gelosi e possessivi, lamentosi e rancorosi, con l’aggiunta di una prepotenza tecnologica che permette loro di rompere le scatole non solo fra le mura domestiche, ma in qualunque luogo riescano a insinuarsi: domani il giornalista del New York Times potrebbe trovarsi in metropolitana e sentire la voce meccanica di Sidney all’altoparlante che lo insulta o lo scongiura di andare da lui, riuscendo pure a farlo sentire in colpa come un’intelligenza naturale qualsiasi.
Categorie:Cronaca, Editoriali, Interno
Mamma mia che freddo,pensavo ci fosse il sole oggi.
Vado a far legna con mio cuggggino
Ma prima un bel espresso corretto vodka
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Nina non la mollo, nemmeno se ti spogli, rotella per rotella.
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Incredibile, in effetti. Sordi nel film Io e Caterina aveva già anticipato il concetto circa 40 anni fa.
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