
(Giovanni Vasso – lidentita.it) – Come ampiamente prevedibile, il via libera da parte del consiglio dei ministri all’autonomia differenziata by Calderoli ha scatenato un fuoco di fila da parte dei governatori delle Regioni del Sud. Vincenzo De Luca, dalla Campania, e Michele Emiliano, dalla Puglia, guidano il fronte agguerritissimo del “no” alla proposta leghista di autonomia. Spalleggiati, in ciò, da Stefano Bonaccini, in veste (più che di governatore dell’Emilia Romagna) di aspirante segretario del Partito democratico. Le voci della protesta, o della proposta, che si alzano da Sud, però, non stanno tutte nelle stanze delle Regioni. C’è chi, come Sabino Morano, presidente dell’associazione Primavera Meridionale, le vorrebbe addirittura rottamare e a L’Identità spiega: “Il regionalismo ha fallito, se davvero si vuole riformare il Paese, bisognerebbe restituire forza e competenze alle Province e, contestualmente, affidarsi alle macroregioni per una pianificazione armonica e veramente efficace”.
Secondo Morano: “Le polemiche da parte del centrosinistra, che ha voluto e fatto la riforma del titolo V, sono stucchevoli, è un gioco delle parti. Bonaccini, De Luca ed Emiliano erano d’accordo con l’autonomia, ora per ragioni politiche la attaccano perché l’ha proposta Calderoli. Contestualmente, non è un mistero che la Lega faccia affidamento sul ddl per ragioni di consenso elettorale. La verità è che pur di superare l’attuale regionalismo, va bene anche questa riforma un po’ pasticciata”. La soluzione sarebbe altrove: “Servirebbe, nel nostro caso, pensare a una macroregione del Sud continentale. Non ha senso continuare a tenere in piedi Regioni slegate tra loro, sarebbe utile invece immaginare un organismo che, agendo su un contesto più ampio di territori legati dagli stessi interessi, sia capace di armonizzare una pianificazione per le grandi infrastrutture che servono per cogliere le sfide del tempo e avviare una programmazione. E che riesca a farlo con una regia unica, che dialoghi magari con un’Agenzia del Mediterraneo, per rafforzare il ruolo del Mezzogiorno in un’area sempre più strategica per il futuro. Inoltre, occorrerebbe rafforzare il ruolo delle Province, con compiti di gestione di prossimità e di sussidiarietà, specialmente sui territori e nelle cosiddette aree interne”.
Ma le Regioni, per il momento, resistono. Ieri Vincenzo De Luca, nel consueto “angelus” via Facebook del venerdì coi cittadini della Campania, ha scomunicato definitivamente Calderoli e la sua proposta di autonomia differenziata. “E’ una grande truffa e un grande pericolo perché non affronta la sostanza dei problemi che riguardano il divario tra Nord e Sud”, ha tuonato il governatore sceriffo, che ha aggiunto: “Il primo divario è quello della spesa pubblica allargata: al Nord per ogni cittadino arrivano 17mila euro l’anno, al Sud 13mila euro l’anno, in Campania 12mila euro l’anno pro capite. Sono i dati del sistema dei conti territoriali che sono una struttura interna all’agenzia della Coesione, quindi sono numeri ufficiali. La prima cosa da decidere è come si fa a recuperare questo divario. Su questo il Governo non dice nulla”. De Luca, poi, torna a battere sul tema dell’unità nazionale: “Una valanga di retorica e poi ci ritroviamo con l’avvio della distruzione della nazione nella sua unità, perché hanno approvato una ipotesi di legge sull’autonomia differenziata che spacca l’Italia sui grandi servizi di civiltà, sanità e scuola pubblica. Questo è il quadro”.
Parole durissime sono arrivate, all’indirizzo del ministro Calderoli, da parte del governatore pugliese Michele Emiliano. “Un errore grave del governo, che si è imbarcato su questa storia dell’autonomia differenziata, ed è un’occasione imperdibile per diminuire ulteriormente il prestigio di questo Governo che in questi primi 100 giorni certo non ha brillato per capacità di rappresentare gli interessi degli italiani”. Dunque, parlando in collegamento video al congresso regionale della Cgil campana tenutosi ieri a Napoli, ha chiamato le piazze: “Bisogna essere preoccupati e bisogna mobilitarsi. Io spero che dopo le elezioni in Lombardia questa storia possa estinguersi, ma d’altra parte non vorrei che si incastrassero da soli per eterogenesi dei fini, perché la tenuta generale di questo governo non è elevata”.
Un appello che è stato immediatamente colto dalla Cgil campana che, con il segretario regionale Nicola Ricci, tira le orecchie proprio a De Luca: “Ci sarebbe piaciuto sentire la voce di De Luca sul giusto cambio di direzione dopo l’incontro con Calderoli nel quale fu prefigurato un accordo su 7 materie tra le 23 previste e che, pochi giorni dopo, ha smascherato il vero pensiero di Calderoli e della Lega che, fin dalla sua fondazione, ha puntato sull’autonomia del Nord. Ora è importante una mobilitazione”.
Boh .capio gnente
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Una unica regione che comprenda tutto il Sud, non sarebbe male a pensarci,,, magari ci andiamo pure meglio, saremmo noi a liberarci della zavorra
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Carmen,
E a chi ruberete poi i fondi europei , il Pnrr e i soldi “italiani”, ingordi e rapaci come siete?
A chi venderete 70 miliardi L anno di prodotti del nord?
col vostro complesso di superiorità avete proprio rotto!!
Restituiteci il maltolto, e poi andate a fare i terroni della Germania!
https://www.ilbenecomune.it/2020/12/09/tolti-al-sud-e-dati-al-nord-840-miliardi-di-euro-in-17-anni/
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Sei partita per la tengente, pare, magari non sono stata chiara io, ma sono orgogliosamente meridionale e credo di conoscere bene la questione meridionale, e quindi, a pensarci bene, oggi come oggi, una grande Regione del Sud in cui vivere e tornare a vivere, non mi dispiacerebbe affatto.
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Carmen,
Da quando in qua i ladri stanno PEGGIO dei derubati?
La “zavorra” d’Italia siete voi settentrionali, il regno dell’evasione fiscale dei grandi numeri, delle mazzette , delle corruzioni e ruberie assortite , come Mose, Expo, Tav, pedemontana, Brebemi, terzo valico, opere inutili fatte solo per generare tangenti , e poi scandali Unipol , Parmalat, crack banche venete e toscane, sanità formigoniana, Galan arrestato , mutande verdi di Cota, e posso continuare fino a domattina.
Vi siete sempre nutriti delle scemenze leghiste .
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Carmen,
No , non sei stata chiara.
La mia risposta è la conseguenza. Ti chiedo scusa.
Sono stra-d’accordo pure io che la soluzione sia la secessione del sud. Se una parte dei cittadini ( 20 milioni) ci dobbiamo difendere dal nostro Paese e di come legifera , vuol dire che non è un Paese unito .
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Prego, le scuse e modi educati sono merce rara quindi apprezzata. Buona giornata
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Io riproporrei a questo punto il regno delle due Sicilie, con De Luca I come reggente.
La storia si ripete, e forse l’Itaglia non è stata mai davvero unita. Tanto meno adesso.
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La Puglia, che è tra le regioni più popolose d’Italia e tra le realtà più dinamiche del Paese, accetterebbe di essere subalterna a Napoli? Perché sarebbe questa la sua fine: la regione unica comporterebbe una nuova forma di centralismo che difficilmente potrebbe essere riequilibrata solamente dando più potere alle province. Province che tra l’altro la riforma Del Rio ha atrofizzato da quasi un decennio, e quasi nessuno se n’è accorto (tranne la politica che non sa più come piazzare il suo sottobosco e infatti vorrebbe ricostituirle). Sono diventate mere aggregazioni di comuni, come il bezirk tedesco o austriaco o le comarche spagnole. In Europa si va verso la regionalizzazione più che verso la provincializzazioni. Da noi è il modello provinciale che ha fallito, dall’Unità d’Italia in poi, e non se la passa bene nemmeno nello Stato a cui i piemontesi si erano ispirati: la Francia. Che peraltro è l’unico caso in Europa in cui si è deciso di creare delle macro- regioni solo con compiti di indirizzo, come vorrebbe Morano, mantenendo i poteri dei dipartimenti (che ne hanno più di quanti non ne avessero le nostre vecchie province). Sì è venuta a creare una situazione caotica piena di conflitti di competenze accanto al centralismo ipertrofico di Parigi si è aggiunto quello dei supercapoluoghi di regione. Si faccia un regionalismo serio accorpando le regioni minuscole, iniziando dalla Valle d’Aosta, che ha un terzo degli abitanti del solo comune di Bari, e che nel tempo ha perso le caratteristiche etno-culturali che ne avevano giustificato lo statuto speciale.
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Forse sarebbe necessario che i giornalisti fossero più chiari, sempre ché, ovviamente, sappiano di che parlano. Dovrebbero intanto dire che il Consiglio dei ministri ha approvato un DDL. Quel DDL (non so se di riforma costituzionale) dovrà essere approvato dal parlamento e, una volta approvato, potrebbe essere sottoposto a referendum
Ora, se è comprensibile che i politicanti si prendano per i capelli, i giornalisti, invece di fare gli agit-prop per i favorevoli o i contrari, dovrebbero spiegare ai comuni mortali i pro e i contro. Per esempio dovrebbero domandarsi se, dato lo spirito campanilistico di cui andiamo fieri gli abitanti della penisola chiamata Italia, non rischiamo di tornare indietro di quasi due secoli, quando sul territorio della penisola esistevano tantissimi staterelli che non contavano una mazza, ma che servivano solo a consentire ad alcuni amanti del potere di farsi chiamare Re (di Sardegna o delle due Sicilie) o principe o duca, ecc.
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